Diplomazia dei valori: nel libro di monsignor Chica Arellano

In un libro l’Osservatore permanente presso la Fao, Fernando Chica Arellano, parla di “diplomazia dei valori” e del ruolo della Santa Sede

L’opzione per i poveri
nella famiglia delle Nazioni
30 settembre 2024

Attenzione alla persona e diritto internazionale: si gioca a diversi livelli il ruolo della Chiesa che si presenta al mondo come “esperta di umanità”, come disse Paolo VI all’Onu il 4 ottobre 1965. Se l’obiettivo resta quello di promuovere il bene comune della famiglia umana e la peculiarità è sempre quella di non avere particolari interessi commerciali, militari o politici da difendere, negli ultimi anni l’impegno si è declinato sempre più in relazione alla questione ecologica e ambientale, cartina tornasole di diseguaglianze e urgenze.

Un sussidio prezioso tra diritto e persona

Si comprende come il mondo della “diplomazia dei valori” si presenti sempre più come un ambito interessante da conoscere anche per i non addetti ai lavori. Di prezioso aiuto può essere il volume a firma di monsignor Fernando Chica Arellano, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Agenzie specializzate del Polo romano dell’Onu, intitolato Ecologia integrale e diplomazia dei valori. La Santa Sede per l’alimentazione dell’umanità (Roma, Rubbettino, 2024, pagine 78, euro 13).

La dimensione della giustizia sociale e della cura della casa comune è il paradigma dell’ecologia integrale e l’attenzione per il mondo dell’agricoltura e per l’alimentazione è decisamente centrale, se si parla di cambiamento climatico e di sostenibilità, affinché nessuno rimanga indietro. Proprio la sostenibilità è direttamente connessa con l’opzione preferenziale per gli ultimi e i più poveri che in questo ambito sono braccianti, piccoli contadini, pescatori, popoli indigeni, donne e giovani rurali.

In dialogo nel Polo Romano dell’Onu

Dunque, l’impegno della Missione Permanente della Santa Sede presso le tre agenzie del campo agroalimentare — Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad), il Programma alimentare mondiale (Wfp) — è in sostanza alla base del contributo che la Chiesa porta quotidianamente a favore dell’umanità e rappresenta uno dei momenti più concreti della sua azione.

Con Papa Francesco, e la sua perseverante dedizione a favore di uno sviluppo umano integrale — ci dice monsignor Chica Arellano — ha ripreso respiro quella instancabile premura della Chiesa a difesa della centralità della persona nel palcoscenico della comunità internazionale. Dare voce a poveri, diseredati, sofferenti, anelanti alla giustizia, alla dignità della vita, alla libertà, al benessere e al progresso, traduce sostanzialmente il concetto di sviluppo umano integrale. Nella prefazione, l’economista Stefano Zamagni, già presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali, ricorda che si tratta di lottare per l’allargamento degli spazi della libertà da fame, ignoranza, nuove forme di schiavitù, e di difendere la libertà di realizzare il proprio piano di vita, di autodeterminarsi.

Soggettività internazionale della Santa Sede

Se l’obiettivo è cercare di approfondire l’azione della Santa Sede nel consesso di queste organizzazioni internazionali, si comprende che il primo passo è acquisire alcuni concetti, a partire dal principio di “soggettività internazionale della Santa Sede”. È un elemento acquisito, comprovato dalla larga maggioranza di Stati che con essa intrattengono regolari relazioni diplomatiche, ma è bene sapere che storicamente è stato messo in discussione da alcuni studiosi a causa della perdita di sovranità territoriale dello Stato pontificio, avvenuta il 20 settembre 1870, con l’atto di debellatio ad opera del Regno d’Italia.

Ed è interessante comprendere che la soggettività di diritto internazionale non è data dai tre noti elementi utilizzati dal diritto costituzionale per identificare uno Stato (popolo, territorio e autorità di governo) ma dalla presenza di una sovranità effettiva e dell’indipendenza in grado di salvaguardare il titolo di legittimazione. Questi e altri elementi chiave per la comprensione dell’azione della Santa Sede vengono spiegati con sintetica efficacia nell’agile volume di monsignor Fernando Chica. Il testo riassume brevemente anche il funzionamento delle organizzazioni internazionali per poi chiarire l’essenziale: quali sono le priorità della dottrina sociale della Chiesa nel settore dell’agricoltura e dell’alimentazione per contrastare “la globalizzazione dell’indifferenza” denunciata da Papa Francesco e combattere così le conseguenze del cambiamento climatico.

