Romano Prodi 02/2001

La Carta dei diritti fondamentali e l’avvio dell’euro sono le più significative novità che l’inizio del Millennio ha portato all’Unione Europea. La moneta unica dei 15 Paesi membri per un anno affianca nelle operazioni finanziarie le monete locali. Da gennaio 2002 sarà moneta corrente ancora parallelamente a quelle tradizionali, ma solo fino a marzo dell’anno prossimo, quando diventerà l’unica valuta del vecchio continente. L’Euro è il simbolo di un’Unione che non può essere, però, solo economica ma anche culturale e istituzionale. E’ questo l’obiettivo della Carta dei diritti dei cittadini votata nell’ultimo vertice di Nizza, a dicembre scorso. Intende difendere i diritti fondamentali della persona, contro ogni forma di discriminazione, sfruttamento, abusi. Ma questa Carta si può considerare davvero la baseper la Costituzione dell’Europa unita? Risponde, nell’intervista di Fausta Speranza, Romano Prodi, presidente della Commissione Europea.

4/02/2001

50 ANNI FA, LA LIBERAZIONE DELL’ITALIA DALL’OCCUPAZIONE NAZISTA

L’intenso dibattito politico intorno ai risultati delle elezioni amministrative cade in un anniversario d’eccezione per la Repubblica italiana: 50 anni dalla liberazione dall ‘occupazione tedesca. E’ passato, infatti, mezzo secolo dal 25 aprile del 1945, data-simbolo della vittoria della Resistenza e della conclusione, per l’Italia, della II guerra mondiale. Il servizio di Fausta Speranza:

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Il 25 aprile del 1945, Milano e Genova insorgono, cacciando i tedeschi; con la liberazione, il 28, di Torino da parte delle forze alleate, la vittoria sugli occupanti è sancita, dopo 20 mesi di resistenza, vissuti diversamente nelle varie regioni d’Italia. Gli alleati, infatti, sbarcano in Sicilia nell’estate del 1943. Nel settembre dello stesso anno c’è la firma dell’armistizio da parte di re e  governo, la dichiarazione ufficiale di guerra contro i tedeschi, lo sbarco degli americani a Salerno. Il sud. dunque, viene in tempi relativamente rapidi strappato dalle mani dei nazisti .

Più lunga la lotta al centro: solo il 4 giugno del 1944, viene liberata Roma. Straziante, poi, l’agonia nella parte settentrionale della penisola che, prima dello sfondamento della linea gotica, negli ultimi mesi del ’44 e nei primi del ’45 è teatro delle più feroci rappresaglie dei nazisti, ormai sulla via della disfatta.

La storia della resistenza, dunque, è la storia delle diverse esperienze vissute sul territorio italiano. ma è anche e soprattutto storia di unità, quell ‘unità che le più diverse forze politiche trovano nel combattere il nazismo e la dittatura e nel fondare, poi, la Repubblica. Come spiega il professor Pietro Scoppola, docente di storia contemporanea all ‘Università “La Sapienza” di Roma, e autore del volumetto: “25 aprile. Liberazione”, pubblicato di recente da Einaudi:

Il modo in cui la guerra si è conclusa ha contribuito ad accentuare differenze già esistenti nel nostro Paese. Ma al di sotto di questo, c’è da scoprire e valorizzare un elemento unitario, che è quello di un coinvolgimento profondo e vitale di tutti gli italiani. E bisogna soprattutto rileggere il passsato secondo la grande intuizione di don Giuseppe Dossetti, uomo che ha fatto la resistenza ed è stato fra gli esponenti più significativi dell’assemblea costituente, oggi monaco. Il quale, ripensando a quel passato, ha individuato e ha indicato il nesso stretto tra liberazione e costituzione repubblicana, fra evento epocale rappresentato dalla guerra e la rifondazione della convivenza sui grandi valori della Costituzione, alla quale – come noto – i cattolici hanno dato un contributo decisivo.

