Una scelta politica lungimirante che ha segnato l’Europa

di FAUSTA SPERANZA
Ancora alla metà degli anni Ottanta, sembrava un sogno cancellare la spartizione del territorio tedesco decisa in tempi di guerra fredda dalle potenze alleate nella seconda guerra mondiale. Eppure il 3 ottobre del 1990, la Germania tornava unita dopo i drammatici anni del Muro di Berlino. Sono state diverse le tappe e diverse le strategie per rendere possibile la riunificazione. Si sono distinti protagonisti del mondo della politica e dell’economia tedeschi ed europei, ma anche intellettuali. Non mancavano ferite profonde per la drammatica pagina di storia da cui si usciva, seri interrogativi e timori concreti, voci allarmistiche su flussi migratori insostenibili, ma su tutto ha prevalso una visione del futuro dettata da uno slancio ideale.

I problemi non sono mancati e non tutte le scelte sono state le migliori, ma, 30 anni dopo, resta l’esempio di quella prospettiva di ferma volontà e di lungimiranza, diversa dall’attitudine a ragionare in funzione di “ora e subito”, spendibile in termini di consenso immediato, che oggi riconosciamo come “pre-sentismo”. All’inizio degli anni Novanta, i Länder che uscivano dalla dissolta Repubblica Democratica Tedesca (Ddr) erano arretrati di decenni rispetto a quelli che li accoglievano nella Repubblica Federale Tedesca(Rft). Non c’era paragone per standard di vita, infrastrutture, capacità  produttive, libertà di ricerca, innovazione, imprese capaci di stare sui mercati. Alla promessa dell’allora cancelliere Helmut Kohl di elevare gli standard di vita al livello di quelli dell’Occidente non si può dire che non seguirono i fatti. Non è mancato il business: nel giugno 1990, è stata fondata la Treuhandstalt, alla quale è stato dato il compito di ristrutturare 8.500 imprese di Stato della Ddr, con oltre quattro milioni di dipendenti. Sono state privatizzate le caserme, le proprietà dei partiti, le case popolari, 2,4 milioni di ettari di terreni agricoli e foreste. In parallelo, è partito un grande piano di infrastrutture che ha portato nei Länder orientali strade, ferrovie, ponti, parchi, e che ha permesso di rinnovare il 65 per cento del patrimonio abitativo e di eliminare il 95 per cento delle emissioni di anidride solforosa, delle quali la Ddr era il primo emettitore europeo. Ma non è stata solo una questione di affari.

Con atto di generosità tutta politica, Kohl decide, contro il parere di quasi tutti gli economisti, di trasformare i marchi dell’Est in marchi dell’Ovest alla parità, quando i primi avevano un valore inferiore. E’ possibile con l’entrata in vigore, il 1 luglio 1990, del Trattato sull’unione monetaria, economica e sociale (Währungs-, Wirtschafts- und Sozialunion) tra i due Stati. E nel 1991 viene introdotta la Solidaritätszuschlag, una tassa del 5,5 per cento sul reddito di tutti i cittadini tedeschi per finanziare la ricostruzione dell’Est. Di recente è stata ridotta, ma nel trentennio ha finanziato uno spostamento di risorse da Ovest a Est per migliaia e migliaia di miliardi.
Nessun leader europeo ha messo in discussione le scelte di Kohl, piuttosto si è colta l’occasione per dare impulso al progetto di moneta unica europea, passo decisivo, anche se non l’unico ovviamente da fare, verso una maggiore integrazione. Le cancellerie europee in realtà erano anche timorose della forza che sarebbe andata acquisendo la Germania unita e, in sostanza, avevano dato il via libera alla riunificazione proprio in cambio della rinuncia, da parte della Germania, alla sovranità monetaria.