Prospettiva globale

Il contesto è quello della globalizzazione, che abbiamo imparato tutti a conoscere, o della post-globalizzazione, che si caratterizza per la formazione nel mondo di macro aree economiche. In ogni caso, monsignor Arellano aiuta a ragionare sul fenomeno di interscambio globale che si è imposto a partire dagli ultimi decenni del XX secolo. Cambia la prospettiva se si prendono in considerazione gli aspetti prettamente economici o se si valutano implicazioni socio-culturali. In ogni caso, non si può pensare di assistere a un processo che porti a una polarizzazione tra “vincitori e vinti”. Il punto è che non si può guardare solo alla crescita complessiva della ricchezza ma alle conseguenze di una distribuzione tra pochi ricchi, sempre più ricchi, e tantissimi poveri, sempre più poveri.

A questo proposito, il libro aiuta a comprendere i criteri con cui le organizzazioni internazionali si occupano di globalizzazione. E poi sottolinea  che tutti i relativi documenti ufficiali concordano sul fatto che “nessuno si salva da solo”. I processi mondiali sono diventati tali per cui — avverte l’Osservatore Permanente — “bisogna intraprendere azioni come famiglia umana”. Un solo esempio: i meccanismi di accaparramento della terra denunciati dalle organizzazioni internazionali, in particolare dall’Ifad, in termini di land grabbing non sono concepibili nell’ottica di una destinazione universale dei beni.

Ossessione dei consumi

Quando Papa Francesco denuncia la “globalizzazione dell’indifferenza” e chiede sobrietà, parla di fratellanza umana. Lo fa innanzitutto perché è l’orizzonte naturale della spiritualità cristiana, ma non solo per questo. L’enciclica Laudato Si’ propone un modo alternativo di intendere la qualità della vita rispetto all’ossessione dei consumi. Per «evitare le dinamiche di dominio», sottolinea monsignor Chica Arellano. In definitiva, la fratellanza umana è anche l’unico orizzonte possibile per un’umanità che si vuole salvare.

di FAUSTA SPERANZA

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2024-10/quo-221/l-opzione-per-i-poveri-nella-famiglia-delle-nazioni.html

La scacchiera Libano

Libano: una crisi da contestualizzare e da storicizzare

Chi gioca davvero la partita (aperta da anni) nella terra dei cedri?

A “Il mondo alla radio” su Radio Vaticana per parlare di  “Fortezza Libano” (Infinito editore)
 
30 Settembre 2024, Fausta Speranza ospite di Alessandro Guarasci:

https://www.vaticannews.va/it/podcast/rvi-programmi/il-mondo-alla-radio/2024/09/il-mondo-alla-radio-30-09-2024.html

link alla pagina rassegna stampa su “Fortezza Libano”

Fortezza Libano

Straordinario restauro per il Christus triumphans di Forlì

Restauro del «Christus triumphans» della cattedrale di Forlì, capolavoro della scultura medievale europea

La forza rara
di quegli occhi aperti

20 settembre 2024

«Sono occhi che incoraggiano chi lo guarda. Non solo Cristo condivide il dolore e la sofferenza, come tutti i crocifissi, ma questo — come tutti i crocifissi trionfanti — incoraggia e conferma la fede nella vita eterna». Così il vescovo di Forlì-Bertinoro, monsignor Livio Corazza, parla del Christus triumphans, statua lignea della fine del 1100 restituita in questi giorni ai fedeli della Cattedrale della Santa Croce di Forlì dopo l’impegnativo lavoro della restauratrice Carlotta Scardovi. Si tratta di un capolavoro della scultura medievale europea.

Tutto fa pensare che sia il Crocifisso voluto per la nuova Cattedrale dopo il devastante incendio del 1173, probabilmente donato tra il 1180 e il 1190 per iniziativa dell’abate vallombrosano di San Mercuriale.

In croce ma senza i segni della Passione

Grazie al restauro che ha restituito vividezza ai colori, balza agli occhi la peculiarità di Gesù raffigurato in croce ma vivo, senza i segni della passione, con gli occhi aperti. Sul capo, inoltre, si nota una corona regale, non una corona di spine. Le dimensioni monumentali del crocifisso (310 x 206 centimetri) lasciano immaginare una collocazione originaria in posizione preminente, con molta probabilità fissato a una trave o a un arco nella zona superiore del presbiterio.

Per la Cattedrale,  è la più antica testimonianza artistica e di fede

Negli ultimi anni si trovava in una navata laterale ma ora ha ritrovato il suo posto sull’altare maggiore e monsignor Corazza sottolinea la gioia della comunità di riaverlo e, in particolare, in tempo per il prossimo Giubileo. Ricorda che «ad ogni diocesi è richiesto di individuare un Crocifisso che diventi simbolo dell’Anno Santo 2025 e punto di riferimento per tutte le celebrazioni e i cammini di speranza e misericordia previsti».

