La Chiesa in Libano lancia la Magna Charta dell’azione politica

Il vice-rappresentante in Libano dell’Autorità nazionale palestinese, Kamal Midhat, è stato ucciso oggi in un attentato dinamitardo compiuto all’ingresso del campo profughi di Miye Miye a sud di Beirut. Con lui sono morte quattro guardie del corpo. Sabato scorso due esponenti di Fatah, il partito del presidente palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas), erano rimasti uccisi in scontri a fuoco avvenuti all’interno del campo tra esponenti di milizie rivali. Della situazione in Libano Fausta Speranza ha parlato con mons. Béchara Raï, vescovo di Jbeil dei Maroniti in Libano:

23 marzo 2009

ARMENIA: democrazia in bilico

  Erevan rischia la sospensione del diritto al voto al consiglio d’Europa, di cui il paese del Caucaso meridionale è membro dal 2001. Strasburgo, che accusa l’Armenia di repressione e mancato rispetto dei diritti umani, chiede processi regolari per le persone arrestate in occasione delle manifestazioni di protesta contro i brogli delle elezioni del febbraio 2008. Fausta Speranza

del 23/02/2009

IRAN: gli ayatollah nucleari

Nonostante i richiami e le sanzioni delle Nazioni Unite l’Iran continua imperterrito la corsa al nucleare per dotarsi entro il 2010 della bomba atomica. Lo denunciano gli oppositori del regime fondamentalista che invitano l’ ONU ad intervenire prima che sia troppo tardi. Fausta Speranza:

del 16/02/2009

Il Kosovo si prepara a celebrare il primo anno d’indipendenza

Nell’imminenza del primo anniversario dell’indipendenza del Kosovo, la Serbia ha ribadito il suo ‘no’ alla secessione unilaterale di Pristina, sottolineando tuttavia la volontà di avviare colloqui con la dirigenza kosovara su problemi concreti e della vita di tutti i giorni. Si tratta di un passo che viene interpretato come un segnale di distensione, diretto a evitare ulteriori irrigidimenti nelle reciproche posizioni. In ogni caso, ad un anno dall’indipendenza proclamata il 17 febbraio 2008, ci si chiede come il piccolo Stato viva l’anniversario a livello politico e sociale. Fausta Speranza ha intervistato il prof. Roberto Morozzo Della Rocca, docente di storia dell’Europa orientale all’Università RomaTre:

7/02/2009

Presentato a Roma il libro di mons. Ravasi “Le parole e i giorni. Nuovo breviario laico”

 

“Vorremmo che queste pagine fossero aperte anche a chi non varcherà mai la soglia di una Chiesa…”: così si legge sulla copertina dell’ultimo libro di mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Si intitola “Le parole e i giorni. Nuovo breviario laico” e alla presentazione, che si è svolta ieri a Roma, sono stati invitati esponenti della politica italiana, come Massimo D’Alema e il ministro degli Interni Roberto Maroni, e l’imprenditore Marco Tronchetti Provera. C’era per noi Fausta Speranza:

6/02/2009

Gaudì e la speranza dell’Europa

Mi sono imbattuta al Parlamento europeo in una mostra dedicata al singolare accostamento tra lo scultore Gaudì, famoso per la straordinaria incompiuta Sagrada Familia a Barcellona, e il politico francese  Robert Schuman, tra i padri fondatori dell’ancora incompiuta ma altrettanto straordinaria avventura dell’Europa unita. Ho realizzato con il bravissimo collega Fabio Colagrande questa trasmissione speciale in diretta.

4 febbraio 2009

Parlamento Europeo contro pedopornografia, turismo sessuale e adescamento minori on-line

Solo nell’ultimo anno si è registrato un aumento del 16% degli abusi contro i minori su Internet. L’età media dei bambini sfruttati è passata dai 10 anni del 2003 ai 7 del 2007, ed ogni anno vengono offerte almeno 500 mila nuove immagini pedopornografiche sul web. In crescita anche il vergognoso mercato del turismo sessuale che coinvolge più di 2 milioni di piccole vittime e muove un volume d’affari complessivo di circa 90 miliardi di dollari l’anno.. Alla luce di queste nuove emergenze il Parlamento Europeo ha apportato significative integrazioni alla Decisione quadro dell’Unione Europea del 2003, relative alla lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile.
Da parte del Parlamento Europeo arriva dunque una direttiva precisa che però deve trovare attuazione da parte dei Paesi membri dell’Ue. Delle priorità della lotta alla pedopornografia e delle concrete possibilità di intervento, Fausta Speranza ha parlato con l’eurodeputata Roberta Angelilli, relatrice del provvedimento:

3 febbraio 2009

Iran, il vento del cambiamento

29/01/2009

di Fausta Speranza
Il People´s Mojahedin Organization of Iran (PMOI) non è più un’organizzazione terrorista per la Ue. Lo stato dell’opposizione interna iraniana. Colloquio con Maryam Rajavi, presidente eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana.

