Un confuciano occidentale in Oriente

In versione italiana il docu-film dedicato a Matteo Ricci prodotto in Cina

13 novembre 2024

Un pubblico di un miliardo di persone per un missionario di quattro secoli fa: in Cina, in poco tempo, è stata questa l’accoglienza riservata al docu-film Un confuciano occidentale in Oriente dedicato alla straordinaria figura di Matteo Ricci. Si tratta di una produzione del Kuangchi Program Service (Kps) dei gesuiti, in stretta collaborazione con la China Central Tv (Cctv), la più grande emittente televisiva al mondo.

La versione italiana

Dopo il successo dell’opera in lingua cinese prodotta nel 2020, la versione italiana del documentario televisivo in quattro parti, dedicato al gesuita nato a Macerata il 6 ottobre 1552 e morto a Pechino l’11 maggio 1610, viene presentata nella serata di giovedì 14 novembre, al Teatro Quirino. È frutto di esclusive riprese fatte in Cina, Macao, India, Italia, Portogallo e anche nell’Archivio della Curia dove sono stati filmati documenti originali.

Il primo gesuita in Cina

Padre Matteo Ricci, di nobile famiglia, sceglie presto di abbracciare la Compagnia di Gesù e di guardare all’Asia, seguendo l’impulso missionario che vivrà senza rinnegare i suoi talenti di matematico, cartografo o sinologo, anzi costruendo proprio con i suoi studi ponti di dialogo. Dopo alcuni anni in India, riesce ad approdare in Cina al tempo della dinastia Ming e riceverà dai mandarini il titolo onorifico di «studioso confuciano del grande Occidente».

Individuare semi di bene

Al centro di tutto il suo impegno c’è la scelta di «individuare semi di bene che sempre lo Spirito regala a tutti i popoli e a tutte le culture creando così fraternità concreta». Con queste parole padre Massimo Nevola, assistente nazionale dell’associazione laicale ignaziana Comunità di Vita cristiana, ci parla di uno degli aspetti che rendono preziosi gli insegnamenti di Matteo Ricci: «La capacità di vivere nell’attitudine di rispettoso dialogo e ampie vedute che permette di riconoscere i valori di una cultura, di adattare il Vangelo alle esigenze locali, per poi annunciare la completezza e lo splendore della Croce e della misericordia di Cristo».

Inculturazione ante litteram

È quello che con un termine moderno chiamiamo inculturazione e che padre Ricci ha saputo vivere al di là delle definizioni. Padre Nevola ci aiuta con un esempio concreto: padre Ricci, approdando in Cina, ha scelto di riconoscere significati e valore al «culto dei morti», frutto degli insegnamenti del confucianesimo, prima di parlare di Vangelo.

Oltre le paure

Viene proclamato Servo di Dio da san Giovanni Paolo II il 19 aprile 1984 e viene riconosciuto Venerabile da Papa Francesco il 17 dicembre 2022. Senza nulla negare alla memoria eccezionale che ha sempre accompagnato il gesuita, alla sua morte, nonostante i frutti raccolti, — ricorda padre Nevola — le sue metodologie sono state fortemente messe in discussione e criticate da dotti religiosi, in particolare di altri ordini come domenicani o francescani, ma non solo. Si trattava di studiosi convinti che l’approccio di Ricci non potesse reggere il confronto sul piano teologico. È storia di dialetticità all’interno della Chiesa, che «all’epoca era spesso segnata da paure e rivalità — sottolinea padre Nevola — ma che è molto feconda se ci si apre al pensiero dell’altro nello spirito che Papa Francesco ci ha insegnato a chiamare sinodalità».

La lungimiranza di Pio XII

Il primo passo importante per rivalutare l’approccio dei “riti cinesi” è venuto da Pio XII . Lo sottolinea padre Nevola prima di ricordare la svolta decisiva su questi temi impressa dal concilio Vaticano II .

In ogni caso, la vicenda di Matteo Ricci è anche la vicenda dei padri che lo hanno ispirato, della cultura teologica del suo tempo, dei quaranta preziosi compagni di missione, di studi, di vita che lo hanno accompagnato, così come anche della terra e del popolo che lo ha accolto in un cammino difficile e vivo. Tutto questo trapela nel docu-film in cui emerge in tutta la sua straordinarietà «l’eclettica figura» di Matteo Ricci. «Non era esattamente uno scienziato — precisa padre Nevola — ma aveva straordinarie capacità di studio che lo hanno portato nel giro di soli tre anni a sostenere una dotta conversazione in lingua locale e soprattutto a scrivere trattati in cinese e a pubblicare dizionari». Peraltro — prosegue — anche e proprio sul piano dello studioso ritroviamo la sua impronta: ha prodotto il primo mappamondo che mette la Cina e non il mondo occidentale al centro. «È un simbolo della sua fantastica opera di esaltazione del sapere locale che gli ha permesso di dare un contributo preziosissimo a quel sapere insegnando la geometria euclidea e tanto altro».

Talenti locali

D’eccezione è anche il percorso che ha portato al documentario. Kps è una società di produzione televisiva fondata nel 1958 dal padre statunitense Phillip Bourret, che negli anni Cinquanta ha cominciato con una radio in una baracca per poi avviare l’avventura pionieristica della tv. Kps in cinese si chiama Guangqi She (Società Guangqi) e prende il nome da Paolo Xu Guangqi (1562-1633), l’amico cinese di Matteo Ricci.

