Fausta Speranza – Città del Vaticano
Una rete sociale per occuparsi di “Orfani di femminicidio e diritto all’infanzia” e per fare prevenzione: è l’obiettivo del progetto “Respiro” presentato questa mattina a Roma. Si tratta di un’iniziativa dell’organizzazione senza scopo di lucro “Con i Bambini”, interamente partecipata dalla Fondazione Con Il Sud, con la collaborazione di Save the children e di Terres des Hommes. È stata resa possibile nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile nato da un’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, Forum Nazionale del Terzo Settore e governo italiano. A dare vita al primo intervento quadriennale è una rete di tredici partner attivi su tutto il territorio nazionale e in particolare in Campania, Calabria, Basilicata, Puglia, Sicilia e Sardegna. La questione è delicata: tocca la condizione dei cosiddetti orfani speciali, bambini e bambine rimasti senza mamma a seguito di un femminicidio. Della complessità della questione e degli obiettivi abbiamo parlato con Federica Giannetta della Ong Terres des hommes:
Giannetta ricorda che la violenza assistita per i bambini è spesso un male invisibile che purtroppo provoca gravi effetti sulla loro salute psicofisica a breve e lungo termine. E chiarisce che si calcola che in Italia ogni anno siano circa 250 i figli e le figlie che vengono resi orfani a causa del femminicidio delle loro madri, accompagnato a volte dal suicidio dei loro padri, autori del delitto. Migliaia sono invece i figli e le figlie che assistono agli abusi e alle violenze in famiglia. Nell’affrontare la violenza contro le donne, sottolinea Giannetta, dobbiamo sempre necessariamente tenere conto anche di loro. Ricorda che in Italia nel 2018 il Parlamento ha approvato la legge n. 4, due anni dopo sono arrivati i regolamenti attuativi, ma che tantissimi di questi “orfani speciali” – come li aveva chiamati Anna Costanza Baldry, la studiosa che per prima ha acceso i riflettori sulla loro condizione – non riescono ancora ad accedere al supporto previsto. Istituzioni e società civile devono, dunque, lavorare insieme.
La complessità nelle testimonianze
Sono strazianti le testimonianze di quanto sia devastante l’impatto psicologico del trauma subito da questi bambini e queste bambine che sono orfani due volte: spesso hanno perso la mamma e il papà finito in carcere. “Un dolore pazzesco che non passa, il vuoto ti divora, ti manca la terra sotto i piedi”, ha affermato Giuseppe Delmonte, che ha perso la mamma per mano del padre nel 1997 quando aveva 18 anni. Nelle sue parole anche un appello concreto: ”Non ho avuto nessun sostegno psicologico al tempo”. Vera Squadrito, madre di una vittima di femminicidio e nonna-caregiver della nipotina ha spiegato: “Nella tragedia devastante di quei giorni il sentimento prevalente è l’invisibilità. Molti professionisti vengono a cercarti per questioni legali e burocratiche ma nessuno ti sostiene come persona”.
Sostegno, cura, protezione
Federica Giannetta illustra il progetto “Respiro” spiegando che intende promuovere un modello di intervento e di cura che possa garantire una risposta efficace per la protezione di bambini e bambine quando si verifica un femminicidio, affinché i più piccoli e i loro familiari non siano più soli, ma vengano accompagnati in un percorso di sostegno.
Investire nella prevenzione
Il progetto – sottolinea ancora la rappresentante di Terres des hommes – vuole favorire un cambiamento culturale, costruendo insieme con i media e i comunicatori un’alleanza per diffondere un nuovo approccio alla prevenzione della violenza domestica. Un passo importante sarà, secondo Giannetta, la formazione di un Osservatorio che dovrebbe permettere di mettere insieme dati e esperienze del lavoro dedicato a ragazzi e ragazze così drammaticamente colpiti. Il punto è che dovrebbe servire da stimolo per le istituzioni e per la società per capire come agire per evitare, con interventi a tanti livelli, accadimenti di questo genere. Bisogna costruire le opportune sinergie – raccomanda – tra quanti, operatori pubblici e del privato sociale, sono impegnati su questo fronte, in una logica di sussidiarietà orizzontale e verticale.