Fini è uno sciagurato e tutto il resto non è noia ma disastro. È la sintesi del pensiero di Giampaolo Pansa che rimpiange la Dc ed è disposto anche a rievocare il vecchio adagio: si stava meglio quando si stava peggio. Ieri al Meeting di Rimini ha presentato il suo ultimo libro “I cari estinti”, edito da Rizzoli, che racconta 40 anni di professione giornalistica impegnata a seguire la politica italiana. Il volume, dai titoli ironici e accattivanti, è concentrato sugli anni 1948-1989, dunque proprio la prima Repubblica. Il giornalista, che ha scritto per le più importanti testate (oggi il suo Bestiario esce ogni domenica sul “Riformista”) e che ha oggi 75 anni, ha ripercorso anni cruciali della storia italiana guardandoli da questo 2010 che ha definito «fosco» e segnato in politica da «carrozzoni personali ». Nel libro, diciamo subito che manca stranamente la figura di Cossiga che Pansa ha ricordato come «non autentico democristiano ma anarchico cattolico liberale». Un «uomo coraggioso » che però secondo Pansa non rientrava nell’analisi del libro. Per tutti gli altri politici citati c’è un aggettivo: da De Mita «aggressivo » a Berlinguer «monacale», a Craxi «ardimentoso». A proposito di Craxi, l’ampio spazio dedicato al leader socialista e gli inviti a «non ricordarlo come l’unico dei corrotti» può riaccendere il dibattito sul revisionismo craxiano, ma non è Craxi il leader politico che esce meglio dal libro di Pansa. E’ Mariano Rumor, il «perfetto democristiano». Anche se «un po’ curiale», – ci ha detto Pansa – ha messo in campo le migliori energie per il bene comune che siano state messe in circolo finora: «equilibrio e saggezza». Ricordando anche tutti i limiti della vecchia Dc, dalla corruzione alla generazione del debito pubblico, Pansa ha ribadito di «sentire la mancanza di quell’equilibrio che ha salvato l’Italia negli anni del dopoguerra e negli anni del terrorismo». E il punto è che «non si intravedono all’orizzonte possibili protagonisti di una terza Repubblica ». Pansa ha scherzato e ironizzato con la platea del Meeting, che si è dimostrata particolarmente affettuosa, e ha tessuto un elogio dell’ironia, «a patto che sia bonaria e non cattiva». Ma parlando dell’oggi, ad un certo punto, dall’alto dei suoi anni ha impostato la voce per dire che «l’Italia rischia la guerra civile». E ha puntato il dito contro la cultura dell’apparire che svuota tutto di significati. «Oggi non c’è l’ombra della solidità della Dc – ha aggiunto sempre con tono serio – e non so se l’attuale classe dirigente riuscirebbe a superare prove come quella del caso Moro». «Sia a destra che a sinistra, oggi ci sono le caricature dei politici di un tempo». Pansa ha partecipato al Meeting di CL del 1986 e poi alle ultime edizioni dal 2008. Dietro le quinte ci ha confidato di provare «un’emozione del tutto particolare per la gente del Meeting che esprime, come non capita spesso, interesse e entusiasmo». Forse sono queste alcune delle risorse possibili da cui ripartire dovendo inesorabilmente guardare al futuro.
Il Riformista del 26 agosto 2010