Fausta Speranza – Città del Vaticano
“La Bibbia dell’Amicizia” offre un commento a più mani di ebrei e di cristiani. Non si tratta di due letture di uno stesso brano, ma si è scelto di presentare in alcuni casi la lettura degli uni e in altri casi quella degli altri. Non è un’operazione di sincretismo, ma di profondo ascolto della tradizione dell’altro. Iniziare a leggere la Bibbia insieme è frutto di un processo di dialogo particolare cominciato da alcuni anni.
Il primo volume
Circa due anni fa è uscito il primo volume dedicato alla Torah o Pentateuco. Ha la prefazione di Papa Francesco e del rabbino, scrittore e biofisico argentino Abraham Skorka, rettore del Seminario Rabinico Latinoamericano a Buenos Aires. Offre le riflessioni di quaranta studiosi, attraverso una lettura basata sulle proprie tradizioni, attraverso nuove originali introduzioni a ogni libro e commenti.
Il secondo volume
E’ stato appena pubblicato il secondo volume dedicato ai Neviim o Profeti. Anche per questi altri testi della Bibbia, si offrono le riflessioni di studiosi con una lettura basata sulle proprie tradizioni. Cinquantadue studiosi si soffermano sui libri storici e profetici, commentando passi scelti tra i più significativi. Lo scopo anche in questo secondo volume non è quello di arrivare a una lettura unificata della Bibbia, nella quale le diversità si stemperino fino ad annullarsi, ma quello di conoscersi meglio, di conoscere meglio le rispettive letture e interpretazioni, accettando che esse possano essere diverse.
Già si sta lavorando al terzo volume, come confermano i due curatori Morselli e Michelini, che abbiamo intervistato. Marco Cassuto Morselli è presidente della Federazione delle Amicizie ebraico-cristiane in Italia, docente di Filosofia ebraica e Storia dell’ebraismo:
Morselli racconta che all’inizio si era ipotizzato di accostare per lo stesso brano le due letture ma che poi, per evitare ripetizioni e per ampliare la scelta dei brani proposti, si è scelto di alternare. Morselli spiega che si tratta di un’operazione editoriale che risponde ad un cammino nei rapporti tra ebrei e cristiani. Ricorda che il primo vero passo è stato nel 1965 la dichiarazione del Concilio vaticano II “Nostra aetate”. Morselli ricorda che la prima Amicizia in Italia è nata nel dopoguerra a Firenze e che oggi in Italia se ne contano una decina. E poi racconta che questo lavoro è nato non a caso nell’ambito dei Colloqui che ogni anno si tengono, nei giorni dell’Immacolata, a Camaldoli in provincia di Arezzo. Lì, racconta, è nata la proposta da parte di Michelini. Morselli sottolinea come la Bibbia dell’Amicizia sia il frutto di amicizie, anche perché le prefazioni del primo volume sono state scritte da Papa Francesco e dal rabbino Skorka che in Argentina si frequentavano amichevolmente quando Bergloglio era arcivescovo di Buenos Aires e che sono rimasti amici. Morselli sottolinea, inoltre, che non ci sono solo commenti di biblisti ma anche di storici, filosofi, psiconalisti e questo assicura vivacità in più. In ogni caso non si tratta di un’opera per specialisti. Assicura che non ci sono state particolari difficoltà, perché appunto non si doveva armonizzare qualcosa e poi ognuno è stato libero di scegliere il proprio metodo. Morselli ricorda che in Italia c’è diffuso analfabetismo religioso e afferma che alcune pagine della Bibbia possono essere difficili da leggere senza una guida, senza una contestualizzazione. Morselli afferma poi che sono diversi i commenti che lo hanno fatto riflettere ma che soprattutto è rimasto colpito dalla prefazione al primo volume di Papa Francesco.
Padre Giulio Michelini dell’Ordine dei Frati Minori è ordinario di esegesi neotestamentaria e preside dell’Istituto teologico di Assisi:
Padre Michelini ricorda che mai come nel tempo di Natale si capisce che la Parola di Dio è Parola che viene da Dio e che si è incarnata. Questo è il cuore del messaggio cristiano e da qui viene la novità del cristianesimo, che deve alla tradizione ebraica se sono stati tramandati i testi delle Sacre Scritture. Il teologo sottolinea un altro aspetto che richiama al concetto di amicizia: tutti i partecipanti, i collaboratori del volume scrivono a titolo gratuito. Anche qui, dice, sta l’amicizia. Padre Michelini ribadisce che si tratta di un’operazione che assicura a tutti arricchimento. Si tratta di ascoltare, spiega, per accogliere e non annullare l’interpretazione dell’altro, che rappresenta quello che l’altro è. Certo non c’è niente di più diverso tra chi crede in cose differenti, ricorda padre Michelini, a partire dal riconoscimento in Cristo del Messia dei cristiani che gli ebrei non riconoscono come tale. E spiega: nelle ragioni dell’altro c’è qualcosa da ascoltare e qualcosa da imparare perché si parte dalla stessa Parola di Dio. Padre Michelini cita un detto della tradizione ebraica secondo il quale la Parola di Dio non è spiegata se non ne vengono dati almeno 70 significati diversi. E questo, afferma, significa che viene riconosciuta l’irriducibilità della Parola di Dio, che significa che quando Dio parla, la sua Parola per noi è indicibilmente ricca. Padre Michelini dice ancora che il numero 70 richiama le 70 scintille che scattano quando si batte su un’incudine il ferro. Poi sottolinea, tra l’altro, che leggere la Bibbia non è facile ma, nonostante la scarsa conoscenza delle Sacre Scritture, il primo volume della Bibbia dell’Amicizia è stato un successo editoriale. E forse, sottolinea, ad incuriosire è stato proprio il ventaglio di riflessioni offerte. Il teologo ricorda che la vendita dei libri in questo periodo difficile della pandemia non è calata e questo è significativo di come questo tempo difficilissimo possa essere, per alcuni, anche un’occasione per fermarsi e scoprire il libro della Bibbia che, conclude, parla di noi, aiuta a riflettere sulla nostra vita e su noi stessi.