Più coesione nell’Ue che entra nel 2021

Parole d’ordine della prospettiva europea per i prossimi sette anni sono sviluppo regionale e coesione. Al di là dei propositi nei documenti, l’Unione europea entra in un nuovo anno cambiata non solo per la Brexit ma per il salto di qualità che ha fatto in tema di interventi concertati e condivisi sull’economia reale dei cittadini, come spiega lo storico Federico Niglia

Fausta Speranza – Città del Vaticano

I documenti pubblicati dalla Commissione Ue per il periodo 2021-2027 indicano sostanzialmente un obiettivo: promuovere lo sviluppo regionale sostenibile mediante strategie gestite a livello locale e in tutto il territorio Ue, che significa intervenire per tutte e tre le categorie, cioè regioni meno sviluppate, in transizione e più sviluppate.

I piani di intervento per il prossimo settennato

Si leggono poi le priorità di investimento che risultano orientate su cinque piani principali: l’innovazione per la trasformazione economica e il sostegno alle piccole e medie imprese; un’Europa più verde e priva di emissioni di carbonio grazie all’attuazione dell’accordo di Parigi e agli investimenti nella transizione energetica, nelle energie rinnovabili e nella lotta contro i cambiamenti climatici; un’Europa più connessa, dotata di reti di trasporto e digitali strategiche e infine un’Europa più sociale, che raggiunga risultati concreti riguardo al pilastro europeo dei diritti sociali e sostenga l’occupazione di qualità, l’istruzione, le competenze professionali, l’inclusione sociale e un equo accesso alla sanità.

L’accordo con la Cina

Ha ripreso slancio il negoziato tra Bruxelles e Pechino e il 30 dicembre è stato firmato un accordo commerciale. La Cina,  candidata a sorpassare gli Stati Uniti in quanto economia mondiale entro il 2028,  cinque anni prima del previsto ha già superato gli Usa come primo interlocutore economico dell’Unione europea. L’accordo di investimento con Bruxelles mira a creare innanzitutto parità di condizioni per le imprese europee in Cina.

Per tracciare un bilancio tra presente e futuro nel cammino europeo abbiamo parlato con Federico Niglia, docente di Storia delle Relazioni internazionali all’Università di Perugia:

Uno slancio nuovo

Il professor Niglia sottolinea che senz’altro il bilancio è positivo nei fatti e nella percezione della gente. Parla di successo nella gestione della Brexit per il tipo di accordo raggiunto ma soprattutto per la coesione dimostrata dai 27. Proprio la decisione della Brexit – ricorda – ha rappresentato il momento recente di maggiore disorientamento e disaffezione, ma invece il 2020 si chiude con uno slancio nuovo dovuto anche al fatto che in virtù degli effetti della decisione del Regno Unito, nessuno più parla di uscire dall’Ue.  E poi Niglia cita la questione più cruciale: la risposta che l’Unione ha dato compatta all’emergenza Covid-19, mettendo in campo molte risorse economiche ma soprattutto facendolo – aggiunge – con meccanismi di condivisione che sarebbero stati impensabili un anno fa.

Bilancio positivo: tra risultati concreti e percezioni

Niglia spiega che senz’altro è stata innovativa e sorprendente la risposta Ue alla pandemia ma sottolinea che bisogna fare chiarezza tra slancio rinnovato e meccanismi. Il primo indubbiamente – afferma – appartiene alla situazione ma gli strumenti già c’erano, dunque in realtà – dice – l’Ue ha fatto in grande e a tempi di record quello che è nelle sue facoltà fare: attivare meccanismi che incidono sull’economia reale dei cittadini.

Non mancano le sfide, ma si superano solo insieme

Lo storico mette in luce tutte le potenzialità di un’Europa che ha ridato vigore a principi fondativi come quello della solidarietà ma chiarisce anche che le sfide non sono finite. L’anno che si apre sarà ancora segnato dalla lotta al coronavirus e poi si dovrà riuscire a spendere bene le risorse straordinarie messe in campo. A questo proposito, sarebbe importante ripensare il rapporto tra le istituzioni europee e quelle di ciascun Paese membro, nel senso che troppo spesso si è parlato in passato solo di input dall’alto ai vari esecutivi. A questo proposito – spiega – l’immagine consueta è quella di un’Europa che cammina sulle gambe dei governi nazionali.  Niglia propone invece di rovesciare la prospettiva riconoscendo che i governi hanno bisogno di camminare grazie alle gambe dell’Ue. Invita, in sostanza, a mettere a fuoco in questa fine 2020 e inizio 2021, quanto le autorità così come i cittadini hanno avvertito importante: unire le forze. Dunque, il messaggio di Niglia è che non si deve perdere la prospettiva frutto di un salto di qualità dovuto al prezzo pagato in termini di vite umane e di sofferenza a causa la pandemia. Inoltre – sottolinea – questa prospettiva serve per le sfide del 2021.

Il rilancio delle relazioni con gli Stati Uniti

Joe Biden, il presidente eletto che si insedierà alla Casa Bianca il 20 gennaio, punta a ricostruire il rapporto con l’Unione Europea, ricorda Niglia parlando infine dell’orizzonte dei rapporti Ue- Usa. Sia la Commissione sia l’ufficio di presidenza del Consiglio Europeo hanno diffuso alcuni documenti in cui delineano una collaborazione più stretta con l’amministrazione Biden, elencando una serie di temi su cui si può ricostruire quella che negli scorsi decenni era stata una delle alleanze più solide dell’Occidente.

https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2020-12/unione-europea-bruxelles-pandemia-paesi-membri-economia.html

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