Un progetto di vita oltre l’assistenza

Un progetto di vita oltre l’assistenza

9 aprile 2025

https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2025-04/giubileo-disabilita-ambasciata-italia-santa-sede.html

Talenti e capacità sono i due termini che meglio aiutano a riassumere il dibattito tenutosi, in vista del Giubileo delle persone con disabilità, a Palazzo Borromeo, con la partecipazione del ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli, e il contributo di suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio nazionale per la Pastorale delle persone con disabilità della Cei

Fausta Speranza – Città del Vaticano

Talenti e capacità sono i due termini che meglio aiutano a riassumere il dibattito avvenuto nella giornata del 9 aprile a Palazzo Borromeo, organizzato dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, in collaborazione con il Comitato Interministeriale per i Diritti Umani, con la partecipazione del ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli.

Sono intervenuti diversi rappresentanti delle principali realtà federative e associative del mondo della disabilità insieme con rappresentanti della società civile, imprenditori e sportivi, tra cui il presidente di Athletica Vaticana Giampaolo Mattei e l’atleta Sara Vargetto.

Suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio nazionale per la Pastorale delle persone con disabilità della Conferenza episcopale italiana (Cei) ha inviato un video in cui ha sottolineato, tra l’altro, che “negli ultimi anni si sta operando su tutti gli ambiti – pastorale, realtà abitative, affettività, scuola, lavoro, sport, aggregazione, turismo – nell’ottica di un intero progetto di vita”.

In vista del Giubileo delle persone con disabilità, in programma il 28 e 29 aprile prossimi, l’evento, dal titolo “Scoprire, tutelare e sviluppare il valore delle Persone con Disabilità”, è stata l’occasione per riflettere e approfondire i temi dell’inclusione e della disabilità dopo l’udienza di Papa Francesco ai ministri per le Disabilità del G7 lo scorso mese di ottobre. Dalla formazione al lavoro, dal tempo libero allo sport, si è parlato di come superare barriere culturali. Tante e tutte toccanti le testimonianze personali, a partire dalla senatrice e atleta Giusy Versace.

Della sua scoperta di essere malata di Sla e dell’impegno tra tante sfide di imprenditrice di successo ha parlato Dalila Russo, impegnata nell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Aism). Di moda e di creatività ma anche dell’esperienza di forte inclusione che vive la sua azienda ha parlato Marco Bartoletti, (BB Holding). Della cooperativa Arte e Libro Onlus hanno riferito la responsabile Katia Mignogna e Marco, uno dei giovani e talentuosi dipendenti.

La testimonianza di Marco

Da tutti è giunta testimonianza di quanti talenti emergano se si guarda alle reali potenzialità di ognuno dietro alle forme di disabilità che in molti casi – come ha sottolineato il ministro Locatelli – “non ci parlano di fragilità ma della forza e dell’energia messa in campo per cammini di vita straordinari”.

 

Il dialogo interreligioso come leva per la coesione sociale

Fortificare le “strutture spirituali” delle società

8 aprile 2025
Osservatore Romano
Alla Pontificia Università Antonianum, l’8 e 9 aprile, il Convegno “Comuni orizzonti”, organizzato dal Centro internazionale di dialogo (Kaiciid) con il Centro europeo dei leaders religiosi (Ecrl). Al centro del confronto l’esigenza di trovare percorsi interreligiosi per la coesione sociale e di giustizia climatica in Europa

Fausta Speranza – Città del Vaticano

Fortificare le “strutture spirituali” delle società che risultano in crisi ovunque: è l’obiettivo che emerge dal Forum intitolato “Comuni orizzonti” organizzato dal Centro internazionale di dialogo (Kaiciid) con il Centro europeo dei leaders religiosi (Ecrl) l’8 aprile e 9 aprile presso la Pontificia Università Antonianum. In particolare, si discute di “percorsi interreligiosi per la coesione sociale e di giustizia climatica in Europa”.

L’intervento del cardinale Koovakad

«Cultura ecologica non significa occuparsi di questioni ambientali ma è piuttosto una visione, un progetto di sviluppo integrale che si pensa per il bene comune di tutto il mondo», ha sottolineato il cardinale George Jacob Koovakad, prefetto del Dicastero per il dialogo interreligioso, ricordando innanzitutto l’Enciclica Laudato Sì che dieci anni fa Papa Francesco presentava al mondo. Si tratta — ha sottolineato — di un invito a «concepire una comunità umana più fraterna e in grado di occuparsi delle profonde interrelazioni che ci sono tra le maggiori sfide attuali: le crescenti diseguaglianze, il consumo non sostenibile delle risorse del pianeta, i conflitti». In questo contesto la Santa Sede e i credenti — ha aggiunto — possono innanzitutto contribuire a ribadire e difendere l’imprescindibile dignità della persona umana e il valore dell’educazione.

Una nuova alleanza sui valori dell’umanesimo

Il rettore dell’Antonianum, fratel Augustin Hernandez Vidales, ha ribadito l’importanza di una «nuova alleanza culturale intorno ai valori dell’umanesimo», sottolineando che «la Laudato Sì rappresenta lo strumento ermeneutico imprescindibile». Ha poi parlato di «dignità ontologica che deve farsi dignità sociale», per contrastare lo scenario cui assistiamo di «frammentazione». E gli ambiti in cui i leader religiosi sono più chiamati ad essere “lievito” di solidarietà e di giustizia sono quelli del «sapere, della cultura, della responsabilità». Per questo ha lanciato il suo invito a concepire «un’intelligenza integrale».

