O Viveiro, un futuro per le bambine

A 20 anni dagli Accordi di pace, in un angolo del Mozambico un piccolo centro per ragazzine sfida prostituzione, fame e mancanza di acqua.

E’ nato per sottrarre orfane alla fame e alla prostituzione e ora è un punto di riferimento per la lotta all’acqua per un intero distretto. Accade in Mozambico, precisamente nel nord est del Paese africano, nella provincia di Tete. Parliamo del Centro di formazione O Viveiro, che, vicino all’agglomerato rurale di Chitima, ospita 21 bambine tra i 10 e i 15 anni.

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Le ragazze ospitate dal centro seguono lezioni di porteghese, la lingua ufficiale del Mozambico.

Accade a 20 anni da quel 4 ottobre 1992 in cui la comunità internazionale assisteva alla firma degli Accordi che mettevano fine alla guerra civile durata 15 anni.

Artefice di quegli accordi, firmati a Roma, è  stata la Comunità di Sant’Egidio. I suoi rappresentanti hanno sempre sostenuto di aver fatto una cosa semplicissima: contribuire, in collaborazione con l’Onu e il governo italiano, a far dialogare le parti in conflitto, rappresentate dal presidente di allora del Mozambico, Joaquim Chissano, capo del Frelimo, e da Afonso Dhlakama, capo del Renamo.

Il Frelimo era il movimento socialista Fronte di liberazione del Mozambico che, dopo l’indipendenza dal Portogallo nel 1975, aveva allineato il Paese all’Unione sovietica. Renamo era l’esercito di liberazione anticomunista nato negli Anni Ottanta con l’appoggio degli Stati Uniti. Gli accordi divennero operativi il 15 ottobre 1992.

Le Nazioni Unite inviarono un contingente di pace, Onumoz, con lo scopo di sorvegliare la fase di transizione alla democrazia. Il contingente lasciò il Paese nel 1995. Certamente, se la violenza si era placata, non mancavano le conseguenze pesanti che ogni conflitto lascia. Il Mozambico è grande due volte e mezzo l’Italia e ha una popolazione di meno di 24 milioni di abitanti.

Il Centro O Viveiro, che significa il Vivaio, rappresenta giorno dopo giorno una speranza sempre più consistente per tutta la popolazione del distretto di Cahora Bassa, nella zona centro sud della provincia di Tete.
O Viveiro è una Onlus senza scopo di lucro nata per iniziativa di un sacerdote mozambicano, padre Eusebio Maria Inocencio, che ha cercato di sostenere una coppia mozambicana che accoglieva nella loro casa diverse ragazze orfane di tutti e due o di uno dei genitori. In particolare Flaminia Giovanelli, attuale presidente del Centro, ha trovato sovvenzionamenti e sponsor a Roma per aiutare quella sorta di casa famiglia che così spontaneamente e semplicemente era sorta nel cuore di un distretto rurale e povero. Flaminia Giovanelli è Sottosegretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace.

La prima sfida di O Viveiro, che a maggio compirà 6 anni, è contro la prostituzione, ultima spiaggia per le donne della zona rurale e povera. La prima scommessa è combattere l’analfabetismo, che colpisce il 64% della popolazione. Il 60% non parla la lingua nazionale, il portoghese, ma solo il dialetto locale, il cinyungwé. Il 67% della popolazione del distretto non è mai andata a scuola. Solo il 10% ha portato a compimento il ciclo primario di scuola. Nessuno ha completato il ciclo secondario.

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L’orto di O Viveiro, coltivato dalle educatrici del centro.

Completare tutto il percorso scolastico è proprio quello che faranno le ragazze che sono ospitate ora a O Viveiro e seguite da diverse educatrici che stanno con loro a tempo pieno o part time e che si occupano anche dell’orto all’interno del centro. Al mercato locale di Chitima già si vendono alcune verdure di O Viveiro.
Non solo: le giovani seguono corsi di cucito e di cucina, in particolare per preparare conserve di frutta che possano assicurare durante i lunghi mesi secchi e aridi un’alimentazione arricchita di vitamine. E imparano nozioni basilari di assistenza sanitaria. Nella zona esiste un solo ospedale, nella cittadina di Songo, con un rapporto di meno di 3 posti letto per 1000 abitanti.
In un distretto in cui il 47% della popolazione ha meno di 14 anni e il 50% è disoccupato, l’obiettivo di O Viveiro è la formazione scolastica, professionale, umana e spirituale.
Ma su tutto incombe il problema dell’acqua. Mentre consessi internazionali lanciano l’allarme desertificazione, a Chitima la questione dell’acqua si presenta in una concretezza brutale. Proprio nei pressi di Chitima sorge O Viveiro.

Chitima è un centro rurale costituito da una serie di casupole.
L’acqua a disposizione per tutti è quella del fiume Nsanangué, fortemente inquinato e frequentato dalle persone come dagli animali. In tutto il distretto, solo il 4% della popolazione ha l’acqua canalizzata a casa.
La superficie del distretto è di 800.000 ettari, di cui la metà sarebbe utilizzabile per l’agricoltura se solo ci fosse più acqua. Al momento solo 15.000 ettari del distretto, pari al 2%, sono utilizzati per la coltivazione di cereali, noccioline, patate e frutta, che però non viene mai trasformata in marmellata o in conserva.
A ben guardare, però, Cahora Bassa non è solo il nome del distretto. L’energia del complesso HCB-Hidroelectrica de Cahora Bassa, che sta non troppo lontano dalle casupole, rifornisce lo Zimbabwe, il SudAfrica e alcune regioni del Mozambico. Dunque l’acqua ci sarebbe ma non è per la popolazione locale.
Da O Viveiro è partita una battaglia sottovoce ma convinta per chiedere un acquedotto per la zona. Il centro ha conquistato il rispetto di tutti e ha acquisito una autorevolezza tale da strappare proprio nei giorni scorsi almeno una promessa di impegno da parte delle autorità locali. L’occasione è stata il doppio anniversario: i 20 anni di pace e i 5 del centro. A O Viveiro a crescere sono piccole donne e grandi speranze.

Fausta Speranza

Famiglia Cristiana del 5 gennaio 2013

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