Europarlamento: in forse accordo commerciale Ue-Usa se prosegue spionaggio Nsa. di Fausta
L’approvazione del Parlamento europeo dell’accordo commerciale tra Ue e Usa sarà in dubbio se i programmi di sorveglianza di massa non saranno fermati: è quanto emerge dalla risoluzione, votata a Strasburgo, che chiude sei mesi d’indagini sulle attività di spionaggio dell’NSA, la National Security Agency statunitense, dopo le rilevazioni di Snowden. L’Europarlamento ribadisce che “la lotta al terrorismo non può giustificare una sorveglianza di massa segreta e illegale”. Fausta Speranza ne ha parlato con l’europarlamentare del Partito Popolare Europeo Marco Scurria:
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R. – Salvaguardare è uno dei diritti fondamentali della persona, quindi la sua sicurezza, la sua privacy, la sua capacità di non far interferire nella propria vita altre persone e altri elementi. C’è anche un fatto commerciale in tutto questo, perché ovviamente c’è anche la sicurezza delle imprese – nei loro studi, nelle loro capacità di innovare – che non devono essere spiate da altri concorrenti commerciali. Quindi si mette insieme sia l’aspetto individuale che quello delle imprese e si va verso una direzione positiva – secondo noi – perché ci sono delle misure molte chiare sulla tutela o meglio sui limiti della sorveglianza sia tecnologica che di massa, che evidentemente prima non c’erano e che quindi da domani apriranno una strada nuova.
D. – Diciamo che su questa questione della protezione dei dati personali è braccio di ferro tra Unione Europea e Stati Uniti…
R. – Sì! E’ inutile nasconderlo! Però, forse, si sapeva anche di un certo scontro all’interno degli Stati Uniti tra Senato americano e Cia, perché molti senatori americani si sono scoperti spiati dai servizi americani. Quindi forse più che un braccio di ferro tra Stati Uniti ed Unione Europea, c’è un braccio di ferro tra servizi di sicurezza americani – che però fanno anche l’altro, cioè spiano – e i governi e le popolazioni europee.
D. – In ogni caso sembra esserci in ballo l’accordo commerciale tra Unione Europea e Stati Uniti…
R. – Diciamo che questo è stato ovviamente rallentato, perché è chiaro che a fronte di uno Stato importante, come gli Stati Uniti, che invade – a tutti gli effetti – la sfera privata delle persone, delle aziende e anche di personaggi ovviamente rilevanti dei governi europei, far finta di niente e di immaginare che poi il giorno dopo ci si possa sedere tutti intorno a un tavolo e sottoscrivere accordi per migliorare le relazioni, non è immediato. Diciamo che tra amici ci si deve fidare e si è amici se si ha sicurezza negli altri, se invece ci si spia sembra quasi tornare ad una cortina di ferro, in questo caso in maniera nuova tra Stati Uniti ed Europa. Però qualche approfondimento, prima di chiudere l’accordo commerciale, occorre farlo per forza.
D. – Chiariamo che non è che non ci siano scambi commerciali – ci mancherebbe altro! – tra Unione Europea e Stati Uniti, ma questo accordo sarebbe un salto di qualità. In quale direzione?
R. – Questo diciamo che è un accordo che prevedere l’abbattimento di tutta una serie di dazi, tasse e quindi anche spese che le singole imprese hanno nell’esportare i loro prodotti in questo caso per quello che riguarda i prodotti europei negli Stati Uniti, in tutti i campi, cominciando anche da quello agricolo dove l’Europa, e in particolare l’Italia, ha molta forza nella sua capacità di esportazione. Noi abbiamo chiesto che da questo accordo fosse tolto o fosse comunque rivisto in maniera diversa tutto l’aspetto culturale, perché – per esempio – abbiamo le aziende di tutto il mondo del cinema e della cultura in genere che chiaramente da un punto di vista europeo potrebbe rischiare di essere invaso – tra virgolette – dal cinema americano, che sappiamo essere dotato di molti più mezzi, di molti più investimenti rispetto a quello europeo. In tutto il resto si tratta di agevolare uno scambio commerciale e quindi anche limitando la tassazione e i dazi che fino ad oggi rendevano più ostico esportare elementi europei negli Stati Uniti e viceversa.
Testo proveniente da una pagina del sito Radio Vaticana del 13 marzo 2014