Radiogiornale Italiano ore 08.00 25.02.2022

I titoli:

-Chi ha in mano i destini del mondo ci risparmi gli orrori della guerra:     parole del Segretario di Stato Parolin che ricorda l’appello del Papa e la   giornata di preghiera e digiuno il 2 marzo

-E’ drammatica l’escalation militare in Ucraina: pioggia di missili su Kiev,     tra le varie manovre l’esercito russo a 130 km dalla Polonia. Zelensky   denuncia: sotto tiro anche aree civili. E chiede ai russi di opporsi alle scelte   di guerra di Putin

-Con noi padre Ruslan Mykhalkhiv: nessun religioso lascerà il Paese, chiese e seminari si preparano ad accogliere profughi

Radiogiornale Italiano ore 08.00 24.02.2022

I titoli

-L’accorato appello del Papa a scongiurare la follia della guerra  

-Duro  risveglio con le notizie che giungono dall’Ucraina: si parla anche di morti, tra   attacchi  e esplosioni in varie città e di truppe russe provenienti anche dalla Bielorussia

-Ieri  il Papa ha invitato alla preghiera in particolare nella giornata del 2 marzo, inizio  Quaresima, da dedicare anche al digiuno  

-E con noi dall’Ucraina per una testimonianza,  padre Alvis Radko

 

Dai luoghi santi

Radiogiornale ore 8:00 del 7 luglio 2021

La Terra Santa senza pellegrini è monca: sono parole del Patriarca di Gerusalemme dei Latini,  Sua Beatitudine PierBattistaPizzaballa,  che ieri ha accolto con gioia il primo gruppo dell’Opera romana pellegrinaggi in Israele – guidato dal cardinale Enrico Feroci – dopo un anno e mezzo di pausa forzata. Ascoltiamo il Patriarca Pizzaballa nel servizio della nostra inviata Fausta Speranza

 

Radiogiornale ore 8:00 dell’8 luglio 2021

“Betlemme è la città della Terra Santa che più ha sofferto il Covid. Sono parole di padre Ibrahim Faltas, francescano della Custodia francescana. Ma Betlemme è anche la città che racconta una storia di inclusione e di riscatto, come spiega nel servizio, la nostra inviata in Terra Santa, Fausta Speranza:

 

Radiogiornale ore 8:00 del 9 luglio 202106

In chiusura ci trasferiamo in Terra Santa. Nella grotta dell’Annunciazione a Nazareth è stata esposta la statua della Madonna di Loreto, nel corso del pellegrinaggio guidato dal cardinale Feroci. Un viaggio che significala ripresa non solo delle visite nei luoghi di Gesù, ma anche dei voli aerei della patrona dell’aviazione nell’ambito dell’anno giubilare lauretano. La nostra inviata a Nazareth, Fausta Speranza, ha intervistato Don Savino Lombardi, assistente spirituale dell’Opera romana pellegrinaggi:

 

Dalla Terra Santa il racconto di un pellegrinaggio d’eccezione

Di seguito i servizi radiofonici dalla Terra Santa per i Radiogiornale delle ore 08:00 nei giorni del primo pellegrinaggio dopo 16 mesi di pandemia e gli 11 giorni di scontri a maggio.  Di seguito introduzione e servizi:

06/07/2021

Dopo sedici mesi di paura a causa della pandemia, riprendono i viaggi in Terra Santa dell’Opera romana pellegrinaggi. Da ieri un gruppo di fedeli, sacerdoti e giornalisti italiani, guidato dal cardinale Enrico Feroci e da monsignor Remo Chiavarini, amministratore delegato dell’Opera romana pellegrinaggi. Da Gerusalemme la nostra inviata Fausta Speranza:

