RAPPORTO SULLA POVERTA’ NEL MONDO

Il numero dei poveri è drasticamente diminuito negli ultimi quindici anni e sono stati realizzati buoni progressi sul fronte della lotta all’AIDS. E’ quanto è emerso dal rapporto 2010 pubblicato in settimana sui cosiddetti obbiettivi del millennio indicati dalle Nazioni Unite per dimezzare la povertà entro il 2015. Restano, in vista del summit ONU di settembre, sfide importanti, in particolare per il continente africano per il quale si deve parlare sempre di più e in termini sempre più avanzati della questione sicurezza.

29 agosto 2010

Tra sicurezza e tutela della persona I diritti umani visti dal Meeting

PROLIFERAZIONE. Il cardinale Scola avverte: «Destoricizzazione e astrazione portano al rischio che la carta dei diritti diventi un elenco telefonico». di Fausta Speranza

Rimini. Il tema dei diritti umani ha fatto da filo rosso all’edizione del Meeting di Rimini che si è conclusa ieri. Dall’immigrazione alla libertà religiosa, passando per crisi economica e sussidiarietà, e senza dimenticare il tema della vita. La rivendicazione di presunti o sacrosanti diritti ha tenuto banco, precisando a punti fermi e aprendo dibattiti. Tra i punti fermi, la tutela della dignità umana e il rispetto dell’identità. Tra gli spunti di discussione, il confine tra decisioni nazionali e decisioni sovranazionali e il limite tra diritto e desiderio. In tema di crisi globale c’è stato l’appello del ministro dell’Economia, GiulioTremonti, a una mentalità non più nazionale ma europea e mondiale per tutelare il diritto al lavoro, ma anche gli appelli della società civile e del presidente della Commissione europea, Barroso, alla sussidiarietà. In tema di immigrazione, le parole del ministro degli interni Maroni sul bisogno-diritto di sicurezza dei cittadini, come primo passo per una serena integrazione, si sono sposate con l’appello all’accoglienza dell’associazione La Strada. Nella presentazione del libro “Guerra ai cristiani” di Mario Mauro, capo gruppo del Pdl a Strasburgo e Rappresentante personale della presidenza dell’Osce contro razzismo, xenofobia e discriminazione, è emersa la forte denuncia: per 200 milioni di cristiani è in pericolo il primo di tutti i diritti: il diritto alla vita, a causa di strategie politiche ammantate da discriminazione religiosa. Quelli che hanno dato più spunti di riflessione sono stati proprio il dibattito intorno al diritto di libertà religiosa, che è anche diritto a non credere, e quello sulla presenza religiosa nello spazio pubblico. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha parlato di responsabilità politica. Di responsabilità del diritto ha parlato il professore Joseph Weiler, l’avvocato che in sede di appello ha tenuto l’arringa difensiva dell’Italia contro la sentenza della Corte europea di Strasburgo che chiedeva la rimozione del Crocifisso dalle aule. Weiler, ebreo, non ha difeso il crocifisso ma la libertà di averlo a simbolo di tradizione e identità. Un diritto dell’Italia e degli altri Paesi che hanno il crocifisso nelle classi ma anche delle monarchie del Nord Europa che hanno la croce nelle bandiere, o della Gran Bretagna che consegna la Bibbia nella cerimonia di incoronazione del sovrano. È qui il punto critico: la questione dei diritti umani si ritrova compressa tra piano nazionale e piano sovranazionale, in questo caso della Corte del Consiglio d’Europa. È chiarissimo anche nelle parole di due studiosi intervenuti al Meeting e incontrati dal Riformista: Marta Cartabia dell’Università Milano Bicocca e David Kretzmer dell’University School of Law di New York. Entrambi confermano il rischio di «corto circuito tra decisioni dei singoli Stati e pronunciamenti delle due Corti europee, quella del Consiglio d’Europa e quella dell’Ue, o del Comitato diritti umani dell’Onu». Di quest’ultimo, ha fatto parte il professor Kretzmer. È innegabile che la formulazione di Carte che mettono nero su bianco i valori fondamentali validi per tutti è una conquista indiscussa e indiscutibile della civiltà. Solo una Carta sovranazionale che si basasse, come è stato, su un comune denominatore di valori condivisi poteva, infatti, essere garanzia da arbitrii governativi e nazionalistici, come i totalitarismi e Auschwitz. Ma dal Meeting i due studiosi lanciano l’allarme sulla tendenza a «una proliferazione eccessiva di diritti», nell’ambito di “un processo di rincorsa del diritto individuale”. Con loro concorda il Patriarca di Venezia. Il cardinale Angelo Scola, che è intervenuto alla pensosa kermesse di CL su Chiesa e postmodernità, interpellato dal Riformista, denuncia “il rischio che la carta dei diritti diventi un elenco telefonico” e parla di “destoricizzazione e astrazione del diritto” che mina la centralità della persona. E proprio qui, in questa espressione chiave di tutti gli incontri targati CL, secondo il cardinale di Venezia c’è proprio la discriminante per capire ciò che rende non soggettivo ma universale un valore e, dunque, un diritto. Il cardinale Scola non ha dubbi: “Se si fa a meno dell’apporto della religione e dell’etica in tema di centralità della persona può venir meno l’equilibrio tra diritti, doveri e leggi e si può perdere il confine tra diritto, desiderio e voglia”. Sul piano nazionale come su quello sovranazionale.