L’obiettivo del Forum è stato ribadito e sottoscritto da tutti: creare sempre più forti reti di dialogo e di collaborazione. E secondo il Segretario generale di Kaiciid, ambasciatore Antonio Almeida-Riberio, servono «idee fresche per approcci sempre nuovi perché il dialogo non sia fatto di parole ma di esperienze».

Intervista con António de Almeida-Ribeiro

Le “strutture spirituali” e il contributo sociale dei leader religiosi

A suggerire l’espressione “strutture spirituali” per discutere del possibile concreto contributo dei leader religiosi nelle società è stata Kiran Bali, magistrato del Regno Unito e leader del Global Chair of the United Religions Initiative. Bali ha invitato a considerare «le reti e i ponti di dialogo tra le religioni come ideali software per le politiche sociali che possono essere considerate come gli hardware di una società». Inoltre, Bali ha ricordato che sono le donne le prime vittime dei disastri ambientali per poi affermare che «la paura per le conseguenze dei cambiamenti climatici deve diventare una finestra di occasioni per riscoprire valori fondamentali».

Kiran Bali

 

Su quella che ha definito una «aggressiva secolarizzazione», in atto nei Paesi europei e non solo, si è soffermata Kari Mangrud Alvsvåg, presidente dell’Ecrl e vescovo della chiesa protestante di Norvegia. Immaginando ruoli e compiti dei leader religiosi, ha lanciato un sentito appello a «esplorare e discutere senza smettere di insegnare alle persone a pregare e a difendersi dalle manipolazioni», per poi raccomandare di «essere uniti su tutto ciò che unisce e empatici». «Non si può essere sempre ottimisti, considerando quello che ci circonda ma — ha affermato — si può sempre essere donne e uomini di speranza».

L’eredità di San Francesco

Il termine crisi è tornato nell’intervento di fratel Giuseppe Buffon, vice rettore e direttore del Centro di ricerca dell’Antonianum, che ha definito i contorni di «una crisi sociale che si esprime in forme nuove di colonialismo e imperialismo ma che è innanzitutto crisi epistemiologica, di senso e significato». Particolare il suo appello a discutere di fonti energetiche sostenibili ma anche di «energia per la vita». Inoltre, parlando di riscoperta dei valori della filosofia e della religione in Occidente, ha richiamato l’attenzione su un aspetto dell’eredità di san Francesco: «Aver chiarito 800 anni fa che cosa sia la fraternità ricordando la comune condizione  al cospetto di Dio: nullu omo ène dignu te mentovare».

Fratel Giuseppe Buffon

 

https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2025-04/dialogo-religioni-societa.html

Tra libertà e potere, una riflessione sulle origini del “costituzionalismo”

Tra libertà e potere, una riflessione sulle origini del “costituzionalismo”

di Fausta Speranza
28 febbraio 2025 VaticanNews
https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2025-02/costituzioni-liberta-potere-valori-persona-cristianesimo.html
Le costituzioni come le democrazie non sono scontate: nel dibattito pubblico serve ritrovare l’idea antica di libertà dell’essere umano, connessa alla concezione filosofica e religiosa della sua dignità. Pena la deriva del “dirittismo” o del “rudimentale presentismo”. La riflessione dello storico Eugenio Capozzi nel suo ultimo libro “Libertà o potere. Ascesa e declino delle costituzioni”

Tra guerre vecchio stampo e più o meno improvvisi ripensamenti dell’ordine mondiale, tra antiche diseguaglianze e moderne forme di rapacità economica, si discute della fragilità o meno delle democrazie occidentali mentre nuovi soggetti si palesano nel consesso delle decisioni politiche in virtù della potenza tecnologica che rappresentano. Un dibattito doveroso che rischia però di rimanere in superficie se non si torna a parlare dei fondamenti delle carte costituzionali, di quei valori condivisi su cui poggia il concetto di diritti umani inalienabili. E’ quanto mette in luce l’ultimo libro dello storico Eugenio Capozzi Libertà o potere. Ascesa e declino delle costituzioni (Macerata, Liberilibri, 2025, pagine 116, euro 15).

Intervista audio con Eugenio Capozzi

Viene subito in mente la difficoltà di parlare di valori nel contesto attuale che risulta segnato dal relativismo e stordito dall’inflazione dei diritti. Il professor Capozzi, ordinario di storia contemporanea presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, affronta proprio questa sfida raccontando in estrema sintesi la profondità del percorso storico che abbiamo alle spalle e mettendo a fuoco con estrema chiarezza la posta in gioco.

Il primo passo: chiarezza sui termini

Si comincia con il chiarire alcuni fraintendimenti sui termini, partendo dal concetto di costituzione. Nel discorso pubblico i temi relativi alla politica e al diritto prima o poi vi fanno necessariamente riferimento, ma questo non vuol dire – avverte Capozzi – che il concetto sia generalmente adoperato a proposito, o che le sue varie possibili accezioni siano sempre pienamente comprese: “Spesso la sua evocazione superficiale e inflazionata favorisce un notevole margine di ambiguità e genera molti equivoci”. Pensandoci bene, tra le varie accezioni ce ne sono almeno due molto comuni. La prima è quando per costituzione si intende la “legge fondamentale” di un ordinamento politico alla quale le leggi ordinarie dovrebbero conformarsi. In questo senso viene considerata da un punto di vista puramente formale come documento approvato da un potere legislativo, benché speciale, qual è un’assemblea costituente. La seconda è rappresentata dall’uso del termine costituzione come sinonimo di “forma di governo”, dunque una tipologia qualsiasi di regime politico. Si comprende effettivamente che i margini di interpretazione si dilatano. Peraltro, al di là del linguaggio più comune, gli studiosi a volte parlano di costituzione anche per definire l’articolazione concreta di una società: dall’assetto socio-economico al diritto, dall’amministrazione alle istituzioni propriamente politiche.

