Pizzaballa: il coraggio di “credere all’umanamente impossibile”

Nella solenne Veglia Pasquale, la riflessione del Patriarca di Gerusalemme dei Latini PierBattista Pizzaballa si sofferma sul ruolo delle donne che hanno assicurato a Gesù gesti di amore “che la morte non ha potuto fermare”. A differenza dei discepoli “sbarrati dalle loro paure”, le donne “hanno messo in moto il dinamismo dell’annuncio della Risurrezione, portando gli apostoli fuori dal cenacolo”

Fausta Speranza – Città del Vaticano

E’ senza uguali la celebrazione della Veglia Pasquale in Terra Santa: quando il Patriarca di Gerusalemme dei Latini parla di  “Sepolcro vuoto che ci introduce al mistero più grande della nostra fede”, i luoghi di Gesù sono lì dove i fedeli possono andare. Ma se non è possibile per tutti gli altri cristiani del mondo essere lì fisicamente, è sempre lì al Sepolcro di Cristo che nella Notte Santa si vivono in  comunione spirituale i vari momenti della Veglia: la liturgia della luce, la liturgia della Parola, la liturgia battesimale e la liturgia eucaristica. Durante questa celebrazione la Chiesa annuncia la lieta novella della Risurrezione e – sottolinea monsignor Pizzaballa – quest’anno meditiamo il racconto della Risurrezione presentatoci dall’evangelista Luca per il quale è “tipico parlare di donne che seguono Gesù durante il suo ministero”.

L’amore delle donne

Furono le donne che “rimasero fedeli al loro Maestro fino alla fine”, ricorda Pizzaballa affermando: “Luca è molto chiaro sul coraggio di queste donne”. Il patriarca spiega: “Ne fa i primi testimoni qualificati dell’evento della Risurrezione. Erano loro, infatti, ad essere state fisicamente presenti non solo durante la passione e la crocifissione, ma fino al momento stesso della sepoltura, così da poter esaminare nel dettaglio il modo in cui Gesù era stato frettolosamente sepolto. E poi erano tornate alle loro case – mette in luce – non solo per piangere il loro amato Maestro, ma anche per preparare gli unguenti per l’imbalsamazione dopo la fine del sabato. E parla di “un gesto di cura e di attenzione, di amore, che la morte non ha potuto fermare”.

E quelle stesse donne, nel primo giorno della settimana, scoprono la violazione della Tomba. Luca insiste sull’atteggiamento tipico di queste donne, che erano confuse e turbate alla vista del Sepolcro aperto, e ancor più atterrite alla vista dei due uomini che annunciavano loro l’evento della Resurrezione. Nonostante la paura, queste donne coraggiose tornano a riferire agli undici e agli altri discepoli ciò che avevano appena vissuto. Ma non sono state credute.

L’incredulità degli uomini

Pizzaballa riprende il Vangelo: “Per gli uomini ‘quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse’ (Lc 24,11), al punto che Pietro va personalmente a verificare il fatto con l’autorità che gli compete”. Luca – dice il Patriarca dei Latini – menziona queste donne per nome: Maria Maddalena, Giovanna, Maria madre di Giacomo. Insiste sul fatto che è stato a loro, come persone concrete, con un nome e una missione, che è stata annunciata per la prima volta la gioiosa notizia della Risurrezione.

Il coraggio delle donne

“Senza il coraggio di queste donne, senza quel loro gratuito amore che le ha rese capaci di vedere e credere all’umanamente impossibile, – ribadisce Pizzaballa – i discepoli sarebbe rimasti sbarrati dietro alle loro paure”. Solo le donne, infatti, si sono avventurate “il primo giorno della settimana, al mattino presto”, ricorda Luca e il Patriarca Pizzaballa aggiunge: “Sono loro che hanno messo in moto il dinamismo dell’annuncio della Risurrezione, portando gli apostoli fuori dal cenacolo e da lì in seguito in tutto il mondo”.

