Quel binario su cui corre la fede

19 Maggio 2023

Nel centenario di don Milani, la riflessione del cardinale Pietro Parolin

«In ogni situazione è sempre possibile fare qualcosa, anche quando tutto sembra dirci o imporci di restare fermi»: sono parole del Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, ispirate da «una figura impareggiabile come don Lorenzo Milani». L’occasione è stata l’inaugurazione della mostra fotografica nel centenario della nascita del prete di Barbiana alla Pontificia Università Lateranense, il 10 maggio scorso, che — ha avvertito il cardinale — non deve essere solo un momento celebrativo ma l’occasione per «guardare a quel Sacerdote e a quell’Educatore che ha saputo porsi oltre la quotidianità, tante volte routinaria e priva di stimoli». L’invito è a considerare «tutta l’attualità di Barbiana e del suo Priore». In particolare, ha suggerito il cardinale Parolin, «don Milani insegna a noi come la complessità sia qualcosa che appartiene alla società umana in ogni epoca e l’emergenza educativa ne è un risvolto costante».

Innanzitutto il Segretario di Stato ha sottolineato che don Milani ha saputo indirizzare la propria esistenza all’amore verso Dio e verso il prossimo che sono poi «il binario su cui corre la fede». Una fede che don Milani ha vissuto «come dono fin dalla sua giovinezza, che ha sposato nel sacerdozio frutto di una vocazione sin dall’inizio espressa come chiamata radicale, che ha originato anche l’attenzione e l’ascolto verso gli altri, senza indugi, né ripensamenti».

Il punto è che ha affrontato la complessità dei bisogni che vedeva oltre quella che il Segretario di Stato ha definito «la logica del fare scuola, di insegnare e di formare secondo lo schema — che è purtroppo una radicata convinzione — del “si è sempre fatto così”». Una sorta di equivoco e di illusione: «Uno schema dove la ripetizione è vista come garanzia di riuscita e soprattutto del non sbagliare, permettendo di continuare senza problemi nella convinzione che sia l’unico modo di procedere e la sola soluzione a tante esigenze o la risposta a diversi interrogativi». Di fronte a tutto ciò, don Milani ha scrutato «nuove strade per una formazione in cui l’importante non era l’ottenere un diploma, quanto piuttosto il sapere».

È noto che il bisogno diffuso era quello di tanti bambini e adolescenti che il contesto sociale, la realtà economica e, «non ultimo, un metodo scolastico volto a selezionare i migliori piuttosto che far emergere i talenti di tutti», ponevano ai margini di una società all’epoca definita complessa e «non priva di tante emergenze che toccavano anche la funzione educativa». Dunque, una notazione che porta al cuore del messaggio: di fronte a tale complessità, don Milani ebbe il coraggio di trovare risposta «in termini strutturali e non emergenziali come sarebbe stato più semplice e forse immediatamente apprezzato».

Oggi Barbiana, nelle parole del cardinale Parolin, appare «un laboratorio di vita vissuta e una risposta all’emergenza educativa nella quale il cammino nella fede si è saputo coniugare con la formazione, la cultura e la conoscenza». È importante ricordare che «alle giovani generazioni sono stati offerti lo spazio e gli strumenti di apertura alla realtà sociale, all’inserimento nella vita lavorativa e a un impegno anche di tipo politico in cui proprio il credere diventava la base non di una lettura chiusa o parziale, ma lo strumento per aprirsi e dialogare con tutti».

Ribadendo che ad alcuni l’esperienza e l’esempio di don Milani apparvero, «e appaiono ancora», non come una scelta profetica e creativa capace di leggere i segni dei tempi, ma semplicemente come un atteggiamento che voleva porsi al di fuori degli schemi o delle impostazioni tradizionali dei processi e delle strutture educative, il cardinale Parolin ha spiegato: «Nei processi di apprendimento che vogliono realizzare una sana integrazione si deve procedere non con teorie, pur se ben strutturate, dell’altro o dell’alterità, quanto piuttosto ricercando e conoscendo l’identità dell’altro, in particolare il complesso fattore identitario che ispira il pensiero, la condotta e lo spirito dell’altro». E c’è un aspetto da cogliere nello spessore dell’apostolato di don Milani che resta valido: «L’idea di un mondo che andava oltre i piccoli centri da cui provenivano i giovani alunni», che «si apriva ben al di là dei confini di uno Stato o di un continente, per scoprire la ricchezza di quella diversità che della famiglia umana è propria».