L’Occidente non rinneghi la sua concezione etico-politica

In ogni caso, fin qui – ci fa capire Capozzi – non si arriva al cuore della questione. Riusciamo a farlo se parliamo di “costituzionalismo” intendendo non tanto la branca della scienza giuridica dedicata allo studio del diritto costituzionale, quanto piuttosto l’universo delle idee, costumi, norme, istituti finalizzati a difendere la libertà di individui e comunità contro abusi ed eccessi del potere politico. Capozzi si sofferma proprio su questa accezione etico-politica e sulla visione del mondo e dell’uomo formatasi nella storia di ciò che oggi chiamiamo Occidente, ribadendo che “le costituzioni sono valori, prima di essere dati di fatto”.

La superficialità  che apre al “presentismo”

Si vuole discutere di libertà e potere e non di libertà o potere. Il punto però è che nella cultura diffusa, nella dialettica politica e spesso anche in quella intellettuale, questa priorità dei principi, e il loro effettivo significato, raramente emergono, sommersi da figure retoriche, polemiche di parte, generici e imprecisi luoghi comuni. Per non parlare della tendenza che Capozzi definisce “rudimentale presentismo”, cioè un appiattimento sugli ordinamenti liberaldemocratici occidentali contemporanei che non considera lo sviluppo storico con tutte le sue dialettiche. Significa ritrovarsi con ordinamenti che si presentano come contenitori svuotati di senso. Peraltro fare a meno dello spessore storico significa appiattirsi su una visione che perde di vista la complessità del mondo e questo alimenta l’illusione, ben nota, che tali modelli di regime liberaldemocratico siano naturalmente destinati ad estendersi su base planetaria.

L’urgenza di recuperare la concezione originaria di libertà

Guardare alle origini e allo sviluppo delle costituzioni, che oggi tendiamo a considerare come un dato ovvio e scontato, significa ritrovare un’idea molto antica di libertà dell’essere umano, connessa alla concezione filosofica e religiosa della sua dignità. Un’idea che prende forma tra la civiltà greca, quella romana e quella ebraica, e trova una sintesi peculiare nel cristianesimo, traducendosi in cultura, equilibri sociali, ordinamenti giuridici, istituzionali e politici. E’ proprio qui la forza della cultura costituzionale, che è sopravvissuta ai totalitarismi del Novecento non senza drammi e che – sottolinea Capozzi – “può continuare a svolgere una funzione di lievito, in grado di reagire in forma efficace ai profondi mutamenti delle diverse epoche”.

Il dramma di tagliare i riferimenti

Ci rendiamo conto che per quanto la maturazione di un’idea universalistica di diritti, libertà, dignità sia caratteristica essenziale dell’umanesimo occidentale ed elemento fondante della “tecnica” costituzionale, non può essere data per scontata la sua sopravvivenza, se si negano i riferimenti culturali, morali, religiosi condivisi che ne erano alla base. Si capisce la gravità di negare l’idea stessa di “un comune sentire”. Capozzi avverte: “Il mantenimento di un legame costante tra le società nate nella storia da una civiltà e le radici di quella civiltà in termini di rappresentazione del mondo e di principi fondanti non costituisce – come sostengono gli aedi del dirittismo – un freno alla libertà, ma al contrario la sua condizione primaria, il presupposto che consente agli individui viventi in quelle società di essere spiritualmente e culturalmente autonomi, e quindi di non soccombere al mito del potere demiurgico”.

Nello stordimento degli “aedi del dirittismo”

L’espressione “aedi del dirittismo” ben si comprende quando lo storico denuncia un dibattito intellettuale in cui “si adopera il termine diritti in modo confuso, generico, senza darne una definizione chiara e condivisa e senza il doveroso riferimento alla precisa concezione dell’uomo di cui sono emanazione”. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: si mettono in un unico calderone diritti civili, politici, sociali, aggregando rivendicazioni che con l’una o l’altra di queste categorie, o con tutte, hanno in realtà poco a che spartire. L’avvertimento è preciso: “L’inflazione dei diritti ne svilisce la dignità”. E Capozzi individua anche la “matrice” di questo processo parlando di “’religioni secolari’ che propongono di smontare e ricostruire la società secondo un progetto di presunta razionalità totale”. A quel progetto è funzionale la “mutazione genetica della politica in cui l’intera eredità dell’umanesimo classico, ebraico-cristiano ed europeo si avvia ad essere completamente snaturata”, colpita dalla “azione corrosiva di nuove (ma per molti versi vecchie) ideologie”.

Le barriere contro l’abuso di potere ci sono ma vanno difese

Si comprende l’urgenza di ricongiungere le istituzioni occidentali alle loro radici di civiltà più profonde: quelle che dal nomos greco, dallo ius romano, dalla Legge ebraica conducono all’affermazione netta della centralità assoluta della persona umana, e della sua superiorità rispetto a ogni potenza terrena, asserita dall’umanesimo cristiano. Anche l’obiettivo è urgente: frenare la consunzione delle barriere contro l’abuso del potere, alla quale stiamo assistendo.

Osservatore Romano

La scacchiera Libano

Libano: una crisi da contestualizzare e da storicizzare

Chi gioca davvero la partita (aperta da anni) nella terra dei cedri?