La professoressa Scardovi definisce il Crocifisso «un’opera di alto pregio» e chiarisce che «l’obiettivo principale dell’intervento svolto è stato quello di intervenire sui fenomeni di degrado che potessero compromettere la conservazione dell’opera nel tempo». Certamente l’intervento di restauro permette di garantirne l’integrità e la tutela, ma anche la valorizzazione. Migliora infatti la possibilità di fruizione legata ai valori di fede, culturali e storico-artistici.

Al di là di qualche singola analogia

Il Crocifisso di Forlì si distingue. L’architetto Marco Servadei Morgagni della Commissione diocesana per l’arte sacra a spiega: «In ciascun paragone emerge la dirompente presenza plastica assai inferiore in qualunque altro esemplare. Oltre allo sguardo penetrante, riemerso in seguito all’ultimo restauro, l’intero volume della figura, affidato a una sapiente sintesi di naturalismo e purismo geometrico, si impone allo sguardo con forza rara». Morgagni sottolinea che «il rapporto uomo-croce, risolto con un’apparente semplicità, nasconde una profonda sapienza tecnica e teologica». Si ha effettivamente l’impressione che il corpo sia disgiunto dal supporto e si avverte un senso di leggerezza che Morgagni spiega come una «sovrapposizione piuttosto che una dipendenza, del Cristo dalla Croce».

di FAUSTA SPERANZA

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2024-09/quo-213/la-forza-rara-di-quegli-occhi-aperti.html

“Europa sovrana” in radio

Ospite a Il mondo alla radio (RV)  per parlare di

Le sfide politiche ed economiche per un’Unione europea competitiva in un mondo nuovo: 

Paolo Guerrieri – economista e docente a La Sorbona, autore con Pier Carlo Padoan del libro: Europa Sovrana. Le tre sfide di un mondo nuovo. Edito da Laterza

Fausta Speranza – giornalista de L’Osservatore Romano

 

https://www.vaticannews.va/it/podcast/rvi-programmi/il-mondo-alla-radio/2024/05/il-mondo-alla-radio-22-05-2024.html

I miei maestri

Tra i vari frammenti del mio percorso professionale raccolti e raccontati in questo sito, voglio inserire anche la brevissima registrazione di una telefonata: è la mia professoressa di lettere delle medie che mi rintraccia e mi saluta dopo aver ascoltato i miei primi servizi alla Radio Vaticana. E’ la professoressa Iorio che purtroppo è venuta a mancare qualche anno fa.

Ricordo gli insegnanti più importanti della mia vita scolastica: il mitico professor Negro, appassionato docente di italiano e latino ma soprattutto pensatore libero, e l’acuta studiosa di storia e filosofia, professoressa Cino. A loro devo tanto del mio amore per lo studio e della mia curiosità intellettuale.

Ci sono poi maestri d’eccezione per il mio impegno professionale: Sergio Trasatti, direttore della scuola di giornalismo dell’allora Comunità europea che mi ha dato ottime basi della tecnica e dell’impostazione giornalistica, scomparso purtroppo prima di potergli raccontare le tappe più belle del mio percorso. E il grandissimo Sergio Zavoli: lavorare con lui è stato il più grande privilegio professionale. Mi ha dato e mi dà una straordinaria testimonianza della passione per la verità che dà senso all’impegno di giornalista. E, con i suoi indimenticabili complimenti, mi ha dato uno slancio che ritrovo sempre vivo dentro di me.

Tengo caro il loro esempio, il rigore appassionato dei loro insegnamenti. Grazie.

Delirio tecnologico e disimpegno antropologico

20 giugno 2024

di Fausta Speranza

 Di fronte alle «crisi internazionali aggravate», «lo scenario bellico ampliato tragicamente», «la vita delle persone sempre più faticosa e frenetica», l’uomo contemporaneo rischia di rispondere paradossalmente con un «disinteresse antropologico», che significa fiducia fideistica nello sviluppo tecnologico e «crescente identificazione dell’uomo con le opere da lui prodotte». L’intervento del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, ieri mercoledì 19 giugno, alla seconda e conclusiva giornata del primo “Festival dell’Umano tutto intero” ha offerto una sollecitazione importante a non arrendersi alla «perdita dello sguardo dell’uomo su di sé e sulla propria interiorità». Il festival, promosso dal network “Ditelo sui tetti”, si è svolto presso il Pio Sodalizio dei Piceni a Roma.