Il richiamo alle testimonianze di chi quella realtà ha vissuto e praticato nel quotidiano rapporto con don Lorenzo nella Scuola di Barbiana — ha sottolineato il Segretario di Stato — arricchiscono il valore delle immagini fotografiche della mostra e aiutano a comprendere che «non si tratta semplicemente di proporre una storia o di narrare un’esperienza». Il cardinale Parolin ha ribadito che «se questa fosse la finalità, se la ricchezza di un progetto pedagogico si riducesse a narrazione o a esperienza, ne avremmo perso il senso, la finalità, ma soprattutto lo spirito che motivò la sua nascita e quindi l’impegno del Priore di Barbiana». Un impegno che il cardinale ha poi sintetizzato affermando che «quello di don Milani resta un esempio di come l’essere sacerdote significhi sapersi aprire alle ansie degli altri, rispondere a ciò di cui ha bisogno il gregge che si ha in custodia. E questo in termini ed azioni di autentico servizio».

Sullo sfondo la convinzione espressa da Papa Francesco in occasione della visita alla tomba di don Lorenzo Milani a Barbiana il 20 giugno 2017: «La dimensione sacerdotale è la radice di tutto quello che ha fatto. Tutto nasce dal suo essere prete. Ma, a sua volta, il suo essere prete ha una radice ancora più profonda: la sua fede».

di FAUSTA SPERANZA

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2023-05/quo-115/quel-binario.html

Laudato Si’ e Acqua: con la presidente di Sicut Novellae Olivarum

25 Maggio 2023

 Ecumenismo ed ecologia nella Laudato si’

L’Associazione Sicut Novellae Olivarum ha organizzato la presentazione di

Se l’acqua è sacra di Paolo Minnielli

Mis-en-scene  dal libro  di Fausta Speranza Il senso della sete. L’acqua tra diritti non scontati e urgenze geopolitiche

Introduce Suor Maria Giampiccolo, Consigliera e Vicaria generale della Congregazione delle Figlie della Chiesa e presidente dell’Associazione Sicut Novellae Olivarum

a Piazza Santa Maria delle Grazie al Trionfale, a Roma


di seguito l’articolo di Emanuele Mariani pubblicato sul sito delle Figlie della Chiesa:

TUTELARE L’ACQUA ANCHE CON UN FILMATO ED UN
LIBRO, NEL SOLCO DELLA “LAUDATO SII”

Spesso si parla di quante risorse vengono sprecate dall’uomo sul nostro pianeta. E spesso si parla di ecologia in relazione al creato ed alle sue bellezze: ne discutono da tempo, con lo stesso fine di tutela, cattolici e laici.
Anche Papa Francesco, con l’Enciclica,  Laudato Si’, ha dato il suo importante contributo, ricordandoci che il bene comune si persegue anche con la protezione e la corretta distribuzione delle risorse che Dio ci ha dato.
La discussione sui temi ambientali ed in particolare su quanto sia importante uno tra i primari beni dell’umanità, ovvero l’acqua, è stato al centro della presentazione del filmato Se l’acqua è sacra dell’attore e regista Paolo Minnielli, ispirato dal libro della giornalista, Fausta Speranza dal titolo: Il senso della sete. L’acqua tra geopolitica, diritti, arte e spiritualità (Infinito Edizioni), presentati entrambi, l’altra sera a Roma, presso il teatro della Parrocchia Santa Maria delle Grazie al Trionfale, nell’ambito delle iniziative per la festa della Madonna delle Grazie 2023.
La proiezione del cortometraggio e del libro è stata preceduta dalla relazione “Ecumenismo ed ecologia nella Laudato Si’, tenuta da Suor Maria Giampiccolo, Vicaria Generale delle Figlie della Chiesa, che si è soffermata in particolare sul senso “ecumenico” del creato e su come si sia diffuso storicamente, nei secoli, il sentimento universale della tutela dei beni comuni, concetto ribadito e cristallizzato nell’Enciclica pontificia.
Siamo tutti chiamati a difendere e a non disperdere, con inutili sprechi, i doni preziosi (tra questi certamente e soprattutto l’acqua) che Dio ha affidato all’umanità, considerato che persino i tratti di mare e di oceano sono spesso contesi e oggetti di dispute giuridiche, non di facile risoluzione, senza tralasciare l’incidenza che il cambiamento climatico sta causando sui territori (le tristi cronache dall’Emilia-Romagna di questi giorni ne sono drammatica testimonianza).
Il filmato  Se l’acqua è sacra è stato  presentato, lo scorso 22 marzo  all’evento Aquae, tenutosi a Roma nell’ambito della Giornata Mondiale dell’Acqua 2023 ed è una coproduzione Vatican Media e Framexs. Si tratta di  una mis-en-scène di Paolo Minnielli con brani tratti appunto dal libro  Il senso della sete di Fausta Speranza, per la regia di Stefano Gabriele, presente alla proiezione nel teatro parrocchiale.
Le immagini sono accompagnate e magistralmente inframmezzate dalle arie suonate, alla chitarra, dalla concertista Antonella Tondi.
Nel video, parlano dell’acqua, giovani e leader religiosi: il Rabbino Ariel Di
Porto; il Segretario Generale della Grande Moschea di Roma, Abdellah Redouane;Suor Linda Pocher dell’Auxilium.
Impreziosisce il libro di Fausta Speranza, una lettera personale di Papa
Francesco all’autrice.
Erano presenti alla proiezione, nel teatro parrocchiale, anche le colleghe
giornaliste Roberta Gisotti e Silvia Guidi, del direttivo dell’Associazione Donne in vaticano D.Va.

