Archeologia di fratellanza

04 ottobre 2023

«Percorsi di pace»

per la sesta Giornata delle Catacombe

«Percorsi di Pace» è il titolo dell’iniziativa voluta il 7 ottobre prossimo dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra nella VI Giornata delle Catacombe-Edizione d’Autunno. Saranno gratuitamente visitabili, su prenotazione, alcuni siti che generalmente sono chiusi al pubblico dislocati a Roma e in varie regioni d’Italia. In un momento storico segnato da drammatiche conflittualità, si guarda a quelle immagini catacombali che ancora a distanza di secoli suscitano una riflessione sulla fratellanza e la pace.

Dopo il successo dell’apertura il 18 marzo scorso di sette catacombe romane, per questa Edizione d’Autunno si offre la possibilità di visitare sei complessi ipogei della Roma sotterranea: Santa Tecla, San Lorenzo, Pretestato, Vigna Chiaraviglio, l’ipogeo degli Aureli e Generosa.

In alcuni casi avranno luogo conferenze, come quella organizzata sulla figura di Sant’Antioco nel Palazzo del Capitolo dell’omonimo comune, un’isoletta nell’estremo sud ovest della Sardegna. Ci sono anche laboratori dedicati ai bambini, come quello sulle epigrafi cristiane nel Comprensorio callistiano a via Appia Antica a Roma, o quello sui simboli cristiani presso le Catacombe di S. Savinilla nel comune laziale diNepi. Le iniziative si chiuderanno con una messa presieduta da monsignor Pasquale Iacobone, presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, ad Albano Laziale.

Alcuni simboli nelle decorazioni nelle catacombe, che rappresentano episodi e personaggi dell’Antico e del Nuovo Testamento, o scenari bucolici e paradisiaci, o momenti di vita quotidiana, sono molto noti, ma si possono scoprire sfumature interessanti. L’immagine dell’agnello, ad esempio, vittima sacrificale per eccellenza, viene utilizzata per rappresentare il Cristo, ma anche gli apostoli e i fedeli e può figurare anche, più semplicemente, una estrema sintesi del mondo pastorale. C’è poi la colomba che simboleggia l’anima che ha raggiunto la pace divina, nonché l’intervento salvifico di Dio, lo Spirito santo, e, se rappresentata con un ramoscello di ulivo, riporta alla pace dopo il diluvio universale. C’è poi l’àncora che suggerisce immediatamente l’idea della sicurezza di una nave nel porto, ma che può essere vista insieme con il faro, che con la sua luce indica l’approdo finale della navigazione: la salvezza. Meno conosciuta la rappresentazione della lepre, simbolo del fedele che fugge dalle insidie del mondo.

Se sono tanti i significati delle decorazioni, non meno importante è il messaggio stesso delle catacombe. La comunità cristiana ha ben presto avvertito la necessità di uno spazio destinato ad accogliere i fedeli in un riposo comune e in particolare si desiderava garantire a tutti i suoi membri, anche a quelli più poveri, una sepoltura dignitosa, esprimendo dunque un forte richiamo all’uguaglianza e alla fratellanza. È con questo spirito che nascono e si sviluppano le prime catacombe, composte da reti di gallerie sotterranee scavate talvolta riutilizzando spazi preesistenti. Garantivano l’apertura di più pile di loculi sovrapposti oppure forme di deposizione più articolate, come le tombe a mensa, gli arcosoli e i cubicoli. Sono spazi definiti cimiteri con un termine che deriva dal greco e indica «il luogo del riposo, che rispecchiano con esattezza la concezione cristiana della morte come tempo sospeso in attesa della Risurrezione.

Il valore delle Giornate delle Catacombe, che hanno preso il via nel 2018, è quello di offrire un percorso di visita e conoscenza che introduca alle fonti monumentali, testi diretti, ma anche alle fonti letterarie. «trascrizioni indirette». Fra le risorse più comuni si ricordano le Sacre Scritture, ma ci sono anche altri scritti, come quelli dei padri apostolici, coloro che ebbero rapporti con gli apostoli; o quelli degli apologisti greci del II secolo; o alcuni scritti antieretici dello stesso secolo e quelli degli scrittori cristiani del III IV secolo, tra cui si distingue Tertulliano con i suoi Ad Nationes e Apologeticum. D’altra parte, la Commissione di Archeologia Sacra istituita per un’idea dell’archeologo romano Giovanni Battista de Rossi venne riconosciuta come istituzione da Pio IX il 6 gennaio 1852 con la finalità di «custodire i sacri cemeteri antichi, per curarne preventivamente la conservazione, le ulteriori esplorazioni, le investigazioni, lo studio, per tutelare inoltre le più vetuste memorie dei primi secoli cristiani».

