Migranti in marcia dall’Ungheria verso l’Austria – AP
Negli ultimi tre giorni la Guardia costiera greca ha tratto in salvo 922 migranti che cercavano di raggiungere clandestinamente le isole dell’Egeo dalla vicina costa turca. I salvataggi sono stati realizzati nel corso di 32 operazioni da venerdì. Dall’inizio dell’anno oltre 250 mila migranti hanno attraversato la Grecia. Stamani, la nave Cigala Fulgosi, della Marina militare, ha soccorso un gommone carico di migranti nel Canale di Sicilia: 105 le persone recuperate. Intanto non si ferma il flusso sulla rotta balcanica, come ci conferma la nostra inviata in Ungheria, Fausta Speranza, al seguito della delegazione di parlamentari italiani con l’eurodeputata Silvia Costa:
“We had to run away from the killing and the bombs…”
Uccisioni e bombe, racconta Said da Baghdad, più di quelle che riportano i media. E gli uomini del sedicente Stato islamico che volevano arruolarlo: “Volevo cercare una nuova vita – ci dice – perché a Baghdad c’è gente che uccide con autobombe, terroristi che uccidono la gente con i fucili o le pistole … succede di tutto. Sono scappato perché hanno cercato di uccidermi. Quelli dell’Is mi hanno detto: ‘Vieni a combattere con noi’. Ma io ho risposto: ‘No, non posso, perché quelli uccidono gente innocente’. E loro hanno iniziato a perseguitarmi e così sono scappato in Turchia e da lì in Grecia e da lì ancora sono arrivato qui. La mia famiglia è scappata in Turchia: spero di riuscire a portarli via dalla Turchia quando arriverò nel Paese nel quale potrò fermarmi”.
“Purtroppo – ci dice – ora non posso chiamarli, perché non ho una sim. L’avevo comprata in Turchia, ma qui non funziona. Spero di arrivare a Vienna e lì posso trovare una sim per chiamarli e avvisarli che sto bene e sapere se stanno bene anche loro, ringraziando Dio”.
Said racconta che ha dovuto pagare una persona per poter scappare dalla Turchia verso la Grecia, via mare: “Avevamo paura di affondare. Abbiamo pagato il passaggio in treno dalla Macedonia e il passaggio in Serbia e qualche taxi. Mi è costato dalla Grecia fino ad Atene 60 euro e da Atene fino alla Serbia ancora 60 euro e dalla Serbia alla Macedonia 10 euro; poi abbiamo pagato 50 euro per passare e in Macedonia abbiamo preso il treno e abbiamo pagato 50 euro. Ma non c’era posto seduti, e così abbiamo fatto il viaggio in piedi: un viaggio così lungo … siamo stanchi … Ho lasciato l’Iraq, e siamo stati in viaggio nove giorni”.
“In questo momento – dice Said – sono felice ma soprattutto sollevato, perché avevamo paura di quello che sarebbe potuto succedere in Ungheria: temevamo che avrebbero preso le nostre impronte digitali e non ci avrebbero fatto uscire dal Paese. Ma quando sarò arrivato a Vienna, sarà tutto a posto. Sono arrivato in Grecia vivo. Il secondo giorno, 30 barche sono affondate nel mare e molta gente è morta. Chiediamo al governo turco di aiutarci, non di perseguitarci per farci tornare nel nostro Paese. Ho un amico che stava fuggendo dalla Turchia: l’hanno preso e l’hanno rimandato a casa. Se io torno a casa, sono morto perché ci stanno aspettando per ucciderci!”.
Dunque, tante storie sui volti delle 10 mila persone che abbiamo visto arrivare in due giorni a Beremend, al confine croato, e che poi abbiamo visto accompagnare sugli autobus verso l’Austria, a Egyelshalom. Tante storie simili: uomini, donne, bambini da Siria e Iraq, chiedono sim telefoniche che funzionino in Europa e wifi per orientarsi. Viaggi di una decina di giorni, faticosissimi. La risposta dell’Ungheria è il muro già costruito con la Serbia, quello in costruzione con la Croazia. Ma Marco Monguzzi, della Croce Rossa Europa, ci parla delle prossime, nuove frontiere di passaggio:
“Sono probabilmente la Romania, la Bulgaria, il Montenegro e l’Albania. Con tutti questi Paesi, la Croce Rossa sta lavorando per prepararsi: una delle nuove grosse sfide sarà l’imminente inverno, perché il passaggio tra Bodrum e le prime isole del Mare Egeo – Kos, Lesbos – è molto breve. E questo potrebbe non avere uno ‘stop’ come succede solitamente durante l’inverno tra Libia e Italia”.
da Radio Vaticana del 28 settembre 2015