 

Al Festival di Letteratura Ambientale ad Arco

Festival di Letteratura Ambientale
di Arco di Trento

Venerdì 19 maggio 2023  con Fausta Speranza,  alle 18:00 presso la sede della SAT, via S. Anna 42

 

 

su Vita Trentina:

https://www.vitatrentina.it/2023/05/18/fausta-speranza-al-festival-della-letteratura-ambientale-di-arco/

Venerdì 19 maggio alle 18 al SottoTetto Urban Space al parco Nelson Mandela Fausta Speranza, giornalista esteri e inviata per oltre 25 anni per i media vaticani, presenterà il suo ultimo libro Il senso della sete. L’acqua tra diritti non scontati e urgenze geopolitiche, vincitore del Premio letterario degli ambasciatori presso la Santa Sede nel 2022  L’incontro sarà l’occasione per riflettere sul legame profondo tra l’acqua, il diritto alla salute e la crisi ambientale e climatica in atto. Nel nostro presente segnato dai disastri ambientali e dal consumo umano eccessivo delle risorse del pianeta, l’acqua è infatti l’emblema di quell’equilibrio naturale che gli esseri umani non possono continuare ad alterare senza annientare sé stessi. Accanto alla denuncia di tematiche improrogabili, come il diritto di accesso all’acqua potabile sempre meno scontato, o la siccità, causa di conflitti e flussi migratori, nella serata di presentazione verrà dato spazio anche all’analisi della dimensione spirituale, culturale e artistica con cui nei secoli l’uomo ha guardato all’acqua. Per non dimenticare che “se vi è una magia su questo pianeta, è contenuta nell’acqua” (Loren Eiseley).

https://www.ildolomiti.it/cultura/2023/incontro-con-fausta-speranza-seconda-passeggiata-letteraria-e-giornata-di-piantumazione-continua-il-festival-della-letteratura-ambientale-di-arco

a RadioTre Mondo ospite di Roberto Zicchitella

12 Maggio 2023

Radio Tre Mondo, conduce Roberto Zicchitella

  • nella prima Parte: Frontiera chiusa tra Messico e Usa

Si complica la situazione al confine tra Messico e Stati Uniti. A partire dal 13 maggio non viene più applicato il “Title 42”, una parte della legge sull’immigrazione che consentiva di effettuare rapidamente respingimenti, pur mantenendo qualche flessibilità. Nelle principali città di confine come El Paso in Texas, divisa da Ciudad Juárez in Messico dal Rio Grande, migliaia di persone sono state radunate in campi di accoglienza di fortuna in attesa di avere notizie sulle nuove regole. Le autorità locali hanno segnalato una situazione molto difficile, con un aumento dei flussi che potrebbe proseguire nelle prossime ore. Ne parliamo con Fausta Speranza, giornalista dell’Osservatore Romano e autrice del libro “Messico in bilico, viaggio da vertigine nel paese dei paradossi” (ed. Infinito, 2018) e di “Il senso della sete” (ed. Infinito, 2022, in ristampa). Ascolteremo inoltre la voce di Giovanni Lepri, rappresentante in Messico dell’UNHCR, l’alto commissariato della Nazioni Unite per i rifugiati.