Il Riformista del 29 agosto 2010

Barroso non sposa il federalismo

Rimini. L’Europa glissa in tema di federalismo fiscale. Al Meeting di CL, il presidente della Commissione Europea, Barroso, interpellato da Formigoni sui possibili contributi dell’UE alla realizzazione del federalismo fiscale in Italia, ha preferito non rispondere. Tema della tavola rotonda, alla quale ha partecipato anche il presidente del gruppo Pdl a Strasburgo Mario Mauro, era il rapporto tra Europa e regioni. Barroso si è mantenuto sul terreno comune della sussidiarietà, promuovendo Formigoni “professore di sussidiarietà”. Promozione nobile, accolta con applauso: è parola cara alla dottrina sociale della Chiesa che ritorna in tutti gli incontri di CL e compare in documenti ufficiale dellUE Significa che la persona e le componentivarie della società vengono prima dello Stato ma anche che l’intervento sussidiario deve essere portato dal livello più vicino al cittadino. Formigoni ha fatto presente che il termine ancora non compare in 85 vocabolari del mondo e in un certo linguaggio informatico e Barroso ha risposto, scherzando ma non troppo, che per quanto riguarda il web impera ancora troppo la statunitense Microsoft.

Il Riformista del 28 agosto 2010

Don Camisasca: Famiglia Cristiana fuori dalle Chiese

«”Famiglia Cristiana” non va venduta fuori delle Chiese»: lo ha affermato, ieri sera al Meeting di Rimini, don Massimo Camisasca, erede di don Giussani e personaggio di spicco di Cl. È il Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo. Ha presentato il suo libro intitolato “Padre. Ci saranno sacerdoti nel futuro della Chiesa?”, Edizioni San Paolo. «Il settimanale dei Paolini è legittimato ad esprimere opinioni politiche ma se lo fa non può essere venduto sul sagrato di una parrocchia». Ha spiegato che sono soprattutto ragioni di opportunità a raccomandare il celibato, per poi sottolineare che la questione del sacerdozio alle donne, invece, è questione dogmatica: «Solo un Papa eretico potrebbe aprire alle donne, mentre superare il celibato potrebbe anche accadere». È intervenuto anche sulla pedofilia nella Chiesa. «Quando è un prete ad aver abusato di un bambino – ha affermato – quel prete ha ucciso in quel bambino la considerazione di se stesso ma anche la considerazione di Dio».

Il Riformista del 27 agosto 2010

E Pansa rimpiange il «curiale Rumor»