La tentazione della chiusura

Pizzaballa ammette: “L’idea della Chiesa raccolta nel cenacolo è allettante”. Ricorda che il Cenacolo è certamente un simbolo di comunione di fede. Lì il Signore ha istituito l’Eucaristia e il ministero sacerdotale. Fu lì che ci diede il comandamento di amarci e servirci gli uni gli altri. Fu lì che apparve agli apostoli e a Tommaso per rafforzare la loro fede. E fu lì che Maria, gli apostoli e i discepoli attendevano con spirito di preghiera la venuta dello Spirito nella Pentecoste.  “Ma il cenacolo – avverte il Patriarca – è anche il luogo da cui la Chiesa deve uscire per cercare Cristo risorto”. L’obiettivo è chiaro: “Per avventurarsi e cercare di comprendere il significato nascosto dei segni della presenza di Cristo nel mondo”. Questi segni sono eloquenti ma misteriosi. Sono i segni di una pietra rotolata via dall’ingresso del Sepolcro, i segni di un Sepolcro vuoto e apparentemente violato, i segni di un messaggio enigmatico, ma gioioso, come dice il Vangelo: “Perché cercate il vivente tra i morti?” (Lc 24, 5).

La verità da non dimenticare

Anche noi – mette in luce ancora il Patriarca – forse, siamo tentati di cercare Gesù ‘tra i morti’. E spiega: “Siamo tentati di gridare al Maestro e supplicarlo di porre fine alla cultura della morte e della distruzione, all’odio, alle guerre, ai conflitti etnici, allo sradicamento di intere civiltà e alla condizione di milioni di immigrati sfollati”. Il punto è che “di fronte a questa realtà la gioia della Pasqua sembra essere lontana. Eppure, Cristo è il Dio vivente! È una realtà che possiamo toccare, non un generico fondamento etico di valori politicamente corretti.” “Dal giorno di Pasqua, il Risorto è presente e operante nel mondo – ricorda con forza Pizzaballa – e laddove la fede viva ed ecclesiale dei discepoli lo accoglie, un mondo nuovo davvero incomincia, pur tra le contraddizioni del presente”.

Significativa l’immagine che Pizzaballa offre dicendo: “Davvero noi siamo ‘rabdomanti di vita e di speranza’: gente che cerca, sapendo che sotterraneamente ma realmente, scorre nel cuore del mondo un fiume di acqua viva”. Non si può dimenticare che “dobbiamo ancora una volta imparare a cercarlo, come le donne del Vangelo, come Pietro e Giovanni”. Pietro corse alla tomba con un atteggiamento di confusione e incredulità per quanto le donne avevano raccontato. Proprio come gli uomini intorno a lui, non dava importanza alla testimonianza delle donne. “Ma – sottolinea Pizzaballa tornò indietro cambiato”. Doveva riconoscere che Gesù non era più “tra i morti”, cioè tra quanti non attendono più le sorprese di Dio.

Cristo, speranza di chi lo cerca anche tra i segni di morte

 “Cristo – sottolinea – è la speranza di coloro che non restano chiusi nella propria sicurezza, ma si avventurano per trovarlo in questo mondo travagliato”. Con una certezza: “Questa è la strada che la Chiesa è chiamata a percorrere. Questa è la strada che siamo chiamati a fare insieme come comunità di fede. Dunque, l’invito: “Lasciamoci stupire dalle sorprese che Dio ha in serbo per noi”. Questa è la vera gioia della Pasqua. “Anche in mezzo alla sofferenza e all’odio, anche in tanti eventi che non possiamo controllare, anche di fronte ai segni di morte che ci circondano, – dice Pizzaballa il Dio del Signore Gesù Cristo è vivo. Non lascerà che la morte prevalga”.

L’augurio per la Pasqua: la Chiesa sia annunciatrice di gioia

“Che la nostra Chiesa, dove è stata annunciata per la prima volta la gioiosa notizia della Pasqua, – dice monsignor Pizzaballa – possa essere faro di speranza per il popolo di Dio lungo la via del Vangelo. Camminiamo per primi insieme, come le donne la mattina della domenica di Pasqua, e per primi corriamo a dare la buona notizia della speranza nella Risurrezione, insieme, per la stessa strada, annunziando al mondo la ragione della nostra speranza in Colui che è veramente risorto!

https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2022-04/patriarca-gerusalemme-pizzaballa-veglia-pasquale-donne-discepoli.html