https://www.raiplaysound.it/audio/2023/05/Radio3-Mondo-del-12052023-37936d86-0232-4310-9900-2961a4780a7d.html

 

Femminile Cinema Bellezza: con Rosario Tronnolone e Liliana Cantatore

11 Maggio 2023

Femminile Cinema Bellezza

Sala Capitolare Basilica di San Lorenzo in Damaso, Piazza della Cancelleria

 

 

un’iniziativa dell’associazione Donne in vaticano D.VA

Affascinante spunto dal volume

Alfred Hitchcock Ritratti di signore (EdizioniSabinae)

particolare autobiografia artistica scritta da Rosario Tronnolone. A presentarlo Liliana Cantatore e Fausta Speranza. Con il saluto conclusivo della presidente di D.VA Margherita Maria Romanelli.

A poco più di quaranta anni dalla scomparsa del celeberrimo regista, la visione ragionata e appassionata dei suoi film offerta dall’autore facendo focus sui ruoli femminili più affascinanti, aiuta a parlare di Bellezza. Le opere di Hitchcock nella rilettura di Tronnolone si presentano come «un’autobiografia dell’anima, spesso ironica, a volte dolorosa, sempre avvincente». Come sottolinea Cantatore, Hitchcock, geniale inventore di forme, ha saputo coniugare il cinema d’autore con il successo commerciale, la ricerca e la sperimentazione stilistica con la riconoscibilità rassicurante del cinema di genere, l’angoscia con l’umorismo. Tronnolone mette in luce come abbia guidato «le attrici più affascinanti del grande schermo chiamandole di volta in volta a reiterare un vago ideale, a dar vita ad un fantasma d’amore».

La magia dell’invenzione cinematografica e la bellezza scenica – afferma Speranza – suggerisce una modalità elegante per ricordare il contributo vero delle donne alla Bellezza. L’obiettivo è quello di individuare valori profondi con la fantastica leggerezza di Hitchcock che diceva: «I miei film non sono fette di vita, sono fette di torta!».

D.VA ha l’obiettivo di creare una rete di conoscenza, di amicizia e di solidarietà fra tutte le socie, per promuovere una crescita umana e professionale sempre più costruttiva e fruttuosa. Nella convinzione che – come ha detto Papa Francesco – «quando le donne hanno la possibilità di trasmettere in pienezza i loro doni all’intera comunità, la stessa modalità con cui la società si comprende e si organizza ne risulta positivamente trasformata», l’Associazione promuove iniziative culturali come questa felice di “dialogare” con artisti e autori uomini.


10 maggio 2023

“Il cinema è immaginazione e storia, emozione e cultura. E’ anche svago, sogno, libertà. Ha impresso segni indelebili nella memoria di ciascuno e appartiene alla nostra civiltà come uno dei suoi tratti identitari” 

Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della cerimonia al Quirinale il 10 maggio 2023 per la presentazione dei candidati ai premi ‘David di Donatello’.

 

11 maggio 2923

In tema di beni artistici e valori, l’auspicio del Segretario di Stato cardinale Parolin (nel messaggio alla conferenza European Cathedrals Malta 2023. The Equilibrium between Conservation and Spirituality a Malta):

«che l’arte sia un mezzo sempre più efficace per avvicinare quanti sono alla ricerca di senso al messaggio evangelico e susciti in ogni persona di buona volontà quell’amore di bellezza che apre lo spirito alla verità e al bene»

 

Preservare arte e significati dalla tecnocrazia

11 maggio 2023

Preservare il patrimonio culturale conservando «la profondissima relazione tra arte e spiritualità» e contrastando l’orizzonte limitato del «paradigma tecnocratico»: è questo, in estrema sintesi, l’appello che il Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin rivolge a tutti e in particolare ai «decisori politici» nel messaggio inaugurale indirizzato all’arcivescovo Savio Hon Tai-Fai, nunzio apostolico a Malta, in occasione della conferenza European Cathedrals Malta 2023. The Equilibrium between Conservation and Spirituality, in corso oggi e domani (11 e 12 maggio), a Malta, presso la Concattedrale di San Giovanni.