Era stato previsto anche il fattore migrazione e infatti un milione e novecentomila persone sono passate in poco tempo da Est a Ovest, tantissimi piccoli centri e le campagne si sono spopolati, soprattutto le ragazze se ne sono andate. Alcune zone sono indubbiamente rimaste ai margini. Ma ci sono state anche alcune città, come Lipsia e Dresda in Sassonia, che hanno riscoperto e messo in campo forte spirito imprenditoriale: sono nate imprese ad alta tecnologia.
La storia di questi trent’anni è anche una storia di diseguaglianze e di crescenti insofferenze sociali. realtà è la stessa storia che si è vissuto e si vive in altri territori europei. Il divario tra Länder occidentali e Länder orientali oggi è minore di quello che si registra in Italia tra regioni come Lombardia e la Calabria.
In Germania, però, si è creata una forte tensione politica: nelle elezioni del 2019, rispetto a quelle del 2014, l’estrema destra ha raddoppiato i consensi in Brandeburgo raggiungendo il 23.7 per cento dei voti, e li ha quasi triplicati in Sassonia ottenendo il 27.8 per cento. Dunque, nell’Est la media è del 25 per cento di elettori dell’estrema destra. È’ evidente la sfida a livello sociale che di questi tempi Berlino e in realtà l’intera Unione europea devono affrontare insieme con le incognite della crisi sanitaria ed economica. Al di là delle possibili soluzioni concrete, aiuterebbe una visione non “presen-tista”, cioè non schiacciata sul presente, ma di grado di ricordare il passato e di pensare il futuro.
Oggi il pensiero va al giorno della Deutsche Wiedervereinigung, la riconquista dell’unità nazionale tedesca, in relazione al più antico processo di Deutsche Einigung, l’unificazione che portò alla costituzione dello Stato tedesco nel 1871.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale in Europa, la Germania era stata divisa in quattro zone di occupazione. La vecchia capitale Berlino, in quanto sede del Consiglio di controllo alleato, era stata suddivisa in quattro zone di occupazione. Benché l’intento delle quattro potenze occupanti fosse di governare insieme una Germania con i confini del 1947, l’avvento delle tensioni della guerra fredda fece sì che le zone francese, britannica e statunitense formassero nel 1949 la Repubblica Federale Tedesca (e Berlino Ovest), escludendo la zona di occupazione russa, che divenne nello stesso anno la Repubblica Democratica Tedesca (comprendente Berlino Est). Oltre a ciò, diverse parti dell’ex Reich tedesco vennero annesse alla Polonia e all’Unione Sovietica.
Si è arrivati alla Wiedervereinigung grazie ai negoziati tra i due Stati culminati in un Trattato di Unificazione, mentre i negoziati tra le due “Germanie” e le quattro potenze occupanti — Francia, Regno Unito, Stati Uniti d’America e Unione Sovietica — avevano prodotto il cosiddetto Trattato due + quattro, che garantiva la piena indipendenza a uno Stato tedesco riunificato.
Legalmente non si trattò di una riunificazione tra i due Stati tedeschi, ma dell’annessione da parte della Germania Ovest dei cinque Länder della Germania Est e di Berlino Est: una scelta che ha velocizzato il processo evitando la creazione di una nuova costituzione e la sottoscrizione di nuovi trattati internazionali. Le prime elezioni libere nella Germania Est, si sono tenute il 18 marzo 1990.
A livello simbolico, la tappa fondamentale è stata e rimane la caduta del Muro di Berlino, avvenuta il 9 novembre 1989. Le emozioni tornano a quel tardo pomeriggio quando la barriera di mattoni, filo spinato e nidi di mitragliatrice, che dal 13 agosto 1961 aveva spezzato la città, si sgretolava. Nessuno pensava alla produttività, alla disoccupazione, alla crescita dell’economia. Il pensiero dei berlinesi e di tutto il mondo era per la vittoria della democrazia.

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2020-10/una-scelta-politica-lungimirante-che-ha-segnato-l-europa.html

a Pag. 2 del Numero cartaceo del 4 Ottobre 2020

https://media.vaticannews.va/media/osservatoreromano/pdf/quo/2020/10/QUO_2020_227_0410.pdf

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