3 Aprile 2023
I lavori nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo
Restaurare le sorprese
Un restauro divenuto scoperta promette altre sorprese. I lavori di recupero del Coro dei Laici della Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo hanno regalato alla città, che quest’anno è capitale italiana della cultura, un affresco di una Madonna col Bambino del Trecento e un’inedita parte della tarsia dedicata a Caino e Abele, conservata intatta dal Cinquecento. È stato inoltre svelato l’antico sistema di “coperti” delle tarsie e il suo originale meccanismo a scomparsa. Ma non c’è solo la soddisfazione per il maggiore apprezzamento delle opere restaurate e per le scoperte fatte: c’è anche un’accresciuta attesa per quel che resta delle preziosità di cui ci si prenderà cura prossimamente. Oltre alla sezione dedicata ai laici, infatti, il Coro ligneo si compone di una seconda parte, il Coro dei Religiosi, il cui restauro sarà ultimato entro l’autunno 2023. In sostanza, l’intervento di restauro, ancora in corso, restituirà alla città l’intera sequenza di tarsie lignee raffiguranti immagini di storie bibliche e simboliche, la cui esecuzione si colloca tra il 1523 e il 1555. Il tutto accade a 500 anni dall’inizio dei lavori di costruzione.
Per quanto riguarda il Coro ligneo, è impreziosito da ventinove tarsie che rappresentano scene dell’Antico Testamento, disegnate dal Lotto e realizzate dal maestro intarsiatore Capoferri. È il coro più “recente” — realizzato tra il 1553 e il 1555 — e occupa l’area absidale della Basilica. Il nome di questa sezione del Coro fa riferimento alla posizione in cui sedevano durante le celebrazioni i congregati laici.
Il restauro, avviato ad aprile 2022 — a cura di Luciano Gritti dell’omonima Bottega di restauro con la supervisione della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Bergamo e Brescia, con il sostegno della Fondazione Banca Popolare di Bergamo — è avvenuto con modalità innovative e partecipate, che permettono di coinvolgere non solo i numerosi turisti in visita in città, ma anche i bergamaschi, in particolare gli studenti. Quello allestito all’interno della Basilica di Santa Maria Maggiore, infatti, è un “cantiere vivo”, delimitato da pannelli trasparenti su cui sono riportati testi, immagini e QR code che permettono l’approfondimento di contenuti storici e artistici legati all’opera e al suo contesto. A oggi, oltre 500 mila persone hanno visitato il cantiere di restauro.
Grazie all’intervento, sono state scoperte opere inedite sia al pubblico che agli addetti ai lavori. La prima è un affresco di fine Trecento raffigurante una Madonna col Bambino, rimasta nascosta fino a oggi dietro a una tarsia del Coro. La seconda testimonianza è un’opera attribuita al pittore pavese del Cinquecento Francesco Rosso, intarsiata da Capoferri, raffigurante Caino e Abele. È oggi visibile per la prima volta dal Cinquecento.
La terza grande scoperta attiene all’antico sistema di “coperti” delle tarsie. Dalla metà del XIX secolo le tarsie sono state nascoste alla vista del pubblico da coperchi di legno e, prima del restauro, solo alcune erano osservabili durante le visite guidate. Smontando la parte presbiteriale del Coro, — raccontano i restauratori — la più antica e cioè il Coro dei Religiosi), si è scoperto che le tarsie con simbologie neoplatoniche lì disposte erano in origine pensate come coperchi, “coperti” appunto, delle tarsie a tema testamentario. Fino a oggi gli studiosi non erano riusciti a spiegare la funzione dei “coperti”. Stefano Marziali, docente alla Scuola di restauro dell’Accademia di Verona, spiega che è venuto alla luce un sistema unico e mai visto in un oggetto di questo tipo: le sedute del coro presbiteriale erano state predisposte per ospitare un originale sistema a scomparsa, ovvero la tarsia simbolica sarebbe sparita dietro l’alzata della seduta con un sistema a ghigliottina, lasciando scoperta la tarsia biblica.
Marziali precisa che le tarsie sono 36 coperti e 34 scene bibliche che formano un percorso propedeutico alla meditazione intellettuale e spirituale. Immagini simboliche che sintetizzano visivamente i temi attinti dagli eterogenei campi di ricerca del Rinascimento, una sintesi fra temi religiosi e archetipi pagani: alle storie bibliche, infatti, si sono aggiunte metafore dell’alchimia, figure care all’ermetismo, suggestioni della mitologia greco-romana e concetti della filosofia neoplatonica. Luciano Gritti, restauratore dell’omonima Bottega di Restauro sottolinea che le parti intagliate, dopo gli interventi di pulitura, tornano a mostrarsi nella loro tinta originaria: il bosso, il noce, la quercia affogata, che creano, insieme, «un effetto straordinario». Si tratta di immagini complesse, con una costruzione narrativa che spesso offre una molteplicità di interpretazioni, a volte anche in contraddizione l’una con l’altra. Racconti intensi, a volte anche violenti, come le tarsie dedicate all’uccisione di Abele, al martirio dei fratelli Maccabei con la madre o alla storia di Lot in fuga da Sodoma e Gomorra. Ma nell’insieme le tavole accompagnano nel racconto biblico con armonia ed immensa delicatezza e l’immagine della Madonna ritrovata catalizza e accompagna le emozioni.
di FAUSTA SPERANZA
https://www.osservatoreromano.va/it/news/2023-04/quo-078/restaurare.html