Categoria: Trasmissioni Speciali
Dalla Terra Santa il racconto di un pellegrinaggio d’eccezione
Di seguito i servizi radiofonici dalla Terra Santa per i Radiogiornale delle ore 08:00 nei giorni del primo pellegrinaggio dopo 16 mesi di pandemia e gli 11 giorni di scontri a maggio. Di seguito introduzione e servizi:
06/07/2021
Dopo sedici mesi di paura a causa della pandemia, riprendono i viaggi in Terra Santa dell’Opera romana pellegrinaggi. Da ieri un gruppo di fedeli, sacerdoti e giornalisti italiani, guidato dal cardinale Enrico Feroci e da monsignor Remo Chiavarini, amministratore delegato dell’Opera romana pellegrinaggi. Da Gerusalemme la nostra inviata Fausta Speranza:
07/07/2021
La Terra Santa senza pellegrini è monca: sono parole del Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Sua Beatitudine PierBattistaPizzaballa, che ieri ha accolto con gioia il primo gruppo dell’Opera romana pellegrinaggi in Israele – guidato dal cardinale Enrico Feroci – dopo un anno e mezzo di pausa forzata. Ascoltiamo il Patriarca Pizzaballa nel servizio della nostra inviata Fausta Speranza
08/07/2021
“Betlemme è la città della Terra Santa che più ha sofferto il Covid”. Sono parole di padre Ibrahim Faltas, francescano della Custodia francescana. Ma Betlemme è anche la città che racconta una storia di inclusione e di riscatto, come spiega nel servizio, la nostra inviata in Terra Santa, Fausta Speranza:
09/07/2021
In chiusura ci trasferiamo in Terra Santa. Nella grotta dell’Annunciazione a Nazareth è stata esposta la statua della Madonna di Loreto, nel corso del pellegrinaggio guidato dal cardinale Feroci. Un viaggio che significala ripresa non solo delle visite nei luoghi di Gesù, ma anche dei voli aerei della patrona dell’aviazione nell’ambito dell’anno giubilare lauretano. La nostra inviata a Nazareth Fausta Speranza ha intervistato Don Savino Lombardi, assistente spirituale dell’Opera romana pellegrinaggi:
Con Lucio Trojano
Caos in America Latina
Il mondo alla radio Parte prima
Il mondo alla radio Parte seconda
Tra i migranti della Casa del sole
14/11/2019
nella trasmissione “Il mondo alla radio”, parte seconda, a parlare del Centro di assistenza straordinaria (Cas) Casa del Sole in provincia di Brindisi, in Puglia
Strasburgo: torna il terrorismo
L’agguato è avvenuto l’11 dicembre sera presso il mercatino di Natale provocando tre morti e parecchi feriti.
Diretta la mattina dopo con Fausta Speranza sul posto e Fabio Colagrande conduttore de “L’Edicola” in Vatican News
Messico dei paradossi
Violenza, corruzione e bellezza
Stefano Leszczynski e Adriana Masotti – Città del Vaticano
Il Messico promette di diventare uno degli scenari geopolitici ed economici più interessanti dei prossimi anni. Sono pronti a scommetterci i principali analisti internazionali, come Lucio Caracciolo – direttore della rivista Limes – e Paolo Magri, direttore dell’ISPI. Entrambi concordano sulle peculiarità di quello che viene definito anche il più meridionale degli Stati nordamericani.
Le speranze dei messicani dopo il voto
Il Messico è un Paese grande sei volte l’Italia, che ospita 130 milioni di abitanti e che condivide ben 3.201 chilometri di confine con gli Stati Uniti, la cui popolazione è rappresentata per circa l’11% da messicani. Il primo dicembre di quest’anno, si insedierà alla presidenza Andres Lopez Obrador, 64 anni leader della sinistra messicana, uscito vincitore alle presidenziali di luglio, succedendo al Presidente Enrique Pena Nieto.
Insicurezza, corruzione e bellezza
Sarà Obrador a doversi confrontare con i paradossi messicani che sprofondano il Paese in un infinito orrore e lo innalzano al contempo verso un’insostenibile bellezza. Di tutto questo si parla nel libro di Fausta Speranza, giornalista alla redazione esteri dell’Osservatore Romano: “Messico in bilico – Viaggio da vertigine nel Paese dei paradossi” pubblicato da Infinito Edizioni, con il patrocinio di Amnesty International, e presentato nella sede della Federazione Nazionale della stampa italiana a Roma. Un libro che, passando dalle dimensioni umane e sociali ai versanti politici e geopolitici, offre un biglietto per un itinerario sulle “montagne russe” messicane.
