Se non si è più padroni del proprio consenso

con il grande massmediologo Derrick Dekerkhove 

A colloquio con il massmediologo Derrick de Kerckhove

di FAUSTA SPERANZA

Si trovano nella tradizione umanistica e cristiana i soli anticorpi utili per riconciliare l’automatismo digitale con l’individualità della persona. Ad affermarlo dal Canada è il più quotato massmediologo al mondo, Derrick de Kerckhove, erede di Marshall McLuhan. Lo incontriamo e, con il suo sorriso cordialissimo e per nulla professorale, ci dice: «L’umanità è veramente in pericolo, non ci sono solo le guerre e i cambiamenti climatici, c’è il rischio di ritrovarsi non più padroni del proprio consenso». Una possibilità: «Riscopriamo il valore di vergogna e colpa».

L’automatizzazione e le sue «magnifiche sorti e progressive» — per dirla con Leopardi — più o meno si conoscono: algoritmi che ci raggiungono in base a studi di mercato, notizie scritte da pc, sistemi di software che offrono pseudo relazioni con persone scomparse. La macchina non conosce, né ricorda nessuno, né inventa nulla, ma elabora dati e modelli statistici acquisiti. Il punto sono le incognite, di cui parliamo con lo studioso nato in Belgio, naturalizzato canadese, ora direttore scientifico dell’Osservatorio TuttiMedia e MediaDuemila.

L’orizzonte della cosiddetta Intelligenza Artificiale (Ia) sembrava essersi allargato in modo prodigioso quando Microsoft nel 2020 ha annunciato il programma Generative Pre-trained Transformer-3 (Gpt-3) definito modello di linguaggio, in grado di immagazzinare 175 miliardi di parametri. Ma le sorti sono tanto velocemente progressive che da Pechino hanno presentato poco dopo un prototipo in grado di contenere ed elaborare 175 trilioni di parametri. L’assonanza di numero ben richiama il livello di competitività in campo. Il processo è ineluttabile. Viviamo un difficilissimo periodo storico di cerniera. «Un altro sconvolgente e stimolante Medio Evo», dice de Kerckhove che chiede innanzitutto fantasia nei termini: l’Ia, così denominata, «inganna sui rischi». Si parla di human enhancement, una sorta di “rinforzo” delle potenzialità dell’uomo, attraverso l’emulazione di funzioni del cervello umano come osservazione e riconoscimento, ma anche previsione e forse prescrizione. È evidente che pone gravi questioni etiche.

Duplicando digitalmente tutte le realtà umane fino al cosiddetto metaverso — sottolinea lo studioso — si arriva al “gemello digitale” dell’uomo e alla esternalizzazione delle nostre facoltà cognitive: «Non solo la memoria e il giudizio ma anche la coscienza fonte di auto-determinazione». La questione etica – precisa — sta nella possibilità che sparisca la motivazione etica che è garante della nostra autonomia psicologica e anche politica, perché viene meno la fonte del nostro comportamento etico: il senso di vergogna o colpevolezza che ci spinge verso alcune scelte o decisioni piuttosto che ad altre». C’è il rischio di una crisi epistemologica senza precedenti: perdita di significato, perdita del potere del discorso e della deliberazione cosciente. «Al modello di Ia si chiederà di determinare il consenso», che «significherà perdere la prospettiva di intesa, di accordo, così come lo concepiamo». Non potremo più dire creare consenso — avverte — ma dovremo dire «forzare il consenso» a partire da conclusioni tratte da Big Data e Data Analytics. «La crisi di significato e l’esternalizzazione del giudizio e della memoria predispongono a credere a fake news, ad aderire a posizioni estreme» se questo è quello che elaborano le macchine. E de Kerckhove aggiunge: «La trasformazione digitale sradica le persone in tutto il mondo dalle loro basi tradizionali e esperienze familiari, le rende “avatar” di se stesse tanto che tutti gli standard e le convenzioni identitarie, sociali, politiche, sessuali, sono in discussione».