Il cardinale Parolin ricorda che tutti gli sforzi in termini di restauro e preservazione di oggetti artistici non possono prescindere dalla «conservazione dei significati e dei valori storici, culturali e religiosi che quegli oggetti esprimono». Citando Michelangelo e Kandinsky, sottolinea come da sempre gli artisti parlino dell’arte in relazione alla sacralità, di «necessità interiore», di «impulso spirituale», di risposta alla «fame spirituale» dell’essere umano. E ricorda che «tutti i maggiori movimenti spirituali compreso quelli non credenti hanno esercitato una grande influenza nell’arte nei secoli».

Emerge un primo punto fermo concettuale: «Gli artisti hanno aiutato la Chiesa a tradurre il suo messaggio divino nel linguaggio delle forme e delle figure, rendendo palpabile il mondo invisibile», «il culto ha sempre trovato nell’arte un naturale alleato». Per poi spiegare che «non è quindi esagerato affermare che una scienza della conservazione basata sui valori è per sua stessa natura una forma di spiritualità poiché mira a estendere nel tempo i valori attribuiti sia alla dimensione tangibile che a quella immateriale del nostro patrimonio culturale». Innanzitutto in queste considerazioni, dunque, si inquadra l’impegno della Chiesa «promotrice e guardiana dell’arte sacra» e della Santa Sede di cui il cardinale Parolin ripercorre tappe estremamente significative. Cita l’adesione della Santa Sede nel 1962 alla Convenzione Culturale Europea, la firma della Dichiarazione Europea sugli Obiettivi Culturali a Berlino nel 1984, la nascita della Pontificia Commissione per la Conservazione del Patrimonio Artistico e Storico della Chiesa nel 1993. Di san Paolo VI ricorda le parole rivolte agli artisti nel 1964 nella Cappella Sistina: «Il tuo mestiere, la tua missione, la tua arte è proprio quella di cogliere i tesori del celeste regno dello spirito e di rivestirli di parole, colori, forma e accessibilità» per «conservare l’ineffabilità di un tale mondo, il senso della sua trascendenza, la sua aura di mistero, questa esigenza di raggiungerlo con facilità e fatica insieme». Di san Giovanni Paolo II riporta un’espressione ricorrente: «Gli artisti partecipano all’artigianato creativo di Dio attraverso le loro opere d’arte». Della Pontifica Commissione in particolare ricorda l’invito a «“rileggere” il patrimonio culturale della Chiesa dalle maestose cattedrali agli oggetti più piccoli; dalle meravigliose opere d’arte dei grandi maestri alle minori espressioni delle arti più povere».

E c’è poi l’invito di Papa Francesco a ragionare in termini di «incontro» e di necessario cambiamento di mentalità e di azioni che — suggerisce il cardinale Parolin — si traduce su questi temi in una raccomandazione precisa: «L’incontro tra chi si occupa di conservazione e il patrimonio culturale non dovrebbe essere condizionato dal paradigma tecnocratico che promuove atteggiamenti, approcci e preoccupazioni sbagliati limitati alla sola conservazione del tessuto fisico di oggetti artistici. Restauratori e custodi d’arte si prendono cura sia della dimensione fisica ed esteriore del nostro patrimonio culturale sia della sua realtà immateriale e soprasensibile».

Il richiamo è forte anche nell’enciclica Laudato si’, dove — ricorda il Segretario di Stato — «Papa Francesco lamenta come l’attuale orizzonte della tecnocrazia riduce tutti gli oggetti all’efficienza, alla ricerca del profitto e al consumismo». Francesco sottolinea che al contrario «quando la saggezza prevale sull’arroganza tecnocratica, allora il processo di conservazione culturale diventa un incontro con la realtà sacra che si manifesta oltre l’apparenza superficiale» e «il processo di conservazione diventa un’esperienza spirituale di incontro con il mistero». L’obiettivo — chiarisce il cardinale Parolin — è «garantire una comune consapevolezza e sensibilità morale tra i decisori politici», così come — sottolinea — ha ribadito Papa Francesco il 20 dicembre 2013 ai diplomatici italiani incoraggiandoli precisamente a «mettere in campo il patrimonio culturale dell’arte per diffondere una cultura dell’incontro».

Il pensiero va alle prossime generazioni, afferma il cardinale Parolin citando l’impegno dell’Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Unesco a promuovere la convinzione che «gli approcci alla conservazione non dovrebbero solo cercare di preservare il mondo dell’arte come portatore di bellezza, ma anche, e soprattutto, come sintesi di valori religiosi e spirituali che non possono prescindere dall’incontro con la comunità di appartenenza e con i suoi contesti storici, geografici e architettonici».

