A Palazzo Maffei Marescotti con l’ambasciatrice Marija Efremova, il prefetto Ruffini, il cardinale Feroci, il prof. Lizza

Su iniziativa dell’Ambasciatrice di Macedonia del Nord presso la Santa Sede Marija Efremova

“Il senso della sete” è stato presentato a Roma, venerdi 5 Novembre 2021, nella Sala Apollo di  Palazzo Maffei Marescotti a Roma 

Sono intervenuti:

Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la Comunicazione 

Gianfranco Lizza, già Professore di geopolitica Università “Sapienza”

S.E.R. il Cardinale Enrico Feroci

 

 

 

 

 

 

 

Un caro ringraziamento a Eurocomunicazione, che ha realizzato la diretta on line dell’evento e il seguente video:

L’intervista di FAMIGLIA CRISTIANA su Il senso della sete

ACQUA, RISORSA PRIMARIA: È QUESTO IL TEMA DEL NUOVO LIBRO DI FAUSTA SPERANZA

Intervista con la giornalista, che nel suo “Il senso della sete. L’acqua tra geopolitica, diritti, arte e spiritualità” (Infinito Editore) affronta un tema di vitale importanza, ispirandosi anche all’enciclica “Laudato si'” di Papa Francesco

Dal G20 di Roma alla Cop26 di Glasgow, in questi giorni il dibattito su ambiente e clima guadagna le prime pagine dei giornali, tra urgenze, speranze tradite e un cammino difficilissimo. Appare quanto mai attuale la riflessione di Fausta Speranza, giornalista inviata dei media vaticani, che nel libro Il senso della sete. L’ acqua tra geopolitica, diritti, arte e spiritualità (Infinito Editore) affronta un tema di vitale importanza.

L’ acqua come risorsa primaria, indispensabile per l’ uomo; l’ acqua elemento fondativo di culture e tradizioni millenarie, radicate in ogni parte del pianeta; l’ acqua che manca, l’ acqua svilita, mercificata, deturpata o inquinata, l’ acqua quotata in borsa; l’ acqua difesa, a volte anche a prezzo della vita: ecco alcuni degli elementi che convergono a creare un quadro di grande profondità e completezza, fonte di tante domande.

Oggi, nel mondo, «oltre una persona su 4 – circa 2,2 miliardi – non ha accesso a fonti d’ acqua sicure e l’ International Food Policy Research Institute (Ifpri) prevede che, agli attuali tassi di crescita demografica e di consumo idrico, entro il 2025 il fabbisogno di acqua aumenterà di oltre il 50%» ci ricorda la giornalista. «Il Mediterraneo ha una velocità di riscaldamento che è del 20% superiore rispetto alla media globale e questo fa temere che entro pochi anni circa 250 milioni di persone si potranno trovare in una condizione di insicurezza idrica». E ancora: «Paesi come Qatar, Israele, Libano e Iran ogni anno prelevano in media più dell’80% delle proprie risorse totali di acqua. Questo si traduce in un serissimo rischio di rimanerne a corto. Altri 44 Paesi, in cui vive circa un terzo della popolazione mondiale, prelevano ogni anno il 40% dell’acqua di cui dispongono». Il problema coinvolge, seppur in misura minore, anche il nostro continente: «il 12% della popolazione dell’ Unione europea lamenta problematiche legate all’ acqua: tra difficoltà di approvvigionamento, querelle tra pubblico e privato e soprattutto inquinamento». Ecco perché riflettere sull’ acqua significa riflettere sulle nostre stesse possibilità di abitare il pianeta in futuro.

SERVE UN NUOVO ORDINE INTERNAZIONALE

In questi giorni, fino al 12 novembre, i grandi della terra (o almeno alcuni di loro) sono riuniti a Glasgow (Scozia) per la Cop26, il vertice Onu sul clima. E pochi giorni fa, i temi ambientali sono stati al centro del G20 di Roma. Queste grandi assise internazionali lasciano spesso delusi gli ambientalisti, che denunciano obiettivi troppo generici e poco coraggiosi, di fronte al pochissimo tempo rimasto per invertire la rotta. E’ così? Ha ragione Greta Thunberg quando parla del solito “bla bla bla”?

«Non pretendo di vedere, a tutti costi, il bicchiere mezzo pieno» risponde Fausta Speranza. «Sicuramente pesano l’ opposizione e la reticenza di Paesi in via di sviluppo, che rinfacciano all’ Occidente di pretendere sacrifici dopo essersi comportato, per secoli, da predatore. Sicuramente questo è un grande vincolo. D’ altra parte credo che la continuità tra il G20 di Roma e la Cop26 di Glasgow sia stata un segnale, anche a livello mediatico. Di concreto, per esempio, c’è che la giornata per l’ ambiente del 5 giugno 2021 ha dato il via al decennio Onu per il ripristino degli ecosistemi. E nel 2020 è iniziato il decennio Onu per gli oceani. Lo scorso 22 marzo, giornata mondiale dell’acqua, si è parlato del tema come forse non era mai accaduto prima. Si sta facendo strada, pur tra fatiche e ostacoli, una sensibilità nuova».

