Fausta Speranza – Città del Vaticano
Il 3 maggio si ricordano i 100 anni dalla fondazione dell’Irlanda del Nord, territorio rimasto legato al Regno Unito al momento della nascita a sud dell’isola di una Repubblica indipendente. Prima di quell’anno, la storia dell’Irlanda del Nord coincide di volta in volta con quella delle varie tribù irlandesi e poi con quella del Regno Unito. È composta da sei contee delle nove che formano la regione dell’Ulster. La colonizzazione inglese in questa regione ha portato alla diffusione dell’anglicanesimo, mentre l’isola era stata – ed è rimasta nella Repubblica d’Irlanda – a grande maggioranza cattolica.
L’appello di Elisabetta II a difendere la riconciliazione
Un appello a difendere la pace, frutto “del coraggio e della visione di leader” lungimiranti, ma soprattutto “merito del popolo nordirlandese e precondizione di un futuro migliore”. Sono parole della regina Elisabetta II nell’anniversario della nascita dell’Irlanda del Nord. Un territorio “ricco d’identità, di retroterra e di aspirazioni”, ha detto la sovrana, riconoscendo le diversità, spesso conflittuali, di una realtà dove le tensioni sono tornate a impennarsi negli ultimi mesi. Sono alimentate dalle prospettive dei contraccolpi della Brexit e dalle difficoltà della pandemia. La regina ha elogiato sia quei leader ai quali sono stati “giustamente attribuiti la visione e il coraggio” che nel 1998, con gli storici accordi di pace del Venerdì Santo, permisero di “mettere la riconciliazione davanti alle divisioni”, sia la popolazione in generale. “Il mantenimento della pace è prima di tutto un merito del popolo (nordirlandese), sulle cui spalle il futuro riposa”, ha detto infatti Elisabetta II, invitando a cogliere l’occasione del 100esimo anniversario per “riflettere su una storia complessa” alla luce delle ragioni del “nostro stare insieme nella diversità” e rievocando in spirito di “amicizia” la visita compiuta a suo tempo assieme al principe consorte Filippo, scomparso di recente, per suggellare la pace del ’98.
La crisi dopo la Prima Guerra Mondiale
Nel 1918, al termine del primo conflitto mondiale, si acuirono le tensioni tra Irlanda e Regno Unito. Alle elezioni per il rinnovo del Parlamento, il nuovo partito irlandese ottenne 23 dei 30 seggi destinati ai rappresentanti dell’isola. Ma questi si rifiutarono di entrare nel Parlamento inglese di Westminster e ne formarono uno ritenuto da Londra fuorilegge, il Dàil Eireann. Questo proclamò l’indipendenza, che però non fu riconosciuta da nessun Paese. Iniziò la guerra d’indipendenza irlandese. Dopo anni di scontri, nel 1921 i rappresentanti del governo britannico ed i rappresentanti del parlamento ‘fuorilegge’ irlandese negoziarono la pace. In ambito internazionale fu riconosciuto uno Stato irlandese con il nome di Stato Libero d’Irlanda (in gaelico Saorstát Éireann, in inglese “Irish Free State”). Il nuovo Stato libero avrebbe dovuto coprire in teoria l’intera isola, ma le due parti concordarono che l’Irlanda del Nord, che era già diventata un’entità autonoma, potesse scegliere se rimanere sotto il Regno Unito: fu proprio questa la decisione di Belfast. Il Dáil Éireann approvò il trattato di pace.
I “troubles”
E’ scoppiata una guerra civile lunga trent’anni e nella quale sono morte 3.700 persone. L’Irlanda del Nord è stata al centro del drammatico confronto tra cosiddetti unionisti e lealisti passato alla storia delle cronache britanniche come “troubles”, concluso appunto con l’Accordo del venerdì Santo, il 10 aprile del 1998. Da allora si sono vissuti 23 anni di pace, mnetre dall’8 maggio 2007 si è insediato il nuovo Parlamento di Stormont.
Manifestazioni e proteste nel post Brexit
Dal 2 aprile per le strade di Belfast si sono registrati subbugli e e scontri tra folle violente di giovani. Si protesta per il disagio sociale. C’è tensione anche in vista dell’applicazione della Brexit. Il governo britannico viene accusato da alcuni di aver violato i suoi impegni con l’Irlanda del Nord. A gennaio un accordo sulla pesca è entrato in vigore provvisoriamente insieme al resto dell’accordo commerciale, prima del controllo da parte del Parlamento europeo e del loro consenso formale. Il governo britannico ha deciso di estendere i periodi di grazia sui controlli alla frontiera sulle merci in movimento tra il Regno Unito e l’Irlanda del Nord, una mossa criticata dalla Commissione Ue in quanto violazione dell’accordo di recesso e diritto internazionale. In tutto questo, ci sono le difficoltà per la pandemia e c’è in vista il voto. C’è molto malcontento come spiega la giornalista Francesca Lozito che da anni segue le vicende nordirlandesi:
Lozito innanzitutto sottolinea i problemi legati alla carenza di posti di lavoro e anche a un livello non alto di scolarizzazione di molti giovani. E poi ricorda che molti si sentono traditi da Londra. Secondo Lozito, infatti, la gente ha pensato che non ci sarebbero stati controlli doganali, “niente scartoffie”, ma poi di fatto le possibilità di lavoro hanno risentito di condizioni di incertezze. Lozito cita scioperi di aziende del settore navale. Ai fini pratici l’Irlanda del Nord è ancora nell’Ue, con un confine doganale tra di essa e il resto del Regno Unito. I lealisti soprattutto si sentono abbandonati. Un altro elemento di scontentezza al momento attuale – afferma Lozito – è dato dal ritardo nelle vaccinazioni in Irlanda del Nord rispetto al Regno Unito.
Un’economia segnata dalla Brexit e dalla pandemia
L’Irlanda del Nord è stata la regione più ricca dell’isola e Belfast ha rappresentato un porto privilegiato per i traffici con Scozia ed Inghilterra. Oggi vive la fase di transizione in seguito alla Brexit, come spiega Bepi Pezzulli, esperto di giurisdizione commerciale:
Pezzulli ricorda che al momento della Brexit stabilire i nuovi controlli sulle merci e sull’immigrazione nel posto più ovvio, al confine tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda, avrebbe fatto naufragare l’accordo del Venerdì Santo. Quindi il premier di Londra, Boris Johnson, ha trovato una soluzione: si è fissato il nuovo confine nel mare d’Irlanda tra la Gran Bretagna e l’Irlanda del Nord. Sembra solo una questione formale, ma per alcuni aspetti l’Irlanda del Nord è ancora nell’Ue, con un confine doganale tra di essa e il resto del Regno Unito. Questo rappresenta una situazione che in qualche modo è in evoluzione, in via di una più precisa definizione. Ma di fatto – afferma Bepi Pezzulli – la Brexit, che sembrava impossibile da realizzare, è diventata una realtà e ha portato con sé riscontri positivi nei dati macroeconomici.