Preghiera per la pace in Corea a 70 anni dallo scoppio della guerra

Dal Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) l’invito a pregare per una vera pace nella Penisola coreana. Si tratta di un messaggio diffuso in occasione del settantesimo anniversario dell’inizio della guerra di Corea. E’ stato diramato nel corso di un evento online, ieri, sugli impegni ecumenici per la pace in Corea, promosso dai consigli di Chiese di tutto il mondo.

Fausta Speranza – Città del Vaticano

“Guarigione” e “futuro comune” sono le parole chiave del messaggio per la Penisola, sottoscritto dalle Chiese di Corea, America, Canada, Australia, Europa, Asia, Africa. La guerra di Corea viene ricordata come un “terribile conflitto distruttivo”, dopo il quale non è mai stato firmato alcun trattato di pace. L’appello è chiaro: “Sette decenni dopo, è tempo di riconoscerne la fine”.  Nel frattempo, sono sorte nuove sfide per la pace e la stabilità nella regione. La convinzione che emerge dal comunicato è che “questi processi non saranno facilitati finché resterà aperto quel conflitto vecchio di 70 anni”.

Occasioni particolari di preghiera

Per tutto il 2020, il Consiglio ecumenico delle Chiese e il Consiglio nazionale delle Chiese in Corea osservano una Campagna di preghiera globale. Tutte le Chiese e tutti i cristiani sono invitati a pregare per una fine formale della guerra di Corea, attraverso la sostituzione dell’accordo di armistizio del 1953 con un vero e proprio trattato di pace.

A Seoul

Si sono celebrate oggi messe in tutta la Corea del Sud.   Nell’arcidiocesi di Seoul, la più grande con 1,52 milioni di fedeli,  nella cattedrale di Myeongdong,  il cardinale Andrew Yeom Soo-jung, arcivescovo di Seoul, ha detto che “sebbene raggiungere la vera pace che tutti desideriamo sia una cosa molto difficile, non è assolutamente impossibile”.  Il vescovo Lee Ki-heon, capo del Comitato per la riconciliazione del popolo coreano della Conferenza episcopale coreana, ha rilasciato una dichiarazione in cui chiede al governo della Corea del Sud di trovare modi per compiere passi in avanti nelle relazioni intercoreane.  “Ma prima di ogni cosa – ha detto il presule – occorre adottare un trattato di pace e ciò può essere stabilito solo con una dichiarazione di fine guerra”.

Prospettive concrete dalla Dichiarazione di Pyongyang

Il messaggio ricorda l’importanza di rispettare la sospensione e la cancellazione di esercitazioni militari e poi chiede che si realizzino gli intenti di tutti gli accordi che hanno dato importanti speranze di progresso verso la pace nella penisola coreana.  E poi nella preghiera è forte l’intenzione “per la realizzazione di una Penisola coreana e di un mondo completamente liberi dalle minacce nucleari”. In particolare il 2018 è stato un anno  promettente:  ad aprile c’è stata la dichiarazione di Panmunjom, seguita a settembre dalla Dichiarazione congiunta di Pyongyang. Il Presidente della Commissione Affari di Stato della Repubblica Popolare Democratica di Corea Kim Jong Un e il Presidente della Repubblica di Corea Mun Jae In, infatti, hanno tenuto un vertice nella capitale della Corea del Nord dal 18 al 20 settembre 2018. Dopo la storica Dichiarazione di Panmunjom, sono stati registrati  passi in avanti sulla via del dialogo, negoziati tra le autorità del nord e del sud, scambi e cooperazione multilaterali tramite Ong e misure per la distensione militare. Nella Dichiarazione si legge che “il nord e il sud si sono impegnati a dirigere il termine delle ostilità militari nell’area dello scontro, ivi inclusa la Zona Demilitarizzata, fino alla rimozione fondamentale di ogni sostanziale pericolo di guerra e di ostilità nell’intera penisola coreana”. Il nord e il sud hanno condiviso il programma di rendere la penisola coreana una zona di pace libera dalle armi nucleari e dalla minaccia nucleare e di assicurare una necessaria avanzata pratica a tale scopo. La parte nord ha concordato di chiudere permanentemente la piattaforma di test di motori e missili di Tongchang-ri, con la partecipazione di esperti dei relativi Paesi, come prima cosa.

Il conflitto

La guerra scoppiò nel 1950 a causa dell’invasione della Corea del Sud, stretta alleata degli Stati Uniti, da parte dell’esercito della Corea del Nord comunista. Per tutta risposta, su mandato del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, gli Stati Uniti, affiancati da altri 17 Paesi, intervennero militarmente nella penisola per impedire una rapida vittoria delle forze comuniste. Dopo grandi difficoltà iniziali, le forze statunitensi, comandate dal generale Douglas MacArthur, respinsero l’invasione e proseguirono l’avanzata fino a invadere gran parte della Corea del Nord. A questo punto, però, intervennero nel conflitto anche le forze di altri Paesi e le truppe statunitensi furono costrette a ripiegare in Corea del Sud. La guerra, quindi, si arrestò sulla linea del 38esimo parallelo dove continuò con battaglie di posizione e sanguinose perdite per altri due anni fino all’armistizio di Panmunjom, che confermò la divisione della Corea senza stabilire un vero e proprio accordo di pace. Durante il conflitto coreano la guerra fredda raggiunse uno dei suoi momenti più critici.

da Vatican NEWS del 25 giugno 2020

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