Altri gesuiti da riscoprire

E Kps in collaborazione con la Jiangsu Broadcasting Corporation (Jbc) di Pechino ha già prodotto altri interessanti documentari messi in onda dalla China Central Television: la serie in quattro parti Paolo Xu Guangqi: un uomo cinese per epoche diverse; la serie in due parti Adam Schall von Bell: al servizio degli imperatori, sulla figura del gesuita tedesco Adam Schall von Bell, precettore del giovane imperatore Shunzhi; la serie in quattro parti Giuseppe Castiglione: pittore imperiale, umile servo, artista gesuita milanese. E l’impegno prosegue: sarà messa in atto la produzione sul gesuita spagnolo Diego de Pantoja, compagno di missione di Matteo Ricci.

Talenti locali

Si tratta della vita di studiosi, artisti e scienziati gesuiti che hanno dato un contributo notevole al progresso culturale e scientifico della Cina e alla crescita della nascente Chiesa cattolica cinese. Lo hanno fatto con i loro amici e collaboratori cinesi ed è bello che la realizzazione dei docu-film si avvalga di talenti locali in collaborazione con studiosi internazionali. C’è dunque un auspicio che padre Nevola ci confida: che «anche oggi un Paese come l’Italia, che non può competere minimamente con la potenza cinese in termini di sviluppo economico o tecnologico, possa continuare a offrire il suo contributo alla Cina in termini di umanità, di bellezza, di senso di tutte le cose, di spiritualità sulla scia dei grandi santi italiani».

di FAUSTA SPERANZA

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2024-11/quo-257/un-confuciano-occidentale-in-oriente.html

“Le sens de la soif” a Strasburgo con l’Ossservatore Permanente al Consiglio d’Europa

Le sens de la soif 23 October.

Rencontre/Littérature
Fausta SPERANZA, journaliste
à l’occasion de la parution de son livre
Le sens de la soif
L’eau entre la géopolitique, les droits, l’art et la spiritualité
Rencontre – en français –
animée par Giovanni GRUSSU, directeur de l’Institut Culturel Italien

mercredi 23 octobre 2024 à 18h30
Strasbourg, Istituto Italiano di Cultura – 7 rue Schweighaeuser
Entrée libre dans la limite des places disponibles – Réservation sur HelloAsso

Dans le cadre de la XXIV édition de la Semaine de la langue italienne dans le monde, placée sous le haut patronage du Président de la République Italienne, ayant comme fil conducteur L’italiano e il libro: il mondo fra le righe / L’italien et le livre : le monde entre les lignes, l’Institut Culturel Italien de Strasbourg convie le public à la présentation du livre Le sens de la soif. L’eau entre la géopolitique, les droits, l’art et la spiritualité (edizioni Infinito, 2024) de Fausta Speranza, en présence de l’auteure et de Monseigneur Marco Ganci, envoyé spécial du Saint-Siège auprès du Conseil de l’Europe.
Le lien profond entre l’eau et le droit à la santé est l’un des thèmes abordés pour dénoncer les urgences sociales et géopolitiques inhérentes à la plus essentielle des ressources.
À une époque marquée par les catastrophes liées aux changements climatiques, par la consommation humaine excessive des ressources de la planète, l’eau est analysée comme un emblème de l’équilibre naturel que les êtres humains ne peuvent continuer à altérer sans s’anéantir. La dénonciation d’enjeux qui ne peuvent être différés, comme le droit d’accès à l’eau potable de moins en moins évident, ou la sécheresse, cause de conflits et de flux migratoires, s’accompagne d’une analyse de la dimension spirituelle, culturelle et artistique avec laquelle l’homme à travers les siècles s’est lié à l’élément naturel, source de vie par excellence. Le cri des scientifiques attend d’être relancé par un puissant sursaut de conscience étique. N’oublions pas que, comme l’a dit le philosophe-anthropologue Loren Eiseley, « s’il y a de la magie sur cette planète, elle est contenue dans l’eau ». (Infinito edizioni)

Fausta Speranza est journaliste et correspondante à l’étranger pour les
médias du Vatican. Elle travaille depuis 1992 à l’information internationale de Radio Vatican ; depuis 2016 au journal L’Osservatore Romano : c’est lapremière femme à couvrir la politique internationale dans le quotidien du Saint-Siège. Elle a réalisé des reportages depuis l’Europe, les États-Unis, le Moyen-Orient, l’Extrême-Orient, l’Asie, l’Afrique et l’Amérique latine. Elle a collaboré avec de grands journaux (Limes, RadioRai, Famiglia cristiana, Corriere della Sera, Il Riformista) et notamment avec l’un des maîtres du journalisme italien, Sergio Zavoli. Elle s’occupe actuellement de questions culturelles. Fausta Speranza a obtenu plusieurs prix dont le Prix, attribué par le Parlement Européen, du Journalisme européen/Section Radio.

https://iicstrasburgo.esteri.it

INTERVENTO DI MONSIGNOR GANCI

Discours de présentation du livre de Fausta Speranza
Institut culturel italien, 23 octobre 2024