Fini è uno sciagurato e tutto il resto non è noia ma disastro. È la sintesi del pensiero di Giampaolo Pansa che rimpiange la Dc ed è disposto anche a rievocare il vecchio adagio: si stava meglio quando si stava peggio. Ieri al Meeting di Rimini ha presentato il suo ultimo libro “I cari estinti”, edito da Rizzoli, che racconta 40 anni di professione giornalistica impegnata a seguire la politica italiana. Il volume, dai titoli ironici e accattivanti, è concentrato sugli anni 1948-1989, dunque proprio la prima Repubblica. Il giornalista, che ha scritto per le più importanti testate (oggi il suo Bestiario esce ogni domenica sul “Riformista”) e che ha oggi 75 anni, ha ripercorso anni cruciali della storia italiana guardandoli da questo 2010 che ha definito «fosco» e segnato in politica da «carrozzoni personali ». Nel libro, diciamo subito che manca stranamente la figura di Cossiga che Pansa ha ricordato come «non autentico democristiano ma anarchico cattolico liberale». Un «uomo coraggioso » che però secondo Pansa non rientrava nell’analisi del libro. Per tutti gli altri politici citati c’è un aggettivo: da De Mita «aggressivo » a Berlinguer «monacale», a Craxi «ardimentoso». A proposito di Craxi, l’ampio spazio dedicato al leader socialista e gli inviti a «non ricordarlo come l’unico dei corrotti» può riaccendere il dibattito sul revisionismo craxiano, ma non è Craxi il leader politico che esce meglio dal libro di Pansa. E’ Mariano Rumor, il «perfetto democristiano». Anche se «un po’ curiale», – ci ha detto Pansa – ha messo in campo le migliori energie per il bene comune che siano state messe in circolo finora: «equilibrio e saggezza». Ricordando anche tutti i limiti della vecchia Dc, dalla corruzione alla generazione del debito pubblico, Pansa ha ribadito di «sentire la mancanza di quell’equilibrio che ha salvato l’Italia negli anni del dopoguerra e negli anni del terrorismo». E il punto è che «non si intravedono all’orizzonte possibili protagonisti di una terza Repubblica ». Pansa ha scherzato e ironizzato con la platea del Meeting, che si è dimostrata particolarmente affettuosa, e ha tessuto un elogio dell’ironia, «a patto che sia bonaria e non cattiva». Ma parlando dell’oggi, ad un certo punto, dall’alto dei suoi anni ha impostato la voce per dire che «l’Italia rischia la guerra civile». E ha puntato il dito contro la cultura dell’apparire che svuota tutto di significati. «Oggi non c’è l’ombra della solidità della Dc – ha aggiunto sempre con tono serio – e non so se l’attuale classe dirigente riuscirebbe a superare prove come quella del caso Moro». «Sia a destra che a sinistra, oggi ci sono le caricature dei politici di un tempo». Pansa ha partecipato al Meeting di CL del 1986 e poi alle ultime edizioni dal 2008. Dietro le quinte ci ha confidato di provare «un’emozione del tutto particolare per la gente del Meeting che esprime, come non capita spesso, interesse e entusiasmo». Forse sono queste alcune delle risorse possibili da cui ripartire dovendo inesorabilmente guardare al futuro.

Il Riformista del 26 agosto 2010

Il dolore del Papa per i preti pedofili

in Prima pagina

“Il Papa soffre moltissimo per le vicende della pedofilia che hanno reso la Chiesa così poco credibile e hanno oscurato l’immagine del prete buon pastore”

Non fa giri di parole il vescovo di Ratisbona, monsignor Gerhard Ludwig Muller, il prelato tedesco al quale Benedetto XVI è profondamente legato

all’interno:

Il vescovo di Ratisbona parla del dolore del Papa per la vicenda pedofilia

«Il Papa soffre moltissimo per le vicende della pedofilia che hanno reso la Chiesa così poco credibile e hanno oscurato l’immagine del prete buon pastore» Non fa giri di parole il vescovo di Ratisbona, monsignor Gerhard Ludwig Muller, il prelato tedesco al quale Benedetto XVI ha chiesto di curare personalmente la raccolta della sua Opera omnia da cardinale. Monsignor Muller ha presentato a Rimini proprio il primo volume di questa raccolta degli scritti precedenti la sua elezione al Pontificato. «Questo scandalo fa soffrire Benedetto XVI perché oscura l’immagine del prete buon pastore ed è emerso nell’Anno sacerdotale fortemente voluto dal Pontefice. Ma non bisogna perdere la fiducia nell’efficacia della presenza di Dio nella vita degli uomini».

