Fausta Speranza – Città del Vaticano
“Siamo certi che nonostante la situazione difficile la mano di Dio ci guiderà”: così il Patriarca di Antiochia dei Maroniti, cardinale Bechara Rai, ai nostri microfoni nella riflessione sulle condizioni attuali del Libano che versa in una crisi sociale e economica profonda. Il primo ministro Hassan Diab ha convocato una riunione del gabinetto di emergenza per discuterne. L’esecutivo ha quindi deciso di iniettare dollari nei mercati valutari e di abbassarne il valore nel tasso di cambio. “Il dollaro scenderà al di sotto di 4.000 lire libanesi e a 3.200 a partire da lunedì: la Banca centrale inietterà dollari nel mercato”, ha assicurato il presidente del Parlamento. Nelle ultime ore al mercato nero il tasso di cambio era volato a oltre 5.000 lire libanesi per un dollaro. Dall’inizio delle protesta poplare che va avanti da tempo, la valuta locale si è deprezzata del 70 per cento. Si tratta della peggiore recessione dalla guerra civile scoppiata nel 1975 e conclusasi nel 1990.
Le proteste di piazza
Oltre agli scontri tra manifestanti e forze di sicurezza, i dimostranti, nella città settentrionale di Tripoli, hanno cercato di occupare la sede locale della Banca centrale. Altre filiali nel Paese sono state vandalizzate. I manifestanti sono scesi in piazza e hanno dato fuoco ai copertoni e bloccato le strade, anche nella capitale Beirut. Gli slogan sono contro il governo, che è stato incapace di fermare il declino e anche contro il governatore della Banca centrale, Riad Salamé da anni in carica. Le manifestazioni sono iniziate ad ottobre scorso e hanno portato a fine mese alla caduta del governo di Saad Hariri. Solo a gennaio 2020 si è insediato il governo di Hassan Diab. Dopo settimane di tregua è scattata l’emergenza per il coronavirus che ha bloccato tante attività aggravando la situazione economica.
Sul piano finanziario
Le banche hanno cominciato a limitare il prelievo di dollari a settembre scorso. Nel Paese dal 1997 il tasso di cambio ufficiale e principale con la banconota verde è stato mantenuto in un intervallo quasi fisso tra 1.507,5 e 1.515. Il 7 marzo 2020, il Libano ha dichiarato per la prima volta nella sua storia la sospensione dei pagamenti sul debito estero, dichiarando di non essere in grado di soddisfare una scadenza in Eurobond di 1,2 miliardi di dollari.
L’impegno della Chiesa tra aiuti concreti e sostegno di fede
Da mesi il Patriarca, cardinale Bechara Rai, chiede ai politici di ascoltare i bisogni della gente. E ai nostri microfoni rinnova l’appello nei loro confronti:
“Sul piano politico la questione non è facile – spiega il Patriarca – il problema è complesso sia internamente che esternamente. Quanto alla Chiesa – precisa – stiamo affrontando il problema sociale costantemente, organizzandoci in tutto il territorio per non lasciare le famiglie morire di fame. Oggi la metà della popolazione è sotto il livello di povertà e di disoccupazione. Abbiamo potuto fare una catena di solidarietà in tutto il Paese”. Poi una parola sulla classe politica per rimarcare quanto le divisioni impediscano l’unità nazionale e facciano perdere alla popolazione fiducia e quanto tutto ciò influisca sulla crisi finanziaria e sulla vita economica.
Serve unità nel Paese e fiducia
“A noi importa l’unità de libanesi” ripete il cardinale, rilanciando tutta la fiducia riposta nei giovani, in cui è la speranza della ricostruzione. Sulle manifestazione ripete che c’è il diritto a chiedere lavoro e cibo,e spiega come le infiltrazioni e le strumentalizzazioni spesso rovinino la protesta pacifica delle fasce giovanili. Per risolvere la crisi del Paese – precisa – non serve un ulteriore capovolgimento politico, servono soluzioni giuste e spetta alla politica trovarle. Dunque fiducia in tal senso nella consapevolezza dell’estrema difficoltà del momento.
Nelle parole del Patriarca dunque gli aspetti più duri dell’emergenza economica, ma anche le potenzialità di un Paese che ha visto scendere in piazza insieme cristiani e musulmani, e poi la grande speranza che si rinnova nell’affidamento del Paese alla Vergine Maria. Una celebrazione in tal senso si svolge ogni anno ed è quanto è previsto domenica 13 giugno. Si tratta di “rinnovare la consacrazione del Libano e dei Paesi del Medio Oriente al Cuore Immacolato di Maria, secondo i suoi desideri”. Questo atto comporta il pentimento, l’impegno per fermare la guerra e consolidare la pace. A partire dal giugno 2013, il cardinale ogni anno ha consacrato il Libano e tutto il Medio Oriente alla Vergine Maria in quel di Harissa, sede di Nostra Signora del Libano, secondo la scelta maturata nel corso del Sinodo dei Vescovi del Medio Oriente dell’ottobre 2012.