Chers amis,
C’est une grande joie pour moi de pouvoir intervenir ce soir à l’occasion de la présentation du livre « Le sens de la soif. L’eau entre la géopolitique, les droits, l’art et la spiritualité» de la Dott.ssa Fausta Speranza, journaliste de Vatican Media, en acceptant son invitation et celle du directeur du Centre culturel italien, le Dr Giovanni Grussu, qui nous accueille cordialement pour cet événement très important et que je remercie tout particulièrement.
Madame Speranza est l’auteur d’autres livres qui portent également sur des
sujets délicats et sensibles. Elle nous présentera son livre, qui s’articule autour d’un thème aussi vital que l’eau, élément essentiel et fondamental dans l’existence de tout être humain et de la création dans son entier.
Le choix de cette ville pour cette présentation apparaît encore plus significatif à plusieurs égards. Strasbourg, en plus d’être Capitale Européenne grâce à la présence d’Institutions importantes telles que le Conseil de l’Europe, le Parlement européen et même l’Eurocorps, est également la Capitale du Livre en cette année 2024.
De plus, Strasbourg a toujours eu une importance cruciale dans sa propre
histoire en raison de sa position stratégique sur la rive occidentale du Rhin et par les autres cours d’eau qui l’entourent. C’est précisément la présence de l’eau qui a toujours favorisé le développement, le progrès et la croissance des populations, ici et ailleurs, ainsi que les échanges culturels, le commerce, le dialogue et la coexistence entre les peuples.
Cependant, nous sommes bien conscients que l’harmonie n’a pas toujours régné, ni ne règne, entre les différentes communautés et qu’il y a eu plusieurs conflits dans l’histoire en raison du contrôle de l’eau et des ressources connexes. Le Saint Père, à l’occasion du 9ème Forum mondial de l’eau, en mars 2022, nous a rappelé que «la sécurité de l’eau est aujourd’hui menacée par divers facteurs, notamment, la pollution, les conflits, le changement climatique et l’exploitation abusive des ressources naturelles. L’eau constitue pourtant un atout précieux pour la paix. De ce fait, on ne saurait la considérer simplement comme un bien privé».
De plus, le caractère de la potabilité de l’eau est un autre aspect fondamental de cet élément que nous, chrétiens, considérons comme un don de Dieu. Selon les derniers rapports officiels de l’Organisation Mondiale de la Santé, environ 26 % de la population mondiale n’a pas accès à un service d’alimentation en eau potable géré en toute sécurité. Nous savons que l’accès à l’eau et à l’assainissement constituent en réalité un «droit humain primordial, fondamental et universel, parce qu’il détermine la survie des personnes». Par conséquent, le monde a «une grave dette sociale envers les pauvres qui n’ont pas accès à l’eau potable» 1.
Face à toutes ces évidences, il est de plus en plus nécessaire de prendre conscience de l’importance de cet élément naturel qui, pour nous qui vivons dans une sorte de paradis terrestre, ne semble pas poser de problème étant donné l’abondance dont nous disposons, mais qui, dans le reste du monde, en raison de son absence ou de son utilisation inadéquate, est à l’origine de graves maladies, de famines, de migrations forcées et de guerres, avec des répercussions géopolitiques à l’échelle mondiale.
C’est pourquoi je tiens à remercier une nouvelle fois Madame Fausta Speranza pour sa contribution, qui nous aidera sans aucun doute à nous engager de manière responsable en faveur d’un changement durable de style de vie, conformément aux indications de l’Encyclique Laudato sì du Pape François, dont je pense et j’espère que vous connaissez, tous, le message principal en faveur de l’écologie intégrale et qui place l’homme au centre de la protection de l’environnement.

À cet égard, je me permets de vous rappeler aussi le Message que le Saint Père, en septembre 2021, a adressé aux participants de l’Assemblée Parlementaire du Conseil de l’Europe, lors de l’évènement «Environnement and humain rights : right to safe, healthy and sustainable environment» dans lequel il souligne l’intérêt important qu’il porte aux activités et travaux du Conseil de l’Europe, et sa conviction que ces travaux peuvent améliorer la situation dramatique dans laquelle se trouve notre planète. Sa Sainteté insiste sur l’importance et l’urgence de sauver la maison commune et précise que « lorsque l’être humain se considère comme maître de l’univers plutôt que comme son intendant responsable, lorsqu’il ne reconnait plus sa juste position par rapport au monde, il justifie toutes sortes de gaspillages, tant environnementaux qu’humains, et traite les autres personnes et la nature comme de (1) François, Lettre Encyclique Laudato si’, (n. 30) simples objets ». Chacun doit consommer, doit prendre de la terre ce qui lui est nécessaire pour vivre et non l’inverse. Pour terminer, et en pensant aux générations futures, avec espoir et responsabilité, je cite encore un dernier propos de ce Message: « Des mains de Dieu, nous avons reçu un jardin, à nos enfants, nous ne pouvons pas laisser un désert ». Merci pour votre attention!

ANSA

Mons. Ganci, l’acqua sia strumento di pace non di conflitti

L’evento a Strasburgo. “Una persona su 4 non ha acqua potabile”

qualcosa della rassegna stampa

L’acqua è un “bene prezioso” che deve essere strumento di pace.Ganci – dovuti al controllo dell’acqua e delle risorse ad essa collegate”. Il rappresentante della Santa Sede ha quindi ricordato le parole di Papa Francesco: “L’acqua è un bene prezioso per la pace. Pertanto non può essere considerato semplicemente un bene privato”. Lo ha detto l’Osservatore Permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, monsignor Marco Ganci, in un evento a Strasburgo.
“Sappiamo bene che non sempre è regnata, né regna, l’armonia tra le diverse comunità e che nella storia si sono verificati diversi conflitti – ha sottolineato mons.    Ganci è intervenuto all’Istituto italiano di Cultura, guidato da Giovanni Grussu, alla presentazione della versione francese (Le sens de la soif, Infinito, 2024) del libro “Il senso della sete” di Fausta Speranza, giornalista dei media vaticani, che contiene la lettera di Papa Francesco e che ha vinto il Premio Letterario Ambasciatori presso la Santa Sede 2022.
L’Osservatore della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa ha sottolineato in particolare la questione dell’acqua potabile: “Secondo gli ultimi rapporti ufficiali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa il 26% della popolazione mondiale non ha accesso ad un servizio di fornitura di acqua potabile gestito in sicurezza. Sappiamo che l’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari costituisce in realtà un diritto umano primario, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone. Di conseguenza – ha sottolineato – il mondo ha un grave debito sociale nei confronti dei poveri che non hanno accesso all’acqua pulita”. Per monsignor Ganci “è sempre più necessario prendere coscienza dell’importanza di questo elemento naturale che, per noi che viviamo in una sorta di paradiso terrestre, non sembra rappresentare un problema vista l’abbondanza di cui disponiamo, ma che, nel resto del mondo, a causa della sua assenza o inadeguato utilizzo, è causa di gravi malattie, carestie, migrazioni forzate e guerre, con ricadute geopolitiche su scala globale”.
“La questione dell’acqua nella sua complessità è affrontabile solo dentro un quadro di multilateralismo internazionale, ma quest’ultimo è oggi messo pesantemente in crisi – ha detto Fausta Speranza, l’autrice del libro – dalla conflittualità diffusa. Mentre cerchiamo di capire cosa succederà al gigante russo e al popolo ucraino e al Vicino Oriente, mentre crescono le paure in Europa dobbiamo ragionare seriamente su cosa sia una vera politica per la pace: non consiste solo nel mettere fine ai conflitti e nel contribuire a una stabilizzazione tra una guerra e un’altra, ma presuppone di guardare a tutte le politiche, socio-economiche e ambientali in primis, dalla prospettiva della pace. Significa occuparsi della annosa questione della produzione e della distribuzione delle risorse, a partire dalla più preziosa di tutte: l’acqua”.