A questo proposito, a mezzo secolo di distanza, nuove letture storiografiche sembrano superare le polemiche sull’attendismo della Chiesa e dei cattolici. Ancora il Prof. Scoppola:

Un grande storico di formazione laica crociana, Federico Chabod, ha paragonato il ruolo che la Chiesa svolge in particolare a Roma negli anni dell’occupazione tedesca a quello che svolse al tempo delle invasioni barbariche, nei primi secoli cristiani, negli anni del disfacimento dell’Impero romano. Questo per dirle quanto anche in una cultura di ispirazione laica ci sia stato di sensibilità a questo ruolo della Chiesa. Non dobbiamo andare a misurare quanto si è sparato, quanti sono stati i corpi militari di estrazione cattolica o di estrazione della sinistra. Dobbiamo chiederci, piuttosto, e capire quale sia il contributo qualitativo che la presenza cattolica e cristiano ha portato a questo grande movimento della resistenza morale di tutto il popolo. Ha contribuito a ricostituire il tessuto etico della convivenza. E senza convivenza non c’è democrazia, non c’è possibilità di ricostruire la democrazia. La democrazia, infatti, non si ricostruisce semplicemente sparando, partendo dalle armi. Si icostruisce con uno sforzo in positivo.

UNA MOSTRA A RIMINI SUI POPOLI DEL MAR NERO

 APPORTATORI IN OCCIDENTE NON SOLO DI RIVOLGIMENTI, MA ANCHE DI DINAMISMO E CIVILTA’

– Ai nostri microfoni, il Prof. Giancar10 Susinio –

“Dal Mille al Mille: ori dei popoli del Mar Nero” è il titolo del1a grande mostra sui tesori delle genti delle steppe, allestita a Rimini – su iniziativa del Meeting per l’Amicizia fra i popoli – presso la Sala del1 ‘Arrengo e il Palazzo del Podestà, fino al 25 giugno prossimo. Il servizio di Fausta Speranza:

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Il Mar Nero, il cosiddetto “grande catino” con un imbuto verso il Mediterraneo, ha tre versanti: quello meridionale, l’Anatolia, che ha conosciuto culture imbevute del mondo greco, il dominio persiano, l’ellenismo; il versante orientale, dominato dal Caucaso, dal quale spuntano popoli lontani quali gli armeni; il versante europeo, dove trovano sbocco grandi fiumi, tra i quali il Danubio, e dove l’ampia penisola della Crimea rappresenta un avanposto tra Europa e Asia. Proprio dei popoli che abitarono ìl versante europeo si occupa la Mostra a Rimini, ricca di materiali che provengono da rinvenimenti recentissimi.
Pensando ai popoli di questa zona, ci vengono subito in mente le invasioni in Occidente e forse solo immagini di devastazione e distruzione. Che cosa c’è, invece, da sapere di questi popoli lontani e favolosi? Quali le loro caratteristiche? Lo chiediamo al prof. Giancarlo Susinio, ordinario di Storia antica all ‘Università di Bologna, membro de1l ‘Accademia Nazionale dei Lincei ed esponente parte del Comitato scientifico della Mostra:

E’ vero. Portano rivolgimenti, portano tante cose che noi conosciamo come devastazioni, ecc. Portano anche energie nuove e soprattutto – a mio parere – portano la conoscenza della possibilità di muoversi con una tecnica e un modulo nuovo. Per esempio, il cavallo. Mi domando, la cavalleria, come noi la conosciamo nel Medioevo, quale profonda ispirazione ha ricevuto dal costume del movimento di questi popoli? Poi, un’altra cosa: sono popoli abituati a lavorare i metalli preziosi e portano delle tecnologie di lavorazione che per la metallurgia sono davvero importanti. Non li possiamo considerare esclusivamente come nomadi nelle loro
scorrerie di tenda in tenda, ecc. ma anche come popolazioni che si attestano con città in simbiosi, un sincretismo con gli elementi greci, con gli elementi romani, con la cultura bizantina. Sono protagonisti a un certo momento, per esempio in Crimea, dei santuari – nella prima evangelizzazione cristiana – che sono degli autentici insediamenti civili.