07/07/2021

La Terra Santa senza pellegrini è monca: sono parole del Patriarca di Gerusalemme dei Latini,  Sua Beatitudine PierBattistaPizzaballa,  che ieri ha accolto con gioia il primo gruppo dell’Opera romana pellegrinaggi in Israele – guidato dal cardinale Enrico Feroci – dopo un anno e mezzo di pausa forzata. Ascoltiamo il Patriarca Pizzaballa nel servizio della nostra inviata Fausta Speranza

08/07/2021

“Betlemme è la città della Terra Santa che più ha sofferto il Covid”. Sono parole di padre Ibrahim Faltas, francescano della Custodia francescana. Ma Betlemme è anche la città che racconta una storia di inclusione e di riscatto, come spiega nel servizio, la nostra inviata in Terra Santa, Fausta Speranza:

09/07/2021

In chiusura ci trasferiamo in Terra Santa. Nella grotta dell’Annunciazione a Nazareth è stata esposta la statua della Madonna di Loreto, nel corso del pellegrinaggio guidato dal cardinale Feroci. Un viaggio che significala ripresa non solo delle visite nei luoghi di Gesù, ma anche dei voli aerei della patrona dell’aviazione nell’ambito dell’anno giubilare lauretano. La nostra inviata a Nazareth Fausta Speranza ha intervistato Don Savino Lombardi, assistente spirituale dell’Opera romana pellegrinaggi:

 

Radiogiornale ore 8.00 del 17 aprile 2020

I titoli del radiogiornale:

Alla Messa, la preghiera particolare del Papa oggi è dedicata alle donne in gravidanza. E una riflessione sulle celebrazioni in tempo di emergenza: per uscire – sottolinea il Papa – dal tunnel

A causa del Covid-19, perdono la vita in 24 ore negli Stati Uniti oltre 4.500 persone, mentre il presidente Trump assicura che il Paese è pronto a sbloccare il lockdown. In Cina si confermano altri decessi, dati in netto miglioramento in Italia

Il mondo ricorda Sepùlveda: nei suoi romanzi, l’attenzione poetica alla lotta tra bene e male

Radiogiornale Italiano ore 14.00

L’udienza e la messa a Santa Marta: due occasioni per Papa Francesco per ricordare la vicinanza sempre di Gesù, l’esempio di San Giovanni Paolo II a 15 anni dalla morte e per esprimere una preghiera per gli operatori della comunicazione

A proposito di Coronavirus, 30.000 i morti in Europa, cresce la  preoccupazione per Africa, America Latina e Stati Uniti

Le religioni si stringono nella preghiera: nel pomeriggio, l’iniziativa “Religions for peace”

Al via a Roma il Terzo Forum mondiale dei popoli indigeni

Una danza "Masai" - AFP

Una danza “Masai” – AFP

Al via oggi a Roma il terzo Forum Mondiale dei popoli indigeni. L’incontro è nella sede dell’Ifad, l’agenzia dell’Onu per lo sviluppo agricolo. I rappresentanti di 30 popoli autoctoni si ritrovano, fino a lunedì, a discutere di comunità, risorse, sviluppo, mentre anche stand di prodotti tipici ricordano l’importanza di sostenere culture e tradizioni particolari. Il servizio di Fausta Speranza:

Lo chiamano “supporto integrale”: è il tipo di aiuto che le comunità indigene chiedono al resto del mondo e che, a ben guardare, può essere motivo di profonda riflessione per tutti. Significa, infatti, non considerare solo gli indici economici ma tutto ciò che rende migliore una comunità e una società, a partire da un sano rapporto tra generazioni e dall’attenzione all’ambiente. E’ quanto si legge nei documenti di base del terzo Forum mondiale dei popoli indigeni, a 10 anni dalla Dichiarazione dell’Onu sui diritti di questa fetta di popolazione mondiale. Antonella Cordone, responsabile dell’Ufficio dedicato ai popoli indigeni dell’Ifad:

“Negli articoli della Dichiarazione, i popoli richiedono un’effettiva partecipazione nei processi che riguardano lo sviluppo nei loro territori”.

