Un museo internazionale dell’acqua a Venezia, diretto dal cinese Zheng Xiao Yun. Che dice: “La Cina deve ispirarsi a voi per una politica dell’ambiente”. di Fausta Speranza
Zheng Xiao Yun
Entro un anno Venezia ospiterà il primo museo internazionale dell’acqua grazie a un cinese. Ma non si tratta di un finanziamento economico. Parliamo del prezioso contributo del presidente della International Water History Association, Zheng Xiao Yun, che, in Cina, è a capo della nazionale Accademia delle Scienze Sociali. A chiamarlo a Venezia è il Centro internazionale della civiltà dell’acqua, guidato dall’italiano Eriberto Eulisse. Il Centro promuove, da oltre dieci anni, una concezione alta dell’acqua non solo in quanto essenziale risorsa naturale ma come elemento costitutivo di culture e civiltà.
In particolare, con l’incontro voluto in questi giorni dal 13 al 15 maggio a Venezia, il direttore Eulisse ha aperto il dibattito sulla valorizzazione del patrimonio rappresentato dalle antiche vie dell’acqua europee. Ha richiamato studiosi non solo d’Europa ma di Egitto, Australia, Canada, Cina perchè il dibattito fosse arricchito dal punto di vista esterno al Vecchio Continente. Ma la Carta che viene sottoscritta a conclusione è una Carta della Storia dei canali europei. Vuole essere un punto di riferimento per il mondo politico per la promozione dell’identità europea legata al patrimonio della rete idrica creata dall’uomo a partire dal Medio Evo. Una rete che ha favorito relazioni commerciali e espansione di centri urbani.
In sostanza si tratta di attivare una collaborazione internazionale su temi di civiltà, senza trascurare le specificità europee. E il Centro Internazionale dell’acqua, promuovendo questo forum 2015, ha creato il bacino giusto perchè prendesse il largo l’iniziativa del Museo dell’acqua. Nell’intervista a Famiglia Cristiana, il prof. Zheng Xiao Yun, che è un nome a livello internazionale per la promozione del valore di eredità culturale rappresentato dall’acqua, tiene a sottolineare che la sua organizzazione ha pagato le spese della sua partecipazione al convegno sui fiumi e canali europei, perchè – dice – “la Cina ha molto da imparare dallo spessore culturale europeo e dalle politiche di tutela dell’ambiente dell’Unione Europea”.
Zheng Xiao ci dichiara senza mezzi termini, in perfetto inglese, che “la Cina deve mettere in moto una politica ambientale seria”. Ci spiega con un sorriso cordialissimo: “Nel mio Paese mi batto perchè si capisca che l’acqua non ha bisogno solo di ingegneri ma di intellettuali e poeti che ne capiscano il respiro culturale. E’ il respiro che trovo in Europa”.
Dunque, constatiamo che l’Europa stanca e depressa, che chiama un cinese a guidare il Museo dell’acqua, resta leader culturale. Con la responsabilità grande di non dimenticarlo, presa da vicende finanziario-economiche, e in preda a paure identitarie. Intanto, il Museo dell’acqua si farà entro un anno, massimo due, ci assicura Zheng.
E sarà un prodotto culturale della buona globalizzazione. Quella che ha portato, in questi giorni a Venezia gioiello artistico unico al mondo, esponenti di diverse nazioni e continenti ma di affine sensibilità sull’urgenza di un approccio nuovo all’ambiente. Non come territorio da depredare ma come humus per un nuovo umanesimo. L’acqua, dunque, come paradigma di risorse e bisogni primordiali dell’uomo.
Resta da dire che, ascoltando interventi di francesi, britannici, spagnoli e italiani colpisce come gli interventi appassionati di questi ultimi fossero per la realizzazione di progetti pensati e faticosamente abbozzati, mentre le altre testimonianze portavano la documentazione di progetti realizzati. Un solo esempio: dalla Spagna la valorizzazione delle rive urbane del fiume Manzaranes che taglia Madrid. Fino a pochi anni fa correva una strada a doppia corsia laddove fino al 1955 si poteva fare il bagno, e oggi si è recuperato un lungo spazio di verde e pista ciclabile.
Esempio italiano: il veneto Francesco Calzolaio, presidente dell’associazione Venti di cultura, ha difeso con convinzione il bel progetto di Lagunalonga che faticosamente cerca di valorizzare tutta la ricca laguna veneta. Un progetto che trova per la prima volta la complicità del Comune di Venezia che dal 21 maggio inaugura il suo spazio con marchio Expo ospitato però a Venezia. Uno spazio che intende proprio presentare al mondo l’intero spaccato lagunare per una valorizzazione più ampia e – si spera – più consapevole dei bisogni. Una valorizzazione tutta da fare. Anche in base ai bisogni di Venezia, al di la’ delle polemiche politiche sul Mose e dell’attesa del nuovo sindaco che uscirà dal voto del 31 maggio, dopo un anno di commissariamento.
In definitiva, si spera di veder fiorire il nuovo umanesimo di cui abbiamo sentito parlare e di veder presentare al prossimo Forum del Centro internazionale dell’acqua, che sceglie ogni anno una citta’ diversa, sempre più progetti italiani realizzati e non solo ideati. Insieme al Museo dell’acqua pensato con pensiero internazionale su territorio italiano.
da Famiglia Cristiana del 16 maggio 2015