LE PISTE AFRICANE DEL PEACEKEEPING

Truppe responsabili del mantenimento della pace sempre più africane e non perché sono sempre più numerose le missioni di pace nel continente ma perché si è moltiplicato l’impegno delle forze dell’Unione Africana per evitare o circoscrivere i conflitti. di Fausta Speranza

18 Novembre 2009

“Autismo informatico”, uno dei disagi giovanili da non sottovalutare

Ottocentomila minori in Italia sono senza cittadinanza; nella regione Lazio il 56,6% delle famiglie afferma di arrivare a fine mese con difficoltà. Sono solo alcuni dei dati emersi nell’incontro di lavoro voluto dalla vicepresidente del parlamento europeo, Roberta Angelilli, con il mondo dell’associazionismo italiano, per fare il punto sulla condizione delle famiglie e sul disagio minorile. C’era per noi Fausta Speranza:

 17 novembre 2009

20 anni fa la caduta del Muro di Berlino

La caduta del Muro di Berlino il 9 novembre 1989 aprì la strada per la riunificazione tedesca, formalmente conclusa il 3 ottobre 1990. Quell’evento cambiò il corso della storia di tutto il continente. L’Unione Europea lo ricorderà con una cerimonia a Bruxelles l’11 novembre. Fausta Speranza ha intervistato oggi Gianni Pittella, vicepresidente del Parlamento europeo:

8 Novembre 2009

E’ tutto pronto a Berlino per la celebrazione del ventennale della caduta del muro. La porta di Brandeburgo, per anni simbolo della divisione ospiterà domani almeno 100 mila persone provenienti da tutto il mondo, per festeggiare la “Festa della libertà”. Attesi, tra gli altri, i leader dei Paesi della Ue, il presidente della Russia Medvedev, il Segretario di Stato Usa Hillary Clinton. A fare gli onori di casa la Cancelliera Angela Merkel. Un ventaglio di iniziative per rivivere la memorabile notte del 9 novembre 1989, quando il muro iniziava a cadere per mano popolare. Festeggiare il capitolo nuovo che l’Europa unita ha potuto vivere a partire dalla caduta del Muro di Berlino non significa dimenticare che il rischio dell’ideologia è sempre in agguato. Fausta Speranza ne ha parlato con Mario Mauro presidente del gruppo PDL del Parlamento Europeo:

9 Novembre 2009

Esattamente 20 anni fa cadeva il Muro di Berlino. Decine di capi di Stato e di governo saranno presenti questa sera quando la caduta del Muro sarà ricreata simbolicamente attraverso un gigantesco effetto domino davanti alla Porta di Brandeburgo. Tanti i momenti celebrativi in programma dalle ore 15 fino a notte fonda. Stamani, la chiesa di Gethsemane, a Prenzlauer Berg, ha ospitato la celebrazione ecumenica voluta dalla Chiesa evangelica e dalla Conferenza episcopale dei vescovi tedeschi. Ad assistere, il cancelliere Angela Merkel e il presidente della Repubblica Horst Koehler. La riflessione del nunzio apostolico in Germania, mons. Jean-Claude Perisset, nell’intervista di Fausta Speranza:

Per una riflessione dal punto di vista storico, Fausta Speranza ha parlato con il prof. Agostino Giovagnoli, docente di Storia contemporanea all’Università Cattolica di Milano

L’ESERCITO DEI BABY LAVORATORI AFRICANI

Dopo 15 anni di lavoro silenzioso e difficile, rappresenta una delle esperienze più significative dal punto di vista sociale che si trovi in Africa: si tratta del movimento africano dei bambini e adolescenti lavoratori che ha tenuto l’annuale incontro intercontinentale a Cotonou, in Benin.
di Fausta Speranza

11 Novembre 2009

Bruxelles celebra i 20 anni dalla caduta del Muro e difende il crocifisso

Dopo la sentita cerimonia a Berlino, i leader dell’Unione Europea hanno voluto che la caduta del Muro, con tutti i suoi significati storici, venisse ricordata anche a Bruxelles. Oggi dunque la capitale delle istituzioni comunitarie ha ospitato un’iniziativa particolare che è stata anche l’occasione per lanciare una petizione in difesa del Crocifisso. Trasmissione speciale dell’inviata a Bruxelles Fausta Speranza e di Fabio Colagrande in studio a Roma