Duro scontro politico a Tripoli

In Libia, da tempo alla ricerca di un equilibrio molto difficile tra diverse forze in campo e da dicembre in piena impasse elettorale, si gioca in questi giorni un delicato confronto politico: l’ex ministro degli Interni Bashaga, nominato a febbraio primo ministro, aspetta di insediarsi a Tripoli ma le forze fedeli a Dbeibah promettono strenua resistenza. Il rischio è di scivolare di nuovo dal livello politico al confronto militare, come spiega l’analista Michela Mercuri

Fausta Speranza – Città del Vaticano

Centinaia di veicoli militari e gruppi armati fedeli al governo di unità nazionale (GNU) di Tripoli guidato da Abdul Hamid Dbeibah hanno occupato la città questa mattina presto, per contrastare l’atteso arrivo in città di Fathi Bashaga, nominato primo ministro dal parlamento di Tobruk, che ha preannunciato una presa di potere “pacifica”. Colonne armate hanno occupato Airport Street e Shatt Street, a fianco delle forze di Abdelhamid Dbeibah, in seguito alla segnalazione di un ordine di mobilitazione del comandante della regione occidentale, Osama al-Juwaili, un lealista di Bashaga. Secondo i rapporti di intelligence, al-Juwaili e alcune delle forze di Misurata della regione centrale, a sostegno di Bashaga, si stanno preparando ad entrare a Tripoli nelle prossime ore, anche se una fonte nella città di Zintan, a circa 100 miglia dalla capitale, ha escluso questi spostamenti.

Mantenere il confronto a livello politico

Per una riflessione su quanto sta accadendo in Libia dopo la delusione per il mancato svolgimento a dicembre scorso delle previste elezioni, abbiamo intervistato Michela Mercuri, dell’Osservatorio sul Fondamentalismo religioso e sul terrorismo di matrice jihadista (O.F.T.):

Mercuri spiega che in sostanza anche le dinamiche che si registrano in questi giorni confermano la divisione che persiste nel Paese che – ricorda – ha in sostanza due governi, due parlamenti. L’urgenza è quella di mantenere il confronto a livello politico perché – sottolinea – c’è sempre il rischio che si ritorni allo scontro militare. Il punto, secondo l’analista, è che quanto succede in Ucraina non solo distoglie l’attenzione della comunità internazionale ma potrebbe essere aggravato da una nuova escalation di tensione in Libia come in altre zone calde. Sono tanti gli interessi che interconnettono alcuni Paesi.

La nomina in pieno stallo elettorale

L’analista ricorda che il 10 febbraio, il parlamento situato nella città  orientale di Tobruk e vicino al maresciallo Khalifa Haftar, ha nominato l’ex ministro degli Interni Bashaga come primo ministro per sostituire Dbeibah, il cui mandato è considerato scaduto a causa della sospensione delle elezioni previste per dicembre scorso.
Il punto – evidenzia Mercuri – è che  Dbeibah è contrario a lasciare il potere, e da allora i due agiscono entrambi da primo ministro, senza che la comunità internazionale prenda posizione, mentre Bashaga ha avvertito che avrebbe preso il potere nella capitale con “mezzi pacifici”. Giovedì, sono emerse a Tunisi fotografie di Bashaga in presunte consultazioni con i ministri di Dbeidah e diversi capi militari nella città di Misurata che sono state viste come parte dei preparativi per un’imminente presa della capitale. Le forze che sostengono Bashaga – spiega – sono composte da parte delle Brigate al-Nawasi, affiliate a Mustafa Kaddour e finora legate a Tripoli, così come da gruppi di al-Zawiya, nel nord-ovest, e Warshafana.

Il supporto delle Nazioni Unite

La Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL) – ricorda Mercuri – sta sponsorizzando i negoziati al Cairo tra l’Alto Consiglio di Stato, che ha mostrato il suo sostegno a Dbeibah, e il Parlamento. Si tratta di concordare una base costituzionale che dovrebbe governare un processo elettorale, senza però che al momento sia stata fissata una data a causa della nuova divisione istituzionale.

https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2022-04/libia-governo-tripoli-governo-politica-confronto-militare.html