di FAUSTA SPERANZA

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2023-10/quo-228/archeologia-di-fratellanza.html

al Seminario di studi promosso dalla Santa Sede sull’acqua con esperti Fao e Ifad

Preservare e gestire l’acqua

per il bene di tutti

18 Ottobre 2023,  15:30-18:30

Presso l’Università santa Croce  Seminario di Studi

per offrire  una visione ampia delle risorse idriche: la prospettiva ecclesiale e quella di scienziati e di funzionari degli Organismi del polo romano  delle Nazioni Unite

Saluto Prof. Luis Navarro
Rettore magnifico della
Pontificia Università della Santa Croce

Conclusioni Mons. Fernando Chica Arellano, Osservatore Permanente della Santa Sede presso la FAO, l’IFAD e il PAM

Moderatore Dott. Alessadro Gisotti Dicastero per la Comunicazione

Oratori

“Il senso della sete. L’acqua tra diritti non scontati e urgenze geopolitiche”.
Dott.ssa Fausta Speranza, Giornalista Inviato Esteri e Cultura

Esperienze sul terreno

“Bringing land back to life”. Caritas Ethiopia and Caritas Eritrea. Dott.
Alistair Dutton, Secretary General of Caritas Internationalis.
“Sorella acqua e la giustizia ambientale”. Dott.ssa Ivana Borsotto,
Presidente della Federazione Organismi Cristiani di Servizio Internazionale
Volontario (FOCSIV)

Rassegna stampa

https://www.ansa.it/vaticano/notizie/cristiani_mondo/2023/10/18/vaticano-lacqua-non-e-merce-quotazione-in-borsa-e-immorale_f177c78b-a0b2-4a90-a020-569413926237.html

https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2023-10/seminario-acqua-universita-santa-croce.html

Su Radio Marconi

15 Settembre 2023

su Radio Marconi https://www.radiomarconi.info/palinsesto-2

rubrica Radio Aperta, Approfondimenti sulle notizie del giorno (10.30-12:00)

si parla del “Tempo del creato” e della questione acqua

il collega Bruno Cadelli intervista Fausta Speranza

autrice del volume Il senso della sete (Infinito Edizioni, ristampa aggiornata luglio 2023)

Si parla delle più recenti questioni legate alle risorse idriche:

 

 

 

Nella mappa interiore

 Nella mappa interiore QUO-186
12 agosto 2023

«Senza nessuna commissione ecclesiale»: è quanto sottolinea suor Linda Pocher parlando di come sono nate le tre diverse iniziative cinematografiche dedicate a Maria che l’hanno colpita e stimolata a tal punto da scrivere Immagini di Maria. Immagini della donna dedicato, come recita il sottotitolo, a Cinema e mariologia in dialogo (Cinisello Balsamo, Edizioni Paoline, 2023, pagine 176, euro 14). Tre film che nella penna dell’autrice, docente all’Auxilium e membro del Consiglio della Pontificia Academia Mariana Internationalis, diventano uno strumento della sua appassionante ricerca sulla mariologia contemporanea.

Se non si possono individuare committenze precise per i film o per il volume, ci sono invece almeno tre punti fermi che risuonano come ideali ciak di incoraggiamento: la costituzione pastorale Gaudium et spes del Concilio vaticano II che, come sottolinea l’autrice, «incoraggia a fare alleanza con la “settima arte” e la sua potenza comunicativa»; l’esortazione apostolica di Paolo VI Marialis cultus che «invita a rinnovare l’immagine di Maria incrociando la Scrittura, le scienze umane e le esigenze degli uomini e delle donne di oggi»; e il libro di Papa Francesco Ave Maria (Rizzoli-Lev 2019) in cui si racconta Maria come «una ragazza normale» incoraggiando a non rimanere ingabbiati nell’immaginario miracoloso del dogma.

