Salute e solidarietà nel Dna dell’Europa

Fausta Speranza

Difesa della salute pubblica e solidarietà come priorità: si gioca su questi termini la scommessa dell’Ue di fronte alla pandemia da coronavirus. Da più parti si sente parlare di un’Europa “debole” e “egoista”. Si parla di una barca alla deriva e si moltiplicano le voci di chi vorrebbe scendere da quella imbarcazione. A ben guardare, difficilmente si trovano altrove le stesse basi giuridiche chiaramente espresse proprio a favore dei cittadini, che costituiscono le fondamenta della costruzione europea. E infatti è stato chiaro, nei giorni scorsi, il pronunciamento fattivo e concreto dell’Europarlamento e della Commissione stessa, che sono rispettivamente l’espressione diretta del voto dei cittadini e l’esecutivo comunitario. La battuta d’arresto c’è stata, venerdì 27 marzo, per la sospensione voluta dal Consiglio europeo, consesso dei capi di Stato e di governo, dove non di rado si arenano gli slanci in avanti per il prevalere di egoismi nazionali. Ma allora il problema non è nella barca, ma in chi la guida. Conviene dare uno sguardo al cantiere originario e alle regole che dovrebbero segnare la navigazione. Si scoprono le intenzioni chiarissime dei padri fondatori, ma non solo. Si scopre che in quel cantiere qualcuno ha continuato a lavorare e che nel Trattato di Lisbona si trovano àncore di tutto rispetto: a difesa proprio della salute di tutti i cittadini dell’Ue e del principio sacrosanto della solidarietà. Piuttosto che invocare l’abbandono della nave, bisognerebbe richiamare i capitani al rispetto delle normative.

C’era profonda idealità e grande concretezza su vari piani, ma anche una consapevolezza fondamentale: “L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto.” Non poteva che essere un working in progress di anni e anni. Dunque, invece di ipotizzare di buttare a mare la barca, bisogna avere più chiara la rotta e incalzare i capitani di bordo perché si vada avanti e non indietro, perché si superino gli egoismi nazionali piuttosto che lasciare loro campo libero senza freni. Certamente nessuna avventura di questo tipo si fa andando a rimorchio, senza progettualità o decisionalità. Resta valida, infatti, anche un’altra convinzione di Schuman: “La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano”. Mandare la costruzione europea alla deriva, con tutti i suoi principi, non è un’idea creativa. Piuttosto apre a un naufragio assistito.

  29 Marzo 2020   MeridianoItalia.tv