https://www.ansa.it/vaticano/notizie/cristiani_mondo/2024/10/23/mons.-ganci-lacqua-sia-strumento-di-pace-non-di-conflitti_7d86a05a-2904-443b-8166-2c800801358b.html

AGENSIR

https://www.agensir.it/quotidiano/2024/10/23/settimana-lingua-italiana-nel-mondo-strasburgo-stasera-si-presenta-il-libro-di-fausta-speranza/

AVVENIRE di Calabria

 

Settimana lingua italiana nel mondo: Strasburgo, stasera si presenta il libro di Fausta Speranza

 

El volumen de Fausta Speranza..: in spagnolo la recensione di “Il senso della sete”

Una recensione in spagnolo di “Il senso della sete” è stata pubblicata sulla rivista Urbaniana University Press, a firma di monsignor Fernando Chica Arellano, Osservatore permanente  presso le agenzie a Roma delle Nazioni Unite, Fao, Ifad, Wfp:

Fausta Speranza, The Sense of Thirst. Water between Geopolitics, Rights, Art, and Spirituality, Infinito Edizioni, Modena 2023, 251 pp.

El volumen de Fausta Speranza, periodista premiada por su trabajo de investigación y atenta observadora de las dinámicas contemporáneas, brinda un detallado examen destinado a fomentar una reflexión sobre la importancia de nuestros recursos hídricos y su gestión.

El derecho al acceso al agua y una crisis crónica

La autora guía al lector a través de un viaje sobre la centralidad del agua para el ser humano en sus diversas manifestaciones sociales, culturales, religiosas y económicas. Sabiendo navegar hábilmente entre temas complejos e intereses opuestos, el libro presenta un análisis minucioso del vínculo intrínseco entre el derecho al acceso al agua y la sostenibilidad ambiental, entre la distribución equitativa de los recursos hídricos y la paz entre los pueblos. La primera parte de esta monografía se centra en el papel histórico del agua y en las manifestaciones modernas de su escasez, abordando el tema desde varios puntos de vista: la crisis hídrica; la contaminación; la conflictividad relacionada con el control de las fuentes de agua, el curso de los ríos o las aguas de los mares; y la cuestión de la propiedad pública o privada de los bienes esenciales.

En el segundo capítulo la atención se desplaza de la raíz del problema a sus posibles soluciones, explorando las oportunidades individuadas por el progreso ­ técnicoRecensiones 289 y científico, las loables iniciativas implementadas en todo el mundo para combatir la pérdida de agua y la visión firmemente humanista sobre el tema bosquejada por el papa Francisco en su Carta Encíclica Laudato si’.

Significado cultural

En la tercera y última parte de esta obra la función del agua se interpreta a la luz de su significado cultural, desde las grandes religiones del mundo hasta diversas formas de arte. La autora destaca el papel del agua en el desarrollo de los acontecimientos humanos. Recorre con esmero la evolución del tema a lo largo de los siglos, partiendo de las sociedades humanas más antiguas, que no por casualidad se denominan «las civilizaciones fluviales». La envergadura del agua también se enfatiza en las constantes referencias a ella presentes en las principales religiones del mundo, comenzando por las tres monoteístas principales. La sutileza de la autora se muestra en saber combinar a la hora de abordar las cuestiones la exhaustividad y el rigor con una visión de amplio alcance.

La óptica empleada por el papa Francisco

Fausta Speranza concuerda en sus afirmaciones con la óptica empleada por el papa Francisco en la Laudato si’, resaltando a menudo que el tema del respeto por la Creación no es un argumento meramente económico o geopolítico, sino un elemento que debe ser interpretado en una dimensión espiritual y de hondo calado: respetar la naturaleza significa ante todo respetarse a sí mismo. El tema del manejo sostenible de los recursos hídricos y su justa distribución no sólo resuena como un grito de denuncia contra la mala gestión de un bien tan sagrado como el agua, sino también como una alarma ante una «sociedad líquida», para usar la famosa definición, tan verdadera en este contexto, del sociólogo polaco Zygmunt Bauman. Una sociedad de este tipo no pocas veces olvida y menoscaba sus raíces éticas, sociales, humanas y religiosas.

Humanidad y naturaleza

Acaba de este modo extraviando la brújula moral, con lo cual corre seriamente el riesgo de perder de vista los avances de la tecnología moderna, siempre que la misma no prescinda de una conciencia recta y formada. La relación entre la humanidad y la naturaleza circundante no puede ser confiada a una concepción tecnocrática de lo existente. Debe en cambio afianzar sus bases en la tradición humanística que ya en el pasado ha ofrecido los grandes logros del saber al conocimiento humano.

