Tra sicurezza e tutela della persona I diritti umani visti dal Meeting

PROLIFERAZIONE. Il cardinale Scola avverte: «Destoricizzazione e astrazione portano al rischio che la carta dei diritti diventi un elenco telefonico». di Fausta Speranza

Rimini. Il tema dei diritti umani ha fatto da filo rosso all’edizione del Meeting di Rimini che si è conclusa ieri. Dall’immigrazione alla libertà religiosa, passando per crisi economica e sussidiarietà, e senza dimenticare il tema della vita. La rivendicazione di presunti o sacrosanti diritti ha tenuto banco, precisando a punti fermi e aprendo dibattiti. Tra i punti fermi, la tutela della dignità umana e il rispetto dell’identità. Tra gli spunti di discussione, il confine tra decisioni nazionali e decisioni sovranazionali e il limite tra diritto e desiderio. In tema di crisi globale c’è stato l’appello del ministro dell’Economia, GiulioTremonti, a una mentalità non più nazionale ma europea e mondiale per tutelare il diritto al lavoro, ma anche gli appelli della società civile e del presidente della Commissione europea, Barroso, alla sussidiarietà. In tema di immigrazione, le parole del ministro degli interni Maroni sul bisogno-diritto di sicurezza dei cittadini, come primo passo per una serena integrazione, si sono sposate con l’appello all’accoglienza dell’associazione La Strada. Nella presentazione del libro “Guerra ai cristiani” di Mario Mauro, capo gruppo del Pdl a Strasburgo e Rappresentante personale della presidenza dell’Osce contro razzismo, xenofobia e discriminazione, è emersa la forte denuncia: per 200 milioni di cristiani è in pericolo il primo di tutti i diritti: il diritto alla vita, a causa di strategie politiche ammantate da discriminazione religiosa. Quelli che hanno dato più spunti di riflessione sono stati proprio il dibattito intorno al diritto di libertà religiosa, che è anche diritto a non credere, e quello sulla presenza religiosa nello spazio pubblico. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha parlato di responsabilità politica. Di responsabilità del diritto ha parlato il professore Joseph Weiler, l’avvocato che in sede di appello ha tenuto l’arringa difensiva dell’Italia contro la sentenza della Corte europea di Strasburgo che chiedeva la rimozione del Crocifisso dalle aule. Weiler, ebreo, non ha difeso il crocifisso ma la libertà di averlo a simbolo di tradizione e identità. Un diritto dell’Italia e degli altri Paesi che hanno il crocifisso nelle classi ma anche delle monarchie del Nord Europa che hanno la croce nelle bandiere, o della Gran Bretagna che consegna la Bibbia nella cerimonia di incoronazione del sovrano. È qui il punto critico: la questione dei diritti umani si ritrova compressa tra piano nazionale e piano sovranazionale, in questo caso della Corte del Consiglio d’Europa. È chiarissimo anche nelle parole di due studiosi intervenuti al Meeting e incontrati dal Riformista: Marta Cartabia dell’Università Milano Bicocca e David Kretzmer dell’University School of Law di New York. Entrambi confermano il rischio di «corto circuito tra decisioni dei singoli Stati e pronunciamenti delle due Corti europee, quella del Consiglio d’Europa e quella dell’Ue, o del Comitato diritti umani dell’Onu». Di quest’ultimo, ha fatto parte il professor Kretzmer. È innegabile che la formulazione di Carte che mettono nero su bianco i valori fondamentali validi per tutti è una conquista indiscussa e indiscutibile della civiltà. Solo una Carta sovranazionale che si basasse, come è stato, su un comune denominatore di valori condivisi poteva, infatti, essere garanzia da arbitrii governativi e nazionalistici, come i totalitarismi e Auschwitz. Ma dal Meeting i due studiosi lanciano l’allarme sulla tendenza a «una proliferazione eccessiva di diritti», nell’ambito di “un processo di rincorsa del diritto individuale”. Con loro concorda il Patriarca di Venezia. Il cardinale Angelo Scola, che è intervenuto alla pensosa kermesse di CL su Chiesa e postmodernità, interpellato dal Riformista, denuncia “il rischio che la carta dei diritti diventi un elenco telefonico” e parla di “destoricizzazione e astrazione del diritto” che mina la centralità della persona. E proprio qui, in questa espressione chiave di tutti gli incontri targati CL, secondo il cardinale di Venezia c’è proprio la discriminante per capire ciò che rende non soggettivo ma universale un valore e, dunque, un diritto. Il cardinale Scola non ha dubbi: “Se si fa a meno dell’apporto della religione e dell’etica in tema di centralità della persona può venir meno l’equilibrio tra diritti, doveri e leggi e si può perdere il confine tra diritto, desiderio e voglia”. Sul piano nazionale come su quello sovranazionale.

Il Riformista del 29 agosto 2010

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