Al Consiglio d’Europa, dialogo tra monsignor Gallagher e Heiner Bielefeldt, relatore speciale dell’Onu sulle questioni di credo. Ecco perché la libertà di culto aiuta la politica. di Fausta Speranza
Da sinistra: mons. Gallagher, Gabriella Battaini Dragoni e Heiner Bielefeldt (foto F.Speranza).
“Il contrario dell’estremismo non è la moderazione ma la libertà del più autentico spirito religioso”: è la convinzione del Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulle questioni di credo, Heiner Bielefeldt. Incontriamo Bielefeldt a colloquio, a Strasburgo, con il segretario degli Affari esteri della Santa Sede, monsignor Paul Gallagher, che della libertà religiosa dice: “Non è solo diritto umano basilare ma è fondamento politico di convivenza”.
Si parla della dimensione religiosa del dialogo interculturale. Padrone di casa è il Consiglio d’Europa. Si tratta di una tappa di riflessione in vista del Seminario che la presidenza di turno della Bosnia Erzegovina sta preparando a Sarajevo per l’8 e il 9 settembre. Il tema è: “Costruire societa’ inclusive”.
A dettare l’agenda è quella che Bielefeldt definisce “l’urgenza esistenziale del mondo di oggi”, cioè il terrorismo legato a radicalismo e fondamentalismo. Colpisce la raccomandazione del laico rappresentante Onu: “Guai a pensare che la religione sia questione da etnografi”. Guai a tornare a pensare, come a volte si è fatto, che la laicità possa o debba fare a meno delle religioni nel dialogo tra culture. Dimensione religiosa, dunque, imprescindibile: su questo concordano Chiesa e Onu e Consiglio d’Europa che, ci ricorda la vicesegretario generale Gabriella Battaini Dragoni, dal 2008 organizza incontri annuali dedicati proprio a questi temi e che ammette che prima non c’era la stessa sensibilità ma piuttosto una certa pretesa di neutralità in tema di convinzioni religiose.
Dunque, emerge l’importanza di difendere la libertà di religione e di credo. Ma il punto più interessante è sul perché vada difesa. Lo spiega mons. Gallagher: “Va difesa perché ha un importante valore politico”. Non è tolleranza, aggiunge, ma rispetto e condivisione di una piattaforma comune di valori. La liberta’ religiosa è fondamento di convivenza.
Forte il richiamo di mons. Gallagher: “Nessuno ha il monopolio dei diritti umani”. “Nelle attuali società pluralistiche e multiculturali, bisogna saper riconoscere i valori e dialogare”. Dunque, la raccomandazione: “Lo Stato deve essere laico ma non indifferente ai valori religiosi”. Ma poi c’e’ un richiamo forte anche alle religioni stesse: “Se le religioni non si fanno parte della soluzione contro il terrorismo, diventano parte del problema.”
Guardando all’obiettivo finale di avere società inclusive, il Relatore speciale dell’Onu ammette: “La comunità internazionale ha molto ancora da fare”. Parlando con Famiglia Cristiana, tiene però a sottolineare un esempio positivo: la Sierra Leone, appena visitata. Un Paese, dice, dove la pacifica convivenza tra cristiani e musulmani è esemplare. Dispiace sentirla citare come una felice eccezione di fronte alle violenze che imperversano dal Centrafrica al Sud Sudan, per non parlare del Nord Africa. Ci piacerebbe che ad essere un’eccezione fossero le violenze.
In ogni caso, Bielefeldt spiega che quello che lo ha colpito in Sierra Leone è che “l’armonia non è convivenza alla Voltaire ma è frutto di impegno”. Li’, dice, si percepisce quello che in troppi posti del mondo si e’ perso: “La voglia di lottare per il bene, l’impegno a pensare ai diritti umani come a un progetto di pace e non come a rivendicazioni personali”. E’ proprio nella spinta verso i valori piu’ alti del bene comune che risiede a suo avviso il contributo più alto delle religioni.
Da parte sua, mons. Gallagher chiede agli organismi internazionali una visione alta della dignità dell’uomo, che sia aperta al contributo di tutte le parti delle società multiculturali ma nella ricerca della verità.
da Famiglia Cristiana del 10 giugno 2015