11 novembre 2009

Bruxelles celebra i 20 anni dalla caduta del Muro e difende il Crocifisso

11 Novembre 2009

Dopo la sentita cerimonia a Berlino, i leader dell’Unione Europea hanno voluto che la caduta del Muro, con tutti i suoi significati storici, venisse ricordata anche a Bruxelles. Oggi dunque la capitale delle istituzioni comunitarie ospita un’iniziativa particolare. Ce la racconta da Bruxelles la nostra inviata Fausta Speranza:

}ore 8.00

 Dal Parlamento Europeo è stata lanciata proprio poco fa una petizione in difesa del Crocifisso nelle scuole. Un’iniziativa voluta mentre i leader europei, dopo la sentita cerimonia a Berlino, si sono riuniti a Bruxelles per una cerimonia dell’Unione Europea.
Ci racconta tutto da Bruxelles la nostra inviata Fausta Speranza:

ore 12.00

Dal Parlamento Europeo è stata lanciata stamane una petizione in difesa del Crocifisso nelle scuole: firmatari parlamentari europei di maggioranza e di opposizione. E’ stata scelta la giornata di oggi in cui i leader europei, dopo la sentita cerimonia a Berlino, si sono riuniti a Bruxelles perchè ci fosse anche una cerimonia dell’Unione Europea. Con un’iniziativa particolare.
Ci racconta tutto da Bruxelles la nostra inviata Fausta Speranza:

ore 14.00

The twentieth anniversary of the democratic revolutions behind the Iron Curtain was marked in the session of the European Parliament on Wednesday. Czech dissident playwright turned President, Václav Havel, joined others to mark the occasion. And it was launched a petition against the European Court’s ruling on the Crucifix in Italian Schools.  From Brussels Fausta Speranza

6 pm report

Dal Parlamento Europeo è stata lanciata stamane una petizione in difesa del Crocifisso nelle scuole: firmatari parlamentari europei di maggioranza e di opposizione. E’ stata scelta la giornata di oggi in cui i leader europei, dopo la sentita cerimonia a Berlino, si sono riuniti a Bruxelles perchè ci fosse anche una cerimonia dell’Unione Europea. Con un’iniziativa particolare.
Ci racconta tutto da Bruxelles la nostra inviata Fausta Speranza:

ore 19.30

12 Novembre 2009

Una petizione in difesa del crocifisso nelle scuole: è stata presentata ieri al Parlamento Europeo in concomitanza con la cerimonia per ricordare la caduta del Muro di Berlino. Sono stati invitati 89 giovani nati il 9 novembre del 1989 per ricordare il processo di riunificazione dell’Europa divisa tra Est e Ovest. Da Bruxelles il servizio della nostra inviata Fausta Speranza.

ore 8.00

GLI AFRICANI CHE SOSTENGONO L’AFRICA

Più di quaranta miliardi di dollari ogni anno: a tanto ammonta la cifra che i lavoratori africani all’estero inviano alle loro famiglie in Africa. Leggi restrittive e tariffe alte, tuttavia, sminuiscono il potenziale che queste rimesse avrebbero di risollevare i poveri dalla loro condizione di indigenza. Di Fausta Speranza

6 novembre 2009

LE BABY INFIBULATE DELL’ AFRICA

Tre milioni di bambine e 25 paesi coinvolti: sono i dati che fotografano il fenomeno dell’infibulazione in Africa. Una pratica profondamente legata ai valori tradizionali che però sta dimostrando di non essere poi così inattaccabile. Qualcosa sta cambiando in Africa.
di Fausta Speranza

31 Ottobre 2009

War e Press

IL GUSTO DEI MEDIA PER LA CATASTROFE O GUERRA IN TV:

