«Col tono giusto si può dire tutto, col tono sbagliato nulla: l’unica difficoltà consiste nel trovare il tono». Viene in mente questa celebre frase di George Bernard Shaw pensando a padre Carlo Cremona, sacerdote rigoroso, intellettuale mai elitario, giornalista appassionato e ironico, morto a 85 anni per un malore il 13 luglio 2003 proprio in uno studio televisivo. Vent’anni dopo, ricordiamo che è stato il primo comunicatore radio nel genere religioso — voce familiare per varie generazioni a Radio Vaticana e a RadioRai con il suo appuntamento Il santo del giorno — e che per primo ebbe l’idea di commentare in radio e in tv il sabato sera il testo del Vangelo della liturgia domenicale. Restano esemplari la capacità di parlare di tutto e la penna sagace contro falsi profeti e facili dottrine, ma anche la capacità di discernere quando tacere. Una penna che per anni ha assicurato al quotidiano «Avvenire» contributi brillanti, anche in difesa del «buon giornalismo cattolico» che — scriveva — «deve tornare alle notizie vere e all’informazione vera».
Torna alla mente il modo estremamente amabile con cui incarnava idealismo e umanità. Era stato agostiniano prima di essere diocesano e parroco a Roma della centralissima Santa Maria del Popolo, dove ha intessuto amicizie durature con personaggi del cinema come Marcello Mastroianni e Alberto Sordi. Sono sempre stati tanti, e di diverse discipline, gli artisti che ha frequentato, intessendo proprio per questo motivo un contatto diretto con monsignor Pasquale Macchi, segretario personale di Paolo VI, il Papa che ha costruito un dialogo importantissimo con artisti e intellettuali e che, presentando le conclusioni del Concilio vaticano II, ha chiarito come «la Chiesa è in profonda comunione con il mondo moderno, pronta ad accogliere le sue sfide e a offrire il rimedio ai suoi mali, la risposta ai suoi appelli». Alla morte di padre Cremona, monsignor Macchi ha sottolineato quanta stima avesse Papa Montini per «questo testimone coraggioso della verità e della libertà della fede cristiana, che ha coinvolto lettori e ascoltatori nella profondità delle riflessioni importanti seminando serenità e fiducia». Quanti hanno conosciuto padre Cremona immaginano l’umana gioia che avrebbe provato alla canonizzazione di Paolo VI, il 14 ottobre 2018.
I libri di padre Cremona hanno fatto letteralmente il giro del mondo: la biografia Agostino di Ippona (Rusconi, 1986) e il volume costruito a capitoli tematici Agostino d’Ippona. Pensieri (Rusconi, 1988) sono stati tradotti in pochi mesi in tante lingue, compreso il coreano di cui l’autore ci raccontò di essere particolarmente fiero. Agostino è uno di quei personaggi che corrono il rischio di essere considerati praticamente immobili nella loro immensa statura, mentre nella scrittura estremamente competente e allo stesso tempo accessibile di Cremona emerge l’uomo nel quotidiano, nella sua sofferta ricerca di verità e nell’abbraccio alla «Bellezza immortale». Sullo sfondo, è delineato il quadro storico e sociale, l’affacciarsi di popoli e forze a un tempo feconde e dirompenti, il sacco di Roma del 410 e l’inizio di una nuova era. Cremona non si limita a raccontare l’incontro tra mondo antico e pensiero cristiano, ma offre al lettore un ponte tra passato e futuro: nella sua rievocazione, Agostino cammina con l’uomo contemporaneo.
Altrettanto precisa e coinvolgente è la biografia — con un capitolo che parla del drammatico rapimento del presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro — dedicata proprio a Paolo VI , che padre Cremona ha seguito in modo particolare. È stato Papa Montini a volerlo dal 1973 a Palazzo Migliori, costruzione settecentesca in largo degli Alicorni con vista sul colonnato di San Pietro. Palazzo Migliori oggi per volontà di Papa Francesco ospita persone senza fissa dimora in attesa che, superate le difficoltà, possano trovare un’abitazione. All’epoca di padre Cremona ospitava la casa per ragazze madri delle suore calasanziane Pio XI ed era una sorta di “ufficio stampa” delle tante iniziative che il sacerdote promuoveva — con uno slancio al quale era impossibile resistere — per sostenere attività caritatevoli delle religiose nel mondo, a partire dalla missione a Salvador de Bahia in Brasile.
Delle suore che si incontravano a Palazzo Migliori in quegli anni e’ ancora viva suor Emiliana che, a 98 anni compiuti a gennaio scorso, si trova nella residenza a via delle Calasanziane. Parla poco ma sorride molto e i suoi occhi si illuminano di serena ammirazione quando, andando a trovarla, le si parla di padre Carlo.
di FAUSTA SPERANZA
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