La recensione di Gianfranco Lizza su Eurocomunicazione

L’avventura vitale dell’acqua in un libro

di Gianfranco Lizza*

Quando un libro è scritto bene chi legge subisce una trasposizione psico-fisica nell’immaginario dell’autore. Vive i suoi stessi sentimenti, non è solo spettatore, approva o disapprova, si entusiasma, si incuriosisce cerca in sé stesso la soluzione dei problemi. Se non riesce a trovarla si affretta nella lettura abbarbicato alle ali del vento delle parole fino all’ultima pagina.

Il libro di Fausta Speranza risponde appieno a questa dinamica del pensiero. Ci si sente trasportati su un fiume che sgorga puro dalla roccia ma avvicinandosi lentamente agli insediamenti umani cambia colore, si imbruttisce, diventa velenoso, inquinato e trasportando di tutto manifesta chiaramente la sua irritazione per cotanta mancanza di rispetto. Finché stanco delle malevoli umane attenzioni si getta morente tra le braccia del mare che viste le sue condizioni ne farebbe volentieri a meno.

Approfondimento culturale sul valore dell’acqua

libroIl percorso suggerito da Fausta Speranza con il suo libro “Il senso della sete” (Infinito Edizioni) scorre proprio come un fiume attraversando vallipianure e tante città fino al mare. Ogni sito portuale rappresenta un approfondimento culturale sul valore dell’acqua denso di significati accompagnati dalle note della vita perché l’acqua è vita. È palpabile la delicatezza e il sentimento con cui l’autrice affronta ogni tema, nessuno escluso. La tematica viene divisa in tre parti che rappresentano tre spaccati della societàanticamoderna e postmoderna. Dalla civiltà dei fiumi, al tempo dell’idrogeno, dall’acqua in borsa alle guerre per l’oro blu, dalla crisi idrica ai delitti ambientali. Fino ai capitoli che risuonano di spiritualità, di misticismo e di arte. Ognuno vive il senso dell’acqua in modo diverso assolutamente soggettivo ed interpersonale.

Chi la interpreta e si disseta, chi prega e si purifica, chi la consuma e non si interessa d’altro ma tutti guardano il cielo e ringraziano Dio, almeno su questo siamo tutti d’accordo. I problemi vengono dopo il ringraziamento. Perché prescindendo dal fatto che la risorsa idrica non è distribuita in maniera uniforme sul Pianeta, perciò c’è chi nuota in un mare d’acqua e chi invece deve attingerla dal pozzo, i consumi e soprattutto gli sprechi sono centuplicati in quest’ultimo secolo. Dunque, scarseggia e scarseggerà sempre di più se continueremo a trattarla come una risorsa infinita. Oltretutto, il cambiamento climatico con lo scioglimento dei ghiacci e il conseguente innalzamento dei mari provocherà l’infiltrazione di acqua salata nelle falde acquifere proprio a cominciare dalle coste dove si registrano i maggiori insediamenti umani. Senza considerare l’effetto dell’inquinamento atmosferico e i danni provocati all’agricoltura dalle piogge acide.

Europa in prima linea

libroTutti i temi trattati dall’autrice evidenziano una lunga e meticolosa opera di ricerca attraverso sicuri riferimenti bibliografici e dati statistici che vengono interpretati, commentati e analizzati tra i mille artifici cui l’uomo sottopone la sua principale risorsa a continui stress che ne evidenziano il senso di irresponsabilità. Almeno finora. Tra l’altro, interessante, puntuale e doveroso l’excursus sulle peculiarità di un’Europa in prima linea sull’ambiente. L’auspicio è che rendendosene conto cessi questa mattanza che altrimenti renderà il futuro dell’umanità quanto mai oscuro. Anche in questo senso l’autrice non ha dimenticato nulla. Il suo è un inno alla ineguagliabile ricchezza e purezza dell’acqua, risorsa madre della nostra vita, e un giudizio severo a chi non la sa valorizzare o la spreca.

Giunto alla fine del libro, mentre riflettevo sui suoi contenuti, il mio sguardo si è soffermato sulla bottiglietta d’acqua posata sul tavolo. A differenza di sempre, mentre incominciavo a bere percepivo il sollievo e la benedizione per tanta ricchezza, e il richiamo a preservarla affinché anche i nostri discendenti possano goderne appieno anziché litigare per una goccia d’acqua.

