Appello della Chiesa e dell’Onu per i piccoli migranti separati dai genitori
di Fausta Speranza
«I bambini sono quelli che più stanno soffrendo le conseguenze delle migrazioni forzate». È quanto si legge nel comunicato diffuso dopo il colloquio tra Santa Sede e Messico sulle migrazioni svoltosi il 14 giugno in Vaticano. Un testo che chiede di rispondere alle sfide prodotte da questi flussi «equilibrando i principi di solidarietà, sussidiarietà e corresponsabilità».
Nel comunicato viene sottolineata «la necessità di insistere sulla centralità della persona umana in ogni esercizio politico, compreso quello diretto a regolamentare i flussi migratori, riaffermando l’inviolabilità dei diritti umani e della dignità di ogni essere umano che si sposta». Viene ricordato quindi «l’atteggiamento fondamentale indicato da Papa Francesco: uscire incontro dell’altro, per accoglierlo, conoscerlo e riconoscerlo». Inoltre, si ribadisce «l’opportunità di impegnarsi per una governance globale dei flussi migratori», assicurando sostegno al processo che dovrebbe condurre l’Onu ad adottare il Patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare nel corso di questo anno», armonizzandolo con il patto mondiale sui rifugiati. Il processo di sviluppo di questo Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration è iniziato nell’aprile 2017 e dovrebbe condurre all’adozione dell’intesa nel corso di una conferenza intergovernativa prevista nel prossimo mese di dicembre.
Nei giorni scorsi è scoppiato il caso dei bambini migranti separati dai genitori dopo l’ingresso, illegale, negli Stati Uniti dal Messico, un confine dove la tensione resta alta: nella notte si è infatti diffusa la notizia di cinque migranti morti in un inseguimento con una pattuglia di frontiera del Texas. Sulla questione stamane è intervenuto da Ginevra l’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Zeid Raad al-Hussein, definendo «inaccettabile e crudele» la separazione. «Pensare che uno stato possa cercare di dissuadere i genitori infliggendo tali abusi sui bambini è inammissibile» ha sottolineato al-Hussein, in apertura della sessione del Consiglio per i diritti umani.
Secondo i dati resi noti dal ministero per la sicurezza interna statunitense, sono circa 2000 i bimbi separati dai genitori in sei settimane, dal 19 aprile al 31 maggio, dopo l’entrata in vigore della politica di tolleranza zero dell’amministrazione Trump per fermare le migliaia di persone che ogni settimana, dopo il passaggio in Messico, varcano la frontiera con gli Stati Uniti. La posizione di Trump ha suscitato riserve tra gli stessi repubblicani e indignazione tra i democratici. Ai quali Trump addossa però la colpa, accusandoli di una «orribile e crudele agenda legislativa», mentre dovrebbero invece «lavorare con i repubblicani alla nuova legge per l’immigrazione, se vogliono risolvere il problema». Di fatto Trump chiede di sostenere uno dei due progetti di legge del Grand Old Party che saranno messi al voto la prossima settimana alla camera e al senato.
Intanto, proprio delle politiche migratorie e del ruolo dei cristiani, compresi i pastori, in questo particolare momento storico per gli Stati Uniti, si sta discutendo da giovedì scorso in Florida nella sessione di primavera della conferenza episcopale. Il presidente, cardinale Daniel DiNardo, ha dichiarato «immorale la decisione di separare i bambini dalle madri» al confine tra Messico e Stati Uniti.
Il porporato, insieme con monsignor Joe Vásquez, presidente della commissione per le migrazioni, ha condannato risolutamente «il continuo uso della separazione familiare al confine tra Stati Uniti e Messico come attuazione della politica di tolleranza zero» stabilita dall’amministrazione Trump. Il cardinale DiNardo ha poi ricordato che le leggi devono «garantire che i bambini non siano separati dai loro genitori e esposti a danni e traumi irreparabili». L’unità familiare non può essere sacrificata, anche se «proteggere i confini è importante». Si devono trovare «altri modi per garantire tale sicurezza», perché «separare i bambini dalle loro madri non è la risposta». I vescovi hanno quindi proposto di inviare una delegazione al confine per ispezionare le strutture dove vengono tenuti i bambini.
DiNardo ha poi apertamente contestato la decisione della procura generale di annullare la sentenza di un tribunale dell’immigrazione che aveva concesso asilo politico a una donna salvadoregna vittima di violenze domestiche. «L’asilo è uno strumento che preserva il diritto alla vita» ha dichiarato con preoccupazione, aggiungendo che la decisione della procura rischia di colpire proprio le donne più vulnerabili, che in questo modo dovranno tornare e esporsi a pericoli estremi per la loro sopravvivenza e protezione.
Infine i presuli chiedono attenzione per i funzionari dell’immigrazione che hanno espresso la loro «obiezione di coscienza di fronte all’attuazione di politiche ingiuste».
«L’Osservatore Romano», 19 Giugno 2018