TRE MILIONI DI TELESPETTATORI BAMBINI

Dagli Atti del convegno

“Guerra e media: il gusto della catastrofe” è il titolo di un convegno organizzato dall’Università degli Studi Roma Tre e dall’Associazione Stampa estera, promotrice Marcelle Padovani, corrispondente de “Le Nouvelle Observateur”. Di fronte all’ennesimo dibattito, viene da chiedersi se è ancora utile riflettere sulla relazione guerra e media. La risposta è, senza dubbio alcuno, sì. Primo, perché la guerra non è finita e secondo, perché l’analisi di come i media si comportano all’interno dei grandi eventi dovrà diventare una delle nostre funzioni critiche fondamentali. Capire i media sarà nei prossimi anni vitale per la libertà dell’informazione e dei cittadini stessi. Anche la globalizzazione, infatti, altro non è che un fatto comunicativo.
Gli organizzatori di questo convegno hanno sottolineato una verità che è sotto gli occhi di tutti (basta lasciarsi andare alle serate in tv),  “questa è stata una guerra combattuta dai media, più che con i media, in cui l’uso dell’immagine da trasmettere ha giocato e gioca ancora un ruolo fondamentale”. Per l’appunto, dunque, potere mediatico sommato al potere delle immagini, cioè alla televisione.
Gli interventi di apertura sono stati affidati ad alcuni docenti, togliendo in questo modo al convegno la visuale degli storici del momento, anteponendo quella dei filosofi, che hanno dato così della guerra una visione più analitica e distaccata.
Hanno parlato con vivacità Franco Monteleone, docente di storia della Radio e della Televisione, Giacomo Marramao, docente di Filosofia Politica, Enrico Menduni, docente di Linguaggio Radiotelevisivo ed è poi intervenuto Giampiero Gamaleri, docente di comunicazioni di massa a Roma Tre. Molto interessanti per le informazioni che hanno dato e per il diverso punto di vista gli interventi di Samir Al Quariati della televisione araba Al Jaazira e di Francisco Arajo Neto, corrispondente per il brasiliano “O Globo”. Altri esponenti del giornalismo hanno portato la loro esperienza e riflessione:  Roberto Morrione, direttore di “Rainews 24”, Guido Rampoldi, inviato di “Repubblica” e Fausta Speranza, di Radio Vaticana e collaboratrice di Comunicazione di Massa all’Università RomaTre, che ha parlato di “buchi neri dell’informazione” spiegando che nessuno poteva immaginare né prevedere l’11 settembre però non si giustifica  il silenzio e l’assenza di informazione nel prima. Nessuno parlava di Bin Laden e delle sue reiterate minacce, dei Taleban e delle efferate scelte di un regime che lanciava proclami di odio contro gli Stati Uniti, della Jihad, dell’Islam. D’accordo con questa valutazione, Roberto Morrione ha aggiunto come nella disinformazione ci si ricade subito dopo l’effetto allarmismo da catastrofe, ricordando che l’Afghanistan è scomparso dalle pagine dei giornali  con i combattimenti ancora in atto e senza una conclusione del conflitto e, dunque, senza analisi o riflessioni.