A Rimini, nella giornata inaugurale del Meeting di Comunione e liberazione, monsignor Muller ha accettato di parlare con Il Riformista del momento che vive la Chiesa cattolica. Il vescovo di Ratisbona parla di «Circostanze» che rappresentano «un banco di prova per i sacerdoti e per il senso del sacerdozio». «Benedetto XVI è profondamente addolorato – ha sottolineato monsignor Muller – anche perché lo scandalo ultimo della pedofilia ha investito in pieno l’Anno sacerdotale da lui fortemente voluto ». Ma «la Chiesa non si fonda su un’ideologia, non è una costruzione di idee, piuttosto è la nave di Pietro su cui Cristo è sempre presente e fa sì che non affondi», nonostante le miserie degli uomini. Così monsignor Muller ha riassunto, accanto al profondo dolore, la certezza del Papa che «la Chiesa dopo le tempeste sarà più forte di prima». Il punto essenziale, per il prelato tedesco, è non perdere la fiducia «nell’efficacia della presenza di Dio»   che significa «non cancellare il mistero dall’esperienza umana».

Il discorso arriva al cuore degli scritti dello studioso Ratzinger. I volumi previsti sono 16. In questo primo libro troviamo proprio il discorso sull’uomo e il mistero di Dio perché è dedicato alla liturgia. Il teologo Ratzinger spiega che cancellare il mistero dall’esperienza umana è proprio quello che la modernità cerca di fare. La liturgia è terreno delle più conservatrici posizioni del cardinale, prima, e di Papa Benedetto XVI, poi. E questo proprio perché – spiega – la «creatività» nella liturgia porta a un «personalismo » e a una «banalizzazione» che negano l’apertura al campo visivo di Dio. Si sta parlando di alcune espressioni liturgiche degli anni del post Concilio che hanno aperto a elementi nuovi. Nelle parole del cardinale Ratzinger c’è la convinzione che nelle novità ci sia quella modernità che più che innalzare a Dio blocca l’uomo sul suo «virtuosismo». Da qui la nota difesa di tutti gli aspetti tradizionali della liturgia, compresa – come ha spiegato monsignor Muller – la posizione fisica delle Chiese, orientate o meno a Est, e la posizione del sacerdote rispetto all’assemblea, di spalle o di fronte. Una difesa della tradizione ribadita con fermezza dal vescovo di Ratisbona, prima di esprimere la convinzione che condivide con Benedetto XVI: «Oggi l’educazione liturgica di sacerdoti e laici è deficitaria». E qui bisogna riferire che alle parole di monsignor Muller è seguito uno degli applausi più vigorosi dell’assemblea che seguiva la presentazione nell’aula magna del Meeting. La sala non era piena come accade per altri incontri ma l’attenzione è stata altissima. Una partecipazione premiata anche dall’emergere di aspetti meno noti. È vero infatti che questo è il cuore della riflessione di Ratzinger in tema di liturgia, ma è vero anche che c’è tanto altro di cui si sa molto poco. Ad esempio, questa affermazione che, senza saperne la provenienza, potrebbe essere attribuita a un sacerdote con tendenze new age: «L’unione sessuale è uno dei momenti attraverso i quali l’eternità getta uno sguardo sull’uomo». Sembra evidente che se si fa un discorso ampio e serio sulla liturgia non si resta tra i temi che interessano dalle nuvole in su, come a volte si pensa. L’uomo corporeo e storico – spiega nei suoi scritti lo stesso studioso Ratzinger – può incontrare Dio solo in modo umano.

All’incontro del Meeting ciellino era presente don Giuseppe Costa, il sacerdote salesiano direttore della Libreria Editrice Vaticana, che pubblica l’Opera Omnia di Joseph Ratzinger e che sistematicamente pubblica gli scritti di Papa Benedetto XVI. Don Costa ha annunciato da Rimini che sarà presto completo il secondo volume di Benedetto XVI su Gesù di Nazareth, affermando di essere già stato «contattato da tutti gli editori del mondo». La riedizione di scritti del passato, dunque, corre in parallelo rispetto alla scrittura nuova del Papa studioso, che insegna che «la ragione potenziata dalla fede si interessa di tutto».