Pacifico, Asia, Caraibi, America Latina: da tutte queste macro-regioni del mondo arrivano i rappresentanti di 30 popolazioni indigene. Non sorprende che sia l’agenzia per lo sviluppo agricolo dell’Onu a promuovere l’incontro, se si pensa che nella maggior parte dei casi è la terra la prima risorsa per queste popolazioni. E la terra, infatti, è anche la prima rivendicazione: basti pensare alle tribù dell’Amazzonia. Ma sono tanti, i popoli indigeni rappresentati a Roma. Ancora Antonella Cordone:

“I pastori Masai, i popoli Maya dell’America Latina; abbiamo i rappresentanti dei popoli Igorot delle Filippine; i Baka, definiti più comunemente come i pigmei; i cacciatori delle foreste, i raccoglitori delle foreste”.

Nei documenti in discussione in questi giorni si legge che i popoli indigeni chiedono il rispetto del loro diritto all’accesso alle risorse e chiedono che debba passare attraverso il loro consenso qualunque decisione significativa che governi e multinazionali prendano sui territori che li interessano. E colpisce l’invito a dare spazio alle esigenze dei giovani e delle donne:

“Che si abbia un approccio integrale, un approccio olistico, che integri la dimensione sociale, la dimensione spirituale, la dimensione ambientale, secondo le loro conoscenze tradizionali. Un altro aspetto fondamentale è il trasferimento di questi saperi tra gli anziani e i giovani: che possano diventare importanti realtà economiche”.

Fa pensare tutto il capitolo dedicato alla reciprocità sociale. Ancora Antonella Cordone:

“Reciprocità sociale ma anche solidale; reciprocità che per loro include non soltanto gli esseri umani, ma include la madre terra, include le risorse che la terra mette a disposizione dell’umanità, e che devono essere utilizzate in maniera sostenibile. Perché, come appunto loro dicono, noi le prendiamo in prestito dalle generazioni successive. Un approccio solidale reciproco con la natura, in cui le risorse non debbano essere sfruttate finché si esauriscono con la nostra generazione, ma debbano essere preservate e nutrite, per poterle passare poi alle generazioni successive”.

dal Radiogiornale della Radio Vaticana del 10 febbraio 2017

Da schiave del sesso a paladine della lotta al terrorismo

“È sempre difficilissimo raccontare di essere state schiave del sesso, ma è diverso sentir parlare di numeri o incontrare vittime e noi vogliamo denunciare l’orrore dell’Is”. Sono parole delle due ragazze che sono state per mesi nelle mani di uomini del sedicente Stato islamico in Iraq e che hanno ricevuto il Premio Sacharov per la difesa dei diritti umani del Parlamento Europeo, nei giorni scorsi. Si chiamano Nadia Murad Basse e Lamya Haji Bashar e hanno rispettivamente 23 e 18 anni. Appartengono alla comunità degli yazidi, una minoranza religiosa, di etnia curda, con 4 mila anni di storia. Vivevano a Kocho, un villaggio vicino alla città di Sinjar, nel Nord dell’Iraq, a poca distanza dal confine siriano, quando il 3 agosto del 2014 miliziani dell’Is hanno portato l’orrore: hanno ucciso gli uomini, hanno catturato i bambini e le donne, che hanno passato in rassegna, per poi uccidere quelle che non avrebbero reso soldi al mercato delle schiave del sesso. Le più giovani sono state messe a disposizione dei miliziani a Mosul. Fausta Speranza ha incontrato Nadia e Lamya e ha parlato con loro del ruolo della comunità nella lotta contro la barbarie dell’Is e dei rischi di ogni forma di razzismo.

D. – Nadia, tu sei stata nominata a settembre scorso ambasciatrice dell’Onu sui temi della tratta di esseri umani. Qual è il cuore del tuo messaggio al mondo?

