Una moneta per il Giubileo

Una moneta per il Giubileo
03 febbraio 2025

 

di FAUSTA SPERANZA

Dodici millimetri di diametro per una lega di metalli di nessun valore. Sono le caratteristiche fisiche della moneta che la Biblioteca Apostolica Vaticana ha scelto, tra le duemila che conserva, per celebrare il Giubileo del 2025. Il magnifico spessore storico e simbolico che la piccola moneta racchiude si palesa nelle parole di Eleonora Giampiccolo, direttrice del Medagliere della Biblioteca. Ci proiettano nel cuore della sensibilità del pellegrino del Medioevo, in una connessione ideale di fede.

Pellegrinaggio e reliquie

Scopriamo che si tratta di un picciolo della zecca di Roma emesso durante il pontificato di Niccolò V Parentucelli in occasione del Giubileo del 1450 e l’emozione già si gonfia di secoli. Poi aggiunge che mentre, al rovescio, reca le chiavi decussate e la legenda NI PP V, cioè Nicolaus Pontifex Pontificum Quintus, al dritto, riproduce il Volto Santo o Velo della Veronica.

Nella spiritualità del Medio Evo

La sensazione è quella di avvertire con forza qualcosa dello spirito che animava i pellegrini che da tutte le parti d’Europa durante il Medioevo facevano di tutto per recarsi al sepolcro dell’apostolo Pietro, così come a quello dell’apostolo Paolo. E il riferimento al Volto Santo evoca una delle reliquie più significative per il Medio Evo cristiano in Europa, di cui il pellegrinaggio ha rappresentato il fenomeno più importante.

Dagli scavi voluti da Pio XII

Per quanto riguarda il Medagliere, dobbiamo ricordare gli scavi archeologici nell’area della Confessione della Basilica vaticana voluti da Pio XII tra il 1940 e il 1949, che hanno portato alla luce quella che è stata riconosciuta come la prima tomba di san Pietro e i resti del trofeo di Gaio nell’area occupata da una necropoli pagano-cristiana del I secolo. Proprio in prossimità della tomba sono riemerse anche le monete custodite nel Medagliere della Biblioteca Apostolica Vaticana. A testimonianza di quella devozione nei confronti del «Principe degli Apostoli» espressa dai pellegrini attraverso il dono delle monete fino alla costruzione della nuova Basilica vaticana iniziata a opera di Giulio II nel 1506.

In attesa del nuovo catalogo

Sono circa duemila monete raccolte insieme nel fondo denominato Tomba di san Pietro. Sono state elencate, con una descrizione sommaria e talvolta non priva di inesattezze rispetto agli studi più recenti in materia, dall’allora conservatore del Medagliere Camillo Serafini, in appendice al volume Esplorazioni sotto la confessione di San Pietro in Vaticano eseguite negli anni 1940-1949Relazione a cura di B.M. Apollonj Ghetti, A. Ferrua, E. Josi. E. Kirschbaum, pubblicato nel 1951. Ma è proprio durante l’anno giubilare in corso che, grazie al sostegno dell’Istituto per le Opere di Religione e alla collaborazione di diversi studiosi italiani e stranieri, sarà pubblicato il nuovo catalogo scientifico.

Poche ma emblematiche 

Il numero delle monete è significativo in termini di reperto ritrovato, ma rappresenta una percentuale davvero piccola di quelle che continuamente venivano lasciate sulla tomba o in prossimità della tomba di san Pietro. Quotidianamente venivano raccolte dagli addetti alla pulizia della basilica e da una relazione del cardinale Jacopo Caetani degli Stefaneschi sappiamo che nel solo Anno Santo del 1300 le monete offerte e raccolte dal personale equivalsero a 30.000 fiorini.

Il valore della devozione

Denari, penny, scellini, rappresentano offerte modeste di scarso valore intrinseco, a eccezione di un tremisse d’oro della zecca di Lucca depositato, secondo la tradizione, da Carlo Magno durante uno dei suoi viaggi a Roma. Sono in molti casi pezzi decisamente rovinati ma è intatta la testimonianza dell’uso diffuso della moneta come offerta amorevolmente custodita dal pellegrino nel corso del viaggio per essere donata all’arrivo presso tombe e altari, in ricordo del proprio luogo d’origine e quale memoria dell’esperienza di cammino vissuta.

Al di là dei chilometri

In questo senso, la piccola moneta scelta come “protagonista” del Giubileo che stiamo vivendo, essendo stata battuta nella zecca di Roma, ha percorso poca strada. Ma forse proprio per questo può ricordarci, come sottolinea Giampiccolo, che al di là della lunghezza e della fatica del viaggio conta la giusta predisposizione d’animo che apre all’intensità dell’esperienza.

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2025-02/quo-027/il-valore-della-devozione.html