A “Il mondo alla radio” su Radio Vaticana per parlare di  “Fortezza Libano” (Infinito editore)
 
30 Settembre 2024, Fausta Speranza ospite di Alessandro Guarasci:

https://www.vaticannews.va/it/podcast/rvi-programmi/il-mondo-alla-radio/2024/09/il-mondo-alla-radio-30-09-2024.html

link alla pagina rassegna stampa su “Fortezza Libano”

Fortezza Libano

“Europa sovrana” in radio

Ospite a Il mondo alla radio (RV)  per parlare di

Le sfide politiche ed economiche per un’Unione europea competitiva in un mondo nuovo: 

Paolo Guerrieri – economista e docente a La Sorbona, autore con Pier Carlo Padoan del libro: Europa Sovrana. Le tre sfide di un mondo nuovo. Edito da Laterza

Fausta Speranza – giornalista de L’Osservatore Romano

 

https://www.vaticannews.va/it/podcast/rvi-programmi/il-mondo-alla-radio/2024/05/il-mondo-alla-radio-22-05-2024.html

Alla Specola confronto d’eccezione tra cosmologi

10 giugno 2024

Specola, cosmologi a confronto su buchi neri e onde gravitazionali

Dal 16 al 21 giugno, quaranta studiosi, tra cui due Premi Nobel, si confronteranno sull’attualità delle intuizioni scientifiche di George Lemaître. Il Direttore fratel Guy Consolmagno: “Non si deve fare confusione tra Big Bang e il racconto della Genesi sulla Creazione. Sono due campi distinti di un unico cammino”

di Fausta Speranza 

La vera natura dello Spazio e del Tempo. Di questo affascinante orizzonte di pensiero si parlerà al convegno scientifico organizzato dalla Specola Vaticana ad Albano Laziale dal 16 al 21 giugno, intitolato “Buchi neri, onde gravitazionali e singolarità spazio-temporali”. Il workshop – incentrato sull’attualità delle intuizioni scientifiche di George Lemaître (1894-1966) – è stato presentato questa mattina nella Sala Stampa della Santa Sede. Fratel Guy Consolmagno, S.I., planetologo direttore della Specola Vaticana, ha sottolineato che il dibattito promosso rappresenta un “terreno neutro” di confronto per scienziati di diverso orientamento. “L’obiettivo è la verità”, ha affermato sottolineando l’importanza di contribuire continuativamente alla ricerca nella consapevolezza di tutto quanto ancora non è possibile conoscere”. Si tratta della seconda conferenza dedicata al sacerdote professore di fisica all’Università Cattolica di Lovanio che dal 1960 al 1966 è stato anche presidente della Pontificia Accademia delle Scienze. Gli atti della prima, svoltasi nel 2017, sono stati pubblicati da Foundation of Physics.

Una partecipazione ad alto livello

Nella conferenza di quest’anno, sostenuta anche dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), i temi in discussione andranno dalla tensione nelle misure della costante di Hubble, all’enigmatica natura delle singolarità spazio-temporali (compresi Big Bang e buchi neri), fino alle onde gravitazionali e alla ricerca della gravità quantistica e delle sue connessioni con l’entanglement e i fondamenti della teoria quantistica. La materia non è di immediata comprensione ma si capisce come si tratta di indagare su cosa ci dicono le singolarità spazio-temporali sulla natura del nostro Universo. La risposta in termini di partecipazione– è stato sottolineato da padre Gabriele Gionti, gesuita cosmologo, vice-direttore della Specola Vaticana – è stata entusiasta. Don Matteo Galaverni, cosmologo della Specola, ha precisato che oltre ai 40 studiosi di cosmologia teorica e osservativa partecipanti – tra cui i premi Nobel Adam Riess e Roger Penrose; i cosmologi e fisici teorici Andrei Linde, Joseph Silk, Wendy Freedman, Licia Verde, Cumrun Vafa e il vincitore della Medaglia Fields Edward Witten – in presenza ci saranno almeno 150 studiosi collegati on line. Ed è interessante sapere che la registrazione video della conferenza sarà sul sito della Specola, forse in diretta streaming, certamente in differita.

Sono molte le prenotazioni anche per la serata del 21 giugno aperta al pubblico in cui Viviana Fafone (Università di Roma Tor Vergata e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare INFN) e Gabriele Veneziano (European Organization for Nuclear Research CERN e Collège de France) parleranno di buchi neri, onde gravitazionali e dell’Universo prima del Big Bang.

La grande eredità di Lemaître

George Lemaître – ha sottolineato padre Gabriele Gionti – è stato una pietra miliare negli studi in materia interloquendo con Einstein, anche “correggendo il grande scienziato su alcuni punti”. In particolare Lemaître non ha avuto la chiusura di Einstein rispetto alla teoria quantistica ma piuttosto “ha saputo accogliere da subito la prospettiva di avere due dimensioni, quella della fisica classica e quella quantistica”. Inoltre, “ha dimostrato la capacità di comprendere subito l’importanza degli studi sulla costante cosmologica, che adesso è utilizzata per spiegare l’accelerazione dell’universo”.

In particolare, padre Gionti ha spiegato che negli anni Venti, le osservazioni astronomiche avevano rivelato un misterioso moto di recessione di galassie lontane. Nel 1927, risolvendo le complicate equazioni della teoria della relatività generale di Einstein, Lemaître spiegò che questo moto era il risultato dell’espansione dell’Universo. Questo poco prima che le osservazioni di Edwin Hubble stabilissero una relazione, chiamata “legge di Hubble” che collega la velocità di recessione e la distanza delle galassie. Per questo motivo, nel 2018, l’Unione Astronomica Internazionale ha votato affinché la “Legge di Hubble” venga ribattezzata “Legge di Hubble-Lemaître”.

In tema di Big Bang, padre Gionti ha chiarito che è famosa la teoria dell’“Atomo primordiale”, oggi nota come teoria di Lemaître. Comprese che l’espansione dell’Universo implicava che in qualche momento nel passato l’Universo doveva aver attraversato uno stato di altissima densità energetica, come un “atomo originario” da cui tutto ebbe inizio. Il suo studio può essere considerato pertanto il precursore della moderna gravità quantistica.