«Il Riformista» del 24 agosto 2010

Violenze anticristiane nel mondo: intervista con Mario Mauro

Definendolo ”un atto spregevole di violenza sfrenata” il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha duramente condannato la strage di medici occidentali compiuta dai Talebani in Afghanistan sabato scorso. Le salme degli otto medici, sei americani, un britannico e un tedesco, appartenenti ad una ong cristiana senza scopo di lucro, la International Assistance Mission, sono state trasferite ieri nella capitale afghana. L’Afghanistan è un Paese, come peraltro il vicino Pakistan, dove i fatti di violenza sono giornalieri ma purtroppo in questo come in altri casi si tratta proprio di odio contro i cristiani. Fausta Speranza ne ha parlato con l’europarlamentare Mario Mauro, rappresentante personale dell’Ocse contro razzismo, xenofobia e discriminazioni, in particolare contro i cristiani:

9 agosto 2010

Pedofilia

Un quadro della Via Crucis come tanti ma diverso da tutti: rappresenta il dolore di un abuso sessuale. 45 anni dopo, il bambino violato da una suora è diventato un artista che dice di non essere mai riuscito a rimuovere del tutto i fatti. Il 9 agosto scorso ha accettato di tornare all’Opera serafica di Merano dove era stato accolto perché orfano, per incontrare l’attuale direttore, Peter Hofer, e la madre Superiora delle Suore terziarie, Klara Rieder. Loro, a nome della Chiesa, hanno chiesto perdono a Peter Paul Pedevilla, in arte Peter Verwunderlich. Lui si è lasciato stringere la mano visibilmente scosso e non ha chiesto soldi. Ha chiesto che quel quadro con il suo dolore rimanga nell’Istituto. E’ solo un episodio ma racconta qualcosa di quel “lungo processo di ripresa e di rinnovamento ecclesiale” che Benedetto XVI ha chiesto alla Chiesa dopo le ferite della pedofilia “inferte al corpo di Cristo”. Un cammino che si è aperto portando speranza nuova anche se purtroppo è sembrato iniziare tardi: è sempre troppo tardi quando non si risparmia dolore. C’è anche una tappa significativa a livello giuridico, segnata sempre ad agosto. Si tratta della chiusura del caso Kentucky, dove oltre a rivendicare giustizia per vittime di abusi si era alzato il tiro facendo causa alla Santa Sede in quanto ritenuta responsabile finale. Dopo sei anni di causa, l’avvocato delle tre vittime coinvolte, William McMurry, ha annunciato la decisione di rinunciare. Secondo l’avvocato del Vaticano, Jeffrey Lena, è stato dimostrato che la causa era sbagliata nel merito. Peraltro lo stesso McMurry ha ricordato che almeno una delle vittime che aveva intentato causa al Vaticano è tra quanti hanno raggiunto già un accordo con le diocesi. Nello Stato del Kentucky l’arcidiocesi di Louisville si è impegnata per un risarcimento di 25 milioni di dollari.
Il processo di risanamento  è fatto di percorsi e tappe diversi. In Irlanda la prossima tappa comincia ora, in autunno: i prelati nominati dal Papa “visitatori” stanno per partire per andare a vedere come stanno le cose in Diocesi, seminari, congregazioni religiose. Ma la consapevolezza e l’allerta sono per tutte le diocesi del mondo, dopo che lo scandalo, scoppiato negli Stati Uniti nel 2002, è riscoppiato quest’anno in Irlanda, in Germania e in altri Paesi d’Europa. Non è più tempo di chiacchiericci. E’ tempo per tutta la Chiesa di “stare più umili”, di “chiedere a Dio la grazia di essere all’altezza dei sacrifici che ci vogliono per superare errori e mediocrità”. E’ quanto raccomanda, parlando con Area, mons. Domenico Sigalini, presidente della Commissione episcopale per il laicato della CEI. E’ vescovo di Palestrina e assistente ecclesiastico dell’Azione Cattolica. “I giovani chiedono radicalità – ci dice – e le vicende della pedofilia nella Chiesa sono state per loro una coltellata alle spalle”. Dei media che hanno denunciato, mons. Sigalini dice che “hanno svolto una funzione positiva”. E aggiunge: “C’è altro male nella Chiesa che i giornali non scrivono: esiste come esiste l’impegno di tanti per chiedere a Dio che aiuti la sua Chiesa fatta di peccatori”. Mons. Sigalini ricorda che “abbiamo avuto in passato papi indegni di essere vicari di Cristo” e sottolinea che la Chiesa deve saper guidare la purificazione. “Benedetto XVI – afferma – ha saputo far chiarezza”.