CENTO ANNI FA IL BREVETTO DEI FRATELLI LUMIERE

Oggi un nuovo strumento informatico a servizio degli aspetti culturali del cinema

– Intervista con Andrea Piersanti –

100 anni fa, come ieri, il 13 febbraio 1895, veniva registrato il brevetto del cinematografo da parte dei fratelli Louis e Auguste Lumière. inventori e industriali nel campo della fotografia. Il servizio di Fausta Speranza:

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Quando nel 1894. i Fratelli Lumière scoprono il cinetoscopio di Edison, in una bottega del Boulevard Poissoniere, a Parigi, la macchina cinematografica è praticamente pronta. L’apporto, dal punto di vista scientifico, dei famosi fratelli è in realtà poca cosa: un procedimento di trascinamento periodico della pellicola, ispirato al funzionamento della macchina da cucire. Pertanto. dopo il brevetto del fonografo nel 1887 e quello del cinetoscopio nel 1893, praticamente bisogna inventarne un impiego.
Sta qui la genialità dei fratelli Lumière: mettere insieme un proiettore ed uno schermo in una grande sala che raccoglie persone, attratte e stregate da “animate scene”. Esattamente i l cinermatografo. Con loro, dunque, l’evento culturale è compiuto.

Oggi la straordinaria moderna arte del XX secolo riceve un ennesimo regalo dalla tecnologia: un piccolo disco ottico in cui sono memorizzati dati, foto, stralci di recensioni critiche di più di 35 mila film di tutto il mondo. Si tratta del CD-ROM intitolato “Cine-enciclopedia 2”, realizzato dall’Ente dello Spettacolo e da Editel, con la collaborazione del Dipartimento spettacolo della Presidenza del Consiglio dei ministri. Su questa iniziativa editoriale, praticamente unica al mondo, ascoltiamo il presidente dell’Ente dello Spettacolo, Andrea Piersanti …

R. – Si possono fare ricerche in tutti i possibili campi di interrogazione di una scheda cinematografica. In questo dischetto sono contenute le schede filmografiche di più di 35 mila film, italiani e stranieri, prodotti a partire dal 1928, a partire cioè dall’avvento del sonoro nella tecnica cinematografica. Si possono cercare informazioni partendo dal titolo italiano, dal titolo originale, dal nome del regista, dall’anno di produzione, dal nome degli attori, da parole – ed è questa la novità più interessante – contenute nelle sinossi, cioè nelle trame dei film. In poche frazioni di secondi il “software” che fa muovere questo CD-ROM tira fuori tutte le schede dei film, dove compare quella determinata parola.

D. – Quale importanza attribuire al mettere insieme e archiviare tali dati ed informazioni sul cinema?

R. – Secondo indagini serissime, commissionate da produttori e distributori, il pubblico cinematografico è sempre più attento all’aspetto culturale dell’evento cinematografico. Di consenguenza, questo pubblico vuole saperne di più. Uno strumento come questo permette di soddisfare le curiosità e permette quindi anche di contrastare quel terribile “effetto marmellata”, che la programmazione in Italia di 7 mila film l’anno – tanti ne sono stati censiti dalla nostra rivista del cinematografo – induce dal piccolo schermo.

IL SENATO APPROVA LA LEGGE ANTI-CRIMINE DI CLINTON

LEGGE CHE CONTEMPLA L’ESTENSIONE DEI REATI PUNITI CON LA PENA DI MORTE

– Servizio di Fausta Speranza

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Il Senato americano ha varato. con 61 voti a favore e 38 contrari. la legge anti-crimine presentata dal presidente Clintono già approvata domenica scorsa dalla Camera dei rappresentanti e che ora passa alla Casa Bianca per la firma. Sono stanziati fondi per 30 miliardi di dollari in 6 anni. In Particolare, si prevedono ltassunzione di 100mila ufficiali di polizia, la costruzione di nuove carceri. l’attuazione di programmi di prevenzione anti-crimine e anti-droga.

La legge. inoltre, vieta la vendita di 19 tipi di armi semi automatiche. cosiddette da guerra, che finora potevano essere acquistate e possedute senza difficoltà.

Ma il piano anti-crimine prevede anche l’estensione della pena di morte ad altri 60 reati e rende obbligatorio l’ergastolo nel caso di imputati riconosciuti per tre volte colpevoli di delitti contro la persona.

Su quest’ultimo punto, non secondario, ascoltiamo il commento del portavoce della Sezione italiana di Amnesty International, Riccardo Noury.

