Fausta Speranza – Città del Vaticano
A rischio della vita, tre persone migranti sono state spinte fuori da un furgone in corsa questa mattina a Villa Vicentina, in borgo Sandrigo, in Friuli-Venezia Giulia. Poco dopo altre nove persone sono state rintracciate sui binari proprio nella città della Bassa friulana. Una persona rischia di perdere un occhio, un’altra ha subito lo schiacciamento di un piede, il terzo di una gamba. Solo ieri, una settantina di migranti irregolari sono stati rintracciati sul Carso triestino, dopo essere entrati clandestinamente in territorio italiano attraverso la cosiddetta rotta balcanica.
Servono nuove politiche
Dunque, mentre si parla delle indagini della Guardia costiera italiana in corso sulla Sea-Watch 4, la nave della ong Sea-Watch nel Mediterraneo si evidenzia l’urgenza di nuove politiche in tema di migrazioni. Nel suo discorso mercoledì sullo stato dell’Unione, Ursula Von der Leyen, presidente della commissione europea ha ribadito che il trattato di Dublino viene abolito in attesa di nuove regolamentazioni. C’è attesa per il piano che la Commissione stessa ha annunciato che presenterà la prossima settimana. Delle priorità e dei possibili margini di azione abbiamo parlato con il giurista Giampaolo Rossi, esperto di diritto dell’Ue:
La concreta assistenza ai Paesi di origine
Il professor Rossi ricorda che le politiche migratorie non rientrano strettamente nelle competenze degli organismi Ue, ma sottolinea subito che la sfida è proprio quella di far intervenire la visione comune, portata avanti negli ultimissimi tempi dalle istituzioni comuni, per far fare un salto di qualità alle politiche su questo tema. Secondo Rossi, ci sono delle priorità che ormai sono evidenti a tutti e che Ursula Von der Leyen ha espresso in modo appropriato e chiaro. Si tratta – sottolinea – di assicurare concreta e concertata assistenza ai Paesi di origine perché davvero si vada incontro ai bisogni della gente dell’Africa o del Medio Oriente che affronta anche il rischio della morte pur di cercare di salvarsi dalla fame. Rossi sottolinea che l’eccessiva diseguaglianza non è sostenibile. E a questo proposito ricorda che, al di là di proclami sull’aiutare i migranti nel loro Paese, nei fatti, i fondi per la cooperazione allo sviluppo negli ultimi anni sono diminuiti piuttosto che aumentare.
Non frontiere ma gestione dei flussi
Nello stesso tempo, afferma che è opportuna la rassicurazione della presidente della Commissione europea di “frontiere forti”. Il punto non è avere frontiere porose, che invece vanno evitate per evitare tragedie e sfruttamento e anche per la sicurezza dei territori. Piuttosto, l’obiettivo è gestire i flussi, con corriodi umanitari e iniziative legali. Se si riesce a creare benessere nei Paesi di origine – ribadisce Rossi – il flusso diminuisce e si potranno ampliare ed assicurare canali legali. In Italia, grazie all’iniziativa delle chiese evangeliche, della Comunità di Sant’Egidio, della Conferenza Episcopale Italiana, già da anni sono stati organizzati viaggi in aereo di gruppi di migranti, gestendo poi la loro accoglienza in diversi comuni del territorio italiano. Si è trattato soprattutto di siriani in fuga dalla guerra. Qualcosa di simile è stato messo in moto anche in altri Paesi europei.
Fare un salto di qualità è possibile
Giampaolo Rossi spiega che il momento per l’Ue è davero decisivo perché su questo e su altri temi può fare quel salto di qualità in termini di solidarietà che abbiamo visto effettivamente in atto in tema di crisi sanitaria e economica in una dimensione senza precedenti. La pandemia, infatti, ha colpito indistintamente tutti i Paesi e con il Recovery Fund abbiamo visto in atto una logica nuova da parte delle istituzioni europee: quella di un aiuto diretto ai cittadini. In precedenza, l’aiuto e il sostegno a cittadini e imprese era sempre demandato ai governi nazionali. Rossi invita a rifilettere sul fatto che tutto ciò, insieme con i riferimenti della Von der Leyen a politiche comuni sull’ambiente e sul digitale, può spingere politici e popoli ad accettare che, proprio in virtù di una concreta vera solidarietà, si possa cedere qualcosa di più dei poteri nazionali al piano sovranazionale.
Siamo in un momento decisivo
Rossi sottolinea anche l’urgenza di farlo pensando a questioni come quella della digitalizzazione dove al momento si muovono colossi statunitensi o cinesi. E’ impensabile che l’Ue deroghi a uno di questi un tale ambito che ha molto a che fare con i dati più sensibili e con la sicurezza, ma è impensabile anche che ogni Paese membro Ue gestica la cosa da solo. Su più fronti, dunque, deve rafforzarsi l’impegno per politiche comuni che possono essere accettate dai cittadini proprio se si conferma la logica nuova della solidarietà e del bene comune e non degli interessi di alcuni all’interno di una nazione. Per tutti questi motivi, Rossi parla di “momento decisivo per l’Ue”.