Con un’espressione del viso intelligentemente umanissima, de Kerckhove ci raccomanda di non dimenticare il valore profondissimo del concetto di “colpa” cristianamente inteso. «C’è la ricchezza di un’esperienza di individualità di giudizio e di responsabilità che — ribadisce — rappresentano l’opposto della esternalizzazione che impone il digitale». Un patrimonio che lo studioso vede «ancora conservato al meglio in Europa e in grado di fare la differenza». Ci racconta che McLuhan, credente e dichiaratamente cattolico, amava ripetere che Cristo non a caso si è incarnato dopo l’avvento dell’alfabeto: la scrittura, rivoluzione mediatica del tempo, sarebbe servita a interiorizzare la conoscenza e creare la coscienza. «Cristo rappresenta la persona individuale e il nuovo ordine sociale e psicologico che ne deriva parte dal riconoscimento della propria coscienza interiore, da un disagio privato e non pubblico come la vergogna». La responsabilità è dentro la persona e verso la persona e questo — precisa — deve aiutarci a comprendere l’urgenza di opporsi all’etica esteriorizzata. La sfida è formulare un nuovo accordo globale, una nuova coesione sociale per difendere valori come l’interiorità, il senso della conoscenza, la democrazia».

08 giugno 2022

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2022-06/quo-130/se-non-si-e-piu-padroni-del-proprio-consenso.html

Giornata Oceani. Sviluppo e sostenibilità: studiosi a confronto in Vaticano

Mettere a frutto la ricchezza delle profondità marine per il bene dell’umanità: ne parlano alla Pontificia Accademia delle Scienze studiosi da tutto il mondo. Serve cooperazione internazionale per ecosistemi preziosi – per salute, nutrizione, produzione di energie rinnovabili, risorse minerarie e produzione di farmaci – che hanno un peso geopolitico, come spiegano il presidente dell’Accademia, Joachim Von Braun, e il presidente della Stazione Zoologica Dohrn, Roberto Danovaro

Fausta Speranza – Città del Vaticano

Nella Giornata Mondiale degli Oceani si svolge alla Pontificia Accademia delle Scienze, il simposio intitolato “La salute di mari e oceani e il loro ruolo nel presente e futuro dell’umanità” (Health of the seas and oceans and their role in the present and future of humanity), in collaborazione con la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, che compie quest’anno 150 anni di attività. L’obiettivo è discutere idee e possibili soluzioni per la sostenibilità nel decennio dedicato agli Oceani per lo sviluppo sostenibile. All’incontro, studiosi da diverse parti del mondo perché è cruciale ragionare in termini di cooperazione, come sottolinea, nell’intervista realizzata in inglese,  il presidente della Pontificia Accademia Joachim von Braun: 

Von Braun ribadisce che è preoccupante la salute degli oceani. Un esempio: nel complesso scenario internazionale ci sono Paesi industrializzati con flotte di navi che possono pescare senza regole fuori dai propri confini, in acque fuori dai confini legali nazionali, colpendo ecosistemi, vita sociale, economie e sottraendo cibo alle popolazioni. Per non parlare dell’inquinamento per processi industriali scellerati e per gli scarti di materiali plastici.è essenziale  si confrontano su come possono contribuire le istituzioni, la comunità scientifica e i singoli cittadini alla conoscenza dei fattori che influenzano gli equilibri degli ecosistemi e su come preservarli.

Von Braun: l’impegno dell’Onu da sostenere

Von Braun rende noto che entro le prossime due settimane sarà organizzato dall’Onu un importante confronto tra quanti seguono questi temi per portare avanti concretamente, nell’ambito del Decennio degli Oceani promosso a partire dal 2021 su iniziativa delle Nazioni Unite,  cooperazione in campo di scienza oceanica per la sostenibilità. E poco meno di un decennio è il tempo a disposizione per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati nell’Agenda 2030, definita dai leader mondiali durante gli storici accordi di Parigi nel 2015, quando Papa Francesco ha pubblicato l’Enciclica Laudato si’. Come dice il Papa, “non è possibile vivere sani in un mondo malato”. Occorre quindi lavorare per una crescita sostenibile anche nell’uso delle risorse marine coinvolgendo – afferma von Braun – scienza, religioni e cultura perché tutti questi ambiti devono contribuire alla riflessione. Ma il punto – chiarisce von Braun – è che attualmente ogni Paese si muove autonomamente nella ricerca per lo sfruttamento delle risorse marine e questo non va a vantaggio dell’umanità. Serve – raccomanda – un sistema di regole che faccia sì che beni comuni come la ricchezza degli Oceani siano gestiti per il bene dell’umanità.