 Le domande antropologiche — ha osservato il cardinale Parolin — «sembrano suscitare sempre meno interesse». I motivi sono diversi a partire «dall’incalzare del progresso scientifico e dal fascino di potenza che questo ha esercitato sull’umanità», ma ci sono «anche altre ragioni, più profonde»: la questione antropologica una volta che la si affronti seriamente e radicalmente «mette in evidenza e fa venire alla luce la costitutiva fragilità dell’essere umano», il suo essere non solo “una canna” ma, come dice Pascal, “la canna più fragile di tutta la natura”.

 Emerge un punto essenziale che tanto impegna il dibattito odierno: «Lo stesso sviluppo dei diritti umani soffre la mancanza di un fondamento solido, la cui carenza espone tali diritti a discipline molte volte incerte e provvisorie, se non ideologicamente orientate». D’altra parte, invece, si fotografa «l’affidamento al progresso tecnologico» che «assume le caratteristiche di una vera e propria “fede”».

 Si comprende dunque quanto sia «urgente e necessaria» la riflessione sulla questione antropologica, «indicendo un Festival dell’«umano tutto intero» — riprendendo una felice espressione di san Giovanni Paolo II », ha sottolineato il cardinale Parolin, ricordando che due anni fa c’è stato un primo incontro su questi temi organizzato dallo stesso network. In quel momento il contesto era legato alla pandemia, finita la quale «le cose non sono purtroppo migliorate». E il cardinale Parolin ha aggiunto parole che non nascondono a gravità dei rischi: «Lo scenario bellico si è ampliato tragicamente con l’esplosione del conflitto israelo-palestinese e la guerra “a pezzi”, denunciata da Papa Francesco sin dall’inizio del pontificato, è andata allargandosi e componendosi in un quadro sempre più preoccupante e corre oggi il rischio serissimo di sviluppi imprevedibili e sempre meno ipotetici.»

 Il punto è che proprio per questo una riflessione sull’umano potrebbe sembrare — ha avvertito — «un mero esercizio d’accademia», distante dalle urgenze e dai problemi del vivere quotidiano, tanto dei singoli quanto dei popoli.  Ma sarebbe un primo grave errore pensare la domanda sull’uomo come separata e distante dalle domande e dai bisogni. Ha ricordato come non sia un caso che la questione antropologica risuoni da secoli, scolpita sull’architrave del tempio di Delfi, nel monito «Conosci te stesso». Centralità e necessità risiedono nel fatto che essa è veicolo degli interrogativi sull’esistenza umana.

 È come se in qualche modo l’uomo dagli albori dell’era industriale avesse messo da parte queste domande. Non sono mancati avvertimenti. Il cardinale Parolin ha citato tra gli altri Friedrich Schiller che già a fine Settecento evidenziava come l’essere umano, «non avendo mai nell’orecchio che il monotono rumore della ruota ch’egli gira …, invece di esprimere nella natura la sua umanità, diventa soltanto una copia della sua occupazione o della scienza cui attende». E poi il segretario di Stato ha sottolineato che sempre più l’uomo si è allontanato da Dio, sempre più si è identificato con il risultato delle proprie azioni, «perdendo una visione d’insieme di sé, capace di unificare tutti gli esseri umani, senza distinzioni di sesso, di età, di razza o di condizione sociale.» Citando la Costituzione conciliare Gaudium et Spes — «La creatura senza il Creatore svanisce» — ha parlato di «un pericoloso processo di vera e propria “disumanizzazione”».

 Il cardinale Parolin ha citato anche Robert Musil per affermare che la nostra società rischia di assomigliare all’apprendista stregone della ballata di Goethe, avventuratosi in un incantesimo che non è poi in grado di padroneggiare. Dunque, l’appello a proposito di Intelligenza Artificiale: «Si pone l’esigenza di una vera e propria difesa dell’umano; un argine a quell’intelligenza che l’uomo stesso ha creato e dalla quale si trova adesso a dipendere».

 Si comprende meglio il significato del «vuoto creato da questo disimpegno antropologico» da cui scaturiscono «il neo-individualismo che esalta e assolutizza il principio di autodeterminazione dell’individuo». E «uno pseudo-umanesimo che arriva, in sostanza, a teorizzare una libertà senza responsabilità e diritti senza corrispondenti doveri, fondamentalmente ispirato al modello dell’uomo-Prometeo il quale, imbrigliato dal proprio delirio di autosufficienza, finisce tuttavia con il ritrovarsi irrimediabilmente solo».

