Esercizi spirituali, l’esperienza romana di mons. Mani

mani

In questi giorni di Quaresima torna nelle parrocchie l’esperienza degli Esercizi spirituali. A Roma, nella Parrocchia Santuario di Santa Maria delle Grazie al Trionfale, guidata da don Romano De Angelis, è stato accolto con grande partecipazione mons. Mani, che è stato rettore del Seminario Maggiore di Roma, poi arcivescovo di Cagliari e che nel 2012 ha festeggiato 25 anni di ordinazione episcopale. Esattamente 20 anni fa, in qualità di vescovo del settore est della capitale, rilanciava questa particolare esperienza di riflessione e preghiera. E lo faceva proprio nella Parrocchia dedicata all’icona trecentesca di Santa Maria delle Grazie.

Fausta Speranza ha incontrato mons. Giuseppe Mani:

R. – Fu una proposta molto normale che feci al parroco e che lui accolse subito. Con suo grande stupore ebbe un grande successo, perché si riempiva il teatro fino a non starci più le persone, e continuarono per tutta la settimana a venire con grande impegno. Fu una cosa bellissima!

D. – Esercizi spirituali è un’espressione particolare: coniuga la spiritualità che a volte spaventa e il termine impegnativo di esercizi… Ed è una proposta fatta ai parrocchiani che frequentano di più, ma spesso poi vengono persone che non frequentano tanto la parrocchia. Eppure attira…

R. – Esercizi spirituali, ovviamente, per gli addetti ai lavori, richiama silenzio, casa di esercizi, isolamento, solitudine. Quelli che si fanno nelle parrocchie sono veri e propri “esercizi”, ma esercizi fatti durante il lavoro, durante la giornata per cui il segreto del predicatore degli esercizi è quello di dare un compito a casa: incidere con delle idee-forza, dicendo: poi “domani pensate a questo e muovetevi così”. E nella misura in cui le idee-forza hanno inciso, hanno colpito, le persone queste ci pensano e fanno l’“esercizio” spirituale. Direi che gli esercizi spirituali sono frequentati da coloro che rappresentano la forza vitale di una parrocchia. Il successo degli esercizi spirituali è costituito soprattutto in questo fatto, che mentre in tutte le altre circostanze questa gente deve “dare”, invece agli esercizi spirituali viene per “prendere”. E infatti ho sentito la soddisfazione di tanta gente, che diceva: “Noi dobbiamo preparare i foglietti per quando vengono i giovani, per quando vengono i bambini, preparare la stanza … Qui, invece, ci danno il foglietto, ci danno tutto … Dobbiamo preparare la lezione, e qui c’è qualcuno che ci fa la lezione; dobbiamo preoccuparci di tenere attenta la gente, e invece qui ci tengono attenti …”. Ecco, far passare gli operatori della pastorale da una situazione attiva a una situazione direi passiva, da gente che dona a gente che riceve. Questo credo che sia una delle ragioni per cui la gente apprezza moltissimo gli esercizi spirituali, perché per essere operatori della pastorale bisogna pure prepararsi: ma è scarsa la preparazione che si può dare a questo numero immenso di operatori pastorali. Voi pensate al numero enorme di catechisti che ha Roma, pensate al numero enorme di operatori della carità che ha Roma, per cui si chiede e basta e non si dà mai sufficientemente quanto a loro servirebbe. Per cui, questa occasione di esercizi è un’occasione d’oro per poter ricevere. E per i catechisti, onestamente, è anche un’occasione per imparare: perché il segreto del predicatore è un po’ dire cose che si possono rivendere, e questo è il segreto per tenere attente le persone, perché “questo mi piace”, “questo lo ridico”, “questo lo rispiego” … Ecco, questa è una delle ragioni per cui possono avere successo.

D. – A proposito di dare e di ricevere: Papa Francesco, in questo primo anno di pontificato, ha davvero conquistato il mondo con la semplicità …

R. – C’è bisogno di sentirsi dire che Dio è buono, che Dio ti perdona, che Dio non ti giudica: che Dio ti ama. E lui ha fatto questo. Qui c’è gente che ha bisogno di misericordia, altro che di rigidità! E tra il fatto di concepire la Chiesa come la colonna della verità – come dice giustamente San Paolo – e concepire la Chiesa come un ospedale da campo, c’è una bella differenza! Il punto è che sono vere tutte e due, però in alcuni momenti si fa una scelta tra queste due cose. Cosa è la Chiesa? La colonna della verità, come dice San Paolo, o un ospedale da campo, come dice Papa Francesco? E’ tutt’e due! Ma in questo momento, lui dice: io scelgo questa immagine qui …

Radio Vaticana del 28 marzo 2014

More Interesting Posts