Osservatore romano 18 febbraio 2023
di Fausta Speranza
Un grande talento, protagonista del panorama culturale italiano ed europeo. Anzitutto la città di Roma rende omaggio a Maurizio Scaparro, scomparso venerdì 17 all’età di 90 anni, ospitando al Teatro Argentina — ha diretto il Teatro di Roma dal 1983 al 1990 — la sua camera ardente, aperta al pubblico nella mattina di domenica 19.
Critico e docente, oltre che uomo di teatro, cinema e tv, Scaparro è stato un professionista in grado di rinnovare profondamente la scena teatrale e un organizzatore creativo di grandi festival e di eventi.
Con il suo stile sobrio e sostenuto da un solido realismo, ha mirato a creare un repertorio “nazional popolare”, valorizzando testi meno conosciuti di autori classici e novità contemporanee, e adattando per la scena romanzi del Novecento, con oltre 60 spettacoli allestiti, conquistando per due volte il Premio Flaiano: nel 2000 alla carriera e nel 2004 il Premio speciale.
Inoltre, ha dato vita, con Giorgio Strehler, al Théâtre de l’Europe, un laboratorio di idee e di arte per «costruire — come diceva — un’Europa della cultura». Un regista internazionale sempre in viaggio fra Italia, Francia, Spagna, Stati Uniti, riconosciuto come un significativo esponente del mondo della cultura europea.
Nato a Roma, ha iniziato l’attività di critico teatrale per giornali come l’Avanti!, nel 1961 è diventato direttore responsabile della rivista Teatro Nuovo. Ha fatto parte di quel gruppo, di cui è stato capostipite Strehler col Piccolo dei Milano, che, nel dopoguerra, ha fatto nascere il teatro pubblico e la moderna regia in Italia.
Negli anni Scaparro ha assunto l’incarico di direttore artistico, tra gli altri, del Teatro Stabile di Bologna, del Teatro Stabile di Bolzano, del Teatro di Roma, del Teatro Eliseo di Roma, del Théâtre des Italiens di Parigi, del Teatro della Pergola di Firenze.
Come regista teatrale ha debuttato nel 1965 al Festival dei Due Mondi di Spoleto con La Venexiana, commedia di autore anonimo. Ha adattato per la scena molti romanzi del Novecento, tra cui Il fu Mattia Pascal e Il giovane Faust. Si è cimentato nella regia cinematografica, dirigendo nel 1983 un proverbiale adattamento di Don Chisciotte.
Particolarissimo il rapporto con Venezia: Scaparro è stato direttore della Biennale Teatro dal 1979 al 1982 e dal 2006 al 2009. Il suo nome per la città lagunare significa la nascita del Carnevale moderno, quello abbozzato in un primo momento alla fine degli anni ‘70 e, poi, organizzato con un vero e proprio programma di eventi teatrali curati dalla Biennale dal 1980. La firma di Scaparro è associata alle particolari edizioni del 1980, 1981, 1982 e a quelle del 2005, in cui ha ideato il progetto della maratona teatrale negli ultimi «tre giorni e tre notti» dei giorni di Carnevale, e del 2006 quando ha curato la programmazione teatrale che aveva come titolo Il drago e il Leone.
Conoscenza appassionata, interazione di culture diverse, mescolanza di vari linguaggi espressivi, utopia: tanto si ritrova nella maestria di Scaparro. Il lungo sodalizio artistico con l’attore Pino Micol ha segnato l’affermarsi nell’immaginario comune di altri personaggi come Cyrano di Bergerac, Caligola di Albert Camus, la brechtiana Vita di Galileo, Enrico IV , Don Giovanni. Fino ad arrivare alle riflessioni private e politiche delle Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar. Tra gli ultimi spettacoli, Scaparro ha direttoAspettando Godot, ripreso fino al 2019.
Di Maurizio Scaparro l’attore e regista teatrale Giorgio Albertazzi ha detto: «Scaparro è quello che si chiama un uomo di teatro e il teatro ha bisogno di persone come lui. Ce ne fossero un paio di Scaparro sarebbe meglio, una decina in Europa sarebbe un gran colpo, il teatro farebbe un balzo in avanti!».