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2024-06/quo-139/delirio-tecnologico-e-disimpegno-antropologico.html

Alla Specola confronto d’eccezione tra cosmologi

10 giugno 2024

Specola, cosmologi a confronto su buchi neri e onde gravitazionali

Dal 16 al 21 giugno, quaranta studiosi, tra cui due Premi Nobel, si confronteranno sull’attualità delle intuizioni scientifiche di George Lemaître. Il Direttore fratel Guy Consolmagno: “Non si deve fare confusione tra Big Bang e il racconto della Genesi sulla Creazione. Sono due campi distinti di un unico cammino”

di Fausta Speranza 

La vera natura dello Spazio e del Tempo. Di questo affascinante orizzonte di pensiero si parlerà al convegno scientifico organizzato dalla Specola Vaticana ad Albano Laziale dal 16 al 21 giugno, intitolato “Buchi neri, onde gravitazionali e singolarità spazio-temporali”. Il workshop – incentrato sull’attualità delle intuizioni scientifiche di George Lemaître (1894-1966) – è stato presentato questa mattina nella Sala Stampa della Santa Sede. Fratel Guy Consolmagno, S.I., planetologo direttore della Specola Vaticana, ha sottolineato che il dibattito promosso rappresenta un “terreno neutro” di confronto per scienziati di diverso orientamento. “L’obiettivo è la verità”, ha affermato sottolineando l’importanza di contribuire continuativamente alla ricerca nella consapevolezza di tutto quanto ancora non è possibile conoscere”. Si tratta della seconda conferenza dedicata al sacerdote professore di fisica all’Università Cattolica di Lovanio che dal 1960 al 1966 è stato anche presidente della Pontificia Accademia delle Scienze. Gli atti della prima, svoltasi nel 2017, sono stati pubblicati da Foundation of Physics.

Una partecipazione ad alto livello

Nella conferenza di quest’anno, sostenuta anche dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), i temi in discussione andranno dalla tensione nelle misure della costante di Hubble, all’enigmatica natura delle singolarità spazio-temporali (compresi Big Bang e buchi neri), fino alle onde gravitazionali e alla ricerca della gravità quantistica e delle sue connessioni con l’entanglement e i fondamenti della teoria quantistica. La materia non è di immediata comprensione ma si capisce come si tratta di indagare su cosa ci dicono le singolarità spazio-temporali sulla natura del nostro Universo. La risposta in termini di partecipazione– è stato sottolineato da padre Gabriele Gionti, gesuita cosmologo, vice-direttore della Specola Vaticana – è stata entusiasta. Don Matteo Galaverni, cosmologo della Specola, ha precisato che oltre ai 40 studiosi di cosmologia teorica e osservativa partecipanti – tra cui i premi Nobel Adam Riess e Roger Penrose; i cosmologi e fisici teorici Andrei Linde, Joseph Silk, Wendy Freedman, Licia Verde, Cumrun Vafa e il vincitore della Medaglia Fields Edward Witten – in presenza ci saranno almeno 150 studiosi collegati on line. Ed è interessante sapere che la registrazione video della conferenza sarà sul sito della Specola, forse in diretta streaming, certamente in differita.

Sono molte le prenotazioni anche per la serata del 21 giugno aperta al pubblico in cui Viviana Fafone (Università di Roma Tor Vergata e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare INFN) e Gabriele Veneziano (European Organization for Nuclear Research CERN e Collège de France) parleranno di buchi neri, onde gravitazionali e dell’Universo prima del Big Bang.

La grande eredità di Lemaître

George Lemaître – ha sottolineato padre Gabriele Gionti – è stato una pietra miliare negli studi in materia interloquendo con Einstein, anche “correggendo il grande scienziato su alcuni punti”. In particolare Lemaître non ha avuto la chiusura di Einstein rispetto alla teoria quantistica ma piuttosto “ha saputo accogliere da subito la prospettiva di avere due dimensioni, quella della fisica classica e quella quantistica”. Inoltre, “ha dimostrato la capacità di comprendere subito l’importanza degli studi sulla costante cosmologica, che adesso è utilizzata per spiegare l’accelerazione dell’universo”.

In particolare, padre Gionti ha spiegato che negli anni Venti, le osservazioni astronomiche avevano rivelato un misterioso moto di recessione di galassie lontane. Nel 1927, risolvendo le complicate equazioni della teoria della relatività generale di Einstein, Lemaître spiegò che questo moto era il risultato dell’espansione dell’Universo. Questo poco prima che le osservazioni di Edwin Hubble stabilissero una relazione, chiamata “legge di Hubble” che collega la velocità di recessione e la distanza delle galassie. Per questo motivo, nel 2018, l’Unione Astronomica Internazionale ha votato affinché la “Legge di Hubble” venga ribattezzata “Legge di Hubble-Lemaître”.