La chiave della lettura di questa guerra è stata in questo convegno la parola “catastrofe”. Con l’aiuto del vocabolario leggiamo il senso profondo di questa parola che ha a che vedere con rivolgimenti, sciagure ed eventi gravissimi, qualcosa che attiene alla natura e sembra una calamità, senza soluzione nella sua negatività. Ma è qualcosa di più che la parola catastrofe sottolinea in questa guerra. Un po’ come nella tragedia greca l’accadimento così come viene proposto dai media è subito, più che spiegato o illustrato ai lettori, come dovrebbe. Questa guerra vista dai e sui giornali è stata chiamata da Franco Monteleone la cultura del disastro, una guerra tutta diversa dalle altre, senza un nemico identificabile, una guerra che ha creato il rischio della narcosi. Telespettatori e lettori sono stati vicini all’ assuefazione ad un dramma, come ha detto Giacomo Maramao, un dramma prigioniero di una estetica delle immagini televisive. Tanto da diventare simile ad una specie di serial del terrorismo, una narrazione a puntate trasmessa in diretta, come ha detto Enrico Menduni.  «Le gesta delle Brigate Rosse furono un cupo serial, così gli attentati dell’Eta». Un attentato diventa per la tv dunque un evento mediale. In altre parole, ha detto Menduni: «Il parlarne produce un effetto positivo sull’organizzazione che l’ha realizzato come la performance di una industria migliora i corsi borsistici delle sue azioni».
Ma le notizie sull’11 settembre davvero erano così catastrofiche e virtuali nella loro esposizione su giornali e tv? L’analisi critica della stampa italiana e straniera è stata realizzata da un gruppo di studenti del corso di Sociologia dei media, coordinati da Marina Loi, nel corso di una ricerca promossa da Marcelle Padovani e dal professor Meduni, per il corso di Studi “La comunicazione nella società della globalizzazione”. La ricerca ha dimostrato quanto il giornalismo italiano non sappia rinunciare allo spettacolo, creando consapevolmente o meno un’atmosfera di catastrofismo, come si diceva  in apertura. Cominciando con i grandi quotidiani, come “La Repubblica” (ricerca di Marco Tullio Liuzza), “Il Corriere della Sera” (Silvia De Feo, Davide Scafuro, Maria Chiara Di Felice), che troppo spesso cedono alla tentazione di trasformare ogni protagonista in personaggio e di enfatizzare le notizie e puntare al colore più che ai fatti, sino a giornali come il “Messaggero” (Valentina Proscio), che puntano decisamente i riflettori sul lato emotivo, enfatizzando uno stile da romanzo e da intrattenimento stile fiction tv, al “Mattino di Napoli” (Patrizia Corsaro) che ha evocato atmosfere da fine del mondo. Nessuno è esente da quello che oggi si chiama preziosamente infotainment, nemmeno l'”Espresso” (Luca Patrignani, Alessandro Marascia e Francesco Riccardi), tantomeno le televisioni, “Canale 5” (Simon Cittati, Pietro Bardelli, Diego Nannuzzi),  “Sciuscià” di Michele Santoro (Ilario PIagnerelli, Lucia Bracci, Maria Chiara Perugini, Raffaella Polselli).
E gli stranieri? Tutti più bravi di noi. La stampa francese (ricerca di D’Onofrio, Denti e Loi) si fregia di “Approfondimenti, sobrietà, rigore e toni poco inclini al sensazionalismo, di un rapporto misurato tra scrittura e immagini, meno grafici, meno virgolettati, meno fotografie”. Insomma più contenuti.
“Le Nouvel Observateur” (Silvia Tarquini) usa “toni pacati ma determinati, ha attenzione ai musulmani che hanno condannato l’attentato”, etc.. Serietà e accuratezza nelle fonti per “L’Economist” (Paola Taqruini); riflessivo l'”International Herald Tribune”. Elogi dunque alla stampa estera dagli studenti. Aggiungiamo noi una critica. Sono elogi facili, visto che partiamo da un confronto con un giornalismo notoriamente sensazionalista, come il nostro, viziato da uno strapotere e da una competizione difficile come quella della tv. Fausta Speranza, giornalista di Radio Vaticana e collaboratrice di Comunicazioni di Massa dell’università Roma Tre, che ha analizzato le tv ha sottolineato come dopo un iniziale impegno per un giornalismo serio, anche le tv abbiano ceduto al sensazionalismo scegliendo la strada dell’allarmismo, sia nelle immagini che nei contenuti.   Un comportamento che sembra ancora più colpevole perché quella professionalità,  che non manca anche in Italia e che scende in campo di fronte all’evento straordinario, viene poi sacrificata, in una seconda fase più ragionata, alle logiche di un giornalismo-spettacolo. Quell’allarmismo che di solito si nutre di delitti, di stupri, di incidenti, di ondate di immigrati, nei giorni successivi  all’11 settembre  è ritornato  sotto forma di terrore dell’antrace, accompagnato da vaiolo, peste, veleni chimici.  Salvo poi, ha sottolineato Fausta Speranza, non parlarne più dall’oggi al domani.

Interessantissimo e da ampliare lo spunto sui bambini che hanno visto la guerra in tv (Valentina Diaco). Ottima idea per una ricerca anche istituzionale. Tre milioni di piccoli telespettatori, dai 4 ai 10 anni, hanno visto la tv in prima serata: 40 mila bambini per “Porta a Porta”, 53 mila per “Sciuscià”, 180 mila per il “TG2” e 210 mila per il “TG1”. Gli effetti? Scontati: ansia, assuefazione e abbassamento della soglia della sensibilità. I lettori di domani saranno, dunque, potenzialmente meno critici di noi.