Gianfranco Lizza

L’avventura vitale dell’acqua in un libro

*Già professore ordinario di Geografia politica ed economica nell’Università Sapienza di Roma e direttore del Master in Geopolitica e Sicurezza Globale, ha contribuito a diffondere la geopolitica in Italia e all’estero

Terra Santa, l’appello di Caritas: non dimenticare il popolo palestinese

Il dramma dei rifugiati: le sfide per trovare vie di uscita sul piano politico e le situazioni umanitarie affrontate nel webinar promosso da Caritas Italiana. “Bisogna rendere concrete alcune speranze”, spiega Danilo Feliciangeli, coordinatore dei progetti locali dell’organismo pastorale della Cei

Fausta Speranza – Città del Vaticano

Cercare di capire se esistono “vie di uscita possibili dalla storica contrapposizione fra Israele e Palestina” e individuare “possibili prospettive di vita per il popolo palestinese”: è stato questo l’obiettivo del webinar intitolato “Terra Santa, il dramma dei rifugiati palestinesi” promosso dall’Ufficio Medio Oriente e Nord Africa (Mona) della Caritas italiana nella giornata di oggi, giovedì 17 giugno.

Storia e dati in un dossier

Nell’incontro è stato presentato un dossier con dati e testimonianze realizzato da Caritas Italiana, disponibile online a partire dal 20 giugno, Giornata mondiale dei profughi indetta dalle Nazioni Unite. Ne abbiamo parlato con Danilo Feliciangeli, coordinatore dei progetti umanitari in terra Santa di Caritas italiana:

Feliciangeli spiega che il dossier ripercorre gli anni e le fasi di un conflitto estenuante raccontato dalla prospettiva dei rifugiati palestinesi. Il popolo palestinese – dice – è vittima di una diaspora sia all’interno dei propri confini, sia all’esterno, in Paesi di accoglienza come Libano, Giordania, Siria. E ha chiarito che bisogna capire se sarà possibile rendere concreta la speranza del ritorno per tutti quei palestinesi che sognano di tornare nelle proprie case, e quali le responsabilità e le risposte della comunità internazionale.

Non solo assistenza

L’obiettivo – sintetizza Feliciangeli – non può essere soltanto quello di far fronte alle emergenze assicurando assistenza. Si tratta, ribadisce, di un impegno ovviamente che va onorato, ma il coordinatore dei progetti di Caritas italiana ricorda che la comunità internazionale deve impegnarsi a fare di più. Serve – raccomanda, così come emerso nel webinar – un’assunzione forte di responsabilità per cercare soluzioni, per aprire vie da percorrere.

A Gaza

Una parte del dossier è dedicata alla crisi umanitaria in corso e agli interventi nella Striscia di Gaza. A questo proposito Feliciangeli racconta di una situazione molto grave di bisogno che si è venuta a creare dopo gli undici giorni di conflitto e che ha radici anche nella pregressa situazione di povertà. Feliciangeli ricorda i 259 morti del conflitto e poi sottolinea che 1500 abitazioni e infrastrutture sono andate distrutte e che 8500 persone sono senza casa.

La Caritas in Terra Santa

L’impegno di Caritas Italiana in Terra Santa si concentra in quattro ambiti: l’assistenza sanitaria nella Striscia di Gaza, lo sviluppo attraverso l’empowerment delle donne in un campo profughi intorno a Gerusalemme, la riconciliazione tra arabi e israeliani in Israele, la promozione del volontariaro giovanile in favore di alcune fasce vulnerabili della popolazione. Si tratta di programmi che di anno in anno sono rinnovati in base alle priorità e alle disponibilità. Per quanto riguarda Gaza, vanno subito citate le squadre mediche mobili: Caritas Gerusalemme ha l’obiettivo di assistere circa 6mila persone nelle aree emarginate di Gaza, fornendo diagnosi, analisi di laboratorio, ma anche di fornire un’educazione sanitaria. In seguito al conflitto di undici giorni a maggio tra forze di Hamas e Israele, è necessario incrementare tale impegno.

https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2021-06/terra-santa-palestinesi-rifugiati-conflitto-gaza-poverta.html