In tema di Big Bang, padre Gionti ha chiarito che è famosa la teoria dell’“Atomo primordiale”, oggi nota come teoria di Lemaître. Comprese che l’espansione dell’Universo implicava che in qualche momento nel passato l’Universo doveva aver attraversato uno stato di altissima densità energetica, come un “atomo originario” da cui tutto ebbe inizio. Il suo studio può essere considerato pertanto il precursore della moderna gravità quantistica.

Tra fede e scienza

A proposito della sfida continua di comprendere come fede e scienza, Genesi e studi in divenire, non debbano essere concepiti “in competizione”, padre Gionti ha raccontato che Pio XII ricorse a Lemaître per esprimere il punto di vista della Chiesa che si nutre sia di fede che di sapere scientifico. Fratel Guy Consolmagno ha fatto riferimento alla confusione che a volte si crea tra la teoria del Big bang e la narrazione della genesi sulla Creazione per sottolineare che si tratta di due campi distinti nei loro percorsi di approfondimento che fanno parte di un unico cammino.

La velocità delle galassie

Massimo Bianchi, fisico teorico, professore ordinario dell’Università degli studi di Roma e INFN Tor Vergata, è intervenuto alla conferenza stampa per spiegare, tra l’altro, che oggi tra i temi di approfondimento c’è quello della velocità delle galassie. In tema di buchi neri è importante capire – ha chiarito – “è stato importante intuire, rispetto al passato, che la velocità della luce non è infinita, che la luce si propaga con velocità elevatissima ma finita”. Ha aggiunto, inoltre, che attualmente all’attenzione degli studiosi ci sono onde gravitazionali rivelate di recente. Bianchi ha anche ricordato che George Lemaître e Einstein in quattro occasioni si sono incontrati personalmente.

Fabio Scardigli, fisico teorico, del Politecnico di Milano, ha spiegato che si tratta delle “due grandissime costruzioni teoriche del ventesimo secolo basi a tutt’oggi di conoscenza dell’universo” e che scopo della conferenza è farle dialogare.

https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2024-06/specola-vaticana-cosmologi-buchi-neri-convegno-onde.html

a RadioTre Mondo per parlare del voto in Messico

Fausta Speranza ospite della conduttrice Anna Maria Giordano a Radio3 Mondo

per parlare del Voto storico in Messico

I messicani votano domenica 2 giugno in elezioni storiche che metteranno al centro il genere, la democrazia e il populismo, tracciando il percorso del Paese in un voto oscurato dalla violenza dei cartelli. Con due donne in testa alla competizione, il Messico eleggerà probabilmente il suo primo presidente donna – un passo importante in una nazione a lungo segnata dalla sua cultura maschilista.

Le elezioni saranno anche le più importanti nella storia del Paese: secondo l’Istituto elettorale nazionale, sono in ballo più di 20.000 posizioni congressuali e locali. Il numero di cariche contese è stato però uno degli elementi che ha alimentato lo spargimento di sangue durante la campagna elettorale, poiché i gruppi criminali hanno usato le elezioni locali come un’opportunità per esercitare il potere. Una serie di cartelli e bande armate si sono contesi il territorio e più di 20 candidati sono stati uccisi.

In gioco la prossima domenica ci sarà anche l’eredità politica del presidente Andrés Manuel López Obrador e le relazioni spesso tumultuose del Messico con gli Stati Uniti: ne parliamo con Fausta Speranza, giornalista dell’Osservatore Romano, autrice del libro Messico in bilico, viaggio da vertigine nel paese dei paradossi (ed. Infinito, 2018), e del Documentario di RAIStoria Il Messico tra narcotraffico e bellezza. (autrice anche di “Il senso della sete” (ed. Infinito, 2022, aggiornato e tradotto in francese e inglese 2024).

https://www.raiplaysound.it/audio/2024/05/Radio3-Mondo-del-31052024-597b1622-e04c-43b4-9915-61657584e1f8.html?ts=670

 

lancio ANSA: 30/05/2024 12:19:00 – Rai: a Radio3 Mondo (Rai3) le elezioni in Messico

