Dopo l’ultimo abbraccio terreno a mio padre il 10 ottobre 2022, in occasione delle esequie ho espresso questo saluto che in tanti mi hanno chiesto di condividere. Lo faccio su questo sito che proprio mio padre ha pensato e curato per me:
Papone,
tra tanti preziosi insegnamenti – che non muoiono – mi hai fatto capire che non si parla di sé, che le persone che ti vogliono bene non sono abbastanza oggettive e che alcune circostanze nascondono l’insidia della retorica. Allora, per ricordarti, scelgo l’espressione di un tuo collega e di tempi non sospetti, anni fa. Tu eri pensionato da un po’ e lui, incontrato per caso solo una volta, mi disse: “Tuo padre è un uomo giusto”. Aggiunse: “Eravamo all’opposto in quanto a ideologie politiche ma non faceva mai discriminazioni o favoritismi a nessuno, mai una scelta o una parola dettate da tornaconto personale”. Come raccontarti meglio di così?
Basta, però, con i complimenti: non li amavi e negli anni ho capito perché. I complimenti rischiano di riempire spazi che sono per altro: per il desiderio di essere migliori. Allora ti ricordo quando non sei stato ‘giusto’. Non sei stato equo quando si è trattato di occuparsi della salute di mamma e di quella tua: sei stato squilibrato su di lei. Ed è stata ‘sbilanciata’ anche la cura che hai avuto nell’educare mia sorella Laura e me: ci volevi, e ci vuoi, dolci e generose come il migliore femminile e forti e autonome come il migliore maschile. Ed è stato meravigliosamente esagerato il tuo abbraccio a tua nipote Giulia! peraltro ricambiato da infinito affetto e da un’inusuale confidenza su tutto.
Così come era fuori misura la tua passione civile. In tutti, ma proprio tutti, i messaggi dei tuoi compagni di scuola torna la definizione di un uomo di ideali.
E’ che l’amore, se è amore, fa saltare bilance e bilancini, travolge come un fiume in piena – e poco importano gli errori – proprio come i tuoi discorsi sulla fraternità e la giustizia sociale. E non erano solo parole. Quando, oltre alle cure, lo Stato ti ha offerto come a tutti per la malattia un sussidio economico, tu senza esitazioni e con poche parole hai rifiutato spiegando che c’era chi ne aveva più bisogno.
L’amore è come il fuoco che non si modera se non trova argini. E la fiammella che arde dentro di noi, quella tensione verso il Bene, – anche se in vita non lo riconosciamo – è il riflesso di un fuoco più forte, è la nostalgia di un Amore più grande, è anelito all’Assoluto. Con Sant’Agostino, credo profondamente che sia che viviamo sia che moriamo siamo del Signore, di quell’Amore infinito. Accade come per la goccia d’acqua che ha un solo modo per non prosciugarsi: tornare al mare.
Chiudo ricordando il nostro ultimo scambio. Parlavamo del fatto che fin da bambina ti ho chiamato molto più spesso papone che papà. Mi hai regalato l’ultimo sguardo di simpatica sfida chiedendomi la differenza e io ti ho spiegato di getto che un papà ama, un papone ama esageratamente. E mi hai regalato l’ultimo bellissimo ironico sorriso quando ho aggiunto quello che ti ripeto parafrasando Totò: papone si nasce e non si diventa e tu modestamente puoi dire ‘lo nacqui’. Grazie papone