In conclusione, si legge l’auspicio del cardinale Parolin che «l’arte sia un mezzo sempre più efficace per avvicinare quanti sono alla ricerca di senso al messaggio evangelico e susciti in ogni persona di buona volontà quell’amore di bellezza che apre lo spirito alla verità e al bene».

di FAUSTA SPERANZA

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2023-05/quo-109/preservare-l-arte-dalla-tecnocrazia.html

alla Società Geografica Italiana per parlare di Sviluppo Sostenibile

8 Maggio 2023

presso la Società Geografica Italiana

nell’ambito dell’Edizione 2023 del Festival dello Sviluppo Sostenibile

“Forum permanente sulle sfide che ci attendono verso la transizione ecologica” 

dibattito su Acqua e sfide della transizione ecologica

Tema dell’intervento di Fausta Speranza La liquidità dei diritti

Locandina 8 maggio 2023_finale

8 maggio 2023

giornata di confronto sui temi della sostenibilità, cambiamenti climatici e transizione giusta per il futuro del Mediterraneo  da titolo organizzato dal CREA – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – Centro di ricerca Politiche e Bioeconomia (CREA-PB) e dal Forum Permanente del Mediterraneo e Mar Nero – Lion, costituito dai Lions e Leo Clubs aderenti

Obiettivo dell’evento l’attivazione e la creazione di una rete costituita da vari attori (istituzioni, università, scuole, giornalisti, ricercatori, associazioni, società civile) e unita da varie tematiche di comune interesse quali lotta al cambiamento climatico, transizione giusta, tutela delle risorse naturali, transizione energetica e circolarità della cultura.

http://www.pianetapsr.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/2929/UT/systemPrint

 

 

Centre international de Formation européenne e «Fortezza Libano»

Fortezza Libano è testo citato nell’ambito del corso 
Études méditerranéennes  
Centre international de Formation européenne (CIFE)
un’intervista a Fausta Speranza è pubblicata nella tesi
 di Ylenia Romanazzi  (Directeur du Mémoire: Matthias Waechter; Deuxième Directeur de Mémoire: Claude Nigoul, anno accademico  2021/2022)
sul tema:

La diplomatie du Saint-Siège au Liban

di seguito l'intervista a Fausta Speranza riportata nella tesi:

1. Dans la préface de votre livre “Fortezza Liban”, l’historien Massimo Campanini considère le système confessionnel libanais comme l’une des principales causes de l’équilibre précaire du “pays des cèdres”. Fausta Speranza,quel est votre point de vue à ce sujet?

Tout d’abord, je voudrais rappeler l’exquise compétence du professeur Campanini et combien sa perte est douloureuse. Sa préface n’est en fait pas en désaccord avec l’analyse que je présente dans le texte. Si le professeur se disait moins optimiste. Je clarifie ma pensée : il ne fait aucun doute qu’aujourd’hui, au Liban, est en jeu un nouveau projet de pays qui implique en quelque sorte la perspective d’un nouveau pacte national, plus centré sur l’idée et la pratique de la citoyenneté que sur la répartition des charges institutionnelles sur la base du confessionnalisme. Je crois moi aussi que l’enjeu n’est pas seulement un changement de gouvernement ou de politique, mais plutôt un changement de système. Le système politique confessionnel qui a certainement représenté pendant des années une ancre de stabilité a cependant montré ses limites. Il a reflété les humeurs des patrons étrangers et a été marqué par la difficulté de mener à bien des réformes vers un modèle plus durable. En effet, le système politique au nom du confessionnalisme est dominé par des alliances électorales ad hoc, constituées par des négociations et étudiées sur des compromis autour de certaines personnalités. De cette façon, des listes qui n’ont pas de base idéologique partagée apparaissent et, par conséquent, des groupes parlementaires bien identifiables font défaut.

À ce stade, je considère qu’il est nécessaire de développer une véritable conscience de la citoyenneté, c’est-à-dire la conscience d’être libanais avec le courage d’aller au-delà des appartenances confessionnelles. Jusqu’à présent, cela n’a pas été possible et je pense aussi qu’il est très délicat de penser ce qui devrait venir après une éventuelle déconfessionnalisation, comme l’introduction hypothétique du fédéralisme, d’un système électoral proportionnel.

