E’ rosa una pagina ogni giorno dei giornali in Ghana ma le prime vittime del traffico di esseri umani sono donne. di Fausta Speranza
Gli articoli del dossier: Ghana,crocevia di interessi
– Donne, tutelate solo a parole
– I cinesi e la corsa all’oro del Ghana
– I piccoli schiavi che sostengono l’economia del Ghana
– Ghana: Obloboshie, la discarica dell’Occidente
– Ghana, quelle bare creative
In Ghana, su indicazione delle Nazioni Unite, ogni giorno una pagina dei quotidiani viene dedicata per legge alla questione femminile. Un provvedimento che proietta il Ghana all’avanguardia sul tema. Ma che non squarcia ancora il velo su diverse emergenze rosa. Dalla confinante Costa d’Avorio e dalla vicinissima Nigeria, transitano in Ghana migranti verso l’Europa. Non solo: arrivano in Ghana in migliaia anche da Paesi asiatici come lo Sri Lanka. Non siamo di fronte ai percorsi che da diverse zone dell’Africa portano alle coste del Nord Africa e alle drammatiche carrette nel Mediterraneo, ma siamo di fronte a un altro tipo di tratta: un traffico di passaporti riciclati.
Qualcuno in Ghana ci ha parlato di donne nigeriane che ad Accra prendono passaporto ghanese per passare più facilmente le frontiere in modo regolare. Ma nessuno è disposto a dichiararlo mettendoci la faccia. L’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, che ha un ufficio ad Accra, apertamente, on the record, ci ha confermato solo il caso di diverse centinaia di asiatici finiti su strada nel 2013, dopo aver pagato trafficanti di uomini che li fanno giungere in modo illegale in Ghana con la promessa di portarli poi in Canada. Ma in Ghana vengono abbandonati a loro stessi. Tra questi molte donne che finiscono nel giro della prostituzione. In tema di donne c’è poi una tradizione antica che risale al XVII secolo e che è durissima a morire.
E’ il fenomeno delle Trokosi, cioè letteralmente le spose-schiave del dio. Si basa sulla convinzione che si possa cancellare colpe di uomini delle famiglie donando una giovanissima della famiglia stessa a un uomo riconosciuto come divinità che abita in una sorta di santuario. In Ghana sopravvivono un migliaio di queste assurde strutture. Si concentrano soprattutto nella regione del Volta, ma ce ne sono anche nell’area urbana intorno alla capitale.
L’età delle giovani, che devono essere vergini, varia tra i 6 e i 10 anni. Saranno per la vita dedicate a quell’uomo, a disposizione dei suoi bisogni sessuali, segnate nel vestiario da un abbigliamento tradizionale scarno e fatto di teli di iuta, rigorosamente senza calzature. In alcuni casi, dopo anni l’uomo le lascia andare ma le famiglie difficilmente le riaccolgono e vagano per il Paese. Sono considerate creature folli o streghe. Se si chiede in giro, nessuno nega che esistino ma nessuno ti aiuta ad incontrare qualcuna di loro.
Di questioni femminili e di Trokosi abbiamo parlato con Afua Ansre, che abbiamo incontrato nel suo ufficio Onu ad Accra. Oltre a confermarci che il fenomeno è tutt’altro che superato ci ha dichiarato: “Non sento mai politici ghanesi parlare di trokosi”. Anche se c’è una pagina rosa al giorno da riempire.
da Famiglia Cristiana del 16 ottobre 2014