R. – Il giudizio di Amnesty International è negativo; negativo perché negli Stati Uniti, da diversi anni a questa parte,  vi è un movimento a favore della pena di morte, che non è un movimento soltanto di opinione pubblica – purtroppo – ma è un movimento politico, di singoli governatori e delle autorità federali. Il presidente Bill Clinton, in campagna elettorale, precedentemente alla sua elezione, aveva dichiarato di essere favorevole alla pena di morte; successivamente. dopo la sua elezione. si è battuto perché l’ampliamento della pena di morte diventasse un atto legislativo. e la realtà oggi è che la pena di morte viene prevista per altri 60 reati con conseguenze facilmente immaginabili in termini di aumento delle esecuzioni. Il tutto si svolge nel contesto statunitense in cui la criminalità è in aumento.
Questo sembra confermare i dati di Amnesty, dati di numerosi studiosi e criminologi statunitensi, secondo i quali la pena di morte non possiede alcun particolare effetto deterrente. Laddove è maggiormente applicata, infatti, è il caso del Texas. spesso coincide con tassi di criminalità particolarmente elevati.

D. – Riccardo Roury, pochi dati per dare un’idea sull’applicazione della pena di morte •••

R. – Negli Stati Uniti la pena di morte, oggi, è applicata in 37 Stati; in più, vi sono le leggi di pace e le leggi di guerra federali. Ogni anno vi sono almeno 38 esecuzioni: questo è il record fino ad oggi, raggiunto nel 1993. E’ un record che, purtroppo, dovrebbe essere battuto nel ’94, in quanto a metà agosto le esecuzioni erano già state 23. Sono dati che preoccupano non solo per la quantità, ma anche per la qualità delle esecuzioni. Alcuni Stati, ad esempio, che reintroducono la pena di morte, come il Kansas, e poi l’applicano quasi immediatamente. Ci sono minorati mentali, minorenni mandati a morte. Addirittura, persone sono mandate a morte con dubbi più che fondati sulla colpevolezza della persona uccisa.

D. – Si parla sempre di Stati Uniti: ma la situazione qual è nel resto del panorama mondiale?
R. – La situazione, da qualche anno a questa parte, purtroppo è brutta. Vi sono stati Paesi che hanno reintrudotto la pena di morte, come ad esempio le Filippine; Paesi che hanno ripreso le esecuzioni dopo anni, come il Giappone, come l’Algeria, come il Kuwait; Paesi che hanno aumentato l’applicazione della pena di morte, estendendo il numero dei reati per i quali è prevista la pena capitale, come il Perù. Il movimento abolizionista, in questo periodo, non sta cogliendo buoni risultati. L’ampliamento del numero dei reati con pena capitale negli Stati Uniti conferma una tendenza negativa verso la riapplicazione, l’uso sempre più frequente della pena di morte nel mondo. L’unica eccezione di questo periodo riguarda il continente africano, dove diversi Stati, in un contesto in cui si tende sempre più alla democrazia in questi Paesi, hanno abolito la pena di morte, mentre altri ancora vi stanno provvedendo. Ma diciamo che, nel mondo cosiddetto occidentale o Primo Mondo, l’unico dato pOSitivo di questi ultimi tre anni è arrivato dalla Grecia, che ha abolito definitivamente la pena di morte, anche dal proprio codice militare, nel dicembre del ’93.

Festeggia 50 anni, il Centro Sportivo Italiano

UNO SPORT PER CANTARE LA VITA“: E’ LO SLOGAN SCELTO DAL
CENTRO SPORTIVO ITALIANO PER FESTEGGIARE I 50 ANNI DI ATTIVITA’
Servizio di Fausta Speranza –

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 Festeggia 50 anni, il Centro Sportivo Italiano: lo fa in relazione al giugno del ’44 quando, subito dopo la liberazione di Roma, viene fondato dalla Gioventù Italiana di Azione Cattolica. In realtà, però, è l’ideale prosecuzione della FASCI, la Federazione delle Associazioni Sportive Cattoliche, fondata nel 1906 e costretta dal regime fascista a sciogliersi nel 1927.
L’intento di base è la promozione dell’attività sportiva presso il maggior numero possibile di persone, e, certamente, in modo particolare, presso i giovani.

E, perseguendo tale obiettivo, il CSI è cresciuto, fino a contare oggi Il.000 società sportive e 550.000 aderenti: con una uniforme presenza sul territorio mediante 20 consiglieri regionali e 158 Consigli provinciali.