En la actualidad, los efectos perniciosos del cambio climático constituyen una amenaza real para la humanidad. Ante esta deletérea perspectiva no existe más alternativa que la de emprender acciones enérgicas y concretas dirigidas a establecer la relación entre el hombre y el ecosistema en clave de mutuo respeto y beneficio. El agua, como recurso primario para ambos, representa el emblema de este equilibrio y el punto de partida ideal para el largo camino que espera a la humanidad en la ruta hacia el desarrollo sostenible.

Valiosos testimonios y ejemplos

La autora ayuda al lector a imaginar este camino —no utópico e inalcanzable, sino concreto—, con valiosos testimonios y ejemplos. La conocida activista india Vandana Shiva recuerda el estrecho vínculo entre el agua, el medio ambiente y la agricultura, y la trascendencia de las mujeres en la lucha por un acceso equitativo y sostenible a los recursos hídricos (pp. 11-14). Las opiniones recogidas en estas páginas de preclaros eruditos como Pasquale Ferrara, Francesco Profumo, Leonardo Becchetti, Stefano Ceccanti y Luigi Ferrajoli permiten al lector una clarividente mirada al derecho al agua y a la necesidad de una gobernanza compartida de este bien a nivel global, en línea con lo deseado por el Santo Padre en la Laudato si’.

Combatir el derroche del agua

Las numerosas iniciativas provenientes de todo el mundo, desde las locales en Italia hasta los proyectos de las grandes universidades chinas y estadounidenses, para combatir el derroche del agua, fomentar la agricultura sostenible y promover la distribución equitativa y pacífica de los recursos hídricos demuestran cuán relevante es la cooperación internacional en temas tan sustanciales como el cuidado de nuestra «casa común». Los desastres climáticos cada vez más frecuentes y el riesgo —que en algunas áreas del mundo ya es una realidad—de que la inseguridad hídrica pueda convertirse en motivo de guerra o motor de migraciones forzadas fortalecen la idea de que sólo un enfoque global del tema puede proporcionar una solución a la urgente cuestión de la distribución mundial de las fuentes de agua potable.

Cuestión ecológica y etica

La conciencia ecológica de esta situación —que interesa en primer lugar a la comunidad internacional—se convierte entonces en conciencia ética y moral, que puede encontrar en el magisterio del papa Francisco un manifiesto espiritual, antes incluso que social, un camino para enmarcar la cuestión ecológica en una perspectiva de fe. Las palabras contenidas en el n. 30 de la Laudato si’ iluminan así el camino a seguir: «El acceso al agua potable y segura es un derecho humano básico, fundamental y universal, porque determina la sobrevivencia de las personas, y por lo tanto es condición para el ejercicio de los demás derechos humanos» (p. 129).

 

El vínculo entre la cuestión ambiental y las condiciones de los sectores más pobres de la población, a través del acceso a los bienes primarios, se convierte así en la clave de bóveda para encarar rectamente las desigualdades alimentarias y la escasez de agua en muchas regiones de nuestro planeta. No podemos dejar que algunas tragedias ya existentes se transformen en una crisis crónica por la explotación codiciosa y voraz de los recursos naturales. Tampoco podemos permitir que la indiferencia general repercuta sobre la justa gestión de un elemento tan imprescindible como el agua, cuya escasez ya está causando estragos, bastante graves en muchas zonas y regiones que hasta ahora los desconocían.

La visión de una comunidad global

Si no se toman las medidas oportunas, la carencia de agua —fuente de vida y de pureza— puede lacerar los esfuerzos realizados, a nivel europeo e internacional, en la lucha contra el deterioro de la Tierra y sus ecosistemas. Al respecto, la autora logra presentar con ingenio la visión de una comunidad global capaz de ofrecer, mediante la innovación y la inversión en programas de estudio, las herramientas necesarias para que la cooperación entre los pueblos sitúe la cuestión hídrica en el cauce de los temas de interés común, al margen de prejuicios y manipulaciones. Sólo un uso socialmente justo y sostenible del agua pondrá a la humanidad en condiciones de lograr un desarrollo en armonía con la naturaleza que la rodea. Como dijo el papa Juan XXIII durante su viaje a Asís, el 4 de octubre de 1962:

«Paraíso sobre la tierra es el uso moderado y prudente de las cosas bellas y buenas que la Providencia ha esparcido por el mundo, sin ser exclusivas de nadie y útiles a todos» (p. 126).

En conclusion

En conclusión, la lectura de este libro nos enriquece porque esboza un modus operandi destinado a renovar el fecundo diálogo e intercambio entre ciencia y fe, y a profundizar el vínculo entre la cuestión social y la cuestión ambiental. Favoreciendo un enfoque abierto, serio y colmado de lu- minosas ideas, el tratamiento ecléctico utilizado por Fausta Speranza en este ensayo logra que sus palabras se conviertan en una valiosa aportación, fruto de sus muchas horas de investigación sobre el complejo ámbito de los recursos hídricos. Con sus consideraciones y acertadas propuestas, por tanto, la autora logra óptimamente que el lector de las mismas —según reza el título del volumen— dé un sentido a la sed que lo atenaza, no sólo físicamente, sino antes que nada intelectual y espiritualmente.

Fernando Chica Arellano

 

 

Il Cantico delle Creature compie 800 anni

Il Cantico delle Creature ha dato il via a 8 secoli di cultura francescana tra teologia e scienza

Canto di lode che dura da secoli

02 ottobre 2024

«Fare scienza al servizio del mondo e non per il puro gusto dell’erudizione». Così Cecilia Panti, docente di Storia della filosofia medievale all’Università di Roma Tor Vergata, parla del secolare impegno di studio dei francescani. Indubbiamente il punto di partenza è il Cantico delle Creature del frate di Assisi che — sottolinea — ha insegnato a «non pensare la natura solo in senso estetico e simbolico, ma a guardarla per come è, e soprattutto a considerarla come la nostra casa comune».