Dal vertice Usa-Russia no all’atomica e impegno al dialogo

Quattro ore di colloqui definiti “costruttivi”: il vertice tra il presidente statunitense Biden e quello russo Putin a Ginevra ha segnato il riavvio del confronto a partire dal ritorno dei rispettivi ambasciatori

Fausta Speranza – Città del Vaticano

Dopo il bilaterale ristretto di un’ora e mezza alla presenza dei rispettivi responsabili degli Esteri, e quindi l’incontro allargato a un gruppo di consiglieri, ieri sera, nell’atteso vertice tra il presidente statunitense Joe Biden e l’omologo russo Vladimir Putin, ospitato a Ginevra, nelle due rispettive conferenze stampa c’è stato il riconoscimento di una “responsabilità comune globale” ed è stata ribadita  la necessità di dialogare, anche quando non si è d’accordo. Putin ha affermato che “non c’è alcun genere di ostilità tra noi” e ha poi definito  “Biden uno statista molto esperto, diverso da Trump,  uno statista equilibrato, con valori morali”. “Il tono di tutto l’incontro è stato buono,  il vertice è stato positivo, non ci sono state azioni stridenti”, ha detto Biden aggiungendo: “E’ bene vedersi faccia a faccia. Ho fatto quello per cui sono venuto, sono state gettate le basi per come ci confronteremo con la Russia”. Una precisazione da Putin: “Abbiamo trovato un linguaggio comune ma  il presidente Biden non mi ha invitato negli Usa ne’ io l’ho invitato in Russia: ci devono essere le condizioni giuste per questo”.

Gli annunci

Sono stati assunti alcuni impegni: oltre al ritorno dei rispettivi ambasciatori, l’impegno per consultazioni contro i cyberattacchi e l’avvio di negoziati sul disarmo. Inoltre, c’è stata una dichiarazione comune sulla stabilità nucleare volta a scongiurare una guerra atomica. Nel testo, rilanciato dall’agenzia Tass, si legge che gli Stati Uniti e la Russia intraprenderanno nel prossimo futuro un dialogo bilaterale integrato sulla stabilità strategica che sarà robusto e riaffermano  il principio secondo cui una guerra nucleare “non può essere vinta e non deve essere mai combattuta”. Inoltre, Putin ha spiegato in conferenza stampa: “Abbiamo parlato del tema dei cittadini statunitensi detenuti in Russia e su questo punto potremo trovare un compromesso”.

Tra i nodi che restano irrisolti

Biden ha ribadito che continuerà a sollevare la questione dei diritti umani “perchè sono nel Dna” degli Stati Uniti  che – ha sottolineato – risponderanno ad azioni ostili russe, come le interferenze nelle elezioni o gli hackeraggi. Putin dal canto suo ha respinto le accuse sui cyberattacchi. Biden gli ha consegnato una lista di “16 infrastrutture critiche” che devono essere off limit da ogni forma di attacco. Resta quella che è stata definita una genuina prospettiva di miglioramento delle relazioni.

Il leader del Cremlino ha inoltre respinto ogni accusa sull’oppositore Alexiei Navalny e sui diritti umani ha elencato quelle che considera le responsabilità degli Stati Uniti: Guantanamo, le prigioni segrete della Cia, i droni che uccidono i civili, le sparatorie quotidiane, le discriminazioni contro gli afroamericani, il sostegno ad organizzazioni anti governative in Russia.

E’ stato confermato che si è parlato di Ucraina. “Ho detto a Putin il nostro incrollabile sostegno alla sovranità dell’Ucraina”, ha spiegato il leader statunitense in conferenza stampa. Da parte sua, il leader del Cremlino non ha risposto alla domanda dei giornalisti su cosa farebbe la Russia se l’Ucraina entrasse nella Nato.

Il summit Usa-Russia a conclusione del viaggio di Biden in Europa

“Sto rientrando alla Casa Bianca dal mio primo viaggio oltreoceano da presidente”: così si legge nel tweet di questa notte di Joe Biden che traccia un bilancio del suo tour di otto giorni in Europa. “Dopo una settimana intensa – scrive – è chiaro che l’America è tornata, che le nostre alleanze sono più forti che mai e che siamo pronti ad affrontare le più dure sfide globali dei nostri tempi a fianco ai nostri alleati”.

https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2021-06/stati-uniti-russia-vertice-biden-putin-dialogo-nucleare.html