Tra fede e scienza

A proposito della sfida continua di comprendere come fede e scienza, Genesi e studi in divenire, non debbano essere concepiti “in competizione”, padre Gionti ha raccontato che Pio XII ricorse a Lemaître per esprimere il punto di vista della Chiesa che si nutre sia di fede che di sapere scientifico. Fratel Guy Consolmagno ha fatto riferimento alla confusione che a volte si crea tra la teoria del Big bang e la narrazione della genesi sulla Creazione per sottolineare che si tratta di due campi distinti nei loro percorsi di approfondimento che fanno parte di un unico cammino.

La velocità delle galassie

Massimo Bianchi, fisico teorico, professore ordinario dell’Università degli studi di Roma e INFN Tor Vergata, è intervenuto alla conferenza stampa per spiegare, tra l’altro, che oggi tra i temi di approfondimento c’è quello della velocità delle galassie. In tema di buchi neri è importante capire – ha chiarito – “è stato importante intuire, rispetto al passato, che la velocità della luce non è infinita, che la luce si propaga con velocità elevatissima ma finita”. Ha aggiunto, inoltre, che attualmente all’attenzione degli studiosi ci sono onde gravitazionali rivelate di recente. Bianchi ha anche ricordato che George Lemaître e Einstein in quattro occasioni si sono incontrati personalmente.

Fabio Scardigli, fisico teorico, del Politecnico di Milano, ha spiegato che si tratta delle “due grandissime costruzioni teoriche del ventesimo secolo basi a tutt’oggi di conoscenza dell’universo” e che scopo della conferenza è farle dialogare.

https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2024-06/specola-vaticana-cosmologi-buchi-neri-convegno-onde.html

“Europa sovrana”: a dibattito con Paolo Guerrieri

Per un’Unione Europea competitiva in un mondo nuovo 

Fausta Speranza   – giornalista della redazione Cultura de “L’Osservatore Romano”

ospite della trasmissione Il mondo alla radio di  Stefano Leszczynski,  con il professor Paolo Guerrieri – economista e docente all’Università di Parigi  Sciences Po, autore con Pier Carlo Padoan del libro Europa Sovrana. Le tre sfide di un mondo nuovo (2024 Laterza)

su Radio Vaticana:

https://www.vaticannews.va/it/podcast/rvi-programmi/il-mondo-alla-radio/2024/05/il-mondo-alla-radio-22-05-2024.html

Archivi e libri, anniversari d’eccezione per due scuole in Vaticano

L’udienza del Papa aprirà la giornata di studio voluta il 13 maggio per celebrare il 140.mo anniversario della Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica e il 90.mo della Scuola Vaticana di Biblioteconomia. L’evento presentato stamane in Sala Stampa Vaticana. Negli interventi, la missione originaria si intreccia con le nuove tecnologie

Fausta Speranza – Città del Vaticano

Depositi unici della memoria e dell’ingegno umano stratificati lungo i secoli entro una prospettiva insieme umana ed ecclesiale: rappresentano tutto ciò l’Archivio Apostolico Vaticano e la Biblioteca Apostolica Vaticana e si capisce subito quanto siano preziose, al loro interno, la Scuola di Paleografia, Diplomatica e Archivistica voluta da Leone XIII 140 anni fa, e la Scuola di Biblioteconomia istituita da Pio XI, 90 anni fa.

Si tratta di due anniversari che saranno celebrati con una giornata di studio il 13 maggio prossimo, un evento presentato questa mattina in Sala Stampa vaticana da monsignor Angelo Vincenzo Zani, Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa; da monsignor Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio Apostolico Vaticano e direttore della Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica; da don Mauro Mantovani, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana e direttore della Scuola Vaticana di Biblioteconomia.

Sfide vecchie e nuove

“Un’occasione per ripercorrere la storia e la finalità delle due scuole con uno sguardo rivolto alle prospettive future”: così monsignor Vincenzo Zani sottolinea l’importanza di celebrare due anniversari d’eccezione. Ricorda che papa Ratti parlava del “culto della scienza e della nobile fatica intorno alla scienza”, ovvero – spiega – la costellazione delle varie discipline finalizzate allo studio, alla custodia, alla valorizzazione e al miglior trattamento dei beni archivistici e librari. L’intenzione è anche quella di far conoscere meglio le due scuole che – afferma – “hanno il compito di raccogliere, custodire e mettere a disposizione di tutti il ricco patrimonio conservato perché si propaghi ovunque la conoscenza”.

Ricordando che la Biblioteca Apostolica è stata creata da Niccolò V nel 1451, e l’Archivio da Paolo V nel 1610, monsignor Zani cita Papa francesco per chiarire gli obiettivi:  “tenere vive le radici” e “coltivare la memoria”. Non mancano le sfide: monsignor Zani fotografa l’attuale “scenario di mutevole e imprevedibile, caratterizzato dalla rapidità con cui le tecnologie si evolvono e improntano profondamente anche la produzione dei contenuti intellettuali, come pure dalla instabilità e labilità del patrimonio digitale, tra formati in continuo cambiamento e rapida obsolescenza di dispositivi e applicativi”. L’impegno è notevole: mantenere la profonda e consolidata vocazione umanistica abbracciando, al tempo stesso, le nuove forme di elaborazione e propagazione del sapere. In particolare monsignor Zani sottolinea che “è stato importante, per le due scuole, porsi in dialogo con le disposizioni maturate negli ultimi venti anni attraverso il cosiddetto “Processo di Bologna”, creato per facilitare la circolazione internazionale dei docenti e studenti attraverso il riconoscimento dei relativi titoli di studio”. La Santa Sede ha aderito al Processo di Bologna nel settembre 2003.

