Monito del Consiglio d’Europa sui migranti irregolari

di Fausta Speranza

Irregolari ma persone. Irregolari, ma non illegali. Il Consiglio d’Europa lancia un forte monito a non dimenticare i più basilari diritti umani di migranti non regolari su territori europei. Lo fa con la raccomandazione pubblicata dalla  Commissione europea contro razzismo e intolleranza, Ecri, che innanzitutto invita i Governi ad «astenersi dal designare come “illegali” quei migranti che sono entrati o sono presenti in uno Stato membro senza il permesso di immigrazione».

Il messaggio comincia guardando il tutto dalla parte dei cittadini. La prima indicazione, infatti, riguarda chi, in qualche modo o a diverso titolo, assicura a migranti irregolari alcuni servizi che rientrano nei diritti fondamentali, riconosciuti come tali dal primo articolo della Convenzione internazionale. L’indicazione è precisa: non vanno discriminati. Precisamente si afferma che «chi fornisce cure, alloggio, istruzione, o protegge e assicura i diritti di donne, bambini e uomini presenti irregolarmente sul territorio del proprio Stato non deve essere punito e non deve essere tenuto a denunciare queste persone alle forze dell’ordine e le autorità migratorie».  L’affermazione non è da poco. C’è altro. Si legge nero su bianco che «gli Stati devono vietare per legge a chiunque fornisca servizi essenziali, nel pubblico e nel privato, di segnalare alle autorità migratorie i migranti sospettati di essere irregolarmente presenti sul territorio dello Stato, o trasmettere dati e informazioni su di loro».  Si parla esplicitamente di assistenza sanitaria, ma non solo.  Si legge di «opportuna assistenza amministrativa e giuridica».

L’organismo del Consiglio d’Europa, che più si occupa di combattere  razzismo e discriminazioni, ritiene che queste misure siano essenziali per assicurare che gli Stati garantiscano effettivamente, come sono tenuti a fare in base agli obblighi che hanno volontariamente sottoscritto, i diritti umani. L’Ecri sottolinea che i diritti di persone migranti sono violati ogni volta che una legge impone a chi li assiste di segnalare la loro presenza alle forze dell’ordine, perché questo impedisce direttamente o indirettamente a donne, bambini, e uomini di avere accesso ai servizi di cui hanno bisogno.

Nel testo di fa l’esempio di numerosi effetti negativi. Quelli più ovvi sono sotto il profilo della salute di tutta la popolazione. Si dice espressamente che la paura di essere denunciata può indurre una persona con una malattia contagiosa a non farsi curare, o a impedire la vaccinazione dei bambini. L’Ecri avverte che non solo c’è il rischio di rendere i migranti irregolarmente presenti più vulnerabili a forme di sfruttamento e abuso, ma si alimenta anche l’intolleranza e la discriminazione verso tutti gli immigrati.

Dalle indicazioni di principio alle misure concrete. Oltre a decriminalizzare l’assistenza ai migranti irregolarmente presenti sul territorio, ogni Stato deve assicurare che possano accedere a tutti i servizi essenziali senza dover presentare documenti inerenti al loro “status migratorio”. Non è tutto qui. L’Ecri va oltre affermando che le autorità devono «proibire alle forze dell’ordine di condurre controlli nelle immediate vicinanze di scuole, ospedali, servizi per l’alloggio, centri di assistenza, banche del cibo e istituti religiosi».  Questo il contenuto chiave della sedicesima “raccomandazione di politica generale” che l’Ecri rivolge ai Governi dei 47 Stati membri del Consiglio d’Europa.  Ricordiamo che le raccomandazioni non sono vincolanti, ma a volte vengono riprese dalla Corte europea dei diritti dell’uomo.

In prima pagina, Osservatore Romano 13 Maggio 2016

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