Rispecchiando le diverse realtà sociali, economiche e culturali delle varie regioni, il CSI persegue in ogni caso lo obiettivo di educare attraverso lo sport.

Ma qual è il segreto ~he rende lo sport via privilegiata per imparare a “cantare la vita”, come recita lo slogan del Meeting? Innanzitutto, la capacità di aggregazione, come spiega il Presidente Nazionale del Centro Sportivo Italiano, Donato Renato Mosella.

“Lo sport diventa mezzo di comunione, ogni volta che ci si incontra per allenarsi, per andare a fare una gara, ma anche per ritrovarsi la sera, per fare il punto, per organizzare al meglio la sede, la struttura per prepararre e attrezzare il campo. In più, lo sport ha delle grandi potenzialità ludiche, proprio di gratificazione psicologica pernaIe, di creatività, di spontaneità, perché ogni disciplina, ogni gesto sportivo, ogni linguaggio motorio è qualcosa di nuovo che sboccia in ogni momento. In questo senso, noi crediamo che lo sport sia educazione alla pace, alla tolleranza~ proprio per quello che avviene nella dinamica delle organizzazioni sportive.”

Ma perché la pratica sportiva riesca ad insegnare l’equilibrio tra giusta spinta alla competizione e consapevolezza dei propri limiti, qualcosa non deve essere trascurato ••• ribadisce lo stesso presidente nazionale del CSI.

“Noi crediamo che la grossa fatica sia quella di non trascurare mai la persona. Ogni qualvolta ci si allontana dalla persona, per cui si fa lo sport per il risultato, per lo sponsor, per i quattrini, si degenera. Ogni qualvolta, invece, si impegnano pensando che quello che facciamo, aiuta la persona, è in funzione della persona tutta, indipendentemente da quello che rende da quello che dà e da quello che offre, noi riusciamo a creare queste condizioni minime indispensabili in cui lo sport diventa un’occasione di gratuità, untoccasione di incontro di scambio e anche di benessere.

Alla vigilia dei mondiali di calcio del 1994

DA IERI SERA, IL VIA ALLA GRANDE AVVENTURA DELLA XV EDIZIONE DEI MONDIALI DI CALCIO

Servizio di Fausta Speranza

Sono le note di “Gloryland”, la musica dedicata all’avventura di questi Mondiali ’94. Come sempre ufficialità, trepidazione, attese, polemiche e curiosità di retroscena, accompagnano questo appuntamento quadriennale che – si sa – non è solo un evento sportivo. A noi piace definirla una manifestazio~e di costume, anzi dei vari cDstumi del mondo. E ci piace pensare che partecipare ad una competizione. che si definisce mondiale, ci può far sentire – per un mese – cittadini di questo mondo, di questo globo in cui, grazie alla tecnologia, si accorciano sempre di più le distanze tra i popoli, ma rimangono tante barriere che ostacolano una convivenza pacifica ed una equilibrata distribuzione delle risorse; in cui le comunicazioni e gli interscambi sono sempre più velocizzati, ma una cultura alla mondialità rimane ancora sostanzialmente solo un bel discorso.

In questo mondiale, in definitiva, faziosi ed appassionati come mai, non manchiamo di “tifare” ciascuno per le prorpio squadre, senza dimenticare, però, che lo facciamo in una arena mondiale. La dimensione della mondialità è una dimensione che dobbiamo imparare.

Cerchiamo dunque di accostarci un po’ alla macchina dei Mondiali, messa ormai in moto. Ascoltiamo Andrea Fusco, giornalista della RAI, che segue la manifestazione negli Stati Uniti:

La. scommessa più importante e difficile non è legata all’avvenimento sportiva ma a quello sociale: capire fino a che punto gli Stati Uniti si lasceranno coinvolgere dal Mondiale. E non stiamo parlando delle comunità (solo a New York sono presenti 178 etnie): tra italiani, ispanici, irlandese, tedeschi è impensabile un loro disinteresse. Ci riferiamo invece agli americani veri, che guardano con diffidenza al Soccer, perché gli sport che contano qui sono il football, il basket e l’hockey. Ma resta sempre un interrogativo: questa l5.ma edizione rappresenterà un investimento, con il calcio pronto a crearsi un suo spazio o saremo destinati – già tra qualche mese – a camminare come turisti tra i resti di un sport che non sarà mai americano?