Due curiosità dall’Archivio

Il prefetto monsignor Sergio Pagano ha ricordato che Carlo Emilio Gadda, che si trovava fin dal 1931 in Vaticano per via del suo impiego presso i Servizi tecnici come reggente della sezione tecnologica dell’Ufficio centrale,  nel 1936 si iscrisse alla Scuola di archivistica anche se non completò il corso. Inoltre, Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo cita il segretario del cardinale di Palermo, don Pacchiotti che – dice monsignor Pagano – effettivamente era stato allievo della Scuola di Paleografia.

A proposito di valori fondamentali, il prefetto Pagano ricorda il “clima favorevole agli studi storici durante la seconda metà del XIX secolo” e la lettera Saepenumero considerantes del 18 agosto 1883 con cui papa Leone XIII   proponeva agli studiosi cattolici di rientrare in forza nel campo scientifico, in specie storico, senza remore e paure. Il papa affermava: “Ai nudi racconti si opponga la faticosa e paziente investigazione; alla leggerezza del sentenziare la maturità de’ giudizi; al capriccio delle opinioni la saviezza della critica. I fatti travisati o supposti si faccia il possibile a fin di restituirli alla vera luce col ricorrere ai fonti; e a questo in special modo gli scrittori pongano ben mente, esser primaria legge della storia, non osar dir nulla di falso, né tacere nulla di vero.

L’apertura degli Archivi Vaticani fu decretata alla fine del 1880 e realizzata già all’inizio del 1881 e il Motu proprio Fin dal principio del 1° maggio 1884 contiene il regolamento dell’Archivio e gli ordinamenti per la Scuola. Nel 1923, sotto Pio XI, fu istituito presso la Scuola Vaticana di Paleografia un corso minore di Archivistica, per addestrare gli allievi “a comporre buoni indici e carte e di manoscritti” in modo da “soddisfare ad uno dei più stringenti bisogni dei possessori e degli studiosi e alle ripetute forti prescrizioni dell’autorità”. Il nome della Scuola dunque cambiò in Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica.

Biblioteconomia e “diplomazia culturale”  

La finalità principale delle celebrazioni – chiarisce don Mauro Mantovani – non è quella di guardare al passato ma quella di prendersi cura degli studi specialistici in scienze biblioteconomiche come di “un campo fertile in cui esercitare l’interdisciplinarità forte, esercitandosi ad una visione d’insieme”. E al paradigma della competenza si aggiunge dunque “la capacità di adattamento ai diversi contesti di impiego e di genere di biblioteche, al long life learning”.

Emerge una responsabilità particolare: lavorare a servizio delle future generazioni fa del bibliotecario un operatore di “diplomazia culturale”. E pertanto – sottolinea don Mantovani – tanto più è grande il patrimonio librario di un’Istituzione, quanto più grande deve essere il ‘patrimonio umano’ di chi in essa vi opera”.

Sguardo al Giubileo

A proposito di prossimo futuro, don Mantovani chiarisce che ci sono iniziative in preparazione per il Giubileo citando in particolare una esposizione dedicata al tema del viaggio: si tratterà di valorizzare il Fondo Poma. E poi c’è anche un progetto per una mostra particolare di monete. Inoltre don Mantovani annuncia che l’Expo di Osaka in Giappone nell’anno del Giubileo sarà occasione di scambio. Don Mantovani torna con la memoria al primo corso della Scuola Vaticana di Biblioteconomia che prese avvio il 13 novembre 1934, per citare  la Prolusione in cui il futuro cardinale Eugène Tisserant “indicò con i seguenti verbi l’identità e la professionalità del bibliotecario da formare: aver cura, conservare, accrescere” ordinare, mettere in valore”. Sono proprio questi – afferma – gli obiettivi da tradurre in didattica.

La giornata del 13 maggio

Papa Francesco accoglierà nella mattina del 13 maggio prossimo nella Sala Clementina dei Palazzi Apostolici gli allievi e il corpo docente delle due scuole. Poi presso la Pontificia Università Urbaniana avrà luogo la conferenza, presieduta da monsignor Zani. Interverranno, oltre ai prefetti delle due scuole, il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin; il rettore della Pontificia Università Urbaniana, Vincenzo Buonomo; l’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Francesco Di Nitto; il prorettore all’Autonomia organizzativa, innovazione amministrativa e programmazione delle risorse dell’Università La Sapienza di Roma, Marco Mancini.

https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2024-05/vaticano-anniversari-scuole-paleografia-e-biblioteconomia.html

Disabilita’ e sport

Potenzialità espressive, sport, anziani, spazi abitativi adeguati, sono stati tra i temi dell’incontro “Noi non loro” organizzato a Scampia dalla Conferenza episcopale italiana, che si conclude oggi con la Messa nel Duomo di Napoli. Tre giorni di confronto che hanno offerto un quadro essenziale dei bisogni delle persone con disabilità e che hanno inviato un messaggio potente sui sorprendenti risultati raggiunti quando entrano in campo attenzione e ascolto

Fausta Speranza – Scampia, Napoli 

 

“Separare le persone dai problemi”: con questa espressione lo psicoterapeuta Giovanni Miselli, intervenuto all’incontro “Noi non loro” della Conferenza Episcopale Italiana, che si è chiude oggi con la Messa celebrata a Napoli dall’arcivescovo della città, monsignor Domenico Battaglia, ha invitato i partecipanti, provenienti da tutta Italia, a concentrarsi su valori e desideri di persone con disabilità per “lasciare esplodere le tante potenzialità che tutti hanno”. Miselli ha sottolineato l’importanza fondamentale di un ascolto davvero attento per capire i desideri e i valori delle persone che non riescono ad esprimersi compiutamente. “E’ solo attraverso i loro desideri che si capiscono i valori e solo comprendendo i valori si può comprendere il progetto di vita che bisogna concepire per chiunque”.

