L’incontro del Papa con il Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz
A un mese dalla visita che Papa Francesco farà alle istituzioni europee il 25 novembre, a Strasburgo c’è grande attesa. L’invito è partito dal parlamento dell’Unione Europea ma poi è stato fatto proprio anche dal Consiglio d’Europa e dunque il Papa si recherà a parlare a entrambi le Assemblee. Da pochi giorni è arrivato il nuovo Osservatore Permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, mons. Paolo Rudelli, che succede a mons. Aldo Giordano. Alla nostra inviata a Strasburgo, Fausta Speranza, che l’ha incontrato, mons. Rudelli ha innanzitutto sottolineato quanto la visita di Francesco rappresenti un dono particolare a inizio del suo mandato:
R. – Io sono arrivato a Strasburgo da pochi giorni; certamente, è un grande regalo la visita del Papa, e in tutte le istituzioni del Consiglio d’Europa ho trovato una grande attesa, un grande interesse per la visita. Tutti aspettano anche di sentire il messaggio che Papa Francesco vorrà dire all’Europa.
D. – Nel 1988 è venuto Giovanni Paolo II; l’Europa è tanto cambiata, sotto tanti punti di vista. Non solo l’economia, che sempre sembra stare in primo piano. A questa Europa, secondo lei,in questo momento cosa serve di più?
R. – Bè, serve come i Papi hanno detto, riscoprire un po’ il senso della propria identità e della propria missione sia verso i propri cittadini che nel mondo. Il Consiglio d’Europa, se vogliamo, rappresenta un po’ l’Europa nella sua estensione, come si diceva una volta, dall’Atlantico agli Urali, e dunque rappresenta anche un po’ la diversità dei popoli europei che, allo stesso tempo, però, hanno anche una profonda unità tra di loro. Ora, riscoprire questa unità e quindi cosa li rende europei e cosa li fa “comuni” nella loro diversità, questo è il compito dei Paesi europei, oggi. In questa ricerca di identità, certamente riscoprire le proprie radici, le proprie origini – chi siamo, come europei – questo senz’altro è molto importante.
D. – Il Papa verrà al Consiglio d’Europa, organismo a 47 Stati membri, ma sarà anche al Parlamento Europeo,cioè all’Unione europea dei 28…
R. – Sì: il Papa ha risposto all’invito del presidente del Parlamento Europeo, quindi della istituzione dell’Unione Europea, e allo stesso tempo, poi, ha accolto anche l’invito del segretario generale del Consiglio d’Europa, che sono due istituzioni diverse, che lavorano in contesti diversi ma che si adoperano per il bene dell’Europa. Naturalmente, il Parlamento risponde ai Paesi dell’Unione e dunque è un’istituzione di tipo prettamente politico, di parlamentari eletti dai cittadini, mentre il Consiglio d’Europa è un’organizzazione intergovernativa, dunque un organismo composto dai 47 Stati membri. Quindi i funzionamenti sono diversi, ma c’è un po’ questa vocazione al servizio dell’Europa che viene da Strasburgo che, per la sua storia, è anche una città simbolo della riconciliazione europea.
D. – Simbolo dell’Unione Europea sono le 12 stelle che richiamano la Vergine Maria della cattedrale: un simbolo fortemente religioso. Poi c’è stato il caso Lautsi, cioè quasi la messa in discussione del crocifisso come simbolo religioso, ma c’è stata anche una fortissima risposta dell’Europa. Qualcosa matura, e forse l’Europa sta davvero ripensando quelle radici che ha messo in discussione?
R. – Certamente, è un momento di grande riflessione da parte di tutti i Paesi. Dunque, in questo aspettiamo davvero il messaggio che il Santo Padre vorrà dare.
servizio di Fausta Speranza per la Radio Vaticana del 21 ottobre 2014