LA SVOLTA POLITICA ITALIANA

– Intervista con padre Michele Simone –

L’Italia è ad una svolta politica. Nelle elezioni di domenica e lunedì scorsi gli italiani hanno scelto l’alleanza di destra. Il cosiddetto Polo della Libertà ha raggiunto la maggioranza assoluta alla Camera, con 366 seggi su 630, contro i 213 dei progressisti e i 46 del Centro. Per soli 3 voti è stato mancato un risultato analogo al Senato.

La 12.ma legislatura si parirà il 15 aprile con l’insediamento dele nuove Camere e l’elezioni dei rispettivi presidenti. Subito dopo il presidente del Consiglio, Ciampi, si dimetterà e inizieranno le consultazioni ufficiali.

Intanto l’attenzione è rivolta ai contrasti sulla guida del governo tra il leader della Lega, Bossi, da una parte, e il leader di Forza Italia, Berlusconi, e il leader di Alleanza Nazionale, Fini, dall’altra. In definitiva, se per la sinistra le elezioni hanno rappresentato una dura sconfitta, per il Centro di Segni e Martinazzoli hanno segnato una vera e propria disfatta. Ma che cosa ha spinto l’elettorato ad una così forte aggregazione a destra?

Ascoltiamo l’opinione di Padre Michele Simone, caporedattore di “Civiltà Cattolica”, nell’intervista di Fausta Speranza.

R – La grande capacità del dottor Berlusconi è .. stata quella di aver intuito che esisteva uno spazio di centro-destra e di averlo saputo occupare. Correlativamente, c’è stata anche una sconfitta preannunciata, cioè l’incapacità della coalizione di sinistra di presentarsi in maniera credibile allo elettorato moderato. In fondo, anche senza volerlo, la campagna elettorale della sinistra è stata finalizzata a mantenere i voti della sinistra. Un elettore conservatore o moderato non si capisce perché avrebbe dovuto votare la coalizione sinistra.

D –  Padre Simone, abbiamo detto che tanti idealmente legati più al centro che alla destra hanno aderito a questo centro-destra vedendo una forza di contrasto alla sinistra. Quali speranze e quali timori possono nutrire questi elettori?

R – Qui dipenderà un po’ dalla saggezza dei nuovi governanti, il non cadere nell’euforia della vittoria, cioè nel non rimanere schiavi dei progetti eccessivamente ispirati alla politica cosiddetta di Reagan e saper, invece, mitigare le asprezze del capitalismo selvaggio con gli opportuni ammortizzatori sociali, per salvare la pace sociale del Paese. In questo senso l’accordo tra sindacati, governo e confindustria sottoscritto all’epoca del governo Ciampi rappresenta un punto importante di passaggio per il futuro della società. Salvaguardare la pace sociale deve essere uno degli obiettivi del nuovo governo.

D –  Quale sarà il futuro del centro, in particolare che cosa dire a proposito della crisi attuale del Partito popolare?

R – Il Partito popolare ha avuto troppo poco tempo per poter far passare nell’elettorato la sua nuova realtà. E quindi è rimasto con l’immagine che la coalizione di centrodestra ha voluto appiccicargli sopra di partito eccessivamente di centro-sinistra e quindi aperto a una possibile coalizione con la sinistra. D’altro canto, l’appoggio al governo Ciampi compiuto per dovere nei confronti del Paese ha fatto sì che quella gran massa di cittadini che nella Democrazia Cristiana vedeva difesi gli interessi di una certa elusione fiscale, di una certa parziale evasione fiscale, non si è sentita più protetta, perché il bilancio statale non lo permette più, e ha visto quindi che la difesa dei propri interessi veniva assunta dal polo moderato.

D –  Quali prospettive ha questa nuova stagione?

R –  Rimane un punto interrogativo l’esistenza di una significativa presenza di un partito fatto di cattolici. E quindi il giudizio andrà dato sui singoli provvedimenti opponendosi a ciò che va contro la coerenza e i principi che ispirano un cattolico, accettando ciò che, da qualsiasi parte venga, sia nella linea indicata da questi principi.