Ma, secondo la giornalista, il tema è ben più ampio «e non può essere limitato alla sfida ambientale. Dopo la globalizzazione e la pandemia, gli equilibri del passato sono definitivamente saltati. È  il momento di fondare un nuovo ordine internazionale, perché, altrimenti, il rischio è quello di ritornare ai puri rapporti di potenza, in cui vince il più forte. Dopo la totale chiusura dell’era Trump, ora Biden sta cercando di riaffermare il principio del multilateralismo, il che è certamente un bene. Biden però ha in mente un “multilateralismo tra democrazie”, mentre, ci piaccia o no, dobbiamo sapere che il tema coinvolge tutti, compresi i Paesi non democratici. E che oggi gli USA non sono più la prima potenza mondiale, sul piano economico. Dunque, la sfida è senz’ altro quella di forzare i leader politici a prendere decisioni concrete: in questo fanno bene Greta e i ragazzi dei Fridays for Future a scendere in piazza. Ma dobbiamo sapere che c’ è in atto una partita ancora più grande: la costituzione di una nuova governance globale».

SULLE ORME DELLA “LAUDATO SI’ ”

Dal libro emerge con estrema lucidità la correlazione tra cura del creato e cura delle comunità che lo abitano. Così, il diritto all’ acqua si configura, prima di tutto, come diritto alla salute, alla dignità e alla sopravvivenza stessa dell’ uomo. Chiaramente, Fausta Speranza ha lavorato sulla scorta della “Laudato si’ ”, l’ enciclica del 2015 con cui Papa Francesco ha introdotto il concetto di ecologia integrale. E non è un caso che il volume si apra proprio con una lettera del Santo Padre all’ autrice, nella quale esprime apprezzamento per il lavoro e sottolinea come “coltivare e custodire il Creato” sia “un’ indicazione di Dio data non solo all’ inizio della storia, ma a ciascuno di noi, per far crescere il mondo con responsabilità, trasformarlo perché sia un luogo abitabile per tutti”. «Ricevere la lettera del Papa è stata una gioia grandissima» confida la giornalista. In effetti il suo lavoro rivela proprio quell’ approccio integrato che il Pontefice raccomanda, «non solo nella “Laudato si’ , ma anche in un’ altra enciclica fondamentale come la Fratelli tutti». «Certamente dobbiamo essere grati agli ambientalisti per il lavoro enorme che hanno svolto e svolgono, pagando di persona, a volte anche con la vita. Credo però che l’ approccio puramente ambientalista vada superato da uno sguardo più integrato, in cui confluiscano scienza, tecnologia, politica, giurisprudenza, cultura». Per rendere evidente questa idea, l’ autrice ha voluto raccogliere (nelle prefazioni e postfazioni al volume) una serie di contributi multidisciplinari. Oltre alla lettera del Santo Padre, Il senso della sete propone testi dell’ ambientalista Vandana Shiva, del diplomatico Pasquale Ferrara, dell’ ex ministro ed ex presidente del Cnr Francesco Profumo, dell’ economista Leonardo Becchetti, del poeta Plinio Perilli.

CI SALVERANNO LA CULTURA E LA BUONA TECNOLOGIA

Il libro è tutt’ altro che un freddo ragionare. Accanto alle riflessioni scientifiche, economiche e geopolitiche, una parte rilevante è dedicata al valore dell’ acqua nelle diverse culture e tradizioni religiose, che la vedono quasi sempre associata alla vita, alla rigenerazione, alla guarigione, in alcuni casi – come nell’ antica mitologia armena – perfino alla saggezza. E’ forse proprio questo senso di sacralità che stiamo perdendo? «Trovo scandaloso» ci dice l’ autrice «che la notizia dell’ acqua quotata in borsa (Stati Uniti, 2020) non abbia conquistato le prime pagine dei quotidiani. È vero, eravamo in piena pandemia, ma una notizia come questa dovrebbe farci sussultare: quotare in borsa un bene come l’ acqua significa prevederne la scarsità ed essere pronti a specularci sopra. Tutto ciò significa non aver affatto compreso il valore dell’ acqua». Ecco perché «i riferimenti culturali non sono pure curiosità intellettuali, ma sono stati il mio nutrimento profondo. Emerge una saggezza antica, comune a tutti i popoli benché declinata in sensibilità molto diverse, che ci ricorda quanto l’ acqua sia preziosa e vada custodita. Possiamo imparare molto anche da comunità piccole e sperdute, come quelle amazzoniche, che considerano i corsi d’ acqua esseri viventi e che da sempre sono attente a evitare gli sprechi. Per affrontare temi così complessi abbiamo bisogno di un grande slancio etico. E la cultura è proprio questo punto di raccordo, capace di tenere assieme sistemi naturali e sistemi sociali». In questo senso anche la tecnologia non va demonizzata. «Al contrario! Se usata bene, può esserci di grande aiuto. Penso, ad esempio, ai sistemi di agricoltura idroponica, che consentono di risparmiare acqua, oppure agli impianti digitalizzati per il contenimento delle dispersioni idriche. Attualmente in questi settori c’ è grande fermento e spesso le innovazioni più lungimiranti portano la firma di giovanissimi studiosi: un segno che fa ben sperare».

Il senso della sete. L’acqua tra diritti non scontati e urgenze geopolitiche

17,00 € Editore: Infinito Edizioni Collana: I saggi Pubblicazione: 15/04/2021 Pagine: 208 Formato: Libro in brossura ISBN: 9788868615215 Il legame profondo tra l’acqua e il diritto alla salute è una tra le questioni sociali e geopolitiche più urgenti inerenti alla più essenziale delle risorse. In un’epoca segnata dai disastri ambientali legati ai cambiamenti climatici e dal consumo umano eccessivo delle risorse del pianeta, l’acqua è l’emblema di quell’equilibrio naturale che gli esseri umani non possono continuare ad alterare senza annientare se stessi.

https://m.famigliacristiana.it/articolo/fausta-speranza.htm