(ANSA) – ROMA, 30 MAG – I messicani sono chiamati, domenica prossima, a un voto storico che metterà al centro il genere, la democrazia e il populismo, tracciando il percorso del Paese in elezioni oscurate dalla violenza dei cartelli. A Radio3 Mondo, in onda domani alle 11 su Radio3, Anna Maria Giordano ne parlerà con Fausta Speranza, giornalista dell’Osservatore Romano e autrice dei libri Messico in bilico, viaggio da vertigine nel paese dei paradossi e Il senso della sete.    Con due donne in testa alla competizione, il Messico eleggerà probabilmente il suo primo presidente donna – un passo importante in una nazione a lungo segnata dalla cultura maschilista. Le elezioni saranno anche le più importanti nella storia del Paese: secondo l’Istituto elettorale nazionale, sono in ballo più di 20.000 posizioni congressuali e locali. Il numero di cariche contese è stato però uno degli elementi che ha alimentato lo spargimento di sangue durante la campagna elettorale, poiché i gruppi criminali hanno usato le elezioni locali come un’opportunità per esercitare il potere. Una serie di cartelli e bande armate si sono contesi il territorio e più di 20 candidati sono stati uccisi. In gioco, domenica, ci sarà anche l’eredità politica del presidente Andrés Manuel López Obrador e le relazioni spesso tumultuose del Messico con gli Stati Uniti. (ANSA).

 

 

“Europa sovrana”: a dibattito con Paolo Guerrieri

Per un’Unione Europea competitiva in un mondo nuovo 

Fausta Speranza   – giornalista della redazione Cultura de “L’Osservatore Romano”

ospite della trasmissione Il mondo alla radio di  Stefano Leszczynski,  con il professor Paolo Guerrieri – economista e docente all’Università di Parigi  Sciences Po, autore con Pier Carlo Padoan del libro Europa Sovrana. Le tre sfide di un mondo nuovo (2024 Laterza)

su Radio Vaticana:

https://www.vaticannews.va/it/podcast/rvi-programmi/il-mondo-alla-radio/2024/05/il-mondo-alla-radio-22-05-2024.html

Archivi e libri, anniversari d’eccezione per due scuole in Vaticano

L’udienza del Papa aprirà la giornata di studio voluta il 13 maggio per celebrare il 140.mo anniversario della Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica e il 90.mo della Scuola Vaticana di Biblioteconomia. L’evento presentato stamane in Sala Stampa Vaticana. Negli interventi, la missione originaria si intreccia con le nuove tecnologie

Fausta Speranza – Città del Vaticano

Depositi unici della memoria e dell’ingegno umano stratificati lungo i secoli entro una prospettiva insieme umana ed ecclesiale: rappresentano tutto ciò l’Archivio Apostolico Vaticano e la Biblioteca Apostolica Vaticana e si capisce subito quanto siano preziose, al loro interno, la Scuola di Paleografia, Diplomatica e Archivistica voluta da Leone XIII 140 anni fa, e la Scuola di Biblioteconomia istituita da Pio XI, 90 anni fa.

Si tratta di due anniversari che saranno celebrati con una giornata di studio il 13 maggio prossimo, un evento presentato questa mattina in Sala Stampa vaticana da monsignor Angelo Vincenzo Zani, Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa; da monsignor Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio Apostolico Vaticano e direttore della Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica; da don Mauro Mantovani, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana e direttore della Scuola Vaticana di Biblioteconomia.

Sfide vecchie e nuove

“Un’occasione per ripercorrere la storia e la finalità delle due scuole con uno sguardo rivolto alle prospettive future”: così monsignor Vincenzo Zani sottolinea l’importanza di celebrare due anniversari d’eccezione. Ricorda che papa Ratti parlava del “culto della scienza e della nobile fatica intorno alla scienza”, ovvero – spiega – la costellazione delle varie discipline finalizzate allo studio, alla custodia, alla valorizzazione e al miglior trattamento dei beni archivistici e librari. L’intenzione è anche quella di far conoscere meglio le due scuole che – afferma – “hanno il compito di raccogliere, custodire e mettere a disposizione di tutti il ricco patrimonio conservato perché si propaghi ovunque la conoscenza”.

Ricordando che la Biblioteca Apostolica è stata creata da Niccolò V nel 1451, e l’Archivio da Paolo V nel 1610, monsignor Zani cita Papa francesco per chiarire gli obiettivi:  “tenere vive le radici” e “coltivare la memoria”. Non mancano le sfide: monsignor Zani fotografa l’attuale “scenario di mutevole e imprevedibile, caratterizzato dalla rapidità con cui le tecnologie si evolvono e improntano profondamente anche la produzione dei contenuti intellettuali, come pure dalla instabilità e labilità del patrimonio digitale, tra formati in continuo cambiamento e rapida obsolescenza di dispositivi e applicativi”. L’impegno è notevole: mantenere la profonda e consolidata vocazione umanistica abbracciando, al tempo stesso, le nuove forme di elaborazione e propagazione del sapere. In particolare monsignor Zani sottolinea che “è stato importante, per le due scuole, porsi in dialogo con le disposizioni maturate negli ultimi venti anni attraverso il cosiddetto “Processo di Bologna”, creato per facilitare la circolazione internazionale dei docenti e studenti attraverso il riconoscimento dei relativi titoli di studio”. La Santa Sede ha aderito al Processo di Bologna nel settembre 2003.