Ascolta l’intervista con Giovanni Miselli

La contagiosa energia di Oney Tapia

Al secondo giorno di dibattiti dell’incontro voluto dal Servizio per la pastorale per le persone con disabilità della Cei si è parlato in particolare dell’ambito dello sport. Tra le varie testimonianze, quella dell’atleta paralimpico Oney Tapia che, al ritmo di musica, ha ringraziato la Cei e tutti i partecipanti per “tre giorni di condivisione di pensieri e di esperienze straordinari”. A proposito di agone sportivo, Claudio Arrigoni, giornalista del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport, che da anni segue le Paralimpiadi, ha messo in luce gli straordinari risultati raggiunti, sottolineando che nel mondo sono 650 milioni le persone con disabilità e che soltanto una percentuale troppo bassa riesce a fare sport. Arrigoni, tra l’altro, ha chiarito che le statistiche testimoniano che le persone con disabilità che si misurano con lo sport richiedono una spesa sociale di sei volte inferiore rispetto a chi non ne pratica. Una valutazione, quella di Arrigoni, non di tipo strettamente economico, ma che intende richiamare le responsabilità di una società chiamata ad essere lungimirante sotto tanti punti di vista.

Ascolta l’intervista con Oney Tapia
L'intervento di Oney Tapia
L’intervento di Oney Tapia

L’esperienza di ‘Insuperabili’

Toccante il racconto di Raffaella Bussetti, fondatrice di ‘Insuperabili’, associazione sportiva per persone con diverse disabilità. Bussetti ha testimoniato il bisogno, da madre di un adolescente con una forma di autismo, di offrire a suo figlio la possibilità di fare sport, così importante nell’età evolutiva. È da qui che è nata l’esperienza di ‘Insuperabili’ che in Campania ha la caratteristica straordinaria di offrire strutture e contesto per far praticare sport a ragazzi con disabilità fisiche e anche mentali. Bussetti ha ricordato che se per le problematiche fisiche ci sono perfino le Olimpiadi Paralimpiche, restano comunque molte le barriere per l’accesso allo sport di chi ha disagi mentali.

Ascolta l’intervista con Raffaella Bussetti

La terza età

Tantissimi, tra gli altri, gli interventi anche sul tema della terza età. L’Italia nel 2050 sarà il Paese con la popolazione più anziana al mondo, ha ricordato don Carmine Arice, padre generale della Piccola Casa Cottolengo. Don Carmine ha ricordato che a fronte di una fetta di anziani cosiddetti “fit”, cioè che vivono in salute la terza età, ci sono tantissimi che affrontano disagi, malattie e disabilità vecchie e nuove. Per tutte le persone che vivono problematiche “abbattere anche solo un gradino può fare la differenza”, è stata l’indicazione di Marco Bertelli della Misericordia di Firenze. Bertelli ha sottolineato l’importanza del diritto ad uno spazio abitabile che risponda a esigenze e scelte di vita personali e particolari. “Non si può pensare spazi per tutti – è stata la sua indicazione – ma valutare abitazioni e strutture per ciascuno”.

Ascolta l’intervista con Marco Bertelli

La vulnerabilità dei disabili

Ad offrire una sintesi di tante argomentazioni sulla dignità è stato don Gianluca Marchetti, Sottosegretario Cei, che si è soffermato sul concetto di vulnerabilità per spiegare che non si tratta di un confine, ma di una condizione dell’uomo. Tutti, seppur in diverso modo, siamo vulnerabili -ha ricordato – e quando nella storia l’uomo ha pensato di essere un superuomo, dimenticando la propria condizione di limitatezza, ha dato vita agli orrori più gravi dell’ideologia. Comprendere che la vulnerabilità, di cui la disabilità è una declinazione, non è qualcosa che appartiene ad alcune categorie, ma aiuta a vivere in modo pieno l’esistenza e a vivere la relazione nel “noi” che supera le distanze da “gli altri”. Vulnerabilità, è stata dunque la conclusione, è lo spazio dei limiti e delle ferite che tutti sperimentano ed è proprio quello spazio di umanità che Dio incarnandosi abita insieme con l’uomo.

 

https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2024-04/disabilita-cei-suor-donatello-scampia-locatelli-convegno0.html

Disabilita’ e nuove prospettive

Disabilità e nuove prospettive, da Scampia richiamo a vigilare sugli adolescenti

Un forte appello a promuovere attenzione, linguaggio e strumenti sempre nuovi per le persone con disabilità emerge con forza dall’incontro “Noi, non loro”, organizzato dalla CEI alla periferia di Napoli. I sacerdoti impegnati sul campo raccomandano di occuparsi del particolare periodo dell’età evolutiva

Fausta Speranza – Napoli Scampia

Esiste un legame profondo tra povertà e disabilità perché l’una troppo spesso provoca o aiuta l’altra: è quanto ha ribadito, all’incontro “Noi, non loro”, organizzato a Napoli dalla Conferenza Episcopale italiana, Vincenzo Falabella, presidente della Fish – Federazione Italiana per il Superamento dell’handicap. È stata la sua, una delle tante voci emerse in questa terza edizione del congresso, voluta in particolare al Polo universitario di Scampia della Federico II.

