Viaggio nell’isola divisa: da un lato, Stato, dall’altro, “entità” riconosciuta solo dalla Turchia. di Fausta Speranza
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“2030”, ma, se forse un’Odissea c’è, lo spazio non è quello dell’universo ma di un’isola. Si tratta, però, di un film, che si fa beffa della divisione politica dell’isola di Cipro e che raccoglie ogni giorno su Internet centinaia di click e consensi in più tra i giovani di tutte e due le comunità formalmente ancora in guerra: turco-ciprioti e greco-ciprioti.
Non è un film prodotto a titolo artistico-culturale ma è una sorta di documentario che, insieme con un altro film intitolato “What if”, chiarisce ai ragazzi quante opportunità si infrangono per tutti loro sull’ultimo Muro che resta in piedi in Europa. A produrli sono le Camere di Commercio della Repubblica di Cipro, che è membro dell’Ue, e della cosiddetta Repubblica del Nord di Cipro, riconosciuta formalmente solo dalla Turchia. Il primo è per il mondo uno Stato, il secondo è un’entità illegale e pertanto non vede riconosciuto nessuno dei suoi organismi istituzionali. Politici o studiosi, se vengono ricevuti o incontrati da qualche personalità internazionale, è sempre e solo a titolo personale e senza documentazione dei media. Va spiegato allora il ruolo di eccezione della Camera di Commercio di Cipro Nord, che riceve direttamente finanziamenti dall’Ue attraverso la sua Banca e trova patente di riconoscimento dall’omologa Camera nel Sud e da altre nel mondo. Può fare tutto ciò in virtù di una data: è stata istituita e registrata a livello internazionale nel 1958 prima degli scontri e della divisione. In virtù di ciò, ha potuto sottoscrivere l’Accordo formale con la Camera di Commercio greco-cipriota che – a metà tra l’ironia e la giusta provocazione – è stato registrato come ‘Green Line Agreement’.
Da sempre il Muro si chiama Green Line, in riferimento alla linea segnata con pennarello verde sulla mappa di Cipro dai vertici della missione Onu, intervenuta nel 1964 per sedare le violenze tra le due comunità scoppiate dopo la fine del dominio britannico un anno prima. Linea alla quale si è attenuta la Turchia quando ha mandato truppe nella parte nord in quella che, per i greci, è stata un’invasione, per i turchi, un intervento di protezione della comunità turca che allora rappresentava il 18% della popolazione.
Ragazzi alla Casa della cooperazione (foto di F. Speranza)
Nel Green Line Agreement ci sono progetti che entusiasmano gli uomini di affari ma anche i giovani, di entrambe le comunità, e che aspettano – qui è il punto centrale – una risposta dalla politica. Da sette mesi, infatti, i progetti sono sul tavolo dei leader politici, controfirmati dalle due parti. Aspettano di diventare operativi. Di questi progetti si occupa il film in questione e di questi progetti discutono i giovani che si ritrovano nel caffè preferito per parlare di futuro comune: si chiama “Casa della cooperazione”. FOTO E’ un simpatico locale con zona biblioteca e zona ristorazione, con originali tavoli di legno dove sono incastonate al centro delle piccole piantine, verdi.
E’ sorto nella zona demilitarizzata tra un check point e l’altro. Offre, su qualche discreto scaffale, un DVD con immagini di campi estivi con ragazzi delle due comunità, e altri provenienti da altri paesi. Immagini e dichiarazioni di comunione di intenti che colpiscono, se si pensa che alcuni di quei ragazzi per l’atlante mondiale non esistono. Dei progetti lanciati dalle Camere di Commercio e sognati dai giovani, abbiamo parlato con il presidente della Camera di Commercio turco-cipriota, Fikri Toros.
Fikri Toros, presidente della Camera di Commercio turco-cipriota (foto di F. Speranza)
In un inglese impeccabile e in perfetto stile british, ci ha illustrato in breve i punti salienti: creare una zona di libero scambio tra Sud e Nord; permettere il roaming alle rispettive compagnie telefoniche; autorizzare ufficialmente una piattaforma digitale per lo scambio di informazioni che avrebbe già un nome, Business Directorate; promuovere programmi educativi su materie scientifico-tecnologiche in entrambe le lingue; offrire una card turistica per la visita di Nicosia valida su entrambe le parti della città. Anticipando la domanda, a Famiglia Cristiana Toros dichiara: “Tutti i progetti sarebbero supportati e finanziati dall’Unione Europea che assicura fondi per attività di riconciliazione sociale”. I soldi, dunque, non sono un problema.
E poi aggiunge: “Dal 2003, anno in cui si sono aperti varchi nel Muro, non ci sono mai stati episodi di tensione o di scontro tra le due comunità, dunque i progetti della Camere di Commercio riflettono la società civile”. Dai tanti commenti che si ritrovano intorno al film su web, si capisce che i ragazzi si sentono uguali di fronte alla stessa incognita: trovare un lavoro. E di fronte alla stessa esigenza: usare il cellulare dall’altra parte del Muro, che, a dispetto delle partite a scacchi internazionali che si giocano su quel Muro, loro attraversano ormai facilmente.
L’assurdo attuale è che entrambi gli operatori telefonici di rete mobile, della parte Sud e della parte Nord, consentono il roaming con qualunque altra compagnia del mondo, tranne che tra loro. Si capisce l’importanza che questo ha per i giovani, oltre che per gli uomini di affari. Se il lavoro è il loro obiettivo principale sotto ogni latitudine, la comunicazione è ormai bisogno primario. C’è da pensare che la risposta che la politica dovrà dare a questi e altri progetti, in ogni caso, positiva o negativa, provocherà un certo terremoto su quella linea divisoria.
da Famiglia Cristiana del 6 febbraio 2015