Tout doit être en ligne avec les exigences les plus vraies de la population et au service du bien commun. La question vraiment brûlante est qu’actuellement le Liban est comme un échiquier après que d’autres jouent des matchs internationaux. Toute transformation risque d’être dictée par des stratégies étrangères et non dans l’intérêt des Libanais. Le dépassement du confessionnalisme est donc le bienvenu s’il ne devient pas un affaiblissement supplémentaire du pouvoir des citoyens sur leur destin. Il faut le faire mais en évitant les risques et surtout en conservant les meilleures inspirations qui ont conduit au confessionnalisme.

2. En juillet 2019, Raya al Hassan est entrée dans l’histoire en tant que première femme dans le monde arabe à être ministre de l’intérieur et des municipalités du Liban. Quels ont été, selon vous, les facteurs qui ont rendu le Liban unique dans le scénario méditerranéen?

Al-Hassan a également fait les gros titres en 2009, lorsqu’elle est devenue la première femme de la région à être nommée ministre des finances. Auparavant, il avait travaillé sur des programmes administratifs sous les auspices du Programme de développement des Nations unies et de la Banque mondiale. Sans aucun doute, dans le contexte des événements du Proche-Orient, les Libanais ont joué un rôle important dans la renaissance culturelle et politique du monde arabe grâce à l’épaisseur culturelle qui plonge ses racines dans les influences d’origine phénicienne, grecque, romano-égyptienne et française en plus d’être fortement influencé par une matrice islamique. Aujourd’hui, seule une saine planification de la paix, partagée à l’intérieur et à l’extérieur du territoire, peut endiguer de nombreuses logiques de domination et de nombreux risques. Et il est beau de penser que cette épaisseur culturelle est une ressource et que le féminin peut incarner précisément cette ressource en alternative idéale avec des logiques de pouvoir et de conflictualité.

3. La spécificité libanaise dérive de l’importance démographique des communautés chrétiennes sur l’ensemble de la population, en particulier l’Église maronite. Selon vous, quelle contribution cela peut-il apporter à la stabilité du pays?

La question ne se pose plus en termes numériques. Au-delà des mises à jour sur les pourcentages de chaque confession religieuse, je crois que le véritable potentiel des chrétiens est comme toujours la force du message. J’aime penser symboliquement à l’imposante statue au Sanctuaire de Notre-Dame du Liban ou Sanctuaire de Harissa, lieu riche de souvenirs et de tradition qui – caractéristique très particulière et émouvante – tient beaucoup à cœur non seulement aux catholiques.

On se retrouve musulman ou athée en prière et en recueillement. Harissa est une petite ville située à environ vingt-cinq kilomètres de Beyrouth, sur une colline surplombant la ville côtière de Jounieh à six cents mètres d’altitude.
La grande statue blanche de la Vierge apparaît du haut de la colline : elle a les bras ouverts et est tournée vers la mer. Sur le flanc de la colline on voit le siège patriarcal de l’Eglise d’Antioche des maronites à Bkerké; au sommet, le couvent des pères missionnaires de Saint Paul, appartenant à l’Eglise grecque melkite catholique; un peu plus haut, à quelques centaines de mètres, le siège de la Nonciature apostolique au Liban et à proximité du couvent des Franciscains; plus loin, celui de Chargé, siège du Patriarcat syro-catholique, tandis que sur la colline de Bzommar se trouve le Patriarcat arménien-catholique.

La vallée ci-dessous est spectaculaire et la vue de nombreux pèlerins, chrétiens et musulmans, est touchante. Voilà, je crois que c’est dans cette étreinte idéale qu’il faut imaginer la contribution des Maronites.

Le pape François, lors de l’audience aux évêques de l’Église d’Antioche des maronites, libanais et de la diaspora, en visite ad limina le 20 novembre 2018, a déclaré: “Merci à la communauté libanaise pour maintenir l’équilibre créatif – fort comme les cèdres – entre chrétiens et musulmans, sunnites et chiites; un équilibre de patriotes, de frères”. On ne peut pas mieux s’exprimer sur la contribution que l’Eglise maronite peut apporter.

4. Au cours de l’histoire, plusieurs papes se sont successivement rendus dans le pays des cèdres. Comment ont changé, selon vous, les relations diplomatiques entre le Saint-Siège et le Liban?

Je ne pense pas être en mesure de répondre correctement à cette question. Je peux seulement dire que le message de paix est toujours le même, mais le paysage de toute la région a changé: le Liban est un petit pays qu’il faut regarder en tenant compte du contexte régional. Au cours des dernières années, en particulier des dix dernières années, les chrétiens y sont de plus en plus persécutés, des communautés entières ont dû quitter leurs maisons, même de manière brutale. C’est un élément qui, je crois, a dû être pris en compte dans le temps.