(In questo primo audio risponde Nadia; nel secondo risponde Lamya)

R. – (parole in arabo)
Quando penso alla situazione, vedo un periodo terribile di oltre due anni in Iraq e tre anni in Siria e sento che il futuro di milioni di persone sarà molto triste. ‘L’Is odia ciò che più è umano, a partire dal valore della persona e perseguita soprattutto yazidi e cristiani’. Credo che se tutto questo continuerà, significherà che ci saranno ancora più stupri, ancora più uccisioni, ancora più reclutamenti di bambini soldato… Ecco perché è veramente giunto il momento che ci sia una reazione: il mondo deve fare qualcosa. E’ giunto il tempo che l’Is si assuma le responsabilità di quanto ha fatto. Bisogna portare gli uomini dell’Is di fronte alla Corte penale internazionale. Ed è giunto il tempo di arrestare il terrorismo. Ma bisogna capire che i rischi sono due: il radicalismo e il terrorismo da una parte, ma anche risposte sbagliate a tutto ciò, dall’altra parte. Bisogna prevenire ogni forma di razzismo, che io invece vedo crescere ovunque. Ma in tutto questo non riesco a comprendere come l’intera comunità internazionale non riesca a fermare un gruppo di uomini in fondo piccolo come l’Is!

D. – Che cosa ti aspetti dall’Europa e dalla Comunità internazionale?

R. – (parole in arabo)
Chiediamo loro di essere dalla parte delle vittime, di creare una zona di sicurezza per gli yazidi e per altre minoranze. Con gli yazidi i più perseguitati sono i cristiani. E’ certo che senza protezione e senza assunzione di responsabilità nei loro confronti, almeno mezzo milione di yazidi si metteranno in marcia verso l’Europa. I Paesi del mondo civile devono contribuire a trovare una soluzione.

D. – Nadia, sei stata travolta dal male. Ancora credi nel bene?

R. – (parole in arabo)
Hanno ucciso mia madre davanti ai miei occhi perché non avrebbe reso soldi al mercato delle schiave del sesso, ma non hanno cancellato i suoi insegnamenti. Lei è sempre stata una persona piena di rispetto per tutti e mi ha educato all’amore e al bene, mi ha insegnato a pregare. Queste cose l’Is non può distruggerle. Tante ragazzine in mano all’Is appena possono si tolgono la vita, perché non ce la fanno a sostenere tanto strazio. Io non ho mai pensato di uccidermi. Più il male mi toccava e più trovavo in me tutti gli insegnamenti di mia madre e della mia gente, ma soprattutto la forza di Dio che mai mi ha abbandonata. Più il male mi toccava, più trovavo il bene dentro di me.

D. – Lamya, dopo la fuga dall’Is sei stata gravemente ferita da una mina e hai dovuto subire diversi interventi chirurgici e sottoporti a molte cure in Germania. Cosa ti dà la forza di portare avanti la tua denuncia?

R. – (parole in arabo)
Gli uomini dell’Is mi hanno violentata, mi hanno picchiata, mi hanno torturata e umiliata. Per otto mesi mi hanno fatto tutto il male che si possa fare. Non ci hanno mai considerate persone o esseri umani: ci hanno trattato come animali. Ci dicevano che eravamo un bottino di guerra. Non posso vivere pensando che altre ragazze stanno subendo ancora tutto questo. Vorrei dimenticare ma non posso. Ho visto violentare bambini, ho visto violentare donne di fronte ai loro bambini: vendute e rivendute o scambiate come merci. Non posso rimanere in silenzio. Non posso vedere cose così atroci e rimanere in silenzio. Questo è il motivo per cui ho deciso di non tacere. Ho deciso di raccontare i loro crimini, le loro storie, quello che hanno fatto alla minoranza yazida, a ragazzine come me … Ho deciso di parlare perché voglio che la gente sappia quello che mi hanno fatto. Mai più, mai più deve accadere quello che ho subito e ho visto io. Mai più. Si deve combattere l’Is e non si deve permettere che arrivi un altro Is, e magari per ragioni diverse faccia alle bambine quello che hanno fatto a me.