«Quando Maria viene rappresentata come troppo diversa, separata e distante dall’esperienza umana — spiega Pocher —, si rischia di favorire processi di idealizzazione religiosa che allontanano dalla realtà quotidiana». Non si tratta di sminuire il linguaggio che opportunamente esprime i fondamentali aspetti della potenza divina, della liberazione dal male, della felicità promessa, ma di illuminare maggiormente le esperienze di Maria che meglio aiutano a comprendere le umane difficoltà, come i momenti di ansietà, di sofferenza, di oscurità, di impotenza, «di contrasto», afferma l’autrice. Il punto essenziale è non perdere il contatto con la situazione personale in cui di fatto ognuno attua il proprio percorso di vita e il proprio cammino di fede.

Il libro illustra i frutti di un approccio interdisciplinare: tutto è partito infatti dal seminario organizzato dalla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium di Roma in cui tre film italiani che hanno come protagonista la Madre di Dio sono stati messi a confronto, in un vivace dibattito, con gli studi più recenti su Maria. Si tratta di Io sono con te (2010), del regista Guido Chiesa che si è valso della sceneggiatura di Nicoletta Micheli; Troppa grazia (2018) diretto da Gianni Zanasi e sceneggiato da Michele Pellegrini; Bar Giuseppe (2019) di Giulio Base. Ne è emersa una riflessione attualissima, anche perché i film sono recenti. Ed è stata “aggiornata” anche la lente di lettura del gesuita Nicolas Steeves, studioso di teologia; dell’esperta di scienze psicologiche suor Milena Stevani; di don Renato Butera, docente di Comunicazione sociale; di Katia Malatesta, relatrice e giurata a vari festival internazionali di cinema. Peraltro il passaggio dalla modalità cinematografica a quella di videoconferenza e poi alla scrittura aggiunge alla caratteristica dell’interdisciplinarietà quella della multimedialità. E il rimbalzo in realtà non finisce qui perché Pocher riferisce qualcosa nel libro anche dell’eco che queste tematiche hanno suscitato nei suoi studenti.

Tra i diversi punti di vista, una lettura in chiave psicologica si sofferma sulla peculiarità del rapporto di ognuno con i genitori e ancor più con la madre. Un rapporto con cui si deve fare i conti, nell’equilibrio tra lati positivi e lati negativi, se si vuole approcciare davvero la maturità. Si parte dalla consapevolezza dell’importanza dei processi di memoria e delle informazioni sensoriali e psicologiche ricevute nell’ambito delle relazioni familiari per poi indagare il ruolo dell’immaginazione e di quella che viene definita la «mappa interiore», la rete di rappresentazioni che sono alla base del senso di sé e dell’altro. Il punto è che è importante un’equilibrata elaborazione personale che porti a una percezione realistica in grado di accogliere la complessità delle relazioni, lasciando cadere aspettative illusorie di rapporti gratificanti e senza ombra di conflitto o resistendo a forme di rifiuto di limiti non accettati. Tutto ciò aiuta a comprendere proprio quell’adesione al percorso di vita e di fede di cui si parlava.

Nella scrittura intensa ma agile del libro emerge chiaramente il rischio di una idealizzazione della figura di Maria che non tenga conto degli aspetti di limite, del momento della frustrazione, dell’incontro con ostacoli e difficoltà. «Quando le dinamiche idealizzanti sono troppo accentuate — afferma Pocher — i modelli si ammirano e si esaltano, e si amplificano così i vissuti affettivi di entusiasmo, ma non avviene poi un passaggio ulteriore alla propria vita concreta».

In definitiva, la sintesi e la rielaborazione di Pocher offrono un contributo al rinnovamento contemporaneo della mariologia che è in atto.