Due curiosità dall’Archivio

Il prefetto monsignor Sergio Pagano ha ricordato che Carlo Emilio Gadda, che si trovava fin dal 1931 in Vaticano per via del suo impiego presso i Servizi tecnici come reggente della sezione tecnologica dell’Ufficio centrale,  nel 1936 si iscrisse alla Scuola di archivistica anche se non completò il corso. Inoltre, Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo cita il segretario del cardinale di Palermo, don Pacchiotti che – dice monsignor Pagano – effettivamente era stato allievo della Scuola di Paleografia.

A proposito di valori fondamentali, il prefetto Pagano ricorda il “clima favorevole agli studi storici durante la seconda metà del XIX secolo” e la lettera Saepenumero considerantes del 18 agosto 1883 con cui papa Leone XIII   proponeva agli studiosi cattolici di rientrare in forza nel campo scientifico, in specie storico, senza remore e paure. Il papa affermava: “Ai nudi racconti si opponga la faticosa e paziente investigazione; alla leggerezza del sentenziare la maturità de’ giudizi; al capriccio delle opinioni la saviezza della critica. I fatti travisati o supposti si faccia il possibile a fin di restituirli alla vera luce col ricorrere ai fonti; e a questo in special modo gli scrittori pongano ben mente, esser primaria legge della storia, non osar dir nulla di falso, né tacere nulla di vero.

L’apertura degli Archivi Vaticani fu decretata alla fine del 1880 e realizzata già all’inizio del 1881 e il Motu proprio Fin dal principio del 1° maggio 1884 contiene il regolamento dell’Archivio e gli ordinamenti per la Scuola. Nel 1923, sotto Pio XI, fu istituito presso la Scuola Vaticana di Paleografia un corso minore di Archivistica, per addestrare gli allievi “a comporre buoni indici e carte e di manoscritti” in modo da “soddisfare ad uno dei più stringenti bisogni dei possessori e degli studiosi e alle ripetute forti prescrizioni dell’autorità”. Il nome della Scuola dunque cambiò in Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica.

Biblioteconomia e “diplomazia culturale”  

La finalità principale delle celebrazioni – chiarisce don Mauro Mantovani – non è quella di guardare al passato ma quella di prendersi cura degli studi specialistici in scienze biblioteconomiche come di “un campo fertile in cui esercitare l’interdisciplinarità forte, esercitandosi ad una visione d’insieme”. E al paradigma della competenza si aggiunge dunque “la capacità di adattamento ai diversi contesti di impiego e di genere di biblioteche, al long life learning”.

Emerge una responsabilità particolare: lavorare a servizio delle future generazioni fa del bibliotecario un operatore di “diplomazia culturale”. E pertanto – sottolinea don Mantovani – tanto più è grande il patrimonio librario di un’Istituzione, quanto più grande deve essere il ‘patrimonio umano’ di chi in essa vi opera”.

Sguardo al Giubileo

A proposito di prossimo futuro, don Mantovani chiarisce che ci sono iniziative in preparazione per il Giubileo citando in particolare una esposizione dedicata al tema del viaggio: si tratterà di valorizzare il Fondo Poma. E poi c’è anche un progetto per una mostra particolare di monete. Inoltre don Mantovani annuncia che l’Expo di Osaka in Giappone nell’anno del Giubileo sarà occasione di scambio. Don Mantovani torna con la memoria al primo corso della Scuola Vaticana di Biblioteconomia che prese avvio il 13 novembre 1934, per citare  la Prolusione in cui il futuro cardinale Eugène Tisserant “indicò con i seguenti verbi l’identità e la professionalità del bibliotecario da formare: aver cura, conservare, accrescere” ordinare, mettere in valore”. Sono proprio questi – afferma – gli obiettivi da tradurre in didattica.

La giornata del 13 maggio

Papa Francesco accoglierà nella mattina del 13 maggio prossimo nella Sala Clementina dei Palazzi Apostolici gli allievi e il corpo docente delle due scuole. Poi presso la Pontificia Università Urbaniana avrà luogo la conferenza, presieduta da monsignor Zani. Interverranno, oltre ai prefetti delle due scuole, il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin; il rettore della Pontificia Università Urbaniana, Vincenzo Buonomo; l’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Francesco Di Nitto; il prorettore all’Autonomia organizzativa, innovazione amministrativa e programmazione delle risorse dell’Università La Sapienza di Roma, Marco Mancini.

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