I venti del cambiamento soffieranno sull’Iran”: con questa espressione la presidente eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, signora Maryam Rajavi, esprime a Limes tutta la sua soddisfazione per la decisione dell’Unione Europea di rimuovere dalla lista nera delle organizzazioni terroristiche il People´s Mojahedin Organization of Iran (PMOI), l’organizzazione militante di opposizione al regime dei Mullah in Iran.

A fine gennaio 2009 si ribalta, dunque, la misura voluta dalla Gran Bretagna nel 2002, dopo gli attentati in Usa dell’11 settembre. Sulla scia delle misure straordinarie contro il terrorismo era stato inserito nella lista nera anche il PMOI, fondato già nel 1965 con l’obiettivo di rovesciare l’allora regime dello Scià rifacendosi ad un Islam moderato. Oggi combatte quello che la Rajavi definisce “il regime fascista religioso dei Mullah” a Teheran ma, secondo vari pronunciamenti della Corte europea (l’ultimo il 4 dicembre 2008) “non ci sono serie e credibili giustificazioni” per parlare di atti terroristici. Chiuso il capitolo europeo, resta però la lista nera degli Usa. Maryam Rajavi, che rappresenta la rete di opposizione all’estero, parla di iscrizione “ingiustificata come non mai” e chiede al nuovo presidente USA Obama di “mettere da parte scelte di condiscendenza con i Mullah e di rimuovere il PMOI dalla lista nera”.

La Rajavi denuncia “l’uso di qualunque tipo di pressione politica e diplomatica” da parte di Teheran per mantenere il bando all’organizzazione che denuncia crimini e gravissime violazioni dei diritti umani da parte dell’attuale dirigenza iraniana. Quando parla di “politica di condiscendenza”, la Rajavi parla anche di “gretti interessi economici” da parte di tanti paesi europei, che hanno rallentato la decisione sul PMOI e soprattutto contraddicono le sanzioni imposte per le questioni del nucleare. A questo proposito, nello stesso giorno in cui l’Unione Europea accoglie i ricorsi sul PMOI, la Germania annuncia un’inversione di rotta: il governo tedesco, secondo fonti di stampa, ha ordinato uno stop alle garanzie pubbliche sui crediti concesse alle aziende che esportano in Iran. Lo ha fatto dopo l’evidenza dei fatti che segnala una crescita notevole dell’export tedesco verso l’Iran nel 2008, nonostante l’irrigidimento delle sanzioni. Tra i maggiori critici dell’aumento delle esportazioni tedesche verso l’Iran ci sono gli Stati Uniti e Israele, secondo il quale a fine novembre 2008 l’export all’Iran era cresciuto del 10,5% su base annua, fino a 3,58 miliardi di euro.

Ogni tanto torna ad alzarsi la temperatura del confronto tra Teheran e le grandi potenze mondiali del gruppo ‘5+1’ (Usa, Gran Bretagna, Cina, Russia, Francia e Germania) sul programma nucleare iraniano e ora c’è attesa per come evolveranno le cose con l’amministrazione Obama. A Bruxelles sottolineano che la porta del dialogo con Teheran ”resta sempre aperta” mentre si mette in conto l’applicazione letterale delle sanzioni previste dalla risoluzione 1803 dell’ONU. Finora Maryam Rajavi ha accusato la comunità internazionale di non saper uscire dall’alternanza tra le “carote” offerte dall’Unione Europea e il “bastone” paventato dagli Stati Uniti.