Benedetto XVI ha espresso “vergogna e rimorso”, ha parlato di “danno immenso provocato alle vittime”, di “seri errori commessi nel trattare le accuse”, di “procedure inadeguate per determinare l’idoneità dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa”,  di giustizia di Dio che “esige che rendiamo conto delle nostre azioni senza nascondere nulla”. Ai colpevoli ha detto: “Dovete rispondere davanti a Dio come pure davanti ai Tribunali debitamente costituiti”. Si è espresso in particolare nella Lettera ai cattolici di Irlanda ma lo ha fatto anche in Australia, Stati Uniti, Malta. Ha incontrato più volte vittime di abusi e lo farà molto probabilmente anche in Gran Bretagna. Di fronte alla tentazione del vittimismo, ha chiarito: “Il ”pericolo più grave” per la Chiesa oggi non viene dalle ‘persecuzioni’ esterne ma dal male che la ‘inquina’ dall’interno”. Ha voluto l’aggiornamento delle norme canoniche sui Delicta graviora del 2001.
Di “progresso della cultura giuridica” parla il portavoce del Papa affermando che “le normative sono il risultato di un lavoro in corso da molti anni”. Poi però nell’intervista esclusiva ad Area ammette: “E’ certamente vero che il fatto che nei media e nell’opinione pubblica è cresciuta la consapevolezza sugli abusi ha portato anche nella chiesa a sviluppare una parallela consapevolezza dell’urgenza di normative e  protezione dei bambini”. E aggiunge: “La Chiesa profondamente colpita e umiliata si rende conto e reagisce. Sarebbe auspicabile che questo avvenisse anche nella società dove avvengono la massima parte degli abusi, non certamente limitati o concentrati nel mondo della Chiesa.”
Il piano delle norme, di cui si sentiva il bisogno, è solo un’altra tappa del cammino. Tra le pieghe di qualche percorso ci sono anche “attacchi scorretti e infondati”, come ha denunciato il Papa. Lo ha detto ai primi di agosto, pochi giorni dopo la pubblicazione da parte del settimanale Panorama del dossier su un sottobosco di relazioni omosessuali con preti a Roma. In alcuni corridoi vaticani giurano che un prete, di cui si parla nell’articolo senza indicare nominativo completo e oscurando il volto, sia stato immediatamente individuato. Sembra siano scattati seri provvedimenti. A scandalizzare in particolare era la scioltezza nel frequentare ambienti di vizio e depravazione senza peraltro nascondere di essere un prete. Ma gli “attacchi” di cui ha parlato Benedetto XVI non sono le denunce – ci spiega p. Lombardi – ma alcuni “modi di criticare la Chiesa che sono strumentali: qualcuno non mira tanto ad un’effettiva purificazione della Chiesa quanto ad attaccarla per le sue posizioni controcorrente sull’uomo e sulla famiglia, e dunque matrimonio stabile tra uomo e donna, eutanasia etc.” La vicenda degli abusi può essere per qualcuno l’occasione per “calcare la mano in modo critico”.
Negli Stati Uniti già alla fine del ‘92 il Wall Street Journal calcolava a più di 400 milioni i dollari pagati dalla gerarchia cattolica in risarcimenti. Nel 1997 la diocesi di Dallas si è impegnata a sborsare 119 milioni di dollari. Nel 2007 l’arcidiocesi di Los Angeles ha accettato di pagare la cifra record di 660 milioni di dollari a 508 vittime di molestie. Cifre da capogiro, da business. Ma p. Lombardi mette subito in chiaro: “E’ legittimo cercare un risarcimento tangibile di quanto sofferto, il riconoscimento della dignità violata e della gravità dell’abuso subito”. Però il portavoce del Papa ammette che “alcuni avvocati ne hanno fatto una fonte di guadagno, considerando diocesi o istituzioni responsabili piuttosto che le singole persone, in modo da chiedere cifre particolarmente consistenti”. Ma p. Lombardi ci tiene a sottolineare che stabilire congrui compensi o svelare eventuali strumentalizzazioni è compito dei giudici. La Chiesa deve occuparsi di altro, del suo specifico: l’ascolto. E ci confida: “Mi colpisce moltissimo che alcune persone, se si dà loro la possibilità di farlo in una forma riservata e rispettosa, parlano di quanto subito anche dopo decenni e mostrano di essere ancora in cerca di un risanamento interiore: è qualcosa di molto importante e di molto profondo”.  