Fausta Speranza – Città del Vaticano
Per il premier del Regno Unito, Boris Johnson, cena di lavoro a Bruxelles con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Dopo giorni di negoziati serrati, si tenta fino all’ultimo di raggiungere un accordo che eviti la Brexit no deal, cioè la scadenza a fine dicembre dell’anno di transizione, senza un nuovo accordo commerciale. Il colloquio di ieri sera ha rilanciato la possibilità di un accordo ma fissando la data di domenica come termine ultimo. Di fatto è stato ribadito soltanto il passo in avanti sul confine irlandese mentre restano questioni irrisolte, come conferma, nella nostra intervista, l’esperto di giurisdizione commerciale Bepi Pezzulli:
Pezzulli sottolinea che Johnson ha confermato che il governo britannico eliminerà alcune norme proposte a settembre in violazione del Withdrawal Agreement, che avevano fatto irrigidire le posizione dell’Unione e che costituivano, fra l’altro, una violazione delle leggi internazionali. Ad annunciarlo erano stati martedì Michael Gove, ministro britannico dell’Ufficio di Gabinetto, assieme al vicepresidente della Commissione europea Maroš Šefčovič. Le norme in particolare – spiega Pezzulli – mettevano in discussione gli accordi presi tra il Regno Unito e l’Ue a proposito della situazione dell’Irlanda del Nord, che dovrebbe rimanere allineata alle leggi europee in materia di dazi e circolazione di beni e servizi altrimenti si richiuderebbe il confine tra Irlanda e Irlanda del Nord.
Superata l’impasse sul confine irlandese
Pezzulli spiega che sono state definite alcune “soluzioni” interpretative condivise dell’accordo di recesso sottoscritto l’anno scorso tali da convincere il governo di Londra a ritirare le parti più controverse di due disegni di legge interni – in primis l’Internal Market Bill, riproposto giusto lunedì sera dalla Camera dei Comuni in una versione integrale considerata inaccettabile dai 27 – con cui Londra minacciava di rivendicare il potere di modificare unilateralmente i patti, in violazione del diritto internazionale, pur di blindare la sua sovranità sull’Irlanda del Nord in caso di no deal commerciale. Bruxelles – ricorda – ha difeso il principio per cui l’assenza di barriere fisiche è tutelata dagli storici accordi di pace del Venerdì Santo 1998.
Nodi cruciali
Pezzulli ricorda che restano due questioni aperte: quella della pesca, delle zone territoriali accessibili per gli altri Paesi Ue – in particolare è interessata la Francia – e poi il cosiddetto level playing field, cioè la richiesta da parte dei 27 di leggi che, in caso di accordo commerciale, siano armonizzate ai principi basilari dell’Ue, per esempio in tema di ambiente. Johnson ha chiarito – sottolinea Pezzulli – che Londra non ammette deroghe affermando: “Non possono impedirci di controllare le nostre leggi e le nostre acque”. Ma anche Bruxelles spiega che non può pensare che ci siano leggi troppo distanti che provocherebbero sperequazioni tra le istanze commerciali.
La proposta del sindaco di Londra
In giornata il sindaco di Londra, Sadiq Khan, aveva parlato della possibilità di prolungare il periodo di transizione definendola “la soluzione più sensata e più giusta”. Ma Pezzulli spiega che in realtà non è un’ipotesi al vaglio. L’uscita del Regno Unito dall’Ue è avvenuta ed è trascorso il periodo di transizione, ora l’unica possibilità, secondo il giurista, è trovare un accordo in extremis prima della fine di dicembre, oppure pensare di raggiungere un accordo in un altro momento in futuro. Pezzulli sottolinea che per un negoziato c’è sempre la possibilità, ovviamente, anche dopo l’uscita no deal.
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