Violenza e turismo tra povertà e grandi ricchezze
La violenza in Messico è drammaticamente paragonabile solo a uno scenario di guerra, ma il Paese è meta preferita di milioni di turisti. Dagli anni Novanta è in continua crescita economica e si è ridotto il numero dei poveri, ma resta un Paese con zone in cui si registrano indici di sviluppo pari alla Germania e aree paragonabili al Burundi. Lo spagnolo è lingua ufficiale, ma ci sono 62 idiomi amerindi riconosciuti, tra i quali nahuatl e maya, entrambi parlati da circa 1,5 milioni di persone.
I tanti paradossi messicani
Fausta Speranza racconta nel suo libro la difficoltà di muoversi in Messico da cronista per andare in cerca delle persone e delle storie vere che incrociano criminalità e narcotraffico. Quando però le ha trovate, soprattutto tra le donne, l’impatto è stato scioccante. Il quadro generale che emerge è quello di un Paese che sconvolge per la vivezza dei suoi colori, “ma quasi ti assuefà agli intrecci tra smerci di droga, armi ed esseri umani”. Ti conquista con la piacevolezza della cucina, “ma ti colpisce con un pugno allo stomaco per la familiarità con la corruzione”. Da una parte la generosa accoglienza della gente, dall’altra una fortissima omertà. L’incontro con un popolo con una radicata spiritualità e una fede viva, insieme alla diffusa “banalizzazione del valore della vita umana”.
Il G7 e la guerra dei dazi
Galgano: un santo da restituire alla Chiesa e alla storia
La spada nella roccia nella Cappella di San Galgano a Montesiepi
“E’ penoso assistere alla distorsione della vita di un santo e dei luoghi di culto dove è venerato. Purtroppo alla radice c’è un’ignoranza, non so quanto involontaria, che ormai permea il nostro humus culturale”. Così, Andrea Conti, storico e priore geneale della Compagnia di San Galgano, commenta il proliferare di testi e trasmissioni che presentano in modo scorretto la biografia del Santo di Chiusdino.
“Da qualche decennio, attorno a San Galgano – spiega – si registra un fenomeno di disinformazione e deformazione della vicenda storicamente accertata di uno dei primi santi di cui si possiede la documentazione della canonizzazione”. “Esiste – aggiunge lo storico – un culto di San Galgano antichissimo, che risale a pochi anni dopo la sua morte, rimasto inalterato fino a tempi recenti quando attorno alla sua figura si sono voluti riconoscere riferimenti al ciclo bretone”. “In realtà, anche il gesto del conficcare la spada nella roccia – commenta il priore della Confraternita – significa l’abbandono della cavalleria secolare da parte di Galgano per mettersi al servizio del Signore ultraterreno ed entrare nella milizia di Cristo. Ma quando abbandoniamo la visione storica e ci avventuriamo sul terreno dei parallelismi e contaminazioni con il ciclo bretone perdiamo Galgano come uomo e come santo”.
“La storia di Galgano, come si ricostruisce attraverso le fonti, è già di per sé abbastanza complessa e non ha bisogno di misteri aggiuntivi”, aggiunge Eugenio Susi, storico e saggista, studioso di agiografia medievale. “Galgano vive nel 1100, un’epoca in cui i racconti del Graal erano presenti in Toscana. Nella sua vicenda ci sono elementi che ricordano questa letteratura, il più macroscopico dei quali è il gesto con cui il Santo conficcò la spada nel terreno al momento della sua conversione”. “Probabilmente – spiega Susi – ciò dipende da un uso un po’ forzoso di questi elementi fatto dai primi promotori del suo culto, proprio perché Galgano diventasse un modello per i cavalieri dell’epoca. Tutto il resto sono aggiunte superflue per colorire la vicenda in modo sensazionalistico. Nelle fonti storiche non c’è traccia del Sacro Graal e dei Templari”.
Ma quanto questa mistificazione della biografia di San Galgano è frutto di ignoranza e quanto di una strategia volta a cancellare l’autentico significato religioso della sua testimonianza? “Dietro questa propaganda – spiega ancora Eugenio Susi – sembra esserci l’obiettivo di dimostare che il culto di questo Santo è stato affossato dalla stessa Chiesa e che è in realtà sia un archetipo legato a miti celtici o ad altre tradizioni culturali”. “E’ un dato di fatto – aggiunge lo storico – che alcuni ambienti esoterico-massonici siano molto legati alla figura di San Galgano e che la stessa Abbazia dedicata al Santo sia meta di raduni annuali della massoneria. Potremo parlare di un tentativo di appropriazione di questa figura storica per trasformarla una una sorta di proto-massone del XII secolo”.
“Siamo di fronte a un fenomeno di disinformazione preoccupante”, conclude Andrea Conti. “La Compagnia di san Galgano, di cui sono priore, ha deciso proprio per questo di incrementare gli studi sul Santo, promuovere l’accesso alle fonti, e rendere sempre più conosciuta nella sua realtà storica una figura interessantissima perché protagonista della rinascita dell’eremitismo e del monachesimo cristiano nella Toscana del XII secolo”.
3 luglio 2017