I centri di ascolto sono una realtà da tempo presso alcune diocesi ma certamente ora che tanto di sommerso è venuto alla luce saranno più impegnati, anche per casi prescritti secondo la legge ma non “prescritti” nell’anima. Viene in primo piano la vicenda belga e anche in questo caso ci sono stati nel mese di agosto sviluppi. Parliamo delle perquisizioni del 24 giugno scorso nella sede dell’arcidiocesi di Malines-Bruxelles e nella residenza del cardinale Godfried Danneels, nell’ambito delle indagini sugli abusi sessuali sui minori da parte di membri della Chiesa locale. Il punto è che le perquisizioni hanno significato la chiusura della commissione di inchiesta istituita dalla Chiesa e il passaggio di mano alla giustizia civile. Di nuovo c’è che la Procura generale di Bruxelles è intervenuta giudicando tali azioni “irregolari”. Bisognerà attendere ora la Corte d’Appello. Intanto l’avvocato Fernando Keuleneer, legale dell’arcidiocesi di Malines e del cardinale Danneels, definisce l’intervento della Procura “una sconfessione di quelle perquisizioni-evento” e si chiede “se ci fossero elementi concreti specifici, o se lo scopo non fosse andare ‘alla cieca’ sperando di trovare qualcosa”. P. Lombardi sottolinea che “la commissione istituita dalla Chiesa riceveva confidenze, testimonianze da parte di vittime che erano venute per farlo alla commissione della Chiesa e non al tribunale”. E aggiunge: “Se la polizia prende tutta la documentazione, perché ritiene che la Chiesa non sappia fare il suo mestiere, in un certo senso vanifica e rende impossibile lo svolgimento di questa dimensione dell’affrontare i problemi come risanamento interiore, che la Chiesa o organizzazioni che sappiano mettersi in ascolto profondo possono fare ma che non farà mai una giustizia civile e un tribunale”.
Se è vero, come è vero, che la dimensione dell’ascolto è uno specifico della Chiesa, gli uomini di Chiesa devono fare ammenda anche su questo terreno: non solo è mancato in troppi casi l’ascolto dei segnali che venivano da vittime ma anche l’ascolto dei sacerdoti: un “ascolto” appena più attento del mondo interiore e della psicologia di quelli che poi hanno commesso abusi, li avrebbe esclusi dal ministero. P. Lombardi ammette: “In molti casi si è trattato di persone che non avrebbero mai dovuto essere sacerdoti perché nella loro personalità c’erano tare, tendenze che li rendevano non adatti per il ministero e pericolosi per gli altri.”  Allarga il discorso a tutta la società per dire che “in passato c’era una cultura generale di riservatezza, non solo nella Chiesa, che ha influito negativamente e c’era anche un’idea non sufficientemente approfondita della natura psicologico-medica di tendenze alla perversione, alla pedofilia: ci si immaginava che fossero colpe o delitti di cui uno si poteva pentire e non commetterli più. Adesso si è molto più consapevoli del fatto che si tratta generalmente di tendenze profonde da cui è difficile poi cambiare.” A proposito della riduzione allo stato laicale che tanti cattolici vorrebbero accadesse più spesso, p. Lombardi dice: “Se si tratta di persone che rimangono pericolose nel ministero per gli altri, è chiaro che è meglio che lascino il ministero completamente, ma in altri casi possono essere sufficienti limitazioni molto rigide di ambienti da frequentare, di attività da svolgere.” Tanti laici hanno difficoltà a capire questi ultimi casi, ma mons. Sigalini ci invita a considerare che “qualunque padre di famiglia tenta fino all’ultimo di recuperare il proprio figlio prima di arrivare al punto di cacciarlo di casa”.
Resta da dire che tra tanti percorsi individuati, si dovrebbe parlare di più anche di quelli all’interno della società e della famiglia: se è vero che la pedofilia nella Chiesa è “una pugnalata alle spalle”, non è meno grave all’interno delle mura domestiche o in altri ambiti educativi, o non è meno aberrante in settori spesso bene organizzati e tollerati di turismo sessuale. E’ legittimo chiedersi se si sia aperta o no una stagione nuova anche in questi ambiti. Agosto 2010