Risorse da salvare e scoprire

Delle potenzialità degli spazi marini abbiamo parlato con Roberto Danovaro, presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli,  che quest’anno festeggia 150 di attività:

Danovaro sottolinea che circa un miliardo di persone dipende esclusivamente dalle risorse del mare per il cibo e la vita. In un sistema finito come la terra – dove già oggi se tutte le popolazioni vivessero e consumassero secondo le abitudini di europei e nordamericani avremmo bisogno di 2,5 pianeti terra per sfamare tutti e, allo stesso tempo, essere in grado di mitigare gli impatti dell’uomo – bisogna pensare che il 70 per cento della superficie terrestre e il 90 per cento del suo volume sono composti da acqua e quasi esclusivamente da mari e oceani. Pensando ai potenziali impatti sulla qualità della vita, emerge l’importanza del mare come risorsa del futuro.Ma aggiunge anche che gli oceani da tre miliardi e mezzo di anni di evoluzione della vita conservano il proprio ecosistema spiegando che il mare – attraverso ricerca e conoscenza – può offrire molte opportunità per la salute. Gli organismi marini – dice – ci forniscono una vera e propria “farmacia del mare”, con i loro composti e prodotti naturali. Pensiamo, ad esempio – spiega  – ai composti attratti dalle spugne di mare per curare alcuni tumori, ai composti per migliorare la qualità degli alimenti. Aggiunge anche che dal mare si traggono sostanze che possono integrare la dieta di popolazioni più povere.

L’importanza della ricerca a livello internazionale

Danovaro ricorda che da anni diversi ricercatori e scienziati di fama mondiale  presentano studi e appelli sia a livello di singole nazioni che di istituzioni internazionali, tra cui le Nazioni Unite, per una maggiore e concreta collaborazione internazionale per l’esplorazione, la protezione e la valorizzazione degli oceani, come avviene per lo spazio con l’Agenzia Spaziale Europea, per evitare di lasciarsi alle spalle quelle nazioni che non dispongono di risorse e tecnologie per affrontare gli studi nelle aree oceaniche oltre i confini nazionali.

Responsabilità sovranazionali

Dovrebbe essere una priorità per tutti cercare di capire, proteggere e conoscere meglio il mare e gli oceani – ribadisce Danovaro – anche perché i mari, con la loro profondità media di quattro chilometri, restano imperscrutabili ai satelliti – precisa Danovaro – e per svelarne segreti e opportunità servono tecnologie avanzate e un uso sostenibile delle risorse, a cominciare dalle energie rinnovabili e pulite come gli impianti eolici offshore. Le nazioni che investono nella ricerca marina stanno guadagnando un grande vantaggio competitivo in termini di conoscenza e opportunità di sviluppo economico e sociale.  Mari e oceani saranno un tema chiave nella politica internazionale e nelle agende nazionali del futuro ed è necessaria una maggiore cooperazione tra i Paesi per uno scopo nobile più elevato e universale che avrà un impatto sulla vita dell’umanità. Oltre alle prospettive scientifiche si deve discutere anche di scenari futuri per una convivenza sostenibile tra umanità e oceani. Oltre il 50 per cento degli oceani sono al di fuori dei confini legali delle singole nazioni e dovrebbero essere gestiti come beni comuni universali del pianeta. La terra e gli oceani – ecosistemi essenziali per la salute del pianeta e delle specie umane, animali, marine e vegetali – sono in pericolo da anni con investimenti nel mondo circa 10 volte inferiori a quelli per la ricerca spaziale.

L’appello dell’Onu sui cambiamenti climatici

Gli studi scientifici internazionali del gruppo di scienziati dell’Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite – rilanciato con l’impegno quotidiano di milioni di giovani e studenti in tutto il mondo dopo la firma degli storici accordi di Parigi nel 2015 – dimostrano chiaramente che ci stiamo avvicinando nei prossimi decenni a un punto di non ritorno se non cambiamo il modo individuale e collettivo di consumare, vivere, lavorare, pescare, produrre energia, pensare e gestire i beni comuni più preziosi della creazione.

https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2022-06/laudato-si-pontificia-accademia-scienze-oceani-risorse-poveri.html

Sete di diritti: a dibattito su Oceani e sostenibilità, con Lizza, Rossi, Sassi, Taraborrelli

Fausta Speranza tra i relatori per parlare di SETE DI DIRITTI

8 giugno, Casa dell’Aviatore dalle 17:00 alle 20:00
su La Voce, pag. 10, articolo sul convegno:

2022-137

Video del convegno:

https://mail.google.com/mail/u/0/#inbox/lLtBPZwcMkbblHnDWNLQNkzXSWtcjqTFWCjbKwLVShtcjpnXzGjjXhzxmqFwsvdtKTkqSChP?projector=1

Rassegna Stampa – Acqua Clima e Migrazioni – completa