Tutto concorre a rilanciare oggi quegli inviti del Concilio e di Paolo VI che secondo Pocher chiamano all’appello insegnanti e operatori pastorali perché «sfruttino maggiormente il cinema quale strumento per la formazione e l’evangelizzazione».

di FAUSTA SPERANZA

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2023-08/quo-186/nella-mappa-interiore.html

Sulla cima del silenzio

Restaurata la cappella di Saint-Michel de Brasparts in Bretagna

Al di là del cerchio di fuoco. È tornata a essere luogo di accoglienza e di preghiera la cappella di Saint-Michel de Brasparts nella suggestiva Bretagna. Siamo all’estremo nord-ovest della Francia, sulla sommità del colle omonimo, il più alto dei Monts d’Arrée, dove alla fine del XVII secolo la devozione locale diede vita alla piccola chiesa. Si può immaginare l’apprensione quando nell’estate 2022 i poderosi incendi che hanno colpito la costa occidentale della Francia sono arrivati a danneggiarla, dopo aver distrutto 2.200 ettari del bosco circostante. Nei giorni scorsi è stata riaperta al culto grazie al prezioso restauro effettuato in tempi di record e con una committenza d’eccezione: per il nuovo arredo liturgico è stato chiamato il disegnatore Ronan Bouroullec, originario proprio della Bretagna.

L’edificio è modesto, a pianta rettangolare, con abside inclinata. Le pareti, spesse più di un metro, sono il tratto fisico della profondità che si coglie. I muri in pietra intonacati a calce e il pavimento in terra battuta, leggermente rialzato nella zona del coro, richiamano la semplicità. La sensazione di una continuità tra la Cappella di Saint-Michel e il suo sito — tra architettura e natura — è forte. C’è il tetto in ardesia delle colline di Arrée, che poggia su un telaio di quercia.

L’impegno di Ronan Bouroullec si avverte proprio in linea con questa continuità, che è anche continuità con la tradizione del luogo e con l’impiego di maestranze locali. Nei materiali ha lasciato la sua impronta particolare anche scegliendo alcuni elementi particolari, come i residui minerari dell’altare in granito o il vetro smaltato per il contro rosone, che ben si armonizzano con la luce naturale e con quella delle candele, ospitate in essenziali ma eleganti supporti in ferro battuto. Si tratta di due gruppi di candelieri, uno formato dai tre grandi candelieri incastonati nella base in granito accanto all’altare, l’altro da ben quattordici candelieri incastonati nella consolle in granito. Sulla cima di ognuno c’è una coppa, che accoglie candele diverse per forma e dimensioni: da un grande cero a un modesto lumino.

Della cappella ci parla Martin Bethenod, impegnato da anni nel campo della cultura e dell’arte contemporanea in Francia, attualmente presidente del Crédac-Centre d’art contemporain di Ivry e presidente degli Archives de la Critique d’Art. «Progettare un oggetto, uno spazio — spiega —, è un tentativo di produrre, sulla base di pochi elementi selezionati e interconnessi, un effetto che vada oltre i materiali, gli oggetti e il luogo stesso, per suscitare la sensazione che qualcosa stia accadendo e metta in moto cambiamenti». Il progetto di Ronan Bouroullec «si basa su un triplice approccio: trovare un vocabolario di materiali ridotto all’essenziale; trovare un equilibrio tra un senso di massa e di leggerezza; trovare la vibrazione nelle cose attraverso il trattamento delle superfici e della luce». C’è poi «l’aspetto fondamentale» dell’intuizione che — afferma sempre Bethenod — «non riguarda tanto il fornire una risposta specifica a una domanda diretta quanto dare vita a un’esperienza».

A proposito della cappella restaurata, Martin Bethenod sottolinea che «fornisce il contesto ideale per questo tipo di processo: provocando una temporanea sospensione del movimento e del suono del mondo circostante»: il suo essere luogo di culto e di riflessione genera «particolarissime sfumature di silenzio, di concentrazione, di contemplazione, di attenzione al mondo e a se stessi». E c’è da dire che i moti dell’animo si intensificano quando si arriva in un posto dopo un’arrampicata, con il paesaggio e il cielo negli occhi.

Nella mente di Bouroullec — racconta lo stesso artista — «il ricordo degli incendi che avevano colpito la regione già negli anni Settanta e l’immagine impressa nella memoria del paesaggio annerito su cui spiccava in contrasto la forma più pallida della cappella fanno parte dell’esperienza che è sempre radicata in un’impressione che è tattile, uditiva, olfattiva». In effetti l’aspetto della sensazione fisica — la penombra, l’umidità, la sensazione della pietra, il rapporto del proprio corpo con gli spazi — indubbiamente si ritrovano nel progetto per Saint-Michel de Brasparts.

