“UNO SPORT PER CANTARE LA VITA“: E’ LO SLOGAN SCELTO DAL
CENTRO SPORTIVO ITALIANO PER FESTEGGIARE I 50 ANNI DI ATTIVITA’
Servizio di Fausta Speranza –
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Festeggia 50 anni, il Centro Sportivo Italiano: lo fa in relazione al giugno del ’44 quando, subito dopo la liberazione di Roma, viene fondato dalla Gioventù Italiana di Azione Cattolica. In realtà, però, è l’ideale prosecuzione della FASCI, la Federazione delle Associazioni Sportive Cattoliche, fondata nel 1906 e costretta dal regime fascista a sciogliersi nel 1927.
L’intento di base è la promozione dell’attività sportiva presso il maggior numero possibile di persone, e, certamente, in modo particolare, presso i giovani.
E, perseguendo tale obiettivo, il CSI è cresciuto, fino a contare oggi Il.000 società sportive e 550.000 aderenti: con una uniforme presenza sul territorio mediante 20 consiglieri regionali e 158 Consigli provinciali.
Rispecchiando le diverse realtà sociali, economiche e culturali delle varie regioni, il CSI persegue in ogni caso lo obiettivo di educare attraverso lo sport.
Ma qual è il segreto ~he rende lo sport via privilegiata per imparare a “cantare la vita”, come recita lo slogan del Meeting? Innanzitutto, la capacità di aggregazione, come spiega il Presidente Nazionale del Centro Sportivo Italiano, Donato Renato Mosella.
“Lo sport diventa mezzo di comunione, ogni volta che ci si incontra per allenarsi, per andare a fare una gara, ma anche per ritrovarsi la sera, per fare il punto, per organizzare al meglio la sede, la struttura per prepararre e attrezzare il campo. In più, lo sport ha delle grandi potenzialità ludiche, proprio di gratificazione psicologica pernaIe, di creatività, di spontaneità, perché ogni disciplina, ogni gesto sportivo, ogni linguaggio motorio è qualcosa di nuovo che sboccia in ogni momento. In questo senso, noi crediamo che lo sport sia educazione alla pace, alla tolleranza~ proprio per quello che avviene nella dinamica delle organizzazioni sportive.”
Ma perché la pratica sportiva riesca ad insegnare l’equilibrio tra giusta spinta alla competizione e consapevolezza dei propri limiti, qualcosa non deve essere trascurato ••• ribadisce lo stesso presidente nazionale del CSI.
“Noi crediamo che la grossa fatica sia quella di non trascurare mai la persona. Ogni qualvolta ci si allontana dalla persona, per cui si fa lo sport per il risultato, per lo sponsor, per i quattrini, si degenera. Ogni qualvolta, invece, si impegnano pensando che quello che facciamo, aiuta la persona, è in funzione della persona tutta, indipendentemente da quello che rende da quello che dà e da quello che offre, noi riusciamo a creare queste condizioni minime indispensabili in cui lo sport diventa un’occasione di gratuità, untoccasione di incontro di scambio e anche di benessere.