D. – Cosa pensi del fatto che questi uomini si definiscano religiosi?

R. – (parole in arabo)
Per me, l’Is non è Islam. Il vero Islam è diverso.

Radiogiornale della RadioVaticana del 20 dicembre 2016

Le sfide tra istruzione, democrazia, religione

strasburgo

“Il ruolo dell’istruzione nel prevenire la radicalizzazione e l’estremismo violento”: questo il tema scelto per l’incontro sulla dimensione religiosa del dialogo interculturale che si è svolto in questi giorni a Strasburgo, con la partecipazione dell’Osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, mons. Paolo Rudelli. Un’iniziativa che il Consiglio d’Europa ripete da nove anni e che quest’anno ha voluto a conclusione del Forum mondiale sulla democrazia. Istruzione, religione e democrazia, dunque, i punti centrali del dibattito. Fausta Speranza ne ha parlato con l’ambasciatore di San Marino presso il Consiglio d’Europa, Guido Bellatti Ceccoli:

R. – L’istruzione, la democrazia e il dialogo interreligioso sono collegati perché le questioni religiose si ritrovano scuola e si ritrovano anche nel campo dell’istruzione in senso lato. Quindi i principi democratici e il dialogo interreligioso sono cose che abbiamo tutti i giorni davanti a noi e, nell’ambito dei sistemi educativi, tutti i Paesi europei si pongono sempre queste questioni.

D. – Quanto è importante l’istruzione per costruire la democrazia e quanto è importante la democrazia per assicurare istruzione a tutti?

R. – La democrazia è un dato fondamentale. Già per aderire al Consiglio d’Europa, uno Stato deve essere democratico anche se poi – come si sa – per tutti i Paesi la democrazia è sempre qualcosa che va coltivata, considerata nello sviluppo della storia. Poi ovviamente l’istruzione può favorire la democrazia perché dal momento in cui nei sistemi educativi delle scuole pubbliche e private, cioè intendendo quindi l’istruzione in senso lato, si insegna la democrazia, si insegna la cittadinanza democratica, si insegna il rispetto della dignità umana e quindi anche tutta una serie di principi fondamentali come la libertà religiosa, che è uno dei capisaldi anche della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo. Se tutti questi elementi sono integrati nei sistemi scolastici e dell’istruzione in generale, favoriscono la democrazia.

D,. – La democrazia non è solo un cammino nello sviluppo della storia, ma è anche un valore che non può esser dato per acquisito una volta per sempre; non è così?

R. – Certo, la democrazia è qualcosa di importante, di fondamentale me è qualcosa di fragile. Se guardiamo in una prospettiva storica vediamo che ci sono Stati democratici che a volte in maniera anche brutale da un giorno all’altro si sono ritrovati in sistemi autoritari e non democratici. Adesso in Europa ci rendiamo conto che la democrazia rimane un valore fondamentale, ma ci rendiamo anche conto che è un qualcosa che non possiamo mai dare per definitivo ed acquisito; va sempre coltivata, difesa quotidianamente.

D. – Il Consiglio d’Europa, un forum sulla democrazia in un momento in cui in Europa, un po’ dappertutto, si parla tanto di populismi, di nazionalismi, di barriere, di muri, di contrapposizioni. Che dire?

R. – L’estremismo è di varia natura. Non è solo l’estremismo religioso, la radicalizzazione religiosa; del resto non va neanche stigmatizzato l’islam nell’ambito religioso, perché anche altre religioni possono essere interessate da questo tipo di fenomeno. È un discorso che deve essere generale. Però, aldilà del discorso religioso, c’è il discorso politico a prescindere dall’elemento religioso. Certamente ci sono delle questioni politiche e in certi Paesi si è vista la presenza effettiva di un populismo, un estremismo delle posizioni dove la religione non c’entra o comunque è un elemento marginale rispetto al problema di fondo.

Radio Vaticana 11 novembre 2016