Quando nasce la lode di san Francesco

La stesura del Cantico, noto anche come Cantico di frate sole, si ritiene sia iniziata nel 1224 e, in ogni caso, deve collocarsi prima della morte di san Francesco avvenuta nel 1226. È questo, dunque, un momento speciale per celebrare, a otto secoli di distanza, il testo poetico più antico della letteratura italiana di cui si conosca l’autore.

Una mostra per ripercorrere otto secoli di cultura

E da oggi fino al 6 gennaio 2025, al Museo di Roma Palazzo Braschi, si potrà visitare la mostra Laudato Sie: tra natura e scienza. L’eredità culturale di Frate Francesco. Si tratta di un’iniziativa promossa da Roma Capitale, organizzata dalla St. Francis Day Foundation con il Sacro Convento di Assisi, l’Italian Academy foundation e l’associazione AntiquaÈ, con il patrocinio del comune di Assisi. Ieri, il direttore de «L’Osservatore Romano», Andrea Monda, ha moderato la conferenza stampa di presentazione, alla quale hanno partecipato esponenti di tutte le istituzioni coinvolte, sottolineando innanzitutto che si tratta di «una poesia che esprime un canto di lode a Dio e che ha permeato di spiritualità ottocento anni di cultura».

I depositari a Assisi

Padre Marco Moroni, Custode del Sacro Convento di Assisi, ha affermato che «la cultura moderna tenda a privilegiare l’affermazione dell’uomo, mentre Francesco è maestro nello scoprire che la grandezza di ognuno è nell’essere parte unica e insostituibile nella grande orchestra che è il mondo, la casa comune come dice Papa Francesco». Nelle parole di padre Moroni, «il Cantico esprime con rara armonia bellezza e fede, rispetto e contemplazione, forza e dolcezza, Dio, l’umanità e il mondo».

Tra teologia e sapere scientifico, la mostra propone — ha illustrato all’incontro il curatore Paolo Capitanucci — antichi codici e miniature preziose conservati nel Fondo antico comunale della Biblioteca del Sacro Convento di Assisi. Tra gli altri, è in esposizione il codice 338, di cui la Fondazione Sorella Natura ha curato la prima ristampa in fac simile al cento per cento, che conserva la più antica raccolta di scritti di Francesco d’Assisi, con la più antica versione in volgare umbro del Cantico.

L’impostazione multimediale dell’esposizione permette anche ai non addetti ai lavori di comprendere l’ampiezza della riflessione filosofica e teologica dell’Ordine francescano. Accanto a opere che raccontano lo studio della Bibbia e del sapere filosofico antico, raccolti in nove sezioni, sono esposti manoscritti dedicati a astronomia, matematica, fisica, chimica, medicina. Testi che hanno contribuito a una visione scientifica del mondo e che per l’anniversario, come ha spiegato il restauratore Stefano Benato, hanno subito interventi di conservazione, recupero e valorizzazione di ogni parte originale.

La preziosità di alcune intuizioni

Tra gli esempi possibili, Capitanucci ha citato scritti dedicati alla luce, che hanno anticipato teorie dell’ottica, e manoscritti che testimoniano l’influenza delle teorie aristoteliche sui maestri delle università medievali, tra i quali spiccano molti dotti francescani. Ci sono anche gli elaborati che illustri francescano hanno dedicato all’alchimia nonostante i divieti ecclesiastici, un impegno di studio sulle possibili “trasformazioni” di minerali o metalli che non si è conservato in quanto scienza, ma che in qualche modo ha contribuito al pensiero scientifico moderno.

Da Roma ad Assisi: Stefania Proietti, sindaca della città umbra dove nel 1182 è nato Francesco, ha annunciato che dal 7 aprile al 12 ottobre 2025 la mostra sarà ospitata nelle sale del Sacro Convento. Continua — ha assicurato — l’impegno a «valorizzare per un largo pubblico il significato storico culturale e artistico della ricca selezione di codici manoscritti e di libri a stampa».

di FAUSTA SPERANZA

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2024-10/quo-223/canto-di-lode-che-dura-da-secoli.html

Diplomazia dei valori: nel libro di monsignor Chica Arellano

In un libro l’Osservatore permanente presso la Fao, Fernando Chica Arellano, parla di “diplomazia dei valori” e del ruolo della Santa Sede

L’opzione per i poveri
nella famiglia delle Nazioni
30 settembre 2024

Attenzione alla persona e diritto internazionale: si gioca a diversi livelli il ruolo della Chiesa che si presenta al mondo come “esperta di umanità”, come disse Paolo VI all’Onu il 4 ottobre 1965. Se l’obiettivo resta quello di promuovere il bene comune della famiglia umana e la peculiarità è sempre quella di non avere particolari interessi commerciali, militari o politici da difendere, negli ultimi anni l’impegno si è declinato sempre più in relazione alla questione ecologica e ambientale, cartina tornasole di diseguaglianze e urgenze.

Un sussidio prezioso tra diritto e persona

Si comprende come il mondo della “diplomazia dei valori” si presenti sempre più come un ambito interessante da conoscere anche per i non addetti ai lavori. Di prezioso aiuto può essere il volume a firma di monsignor Fernando Chica Arellano, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Agenzie specializzate del Polo romano dell’Onu, intitolato Ecologia integrale e diplomazia dei valori. La Santa Sede per l’alimentazione dell’umanità (Roma, Rubbettino, 2024, pagine 78, euro 13).

