Libano: una crisi da contestualizzare e da storicizzare
Chi gioca davvero la partita (aperta da anni) nella terra dei cedri?
link alla pagina rassegna stampa su “Fortezza Libano”
Libano: una crisi da contestualizzare e da storicizzare
Chi gioca davvero la partita (aperta da anni) nella terra dei cedri?
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Fortezza Libano nella recensione dell’Osservatore permanente della Santa Sede presso la Fao, l’Ifad e il Wfp, monsignor Fernando Chica Arellano
sulla rivista Urbaniana University Press, settembre 2024 https://www.urbaniana.press/fascicolo/uuj-2024–2/10099
Il libro “Fortezza Libano. Tra tensioni interne e ingerenze straniere” della dott.ssa Fausta Speranza, giornalista inviata dei media vaticani, è dedicato interamente al Paese che, oltre ad essere snodo di incontri, commerci e scambi culturali tra civiltà diverse, nell’antica lingua siriaca, era «il cuore di Dio» (p.9). I molteplici viaggi che questa audace giornalista vi ha compiuto sono stati tradotti in queste pagine. Il lettore ha modo di conoscere questo Paese che un tempo era il più ricco del Vicino Oriente mentre oggi è attraversato da conflittualità interne, ingerenze straniere e ripetute crisi politiche.
Edita da Infinito Edizioni e suddivisa in quattro capitoli, la pubblicazione è impreziosita dalla prefazione di Massimo Campanini, storico del Vicino Oriente arabo e della filosofia islamica, il quale ha ricordato che «l’anomalia libanese consiste nel fatto che era un’espressione geografica trasformata surrettiziamente in Stato dal colonialismo francese» (p.10), e dall’introduzione di Pasquale Ferrara, Direttore Generale per gli Affari politici e di sicurezza del Ministero degli esteri italiano, che ha definito quella del Libano la storia di un Paese coraggioso e tenace con un popolo che ha come maggiore virtù la resilienza.
Fino agli anni Settanta, il biblico Paese dei cedri era uno Stato ricco, moderno, laico e modello di società plurireligiosa. All’interno dei suoi confini convivevano in maniera pacifica sunniti, sciiti e cristiani, oltre a diverse minoranze. Tuttavia, lo scenario è mutato quando, nel corso degli anni Settanta, il Libano è stato risucchiato nell’orbita dei conflitti tra Israele, i movimenti di liberazione palestinese e la Siria.
Con riferimento ai vari gruppi etnici e religiosi si sono cominciate a formare milizie appoggiate dai vari attori regionali e il Paese è entrato così in un lungo periodo di guerra civile durata dal 1975 al 1990. Spesso il Libano è stato considerato come un vaso di coccio tra vasi di ferro. In realtà, la giornalista ne ha parlato utilizzando il termine «fortezza» con cui ha voluto specificatamente fare riferimento alla capacità del Paese di resistere di fronte alle innumerevoli guerre, distruzioni e pressioni subite.
Dal libro, inoltre, emergono il forte legame che ha sempre unito il Paese dei Cedri e la Santa Sede e l’attenzione che i Pontefici contemporanei hanno rivolto a questa terra martoriata. Il primo Vescovo di Roma a recarsi in Libano fu Paolo VI nel 1964 il quale, durante la sua sosta a Beirut, aveva sottolineato che «il Libano prende il suo posto con onore nel consesso delle nazioni. Ci sembra opportuno ricordare con lodi le sue tradizioni religiose, antiche e venerabili. Non possiamo dimenticare, in particolare, tutto ciò che rappresenta per la Chiesa la fede delle popolazioni cristiane libanesi. E’ espressa nella diversità armoniosa dei riti, nell’abbondanza e nella varietà delle comunità religiose e monastiche, e in molteplici attività di natura apostolica, educative, culturali o caritatevoli» (p.116-117).
Nel 1997, Giovanni Paolo II visitò il Libano in occasione della pubblicazione dell’Esortazione post-sinodale, Una speranza nuova per il Libano, del Sinodo speciale svoltosi nel 1995. In quel contesto, il Papa oggi Santo insistette «sulla necessità per i cristiani del Libano di mantenere e di rinsaldare i loro legami di solidarietà con il mondo arabo. […] Vivendo in una medesima regione, avendo conosciuto nella loro storia momenti di gloria e momenti di difficoltà, cristiani e musulmani del Medio Oriente sono chiamati a costruire insieme un avvenire. Un avvenire di convivialità e di collaborazione, in vista dello sviluppo umano e morale dei loro popoli» (p.118).
Nel 2010, fu Papa Benedetto XVI a presiedere un nuovo Sinodo dedicato al Medio Oriente e, nel 2012, a compiere un pellegrinaggio in Libano per consegnare l’Esortazione post-sinodale Ecclesia in Medio Oriente in cui il Pontefice faceva un appello accorato a tutta la regione affinché vivesse in pace, non dimenticasse le proprie radici e guardasse al futuro con speranza.
Nonostante non ci sia ancora stato un viaggio ufficiale di Papa Francesco in Libano, in diverse occasioni, il Santo Padre ha ringraziato il Paese dal «cuore accogliente». Ha dato ospitalità ai rifugiati. Inoltre il Papa ha ringraziato la comunità libanese «per mantenere l’equilibrio creativo – forte come i cedri – fra cristiani e musulmani, sunniti e sciiti; un equilibrio da patrioti, da fratelli» (p.119).
