Straordinario restauro per il Christus triumphans di Forlì

Restauro del «Christus triumphans» della cattedrale di Forlì, capolavoro della scultura medievale europea

La forza rara
di quegli occhi aperti

20 settembre 2024

«Sono occhi che incoraggiano chi lo guarda. Non solo Cristo condivide il dolore e la sofferenza, come tutti i crocifissi, ma questo — come tutti i crocifissi trionfanti — incoraggia e conferma la fede nella vita eterna». Così il vescovo di Forlì-Bertinoro, monsignor Livio Corazza, parla del Christus triumphans, statua lignea della fine del 1100 restituita in questi giorni ai fedeli della Cattedrale della Santa Croce di Forlì dopo l’impegnativo lavoro della restauratrice Carlotta Scardovi. Si tratta di un capolavoro della scultura medievale europea.

Tutto fa pensare che sia il Crocifisso voluto per la nuova Cattedrale dopo il devastante incendio del 1173, probabilmente donato tra il 1180 e il 1190 per iniziativa dell’abate vallombrosano di San Mercuriale.

In croce ma senza i segni della Passione

Grazie al restauro che ha restituito vividezza ai colori, balza agli occhi la peculiarità di Gesù raffigurato in croce ma vivo, senza i segni della passione, con gli occhi aperti. Sul capo, inoltre, si nota una corona regale, non una corona di spine. Le dimensioni monumentali del crocifisso (310 x 206 centimetri) lasciano immaginare una collocazione originaria in posizione preminente, con molta probabilità fissato a una trave o a un arco nella zona superiore del presbiterio.

Per la Cattedrale,  è la più antica testimonianza artistica e di fede

Negli ultimi anni si trovava in una navata laterale ma ora ha ritrovato il suo posto sull’altare maggiore e monsignor Corazza sottolinea la gioia della comunità di riaverlo e, in particolare, in tempo per il prossimo Giubileo. Ricorda che «ad ogni diocesi è richiesto di individuare un Crocifisso che diventi simbolo dell’Anno Santo 2025 e punto di riferimento per tutte le celebrazioni e i cammini di speranza e misericordia previsti».

La professoressa Scardovi definisce il Crocifisso «un’opera di alto pregio» e chiarisce che «l’obiettivo principale dell’intervento svolto è stato quello di intervenire sui fenomeni di degrado che potessero compromettere la conservazione dell’opera nel tempo». Certamente l’intervento di restauro permette di garantirne l’integrità e la tutela, ma anche la valorizzazione. Migliora infatti la possibilità di fruizione legata ai valori di fede, culturali e storico-artistici.

Al di là di qualche singola analogia

Il Crocifisso di Forlì si distingue. L’architetto Marco Servadei Morgagni della Commissione diocesana per l’arte sacra a spiega: «In ciascun paragone emerge la dirompente presenza plastica assai inferiore in qualunque altro esemplare. Oltre allo sguardo penetrante, riemerso in seguito all’ultimo restauro, l’intero volume della figura, affidato a una sapiente sintesi di naturalismo e purismo geometrico, si impone allo sguardo con forza rara». Morgagni sottolinea che «il rapporto uomo-croce, risolto con un’apparente semplicità, nasconde una profonda sapienza tecnica e teologica». Si ha effettivamente l’impressione che il corpo sia disgiunto dal supporto e si avverte un senso di leggerezza che Morgagni spiega come una «sovrapposizione piuttosto che una dipendenza, del Cristo dalla Croce».

di FAUSTA SPERANZA

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2024-09/quo-213/la-forza-rara-di-quegli-occhi-aperti.html

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