La dimensione della giustizia sociale e della cura della casa comune è il paradigma dell’ecologia integrale e l’attenzione per il mondo dell’agricoltura e per l’alimentazione è decisamente centrale, se si parla di cambiamento climatico e di sostenibilità, affinché nessuno rimanga indietro. Proprio la sostenibilità è direttamente connessa con l’opzione preferenziale per gli ultimi e i più poveri che in questo ambito sono braccianti, piccoli contadini, pescatori, popoli indigeni, donne e giovani rurali.

In dialogo nel Polo Romano dell’Onu

Dunque, l’impegno della Missione Permanente della Santa Sede presso le tre agenzie del campo agroalimentare — Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad), il Programma alimentare mondiale (Wfp) — è in sostanza alla base del contributo che la Chiesa porta quotidianamente a favore dell’umanità e rappresenta uno dei momenti più concreti della sua azione.

Con Papa Francesco, e la sua perseverante dedizione a favore di uno sviluppo umano integrale — ci dice monsignor Chica Arellano — ha ripreso respiro quella instancabile premura della Chiesa a difesa della centralità della persona nel palcoscenico della comunità internazionale. Dare voce a poveri, diseredati, sofferenti, anelanti alla giustizia, alla dignità della vita, alla libertà, al benessere e al progresso, traduce sostanzialmente il concetto di sviluppo umano integrale. Nella prefazione, l’economista Stefano Zamagni, già presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali, ricorda che si tratta di lottare per l’allargamento degli spazi della libertà da fame, ignoranza, nuove forme di schiavitù, e di difendere la libertà di realizzare il proprio piano di vita, di autodeterminarsi.

Soggettività internazionale della Santa Sede

Se l’obiettivo è cercare di approfondire l’azione della Santa Sede nel consesso di queste organizzazioni internazionali, si comprende che il primo passo è acquisire alcuni concetti, a partire dal principio di “soggettività internazionale della Santa Sede”. È un elemento acquisito, comprovato dalla larga maggioranza di Stati che con essa intrattengono regolari relazioni diplomatiche, ma è bene sapere che storicamente è stato messo in discussione da alcuni studiosi a causa della perdita di sovranità territoriale dello Stato pontificio, avvenuta il 20 settembre 1870, con l’atto di debellatio ad opera del Regno d’Italia.

Ed è interessante comprendere che la soggettività di diritto internazionale non è data dai tre noti elementi utilizzati dal diritto costituzionale per identificare uno Stato (popolo, territorio e autorità di governo) ma dalla presenza di una sovranità effettiva e dell’indipendenza in grado di salvaguardare il titolo di legittimazione. Questi e altri elementi chiave per la comprensione dell’azione della Santa Sede vengono spiegati con sintetica efficacia nell’agile volume di monsignor Fernando Chica. Il testo riassume brevemente anche il funzionamento delle organizzazioni internazionali per poi chiarire l’essenziale: quali sono le priorità della dottrina sociale della Chiesa nel settore dell’agricoltura e dell’alimentazione per contrastare “la globalizzazione dell’indifferenza” denunciata da Papa Francesco e combattere così le conseguenze del cambiamento climatico.

Prospettiva globale

Il contesto è quello della globalizzazione, che abbiamo imparato tutti a conoscere, o della post-globalizzazione, che si caratterizza per la formazione nel mondo di macro aree economiche. In ogni caso, monsignor Arellano aiuta a ragionare sul fenomeno di interscambio globale che si è imposto a partire dagli ultimi decenni del XX secolo. Cambia la prospettiva se si prendono in considerazione gli aspetti prettamente economici o se si valutano implicazioni socio-culturali. In ogni caso, non si può pensare di assistere a un processo che porti a una polarizzazione tra “vincitori e vinti”. Il punto è che non si può guardare solo alla crescita complessiva della ricchezza ma alle conseguenze di una distribuzione tra pochi ricchi, sempre più ricchi, e tantissimi poveri, sempre più poveri.

A questo proposito, il libro aiuta a comprendere i criteri con cui le organizzazioni internazionali si occupano di globalizzazione. E poi sottolinea  che tutti i relativi documenti ufficiali concordano sul fatto che “nessuno si salva da solo”. I processi mondiali sono diventati tali per cui — avverte l’Osservatore Permanente — “bisogna intraprendere azioni come famiglia umana”. Un solo esempio: i meccanismi di accaparramento della terra denunciati dalle organizzazioni internazionali, in particolare dall’Ifad, in termini di land grabbing non sono concepibili nell’ottica di una destinazione universale dei beni.

Ossessione dei consumi

Quando Papa Francesco denuncia la “globalizzazione dell’indifferenza” e chiede sobrietà, parla di fratellanza umana. Lo fa innanzitutto perché è l’orizzonte naturale della spiritualità cristiana, ma non solo per questo. L’enciclica Laudato Si’ propone un modo alternativo di intendere la qualità della vita rispetto all’ossessione dei consumi. Per «evitare le dinamiche di dominio», sottolinea monsignor Chica Arellano. In definitiva, la fratellanza umana è anche l’unico orizzonte possibile per un’umanità che si vuole salvare.

di FAUSTA SPERANZA

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2024-10/quo-221/l-opzione-per-i-poveri-nella-famiglia-delle-nazioni.html

La scacchiera Libano

Libano: una crisi da contestualizzare e da storicizzare

Chi gioca davvero la partita (aperta da anni) nella terra dei cedri?