Un’esperienza è immediata per tutti. Mentre la porta della facciata principale della cappella è usata solo raramente, la porta esposta a sud è senza chiave: sempre aperta. Una scelta precisa per un luogo voluto come rifugio dell’anima per escursionisti, pellegrini, passanti. E infatti con il suo garbo di essenzialità, l’interno della cappella accoglie chiunque cerchi raccoglimento.

La gioia di vederla restaurata e restituita al culto è anche la gioia di vedere valorizzati luoghi per la preghiera, per il silenzio e per l’ascolto che hanno il privilegio di essere in dialogo con la storia e con la natura.

di FAUSTA SPERANZA

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2023-07/quo-168/sulla-cima-del-silenzio.html

Modelli di fraternità

19 Luglio 2023
Un corso sui manoscritti ebraici alla Biblioteca Apostolica Vaticana
Progetto in collaborazione con il Seminario Rabbinico Latinoamericano

«Modelli concreti di fraternità»: così monsignor Angelo Vincenzo Zani, Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, ha definito l’iniziativa — presentata nella mattina del 19 luglio presso la Biblioteca Apostolica Vaticana — di un corso di studio sui manoscritti ebraici custoditi dalla Biblioteca stessa, in collaborazione con il Seminario Rabbinico Latinoamericano Marshall T. Meyer. Il Rabbino Ariel Stofenmacher, rettore del Seminario, che ha sede a Buenos Aires, ha parlato di «un onore straordinario» e ha sottolineato che si tratta di «un corso storico». All’inaugurazione hanno partecipato autorità religiose e vaticane e autorità dei governi di Israele e Argentina.

Si tratta di un programma di formazione specialistica che prevede una settimana intensiva di lezioni (in presenza e a distanza) che saranno seguite da studenti di varie università del mondo e di diverse religioni. A tenere i corsi sono stati chiamati docenti di spicco, fra cui i rabbini Adolfo Roitman, David Golinkin e Ariel Stofenmacher; Judith Olszowy-Schlanger, Craig Morrison, Leonardo Pessoa, Sarit Shalev-Eyni, Marco Morselli, Stephen Metzger e Delio Vania Proverbio.

Si comprende l’entusiasmo di tutti per questo impegno di studio, considerando il patrimonio culturale e religioso in questione. Stiamo parlando, infatti, di una delle collezioni più importanti al mondo, soprattutto per l’originalità delle copie e delle versioni testuali che hanno fatto luce sulla ricerca di opere fondamentali dell’ebraismo. Si tratta di centinaia di manoscritti tra cui si distinguono rotoli di Torah, testi biblici e di esegesi, letteratura rabbinica, filosofia ebraica, libri liturgici, poesia, scienza e testi cabalistici.

L’emozione che si è avvertita nella Sala Barberini della Biblioteca Vaticana, dove si è svolta la presentazione, ben si accompagna alla consapevolezza del salto temporale: la maggior parte dei manoscritti risalgono al periodo compreso tra il XII e il XV secolo, altri affondano le loro radici tra il IX e l’ XI secolo. Il pensiero va a circostanze e fatti storici come le Crociate, l’Inquisizione, l’espulsione degli ebrei dalla Spagna.

L’antefatto che ha reso possibile questa coinvolgente esperienza di collaborazione culturale ci riporta al dicembre 2022: in occasione di una prima visita, le autorità del Seminario hanno potuto analizzare per la prima volta i manoscritti ebraici. Da lì è nata la proposta di un programma di studio che coinvolgesse studenti e specialisti di tutto il mondo. Ha preso, dunque, il via il processo di analisi e di confronto tra équipe professionali che ha elaborato il progetto per la realizzazione del corso. In particolare, alla presentazione è stato sottolineato il ruolo avuto per quanto riguarda la Biblioteca Apostolica da Claudia Montuschi, Scriptor Latinus e direttrice del Dipartimento dei Manoscritti, e da Delio Vania Proverbio, Scriptor Orientalis e curatore delle collezioni africane e del Vicino e Medio Oriente.