Il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana è nato nel 1981 e ha sede a Parigi. Il suo fondatore è Massud Rajavi ma per motivi di sicurezza non è dato sapere dove si trovi. Maryam Rajavi, invece, che è la presidente eletta, interviene pubblicamente seppure con alte misure di sicurezza. Annualmente riunisce a Parigi circa 7000 iraniani in esilio. Ripete che la soluzione alla crisi iraniana non è né “la politica delle concessioni al regime dei mullah, sostenuta negli ultimi due decenni dall’Occidente in generale e dall’Unione Europea in particolare, né la guerra e l’intervento militare straniero”. La terza via, secondo il CNRI, “è una svolta democratica nel paese grazie al sostegno al popolo iraniano e alla resistenza organizzata”. Si vedrà sarà la via che imboccherà Obama e se si tratterà di un’ulteriore terza via. A febbraio ci sarà la prossima riunione delle grandi potenze sul programma nucleare iraniano. Al momento il massimo esperto in tema di nucleare nell’ambito della resistenza iraniana, Alireza Jafarzadeh, che ha lasciato il suo Paese 20 anni fa ed è autore del libro “L’atomica Teheran”, ci dice che le informazioni a disposizione sugli studi sul nucleare in Iran sono quelle che provengono dall’interno del Paese proprio dall’Organizzazione dei Mujahidin del Popolo Iraniano (PMOI). A Limes ha rilasciato questa intervista:

“Il regime iraniano non intende abbandonare l’arricchimento dell’uranio o nessun’altra parte del programma nucleare e, dunque, a meno che la comunità internazionale non fermi tutto ciò, il regime iraniano è sul punto di disporre della bomba atomica.

– La comunità internazionale secondo lei conosce realmente la situazione? Esperti certamente si sono recati in Iran per fare verifiche o hanno colloqui, come questi giorni Solana, con esponenti politici iraniani, o ci sono le posizioni degli Stati Uniti, ma secondo lei dispongono di informazioni chiare e corrette sui rischi?

Io credo che il mondo sia stato nell’oscurità per quanto riguarda la realtà del programma nucleare dell’Iran. E’ stata l’opposizione iraniana che ha messo in luce tutti i più importanti siti nucleari dell’Iran, come Natanz, Arak, Isfahan, Karaj e altri siti. L’AIEA ha raccolto le informazioni dell’PMOI, si è recata in questi siti e ha svolto le sue ispezioni. Ma non tutti i siti nucleari iraniani sono stati ispezionati dall’AIEA, non tutti gli esperti nucleari sono stati interrogati dall’AIEA perchè il regime iraniano ha impedito il contatto con questi esperti. Dunque noi crediamo che la pressione della comunità internazionale debba crescere in modo significativo per pretendere la sospensione del programma di armamenti nucleari dell’Iran.

– Quanto è avanzato il programma nucleare iraniano? Che cosa esattamente possono realizzare al momento?

Io credo che il regime iraniano disponga di un avanzatissimo programma nucleare e pensando che non verranno fermati per uno, due o tre anni, allora è sicuro che avranno tutto il necessario per mettere insieme la bomba nucleare. L’orologio sta per scoccare. Non abbiamo molto tempo. La comunità internazionale dovrebbe agire molto in fretta.

– Lei dice uno, due o tre anni. A volte si sente dire meno di due anni…

Le cose si muovono molto in fretta. Esattamente nessuno può dirlo, ma anch’io confermo la possibilità di meno di due anni.

– I cinque anni di conflitto in Iraq, prima l’attacco e poi la guerra civile e poi l’attuale situazione di guerriglia, hanno aiutato il regime iraniano? Attualmente passa attraverso l’Iraq materiale utile per il regime in tema di nucleare?

La situazione in Iraq aiuta il regime iraniano nel senso che il regime di Akmadinejad interferisce in Iraq. Il punto in questo caso non è il nucleare ma la rete terroristica che l’Iran riesce a supportare in Iraq. L’Iraq sta rendendo più potente il vicino Iran. Terroristi del regime iraniano già erano presenti in Iraq e sono stati il maggiore fattore di destabilizzazione dall’inizio della guerra in Iraq nel 2003. E’ necessario fermare tutto ciò.

– Parliamo di materiale importato da paesi occidentali, paesi europei in Iran: il Consiglio nazionale della Resistenza Iraniana ha denunciato diverse volte l’ingresso di materiale non lecito secondo le convenzioni internazionali e utile a scopi nucleari, è vero?