LA RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO SUI DIRITTI DEGLI OMOSESSUALI

– Intervista con il cardinale Lopez Trujillo e con il vescovo Sgreccia –

Si fa sempre più acceso nell’opinione pubblica il dibattito sulla risoluzione del Parlamento europeo, che martedì ha invitato la Commissione delle Comunità europee a presentare un progetto di raccomandazione sull’eguaglianza dei diritti degli omosessuali e delle lesbiche. Tale raccomandazione, a giudizio dell’Europarlamento, dovrebbe porre fine, tra l’altro, “al divieto per le coppie omosessuali di sposarsi o di beneficiare di disposizioi giuridiche equivalenti; garantire l’insieme dei diritti e dei vantaggi del matrimonio, come pure autorizzare la registrazione delle coppie; ed inoltre, abolire ogni restrizione al diritto delle lesbiche e degli omosessuali di essere genitori ovvero di adottare o allevare figli”.

Fausta Speranza ha chiesto un parere sugli aspetti antropologici e morali di una tale proposta al cardinale L6pez Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, e al vescovo Sgreccia, vice-presidente dello stesso dicastero. Ecco la risposta del porporato e poi quella del presule:

R – Questo rappresenta veramente una profonda dimenticanza di ciò che è l’uomo, della verità dell’uomo, di come ci sia una dignità dell’amore e un piano e un progetto di Dio per l’umanità, attraverso quella unione di amore, di responsabilità aperta alla vita che è la famiglia. Una cosa è che queste persone, le quali hanno tali atteggiamenti deviati e non assolutamente accettabili dalla morale, debbano essere aiutate e accompagnate per andare verso una conversione, che l’amore di Dio possa anche perdonare e dunque ricostruire un tessuto cosi a rischio. Altra cosa è immaginare che la Chiesa, o che i governanti, o che i legislatori che dovrebbero avere a fondamento una solida antropologia, un rispeetto per la dignità dell’uomo, approvino queste proposte: ciò è veramente qualcosa che lascia una grande perplessità e una profonda delusione.

D – Mons. Sgreccia, qual è l’aspetto in fondo più grave di una proposta come quella dell’Europarlamento?

R – Da un punto di vista bioetico, gli aspetti più gravi di questa risoluzione mi sembrano due. Anzitutto, che si misconosce lo statuto biologico della persona umana. La persona umana è sessuata, complementare nei due sessi – uomo- donna – e su questa complementarietà, trascritta anche nel corpo, si fonda l’apertura alla famiglia. La famiglia, che è un arricchimento dell’individuo, non è un suo depauperamento. Ora, questo statuto antropologico, che è anche biologico, anche corporeo, viene sorpassato e trasgredito da un atto di carattere velleitario: non basta una risoluzione di un Parlamento a cambiare la natura dell’uomo, il corpo dell’uomo, la sessualità bipolare uomo-donna. In secondo luogo, la cosa grave è anche dal punto di vista psicologico, soprattutto in riferimento all’adozione: tutte le scienze psicologiche e pedagogiche dicono che il bambino deve crescere, per seguire uno sviluppo normale, nell’identificazione con la figura maschile e femminile del papà e della mamma. Perfino il freudismo più recentemente introdotto e le scienze psicologiche del profondo affermano questa necessità. Ora, come dare la possibilità di un’adozione là dove manca la bipolarità delle due figure, che si cerca di rimediare per la morte di un genitore con grande fatica? Questi fatti sono da segnalare all’opinione pubblica, perché ci sia una saggia reazione. lo penio che tutto questo non vada contro il rispetto della dignità anche dei singoli, delle singole persone umane, anc~e di quelle che soffrono di questa disarmonia, nella propria affettività. Perché il riconoscimento della dignità dell’individuo, della persona, vuoI dire il rispetto della eguale dignità di tutti, ma anche il riconoscimento della differenza. Come noi dobbiamo riconoscere la differenza che c’è tra un bambino, un anziano e un giovane, così dobbiamo riconoscere la differenza che c’è tra un uomo e una donna. Questo non va contro, ma va a favore del rispetto della uguaglianza. Il principio di uguaglianza comprende e include il riconoscimento della differenza. Cancellare la differenza tra uomo e donna con un atto giuridico è un atto di follia giuridica.