Il pontificato di Papa Francesco è stato caratterizzato fin dall’inizio da un’autentica apertura all’altro. In questa prospettiva, si è collocato il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune firmato nel 2019 ad Abu Dhabi dal Santo Padre e dal grande imam di al-Azhar, Ahmad al-Tayyib. Il Documento rappresenta una pietra miliare per la promozione del dialogo tra credenti. Assieme al concetto di fraternità, si diffonde quello di cittadinanza, fondamentale per costruire una convivenza pacifica. Alla luce del suddetto Documento, la dott.ssa Speranza ha definito il Paese «come un laboratorio privilegiato nel processo verso l’acquisizione piena del concetto di cittadinanza nel mondo mediorientale» (p.140).
Nel volume Fortezza Libano, con grande abilità e accuratezza, l’autrice ha passato in rassegna la storia di questa striscia di terra, stretta tra Israele e Siria. ha raccontato il Paese anche nel suo spessore culturale e facendo riferimento a scrittori, poeti, intellettuali e artisti che testimoniano la profondità e la ricchezza della cultura libanese.
In definitiva, questo affascinante libro offre al lettore la possibilità di immergersi alla scoperta di questo Paese che profuma di gelsomini. Si attraversa un ricco quadro di riferimenti storici con la speranza che, come ha ricordato lo scrittore libanese Amin Maalouf, si possa realizzare il sogno di «un mondo in cui l’agnello e il lupo si abbeverano allo stesso ruscello» (p.174).
Fernando Chica Arellano
di Paolo Di Giannantonio
Notizie molto più che preoccupanti dal Libano: ormai siamo alla narrazione quotidiana del precipitare di una nazione intera negli abissi di una crisi finanziaria ed economica che è anche politica e sociale. E, sullo sfondo, si sentono i sordi scricchiolii anche di quel difficile equilibrio che ha permesso una straordinaria, anche se mai facile, convivenza a 18 confessioni religiose diverse. L’incubo di tutti e che si torni a regolare i conti con le armi, con si è spesso fatto negli anni passati.
Oggi la “Svizzera del Medio Oriente”, così come la si definiva negli anni d’oro, sembra chiamata a pagare, tutte e subito, le contraddizioni che ieri erano considerate elementi costitutivi di uno Stato unico nel suo genere, profondamente arabo e mediorientale, ma anche composto da pezzi d’Occidente di avanguardia. Le analisi, tutte pessimistiche, si rincorrono. Le previsioni per il futuro prossimo, sono tutte negative. Inflazione, banche in dissesto, manifestazioni di piazza, scarsità di alcuni generi di prima necessità, interruzione di servizi essenziali come la corrente elettrica per periodi sempre più lunghi. La tristezza, narrata con magistrale lucidità, da quell’intellettuale amaramente consapevole di Samir Kassir, è diventata angoscia, incertezza per il domani, voglia di fuga. E, dal passato recente, riemergono ferite mai chiuse, i ricordi di massacri e crudeltà impossibili da dimenticare. Da quello meno recente i dubbi su quella ingegneria post-coloniale che ha tratteggiato il Medio Oriente per quello che è ancora e che non dovrebbe essere più.
Il Libano soffre l’aggressività e l’ingerenza degli stati vicini, a cominciare da Israele, subisce i danni delle tragedie irakena e siriana, sente sulla pelle le tensioni tra Arabia Saudita ed Iran.
Ci sono stato più volte, a raccontare l’affermazione di Hezbollah, l’arroccamento e le divisioni interne dei cristiani, il mistero dei Drusi, in campi profughi senza speranza dei palestinesi, il malumore della popolazione sunnita. Ma anche la straordinaria vitalità di Beirut, le impareggiabili bellezze naturali ed archeologiche di Tiro, Sidone e della Beckaa. Il fermento culturale, la voglia dei libanesi di restare uniti, di sentirsi popolo. Ma subito dopo anche l’amarezza dei giovani, che non riescono a vedere un futuro.
TuttI questi spunti vengono puntualmente approfonditi e sviluppati dalla collega Fausta Speranza, nel suo bel libro, “Fortezza Libano”, che potrà essere strumento utilissimo per chi vorrà conoscere questo paese così complesso e pieno di sfumature.
Nella interessantissima prefazione, Massimo Campanini, autorità indiscussa della mediorientalistica italiana (consentitemi questo neologismo), ricorda che questo è stato un paese “costruito” dagli ingegneri geopolitici francesi nel dopoguerra e che paga e pagherà sempre questa stortura. Ne sottolinea, anche, la ricchissima tradizione culturale, che Fausta Speranza ben racconta e illustra nella seconda parte del volume. È paese da apprezzare E studiare nella letteratura, nelle arti, nella musica ed anche, molto, nella cucina.
E se la politica sembra confusa e miope, incapace di trovare vie di uscita alla grande crisi che attanaglia non solo il Libano ma la regione intera, molto attiva è la diplomazia di Papa Bergoglio, che con le parole d’ordine dialogo, fratellanza e pace non si risparmia. Fausta Speranza tutto questo lo illustra, dando, a questo momento pieno di incertezze, un motivo di speranza. Ecco: da cronista disincantato spero proprio che abbia ragione lei…