E’ vero, l’anello di congiunzione in Iran è la Khatam ol-Anbia Construction Garrison, braccio economico del ministero della Difesa iraniano. Paesi occidentali hanno assicurato all’Iran materiali tecnologici e conoscenze utili ai fini nucleari insieme con altro materiale tecnologico. In alcuni casi lo hanno fatto con consapevolezza, in altri casi senza consapevolezza. E’ il motivo per cui noi crediamo che l’Iran, il regime, debba essere sottoposto a un embargo totale che blocchi l’accesso a qualunque forma di tecnologia. Non possiamo sapere cosa fanno con materiale che apparentemente è per computer o con altro materiale metallurgico. Finchè l’Iran ha un programma nucleare e sostiene il terrorismo, i paesi europei devono assicurargli l’embargo per il petrolio, per le armi e anche l’embargo a livello diplomatico.

– Ma è possibile oggi, nel mondo globalizzato, fermare completamente la tecnologia per un intero popolo, per un intero paese?

Sì, se prendono una decisione in tal senso, è possibile.

– E’ quello che chiedete all’Unione Europea?

L’Unione Europea ha bisogno di mettere sotto pressione il regime iraniano incrementando le sanzioni. Questo non significa colpire il popolo ma il regime. Il regime sta aumentando le entrate per il petrolio e tutti i soldi non vengono utilizzati per aiutare la popolazione ma piuttosto per sostenere la rete terroristica e per far avanzare i programmi nucleari. Ecco perchè è urgente decidere per l’embargo totale.

– Voi, opposizione all’estero, ricevete informazioni sui programmi nucleari del regime dall’opposizione interna. Ma quanto è difficile avere queste informazioni?

E’ molto difficile. La situazione è molto difficile e rischiosa. Delle persone hanno perso la loro vita per questo. Ma la resistenza è talmente forte che il regime non riesce a stroncare questa e altre attività. L’informazione continua ad arrivare anno dopo anno.

– Ci sono persone che hanno perso la vita anche di recente?

Non proprio di recente: alcuni due anni fa. La resistenza riesce sempre meglio ad avere informazioni.

– In definitiva qual è la vostra richiesta agli Stati Uniti e all’Europa?

La politica delle concessioni, basata su interessi economici di vita breve, su contratti lucrativi con i mullah, ha avuto solo conseguenze negative. L’oppressione in Iran è cresciuta, Teheran si sta dotando di armi nucleari, sta esportando il fondamentalismo nel Medio Oriente e nel mondo. L’Europa stessa è sempre più colpita da tutto ciò. La principale richiesta del Consiglio Nazionale di Resistenza Iraniana all’Europa, dopo quella ottenuta oggi di cancellare dalla lista nera delle organizzazioni terroristiche i Mujahedin del Popolo Iraniano (PMOI), è di adottare le stesse sanzioni decise dagli Stati Uniti il 25 ottobre 2007. Gli Stati Uniti hanno adottato sanzioni nei confronti del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (Irgc) e della sua unità extraterritoriale, conosciuta come Qods Force; di nove altre entità affiliate all’Irgc, con i loro capi; di tre importanti banche iraniane. E’ qualcosa di importante. Ma ripeto che l’embargo sulle tecnologie dovrebbe essere totale. Agli Stati Uniti, invece, chiediamo di cancellare il PMOI dalla lista nera dei terroristi e di escludere l’attacco armato contro il nostro Paese.

 

SUDAN: il genocidio in Darfur

 SUDAN: L’EMERGENZA UMANITARIA IN DARFUR E IL GENERALE PRESIDENTE ACCUSATO DI CRIMINI CONTRO L’UMANITA’

Il 2009 dovrebbe essere l’anno delle elezioni per il Sudan, paese dell’Africa nord-orientale segnato dalla tragedia del Darfur e dal decennale conflitto tra nord, prevalentemente arabo e islamico, e sud cristiano animista.

Per il genocidio in corso da anni in Darfur il procuratore generale del tribunale penale internazionale, Luis Moreno Ocampo, ha chiesto l’incriminazione del presidente sudanese, il generale golpista Omar Al-Bashir, al potere da 20 anni. di Fausta Speranza

del 29/1/2009

Lettera dei vescovi Usa a Obama sulla difesa della vita

Questioni fondamentali dal punto di vista etico sono al centro della lettera che il presidente della Conferenza episcopale statunitense, cardinale Francis George, arcivescovo di Chicago, ha inviato al nuovo presidente Obama pochi giorni prima dell’inizio del suo mandato, avvenuto il 20 gennaio. L’episcopato Usa ribadisce le priorità della Chiesa cattolica assicurando preghiere al nuovo presidente e collaborazione da parte dei vescovi “per lavorare con la nuova amministrazione e il nuovo Congresso per il bene comune”. Il servizio di Fausta Speranza:

22 gennaio 2009