La dimensione internazionale degli studiosi coinvolti certamente non sorprende pensando alla vocazione universale della Chiesa e della Biblioteca Apostolica Vaticana e considerando il Seminario Rabbinico Latinoamericano Marshall T. Meyer, che è la principale istituzione accademica ed educativa ebraica in «Iberoamerica». Trae origine dalla fondazione a Berlino nel 1819 del gruppo Organizzazione per la cultura e la scienza ebraica, composto da sette intellettuali tra cui Eduard Gans, Heinrich Heine e Leopold Zunz. Ma è quando, tra le due guerre mondiali, diversi studiosi e rabbini di formazione europea hanno raggiunto l’America Latina che, insieme con il Seminario Teologico Ebraico di New York, è maturata l’idea del Seminario di Buenos Aires, fondato nel 1962 sotto la guida del rabbino Marshall T. Meyer. Da sempre la sua missione — ci hanno spiegato — è quella di «contribuire a trasformare il mondo attraverso l’istruzione, la formazione di studiosi, leader laici e religiosi, educatori e la promozione dei diritti umani e del dialogo interreligioso».

Nelle parole del rabbino Stofenmacher, che lo guida attualmente, la storia del seminario si arricchisce oggi di un capitolo preziosissimo: l’iniziativa con la Biblioteca Apostolica rappresenta «un’occasione per dialogare, condividere sapere e studi, impegnarsi ricordando al mondo la profonda responsabilità nei confronti delle eredità culturali». Di responsabilità ha parlato anche monsignor Zani auspicando che «la famiglia umana contrasti e superi una certa forma di sentire dilagante che vuole l’uomo contro l’altro uomo». Il riferimento esplicito è alla Fratelli tutti di Papa Francesco che ha denunciato «la mancanza di orizzonti in grado di farci convergere in unità» se si distrugge «lo stesso progetto di fratellanza, inscritto nella vocazione della famiglia umana». È altrettanto chiaro il prezzo da pagare: «Il nostro mondo avanza in una dicotomia senza senso, con la pretesa di garantire la stabilità e la pace sulla base di una falsa sicurezza supportata da una mentalità di paura e sfiducia». L’impegno deve essere da parte di tutti e a tanti livelli, anche ad esempio in quella che monsignor Zani ha definito «la diplomazia della cultura».

di FAUSTA SPERANZA

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2023-07/quo-165/modelli-di-fraternita.html

Fortezza Libano a “Incontri letterari” a Mesagne

 

INCONTRI LETTERARI 

23 luglio 2023  

 appuntamento  estivo con letteratura contemporanea e musica

incontro con gli Autori vincitori della XIX edizione del Premio Letterario Nazionale “CITTA’ DI MESAGNE”

–     Fausta SPERANZA  Premio Saggistica con “Fortezza Libano”

 

Fausta Speranza intervistata da Katiuscia DI ROCCO, direttrice Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo” – Brindisi

 

–     Gabriella CINTI    1° premio Poesia edita con “Prima”

–     Marcello LOPRENCIPE  1° premio Narrativa con il romanzo “Olmo”

  • Ospiti:
  • Raffaele NIGRO, giornalista e scrittore, con il suo romanzo “Il cuoco dell’Imperatore”
  • Andrea SCARDICCHIO, docente e senatore Accademico Università di Lecce
  • Interviste e brevi letture dalle opere presentate
  • Momento teatrale di Rita GRECO, attrice e poetessa
  • Esposizione delle opere degli Autori presentati, a cura della libreria LETTERA 22 – Mondadori Bookstore
  • Interventi musicali del Ermanno CORRADO (Corrado Productions, violino)

 Conduzione: Flavio Dipietrangelo, Marina Poci, Pantaleo Ancora           AssistenzaSoci e Collaboratori Volontari della Associazione.

https://quimesagne.it/incontri-letterari-2/

Accesso libero.  In caso di avverse condizioni meteo, l’evento avrà luogo nell’Auditorium del castello

Rigorosa libertà di scrittura

10 luglio 2023
A vent’anni dalla morte
di padre Carlo Cremona

«Col tono giusto si può dire tutto, col tono sbagliato nulla: l’unica difficoltà consiste nel trovare il tono». Viene in mente questa celebre frase di George Bernard Shaw pensando a padre Carlo Cremona, sacerdote rigoroso, intellettuale mai elitario, giornalista appassionato e ironico, morto a 85 anni per un malore il 13 luglio 2003 proprio in uno studio televisivo. Vent’anni dopo, ricordiamo che è stato il primo comunicatore radio nel genere religioso — voce familiare per varie generazioni a Radio Vaticana e a RadioRai con il suo appuntamento Il santo del giorno — e che per primo ebbe l’idea di commentare in radio e in tv il sabato sera il testo del Vangelo della liturgia domenicale. Restano esemplari la capacità di parlare di tutto e la penna sagace contro falsi profeti e facili dottrine, ma anche la capacità di discernere quando tacere. Una penna che per anni ha assicurato al quotidiano «Avvenire» contributi brillanti, anche in difesa del «buon giornalismo cattolico» che — scriveva — «deve tornare alle notizie vere e all’informazione vera».