 

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Ricucire il tessuto dei significati

Le opere di Sidival Fila accanto a codici, volumi e monete

L’ago di un contemporaneo e manoscritti secolari si intrecciano offrendo una riflessione profonda sul tema del riscatto e del riuso. Accade nella dimensione artistica della particolarissima mostra inaugurata il 28 aprile alla Biblioteca apostolica vaticana dell’opera di Sidival Fila; l’esposizione (visitabile fino al 15 luglio) è realizzata in collaborazione con l’omonima Fondazione filantropica. Immediato il richiamo a «uno dei passaggi più significativi del magistero di Papa Francesco», sottolinea il Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, l’arcivescovo Angelo Zani, ricordando l’intuizione del Pontefice sulla necessità di combattere la cultura dello scarto.

A intrecciarsi negli spazi espositivi sono raffinatezza e significati. Sidival Fila, frate minore francescano (nato nel 1962 nello Stato del Paraná in Brasile), da tempo esprime la sua arte, riconosciuta a livello mondiale, servendosi di ago, tessuti, oggetti di recupero, fili che cuciono e ritessono tele di ieri e di oggi. Il vissuto di materiali come lino, cotone, seta, canapa, broccati, che in alcuni casi hanno da raccontare secoli di storia, rivive nel recupero del frammento o dello scarto e i significati possono essere diversi: nel riuso, la valorizzazione passa attraverso il nuovo scopo immaginato, mentre, parlando di riscatto, si percepisce il tentativo di una valorizzazione quasi ontologica, cioè a prescindere da una eventuale nuova utilità. In ogni caso, l’elemento costante nel percorso di Fila è la ricerca del contatto con la materia alla quale l’opera d’arte vuole restituire una voce. Nell’intervista all’artista realizzata da Enrica Riera per l’inserto del nostro giornale  «Quattro pagine», parlando della vendita delle sue opere, Fila confidava: «Faccio fatica a liberarmene se non quando capisco che chi vuole acquistarne una la ama».

«L’incontro con Sidival Fila ci ha ispirato un viaggio nelle trame della nostra stessa storia», spiega don Giacomo Cardinali, commissario dello spazio espositivo e curatore della mostra insieme con Simona De Crescenzo e Delio Proverbio della Vaticana. Cardinali aggiunge che è stata l’occasione per recuperare personaggi geniali sebbene quasi sconosciuti, come Antonio Piaggio, collezionisti “furiosi”, come il marchese Capponi, pittori e decoratori minori tra xviii e xix secolo, come Biagio Cicchi e Filippo Cretoni, e poi lacche vietnamite, rotoli magici etiopici, monete ribattute o trasformate in gioielli, amuleti cinesi e molti altri casi di riuso, attraverso i quali antichi frammenti della nostra storia sono sopravvissuti alla fine della loro epoca.

Tra le preziosità della Biblioteca in mostra accanto alle opere di Fila, ricordiamo il frontespizio di un volume a stampa della seconda metà del Cinquecento ricostruito a pennino e inchiostro da un calligrafo romano del Settecento che ne imita la versione originale nei minimi dettagli; due pannelli lignei (visibili per la prima volta) che rappresentano, assieme ad altri due, quel che resta della decorazione degli sportelli del Salone Sistino della Vaticana terminata da Cicchi tra 1758 e 1759. Tra il materiale numismatico, si trova un esemplare delle monete coniate nel 1527 per liberare Clemente vii dalla prigionia dei Lanzichenecchi durante il sacco di Roma.

Il nuovo prefetto della Biblioteca Apostolica, monsignor Mauro Mantovani, ricorda che con questa esposizione la Biblioteca taglia il traguardo delle quattro mostre dedicate al dialogo e al confronto con la cultura e con l’arte contemporanea. «Si tratta di speciali occasioni di studio e di conoscenza sia del mondo che ci circonda, che è anche il nostro, sia di promozione e valorizzazione del nostro stesso patrimonio, di cui ogni artista ci aiuta a cogliere ed evidenziare uno o più aspetti ancora nascosti o addirittura sconosciuti». (fausta speranza)

29 Aprile 2023

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2023-04/quo-100/riscatto-e-riuso-per-superare-la-cultura-dello-scarto.html