A “Il mondo alla radio” su Radio Vaticana per parlare di  “Fortezza Libano” (Infinito editore)
 
30 Settembre 2024, Fausta Speranza ospite di Alessandro Guarasci:

https://www.vaticannews.va/it/podcast/rvi-programmi/il-mondo-alla-radio/2024/09/il-mondo-alla-radio-30-09-2024.html

link alla pagina rassegna stampa su “Fortezza Libano”

Fortezza Libano

Straordinario restauro per il Christus triumphans di Forlì

Restauro del «Christus triumphans» della cattedrale di Forlì, capolavoro della scultura medievale europea

La forza rara
di quegli occhi aperti

20 settembre 2024

«Sono occhi che incoraggiano chi lo guarda. Non solo Cristo condivide il dolore e la sofferenza, come tutti i crocifissi, ma questo — come tutti i crocifissi trionfanti — incoraggia e conferma la fede nella vita eterna». Così il vescovo di Forlì-Bertinoro, monsignor Livio Corazza, parla del Christus triumphans, statua lignea della fine del 1100 restituita in questi giorni ai fedeli della Cattedrale della Santa Croce di Forlì dopo l’impegnativo lavoro della restauratrice Carlotta Scardovi. Si tratta di un capolavoro della scultura medievale europea.

Tutto fa pensare che sia il Crocifisso voluto per la nuova Cattedrale dopo il devastante incendio del 1173, probabilmente donato tra il 1180 e il 1190 per iniziativa dell’abate vallombrosano di San Mercuriale.

In croce ma senza i segni della Passione

Grazie al restauro che ha restituito vividezza ai colori, balza agli occhi la peculiarità di Gesù raffigurato in croce ma vivo, senza i segni della passione, con gli occhi aperti. Sul capo, inoltre, si nota una corona regale, non una corona di spine. Le dimensioni monumentali del crocifisso (310 x 206 centimetri) lasciano immaginare una collocazione originaria in posizione preminente, con molta probabilità fissato a una trave o a un arco nella zona superiore del presbiterio.

Per la Cattedrale,  è la più antica testimonianza artistica e di fede

Negli ultimi anni si trovava in una navata laterale ma ora ha ritrovato il suo posto sull’altare maggiore e monsignor Corazza sottolinea la gioia della comunità di riaverlo e, in particolare, in tempo per il prossimo Giubileo. Ricorda che «ad ogni diocesi è richiesto di individuare un Crocifisso che diventi simbolo dell’Anno Santo 2025 e punto di riferimento per tutte le celebrazioni e i cammini di speranza e misericordia previsti».

La professoressa Scardovi definisce il Crocifisso «un’opera di alto pregio» e chiarisce che «l’obiettivo principale dell’intervento svolto è stato quello di intervenire sui fenomeni di degrado che potessero compromettere la conservazione dell’opera nel tempo». Certamente l’intervento di restauro permette di garantirne l’integrità e la tutela, ma anche la valorizzazione. Migliora infatti la possibilità di fruizione legata ai valori di fede, culturali e storico-artistici.

Al di là di qualche singola analogia

Il Crocifisso di Forlì si distingue. L’architetto Marco Servadei Morgagni della Commissione diocesana per l’arte sacra a spiega: «In ciascun paragone emerge la dirompente presenza plastica assai inferiore in qualunque altro esemplare. Oltre allo sguardo penetrante, riemerso in seguito all’ultimo restauro, l’intero volume della figura, affidato a una sapiente sintesi di naturalismo e purismo geometrico, si impone allo sguardo con forza rara». Morgagni sottolinea che «il rapporto uomo-croce, risolto con un’apparente semplicità, nasconde una profonda sapienza tecnica e teologica». Si ha effettivamente l’impressione che il corpo sia disgiunto dal supporto e si avverte un senso di leggerezza che Morgagni spiega come una «sovrapposizione piuttosto che una dipendenza, del Cristo dalla Croce».

di FAUSTA SPERANZA

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2024-09/quo-213/la-forza-rara-di-quegli-occhi-aperti.html

“Europa sovrana” in radio

Ospite a Il mondo alla radio (RV)  per parlare di

Le sfide politiche ed economiche per un’Unione europea competitiva in un mondo nuovo: 

Paolo Guerrieri – economista e docente a La Sorbona, autore con Pier Carlo Padoan del libro: Europa Sovrana. Le tre sfide di un mondo nuovo. Edito da Laterza

Fausta Speranza – giornalista de L’Osservatore Romano

 

https://www.vaticannews.va/it/podcast/rvi-programmi/il-mondo-alla-radio/2024/05/il-mondo-alla-radio-22-05-2024.html

I miei maestri

Tra i vari frammenti del mio percorso professionale raccolti e raccontati in questo sito, voglio inserire anche la brevissima registrazione di una telefonata: è la mia professoressa di lettere delle medie che mi rintraccia e mi saluta dopo aver ascoltato i miei primi servizi alla Radio Vaticana. E’ la professoressa Iorio che purtroppo è venuta a mancare qualche anno fa.

Ricordo gli insegnanti più importanti della mia vita scolastica: il mitico professor Negro, appassionato docente di italiano e latino ma soprattutto pensatore libero, e l’acuta studiosa di storia e filosofia, professoressa Cino. A loro devo tanto del mio amore per lo studio e della mia curiosità intellettuale.

Ci sono poi maestri d’eccezione per il mio impegno professionale: Sergio Trasatti, direttore della scuola di giornalismo dell’allora Comunità europea che mi ha dato ottime basi della tecnica e dell’impostazione giornalistica, scomparso purtroppo prima di potergli raccontare le tappe più belle del mio percorso. E il grandissimo Sergio Zavoli: lavorare con lui è stato il più grande privilegio professionale. Mi ha dato e mi dà una straordinaria testimonianza della passione per la verità che dà senso all’impegno di giornalista. E, con i suoi indimenticabili complimenti, mi ha dato uno slancio che ritrovo sempre vivo dentro di me.

Tengo caro il loro esempio, il rigore appassionato dei loro insegnamenti. Grazie.