Torna alla mente il modo estremamente amabile con cui incarnava idealismo e umanità. Era stato agostiniano prima di essere diocesano e parroco a Roma della centralissima Santa Maria del Popolo, dove ha intessuto amicizie durature con personaggi del cinema come Marcello Mastroianni e Alberto Sordi. Sono sempre stati tanti, e di diverse discipline, gli artisti che ha frequentato, intessendo proprio per questo motivo un contatto diretto con monsignor Pasquale Macchi, segretario personale di Paolo VI, il Papa che ha costruito un dialogo importantissimo con artisti e intellettuali e che, presentando le conclusioni del Concilio vaticano II, ha chiarito come «la Chiesa è in profonda comunione con il mondo moderno, pronta ad accogliere le sue sfide e a offrire il rimedio ai suoi mali, la risposta ai suoi appelli». Alla morte di padre Cremona, monsignor Macchi ha sottolineato quanta stima avesse Papa Montini per «questo testimone coraggioso della verità e della libertà della fede cristiana, che ha coinvolto lettori e ascoltatori nella profondità delle riflessioni importanti seminando serenità e fiducia». Quanti hanno conosciuto padre Cremona immaginano l’umana gioia che avrebbe provato alla canonizzazione di Paolo VI, il 14 ottobre 2018.

I libri di padre Cremona hanno fatto letteralmente il giro del mondo: la biografia Agostino di Ippona (Rusconi, 1986) e il volume costruito a capitoli tematici Agostino d’Ippona. Pensieri (Rusconi, 1988) sono stati tradotti in pochi mesi in tante lingue, compreso il coreano di cui l’autore ci raccontò di essere particolarmente fiero. Agostino è uno di quei personaggi che corrono il rischio di essere considerati praticamente immobili nella loro immensa statura, mentre nella scrittura estremamente competente e allo stesso tempo accessibile di Cremona emerge l’uomo nel quotidiano, nella sua sofferta ricerca di verità e nell’abbraccio alla «Bellezza immortale». Sullo sfondo, è delineato il quadro storico e sociale, l’affacciarsi di popoli e forze a un tempo feconde e dirompenti, il sacco di Roma del 410 e l’inizio di una nuova era. Cremona non si limita a raccontare l’incontro tra mondo antico e pensiero cristiano, ma offre al lettore un ponte tra passato e futuro: nella sua rievocazione, Agostino cammina con l’uomo contemporaneo.

Altrettanto precisa e coinvolgente è la biografia — con un capitolo che parla del drammatico rapimento del presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro — dedicata proprio a Paolo VI , che padre Cremona ha seguito in modo particolare. È stato Papa Montini a volerlo dal 1973 a Palazzo Migliori, costruzione settecentesca in largo degli Alicorni con vista sul colonnato di San Pietro. Palazzo Migliori oggi per volontà di Papa Francesco ospita persone senza fissa dimora in attesa che, superate le difficoltà, possano trovare un’abitazione. All’epoca di padre Cremona ospitava la casa per ragazze madri delle suore calasanziane Pio XI ed era una sorta di “ufficio stampa” delle tante iniziative che il sacerdote promuoveva — con uno slancio al quale era impossibile resistere — per sostenere attività caritatevoli delle religiose nel mondo, a partire dalla missione a Salvador de Bahia in Brasile.

Delle suore che si incontravano a Palazzo Migliori in quegli anni e’ ancora viva suor Emiliana che, a 98 anni compiuti a gennaio scorso, si trova nella residenza a via delle Calasanziane. Parla poco ma sorride molto e i suoi occhi si illuminano di serena ammirazione quando, andando a trovarla, le si parla di padre Carlo.

di FAUSTA SPERANZA

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2023-07/quo-157/rigorosa-liberta-di-scrittura.html