 

“Pedro Arrupe. Un’esplosione nella Chiesa”

LA PERSONALITA’ FORTE DI PADRE ARRUPE E LA SUA INFLUENZA  NELLA VITA DELLA COMPAGNIA DI GESU’ E DELLA CHIESA, A DUE ANNI DALLA SUA MORTE, RIPROPOSTE ALL’ATTENZIONE DEL PUBBLICO IN UN LIBRO DI PADRE MIGUEL LAMET

“Pedro Arrupe. Un’esplosione nella Chiesa”: è il titolo italiano del libro scritto in spagnolo da padre Pedro Miguel Lamet che ripropone la figura del Superiore generale dei Gesuiti, morto nel   1991.

Il volume, pubblicato dall’Editrice Ancora, è stato presentato alla stampa da padre Giuseppe Pittau, rettore della Pontficia Università Gregoriana, e da padre Federico Lombardi, direttore dei Programmi della Radio Vaticana.

Il servizio è di Fausta Speranza.

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“E’ la storia di un testimone d’eccezione di questo agitato secolo nel quale viviamo”: cosi dice nell’introduzione lo stesso autore del libro, padre Lamet. Una valutazione condivisa da quanti hanno presentato il volume.

Padre Arrupe Gondra nasce in terra basca nel 1907; entrato nella Compagnia di Gesù, completa gli studi teologici in Belgio. Dopo una prima esperienza negli Stati Uniti, alla vigilia della seconda guerra mondiale, comincia la sua missione in Giappone.

Nel 1954, diventa Provinciale dei Gesuiti in Giappone e, in pieno Concilio Vaticano II, nel 1965, viene eletto Superiore generale.

Gli anni della sua intensa attività alla guida di uno dei p1U importanti Ordini religiosi attraversano i delicati momenti  della contestazione degli anni ’60, e le fasi di profonda trasformazione all’interno della Chiesa in relazione al Concilio. “Anni difficili e dolorosi”, li ha definiti padre Lombardi nella sua presentazione, ricordando da una parte le difficoltà all’interno della Compagnia di Gesù e quelle all’interno della Chiesa, dall’altra le tensioni tra la Santa Sede e la Compagnia di Gesù.

La memoria va ad episodi che hanno coinvolto Papa Paolo VI e poi Papa Giovanni Paolo II; a proposito di quest’ultimo, padre Lombardi ha ricordato quando non accettò la proposta di dimissioni di padre Arrupe, 73.enne, e quando, in seguito alla trombosi cerebrale che colpi nel 1981 padre Arrupe, Giovanni Paolo II mise a guida della Compagnia di Gesù un suo delegato, padre Dezza, contravvenendo alla prassi  dell’elezione interna alla Compagnia.

“Si tratta di momenti del cammino di rinnovamento della Chiesa – ha detto padre Lombardi – nel quale padre Arrupe si pone come personalità estremamente significativa”. A proposito del libro di padre Lamet, che ripropone tale figura sulla base di ampie ricerche, ascoltiamo padre Severino Medici, direttore dell’Editrice Ancora:

R –     Lo ha scritto con uno stile biografico da reportage. Quindi, non è uno    studio sulla sua spiritualità, non è uno studio teologico, ma è piuttosto la presentazione delle testmonianze dirette sulla figura eccezionale di padre Arrupe.

Il libro, alla sua uscita in Spagna, ha conosciuto un grande successo con varie riedizioni, pubblicate – sottolinea padre Medici – non da un’editrice cattolica, ma da un’editrice più che laica. Quali aspetti della figura di padre Arrupe hanno colpito di più il mondo laico? Chiediamo l’opinione di padre Medici:

R –   Posso immaginare che ciò che ha impressionato maggiormente della figura di padre Arrupe è stata la sua testimonianza in occasione dello scoppio della bomba atomica su Hiroshima, alla quale lui ha assistito personalmente, e quando egli si dedicò con una carità straordinaria alla cura delle persone ustionate, dei feriti ••• Lui era medico, tra l’altro, e quindi curò centinaia e centinaia di persona, ospitandole nella Casa dei gesuiti stessi, per cui è apparso prima che come un consacrato, una persona religiosa, come un uomo che si dedica interamente ad altre persone, e quindi viene incontro ai bisogni. E poi, l’altro aspetto che è apparso molto evidente durante il suo generalato e che gli ha creato anche molti nemici e molti problemi: la sua passione per la giustizia e per la promozione dell’uomo, soprattutto nei Paesi poveri.