L’opportunità della nuova legge in Italia

“Viviamo in Italia un’opportunità unica per una svolta decisiva in tema di disabilità, e la Chiesa è sempre fondamentale come presenza di stimolo per le istituzioni e in termini di collaborazione fattiva sul territorio”, ha detto invece il ministro italiano per le Disabilità, Alessandra Locatelli, intervenuta all’incontro promosso dal Servizio per la pastorale delle persone con disabilità della CEI di cui è responsabile Suor Veronica Donatello.

Ascolta l’intervista con il ministro italiano per le Ddisabilità Alessandra Locatelli

Locatelli ha parlato di centralità della persona, affermando che è arrivato il momento della concretezza. Pochi giorni fa, il 15 aprile scorso, è stato votato l’ultimo decreto attuativo della legge del 2021 che, ha spiegato il ministro, “prevede linguaggio, risorse e strumenti nuovi di inclusione per tutte le età e che porrà l’Italia all’avanguardia in Europa e nel mondo se riuscirà ad attuare quanto previsto”. “Sia in Europa, sia nel mondo – ha quindi aggiunto – c’è grande attenzione per la nuova normativa italiana di cui si è interessato anche il Commissario straordinario per i diritti umani dell’Onu, Volker Turk”.

Il bisogno di risorse all’altezza delle strategie

Resta da capire, è stata la raccomandazione di don Carmine Arice, padre generale della Piccola Casa Cottolengo, se ci saranno le risorse economiche per mettere in pratica tutto questo. In particolare, è l’interrogativo, per quanto riguarda gli anziani. “Nel 2050 – spiega Arice – l’Italia avrà il maggior numero di anziani rispetto a tutti gli altri Paesi del mondo e non tutti, purtroppo, autosufficienti”.

La delicatezza dell’adolescenza

A chiarire che è necessario affrontare l’aspetto disabilità in tutti i momenti dell’esistenza, dall’età evolutiva a quella adulta, è il sottotitolo del convegno “In ogni stagione della vita”. Della peculiarità e delle sfide dell’adolescenza ha parlato don Samuele Ferrari, docente del Seminario Arcivescovile di Milano, incaricato di catechetica e pastorale giovanile, che l’ha definita usando le parole di Chesterton: “L’età della vita meno comprensibile”, sottolineando poi l’importanza di individuare il dono e il talento di ciascun giovane che, a volte, si confondono con i desideri. In ogni caso, “quello che ogni giovane esprime va accolto e curato con attenzione speciale, e in particolare se vive disabilità”. Questo per altro, quando accade – ha ricordato don Samuele – permette tante forme di integrazione, come “ragazzi con forme di autismo che collaborano fattivamente con catechisti, giovani con disabilità impegnati a vario titolo in strutture sportive della parrocchia”. Anche da don Samuele è poi arrivata una raccomandazione, ossia che si tratta di “un cammino continuo da fare insieme, innanzitutto insieme con Gesù, e con l’impegno a imparare e ad ascoltare sempre perché ci sono sempre nuove scoperte da fare”. Da parte sua, il fondatore dell’Associazione Meter, don Fortunato Di Noto, ha messo in luce i rischi delle “trappole digitali”: siti e persone che sfruttano la solitudine di adolescenti e in particolare ragazzi con difficoltà per abusi di tipo sessuale.

Essere protagonisti del cambiamento

Tra gli interventi, c’è stato quello di Maria Rosaria Duraccio, direttore dell’Ufficio per la pastorale delle persone con disabilità della Diocesi di Vallo della Lucania:

Duraccio ha confermato di guardare alla nuova legge come ad una bella opportunità, perché “offre una visione nuova, quella della persona con il suo progetto di vita, mentre fino ad oggi il fulcro degli interventi si è focalizzato sulle disabilità”. Inoltre, ha spiegato che la nuova normativa può aiutare anche le stesse persone con disabilità a guardare diversamente al proprio spazio nella comunità: “Uno spazio di opportunità e non solo di problemi che deve far sentire tutti protagonisti e non vittime”.

L’inclusione vissuta

All’incontro sono emersi straordinari racconti, da nord a sud Italia, di case famiglie dove vivono persone con disabilità senza genitori, come la Casa Amoris Laetitia nella Diocesi di Bergamo, o esperienze particolari di parrocchie che, ad esempio, assicurano strumentazioni per la partecipazione alle attività delle comunità per non vedenti o non udenti, o ancora associazioni sportive, come Gli insuperabili di Caserta. Oltre alla riflessione, dunque, si tratta di valorizzare la creatività che spesso – ha affermato l’arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia – può essere stimolata dai protagonisti stessi. Monsignor Battaglia, infatti, ha raccontato quanto la sua Diocesi riceva “in termini di stimoli e idee da un ragazzo affetto da una forma di autismo che collabora da anni con il team della segreteria”.

Una partecipazione di alto livello

Al convegno, le esperienze narrate si intrecciano a rapporti che fotografano le necessità e video che raccontano i progetti Cei. A prendervi parte, in presenza o in collegamento video, oltre all’arcivescovo di Napoli monsignor Domenico Battaglia, sono stati l’arcivescovo di Cagliari e Segretario Generale della Cei, mons. Giuseppe Baturi e l’arcivescovo di Ascoli Piceno e Vice presidente della Cei, monsignor Giampiero Palmieri. Diverse le autorità civili presenti, oltre al ministro Locatelli e al vice ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Teresa Bellucci, sono intervenuti il Rettore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II Matteo Lorito; il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi; il prefetto Michele Di Bari e la stessa suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale delle Persone con disabilità.

Domani, domenica 21, alle 11, l’incontro si concluderà con la Messa presieduta dall’arcivescovo Battaglia.

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